maria cristina nascosi sandri
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lunedì 11 maggio 2015
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e se un giorno vorrai gridare forte il tuo nome,
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E se un giorno vorrai gridare forte il tuo nome, la gente penserà che hai voglia di ballare…. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI.
SAMBA, è il nuovo quattro-mani - il quinto loro lungometraggio - di Eric Toledano ed Olivier Nakache, due sceneggiatori, registi ed attori francesi, da pochi giorni visibile in Italia.
Con Quasi amici - Intouchables, di circa tre anni fa, avevano raggiunto un successo planetario e s’eran fatti conoscere dal grosso pubblico.
Successo meritatissimo: la pellicola riesce a raccontare con toni di forte spessore e ‘lievi’, ad un tempo – nella tipica stilistica cinematografica francese, oggi tra le poche ancora davvero di grande valore, ben superiore a quella sempre più miserevole italiana, fatto salve poche eccezioni – un tema ‘quasi intoccabile’ e comunque non ‘semplice’ da esporre e da interpretare.
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E se un giorno vorrai gridare forte il tuo nome, la gente penserà che hai voglia di ballare…. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI.
SAMBA, è il nuovo quattro-mani - il quinto loro lungometraggio - di Eric Toledano ed Olivier Nakache, due sceneggiatori, registi ed attori francesi, da pochi giorni visibile in Italia.
Con Quasi amici - Intouchables, di circa tre anni fa, avevano raggiunto un successo planetario e s’eran fatti conoscere dal grosso pubblico.
Successo meritatissimo: la pellicola riesce a raccontare con toni di forte spessore e ‘lievi’, ad un tempo – nella tipica stilistica cinematografica francese, oggi tra le poche ancora davvero di grande valore, ben superiore a quella sempre più miserevole italiana, fatto salve poche eccezioni – un tema ‘quasi intoccabile’ e comunque non ‘semplice’ da esporre e da interpretare.
Lo stesso accade, seppur con minor incisività, almeno nella prima parte, a Samba, interprete l’ormai attore – feticcio Omar Sy, sempre ottimo character delle situazioni difficili narrate, stavolta nei panni di un sans-papier e delle vicissitudini senza fine di chi, come lui, deve inventarsi la vita ogni giorno per sopravvivere in una società che sempre meno offre chances ad una esistenza dignitosa.
Le immagini, forti, della lotta quotidiana per conquistarsi un lavoro anche di poche ore o giorni, s’eran già viste in altri film francesi di anni fa: ciò che colpisce, di più, è, infatti, il persistere di una situazione che sarebbe ampiamente dovuto esser risolta nel XXI secolo ed invece…
E ciò che rimane ancor più nella mente, una volta usciti dal cinema, è il ricordo positivo di una sotto-società che, comunque, pur vivendo ai margini, cambiando nazionalità, origini, nome-identità, persino, è solidale, il senso dell’aiutare l’altro da sé – che poi altri non è che il se stessi, non è un principio cristiano? – è innato, automatico e, alla fine, paradossale, un ribaltamento di situazione che, nel suo esser tragico, è salvifico, per chi sopravvive, forse non meritevole, ma la morale, altro ribaltamento, è nell’istinto vitale di chi vuole davvero vivere, tiene alla vita ed all’amore, il senso della vita. Come sempre gli occhi ed il sorriso ancora prodigiosamente infantili di Charlotte Gainsbourg, essere depresso, stravolto all’opposto di un sans-papier – lei è donna di successo, ricca, distrutta proprio dal successo, dalla carriera piena che l’ha allontanata dalla società, dalla solidarietà, dal viver civile – bucano lo schermo e ci convincono che sperare, combattere per ciò che si ama e si vuole, può ancora valere la pena, anche aujourd'hui…
Notevole anche la colonna sonora, davvero ‘internazionale’: i pezzi originali, sempre bellissimi, son di Ludovico Einaudi, come per Intouchables, ma gli altri son brasiliani, klezmer, disco-music e…sans-papier, pour tout le monde!
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alex2044
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martedì 12 maggio 2015
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il budino è venuto sgonfio !
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Il film non mi ha convinto . Le ragioni ? L'accoppiata simpatia , con alcune battute e situazioni spiritose e serietà con in più una tragedia nel finale non si è amalgamata sufficentemente e qualche volta si ride quando si dovrebbe piangere e viceversa si piange quando si dovrebbe per lo meno sorridere . I comprimari sono bravi , in qualche caso bravissimi : Tahar Rahim. I protagonisti invece non particolarmente . Omar Sy è simpatico ,spiritoso , tenero perfino buffo ma fa sempre se stesso . La Gainsbourg è la Gainsbourg : sguardo vitreo , due espressioni due , con il broncio o senza il broncio . La sua partecipazione ad un sacco di film rimane un mistero ma si sa in Francia un cognome del genere aiuta .
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Il film non mi ha convinto . Le ragioni ? L'accoppiata simpatia , con alcune battute e situazioni spiritose e serietà con in più una tragedia nel finale non si è amalgamata sufficentemente e qualche volta si ride quando si dovrebbe piangere e viceversa si piange quando si dovrebbe per lo meno sorridere . I comprimari sono bravi , in qualche caso bravissimi : Tahar Rahim. I protagonisti invece non particolarmente . Omar Sy è simpatico ,spiritoso , tenero perfino buffo ma fa sempre se stesso . La Gainsbourg è la Gainsbourg : sguardo vitreo , due espressioni due , con il broncio o senza il broncio . La sua partecipazione ad un sacco di film rimane un mistero ma si sa in Francia un cognome del genere aiuta . Peccato un'occasione persa speriamo nel futuro perchè i due registi la stoffa ce l'hanno e qualche lampo quà e là nel film lo dimostra per esempio la scena nel metrò . In ogni modo sull'immigrazione un film come "Welcome " rimane inarrivabile .
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minnie
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lunedì 27 aprile 2015
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clandestino, vale questo film più di tutti i talk
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Il rischio qual è in questo film? Che Samba, così rassicurante, così calmo, così programmaticamente migliore di Alice (borghese che comunque rientra nel suo ruolo di prestigio e che fa la finta povera con appartamento in centro a Parigi, interpretata da una sempre magistrale Charlotte Gainsbourg, stavolta finalmente nei panni eleganti della parisienne), sia tentato da Lucignolo, ovvero l'amico innamorato pazzo che lo ritrova e per poco non lo fa annegare nella Senna, come del resto capita a lui stesso. C'è del partito preso certo: clandestino saggio alle prese con la dura vita della città, d'altra parte donna spaesata che però torna al suo posto di potere e che alla fine gli dà quel permesso di soggiorno trovato nella giacca scambiata e lo farà non per lei, non per loro, come a questo punto tutti in sala ci saremmo aspettati, ma per lui, Samba, il ruolo del sempre straordinario Omar Sy. Ma, al di là dell'aspetto manicheo e poi, chi lo sa, alla fine Samba ha in mano una scatolina e io voglio pensare sia un regalo, un profumo al muschio, per Alice: l'amore si basa su percezioni olfattive, è risaputo e dunque il finale del film sarà, dev'essere, una volta che Samba è sfuggito a Lucignolo, "e vissero felici e contenti". Per il resto: ecco, questo film è meraviglioso perché racconta con pacatezza, con calma, senza restringimenti narrativi ma per filo e per segno, quella che è la vita del clandestino. Quando Samba, su suggerimento dello zio, indossa abiti borghesi e prende la metro, sembrerebbe un perfetto borghese, laddove al centro di collocamento viene proposto per i lavori più umili, come lavapiatti o spazzino. E che dire della prova di Tahar Rahim, alias Wilson, rubacuori algerino che per risultare più simpatico, perché di attrarre simpatia e non altro, non molto di più, si tratta, si finge brasiliano? Vale più la visione di questa pellicola, diretta con sottile ironia dalla coppia di “Quasi amici”, Eric Toledano e Olivier Nakache su sceneggiatura delle sorelle Delphine (dal cui libro “Samba pour la France” è tratto) e Muriel Coulin, di mille talk show che parlano di immigrati senza far vedere qual è la realtà: e la realtà è questa, permessi di soggiorno clandestini, retate, illegalità sul lavoro, sfruttamento, nelle pieghe infinite della città della luce. Una luce, per questi clandestini, che diventa nebbia fitta. Però è bello anche il personaggio di Alice, perché all’inizio sembra una timida praticante avvocata e invece si scopre che anche lei, non è quel che sembra. Del resto questo è il mondo dell'apparenza, della finzione, della difficioltà!
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filobus
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lunedì 4 maggio 2015
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piacevole, pur se imperfetto
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Film un po' fragile, per certi versi, ma comunque gradevole e che infine riesce a portarti degnamente al finale.
Fragile perchè ha, a mio parere, oscillazioni verso la sponda del buonismo, nel mostrare la situazione non facile dell'immigrato clandestino, o il bisogno di amore di una manager caduta, sempre però senza offendere o graffiare, mantenendosi nella commedia quasi furba. Poteva forse rischiare di più, o sarà che siamo abituati alla commedia all'italiana, più amara e cattiva, ma ma anche masochistica nell'evitare il successo internazionale. Samba questo errore non lo fa, e comunque, pur non stupendo troppo, alla fine, mostrando uno spettro ampio di situazioni e realtà del nostro mondo, strappa più di un sorriso.
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filippo catani
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venerdì 15 maggio 2015
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tanto fumo e poco arrosto
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Samba Cissè sta cercando ormai da tempo di ottenere un documento per poter vivere tranquillamente in Francia. Il suo caso viene preso in carico da una giovane donna che sta passando il suo congedo lavorativo in una associazione che si occupa di aiutare gli immigrati. Tra i due nascerà un rapporto particolare.
Diciamoci la verità: non tutte le ciambelle vengono con il buco. Effettivamente dopo l'exploit mondiale di Quasi Amici era particolarmente difficile ripetersi. Il fatto è che con questa pellicola il duo Nakache-Toledano fa un deciso passo indietro. In realtà la sceneggiatura avrebbe anche elementi validi da sviluppare e in parte lo fa ma il contesto sospeso tra dramma e commedia e una storia al limite dell'assurdità finisce per rovinare tutto.
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Samba Cissè sta cercando ormai da tempo di ottenere un documento per poter vivere tranquillamente in Francia. Il suo caso viene preso in carico da una giovane donna che sta passando il suo congedo lavorativo in una associazione che si occupa di aiutare gli immigrati. Tra i due nascerà un rapporto particolare.
Diciamoci la verità: non tutte le ciambelle vengono con il buco. Effettivamente dopo l'exploit mondiale di Quasi Amici era particolarmente difficile ripetersi. Il fatto è che con questa pellicola il duo Nakache-Toledano fa un deciso passo indietro. In realtà la sceneggiatura avrebbe anche elementi validi da sviluppare e in parte lo fa ma il contesto sospeso tra dramma e commedia e una storia al limite dell'assurdità finisce per rovinare tutto. Poi per carità sono assolutamente lodevoli gli spunti sugli immigrati tenuti per anni nei centri o il mostrare la loro disponibilità ai lavori più umili anche in discarica ma questa volta nemmeno Sy può risollevare le sorti di una pellicola che ha come ulteriore pecca una Gainsbourg completamente disorientata e fuori fase in un ruolo decisamente non adatto a lei. Peccato.
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aristoteles
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mercoledì 5 agosto 2015
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samba
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La scena piu' bella e' quando al protagonista viene dato il foglio di via ,sullo sfondo c'e' un aereo in partenza e lui grida"comandante aspettatemi".
In pochi secondi viene cosi' raccontata tutta l'inefficienza europea,non solo italiana,nell' affrontare e gestire il complesso problema della clandestinita'.
La storia d'amore invece non mi ha convinto proprio, sia per come viene raccontata ,sia per la "macchinosa" interpretazione della Gainsbourg,che pero' almeno nel ballo va spedita.
Complessivamente poi tutta la sceneggiatura non brilla per originalita'.
I dialoghi,sopratutto quando in scena ci sono i due clandestini protagonisti,tendono a ricercare una comicita' forzata che ,secondo me,non favorisce la pellicola.
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La scena piu' bella e' quando al protagonista viene dato il foglio di via ,sullo sfondo c'e' un aereo in partenza e lui grida"comandante aspettatemi".
In pochi secondi viene cosi' raccontata tutta l'inefficienza europea,non solo italiana,nell' affrontare e gestire il complesso problema della clandestinita'.
La storia d'amore invece non mi ha convinto proprio, sia per come viene raccontata ,sia per la "macchinosa" interpretazione della Gainsbourg,che pero' almeno nel ballo va spedita.
Complessivamente poi tutta la sceneggiatura non brilla per originalita'.
I dialoghi,sopratutto quando in scena ci sono i due clandestini protagonisti,tendono a ricercare una comicita' forzata che ,secondo me,non favorisce la pellicola.
Comunque il film fa riflettere sulla condizione di tante persone sfortunate e merita la sufficienza.
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m.barenghi
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lunedì 27 aprile 2015
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la perdita di identità è prezzo dell'integrazione
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Samba è un immigrato senegalese, clandestino nella Parigi dei giorni nostri molto autoprotettiva nei confronti degli extracomunitari, che vive ospite di uno zio regolare barcamenandosi con mestieri occasionali di basso cabotaggio. Finché un giorno viene internato in un centro d'accoglienza alle porte della città, in attesa che venga "espletato" il suo destino: il foglio di via o il permesso di soggiorno che non giungerà mai. Qui conosce Alice (Gainsbourg), timida nevrotica e affascinante volontaria che si occuperà dell'assistenza al suo caso, e che fin dal primo incontro si lascerà coinvolgere dalla vitalità e dal fascino prorompente di Samba, nonostante le puntuali raccomandazioni dell'amica più esperta.
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Samba è un immigrato senegalese, clandestino nella Parigi dei giorni nostri molto autoprotettiva nei confronti degli extracomunitari, che vive ospite di uno zio regolare barcamenandosi con mestieri occasionali di basso cabotaggio. Finché un giorno viene internato in un centro d'accoglienza alle porte della città, in attesa che venga "espletato" il suo destino: il foglio di via o il permesso di soggiorno che non giungerà mai. Qui conosce Alice (Gainsbourg), timida nevrotica e affascinante volontaria che si occuperà dell'assistenza al suo caso, e che fin dal primo incontro si lascerà coinvolgere dalla vitalità e dal fascino prorompente di Samba, nonostante le puntuali raccomandazioni dell'amica più esperta. L'intero film si trascinerà poi fra le mille vicende della quotidianità di un immigrato sviluppando in modo teneramente goffo e lumachesco questo primo incontro, fino a un finale che ovviamente non riveliamo per non rovinare la visione di un film comunque gustoso e importante.
A quattro anni dalla comparsa dello strabiliante "Quasi amici", Toledano e Nakache tornano sulla stessa tematica, scegliendo lo stesso magnetico interprete (Omar Sy) per riproporre il tema dell'immigrazione in modo però meno scanzonato e più pretenzioso: fin dalla prima inquadratura (un interminabile bel piano-sequenza che in un Hotel ci scorterà dal lussuoso di un ricevimento di nozze nei saloni di rappresentanza giù giù attraverso i recessi dell'albergo fino alle cucine, e qui ancora più in basso fino alla più umile delle postazioni, dove lavora il lavapiatti Samba), che non può non rievocare l'incipit di "Quesi bravi ragazzi" di Scorsese, gli autori dichiarano la propria volontà di "fare le cose sul serio". Gli stessi personaggi di contorno appaiono molto variegati: da Jonas, il rifugiato congolese, a Wilson, brasiliano di Orano che si impappinerà pateticamente quando Alice gli rivolgerà una frase in portoghese, per iniziare poi una danza sfrenata in cui affogare l'imbarazzo dello smascheramento. Soprattutto Wilson, il più integrato e disinvolto fra gli irregolari, dimostra in modo lampante che la perdità della propria identità è una condizione irrinunciabile per integrarsi con il mondo europeo. Lo stesso zio di Samba -poeticissima figura di vecchio africano- incontrerà seri problemi dopo aver "prestato" la propria identià al nipote.
Il film alterna comunque momenti più convincenti ad altri meno validi, e non possiede nel suo complesso l'unità stilistica che aveva felicemente caratterizzato il film precedente.
E' comunque un film più che interessante nel panorama un po' povero delle uscite di queste settimane
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mattiabertaina
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martedì 26 maggio 2015
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una critica intelligente e tematiche importanti
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Stanco di leggere recensioni che da ogni parte cercano una lettura di Samba partendo da “Quasi amici” mi impegnerò a non citare affatto la piccola gemma che il duo Toledano-Nakache confezionò per il mondo due anni fa, successo di critica e di pubblico. E con questo ho detto tutto. Adesso è necessario andare oltre. “Samba” punta ancora su Omar Sy, una costante nelle pellicole dei due cineasti francesi, e scommette sull’attrice Charlotte Gainsbourg, signora di mezza età con trascorsi da donna in carriera fermata dallo stress.
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Stanco di leggere recensioni che da ogni parte cercano una lettura di Samba partendo da “Quasi amici” mi impegnerò a non citare affatto la piccola gemma che il duo Toledano-Nakache confezionò per il mondo due anni fa, successo di critica e di pubblico. E con questo ho detto tutto. Adesso è necessario andare oltre. “Samba” punta ancora su Omar Sy, una costante nelle pellicole dei due cineasti francesi, e scommette sull’attrice Charlotte Gainsbourg, signora di mezza età con trascorsi da donna in carriera fermata dallo stress. A coadiuvare la coppia di protagonisti Tahar Rahim in un’interpretazione divertente e divertita e Izia Higelin, cantante di origine tunisina prestata al mondo del cinema. Samba Cissè (Sy) è un giovane senegalese irregolare, che si arrabatta alla belle meglio (ma restando sempre nel lecito) per riuscire a guadagnare del denaro per la sua sussistenza e per la famiglia rimasta in Africa. Ad aiutarlo uno zio già inserito nel tessuto francese (lavora come cuoco in un ristorante di Parigi). Charlotte Gainsbourg, Alice, in pausa da un lavoro che le ha procurato troppa ansia e nessuna soddisfazione ha modo di conoscere Samba in uno dei centri che cerca di offrire assistenza agli immigrati, luogo in cui lavora anche Manu (Higelin). Il plot che si genera è quello classico della commedia con risvolti romantici ma Samba prende di petto, ma con leggerezza, lo scottante tema dei “sans papier”, tema che in Francia scatena da tempo un forte dibattito, anche sul respiro di alcune frange politicamente ostili alla questione (vedi Marine Le Pen). Samba percorre sentieri battuti, caratteristica che lo avvicina ai gusti del pubblico medio, ma cerca di elevare il discorso proponendo tematiche sociali per nulla banali, attraversando il tema dell’immigrazione irregolare, del lavoro nero, dello sfruttamento, della diversità etnica. In Samba si ride ma, allo stesso tempo, si riflette. Una narrazione apparentemente politically correct che cela un sorriso amaro, che non fa sconti alle contraddizioni della società contemporanea, perbenista e solo apparentemente tollerante. Samba rappresenta un lavoro con ambizioni alte che perde di mordente per il prevedibile finale, dove Toledano e Nakache avrebbero forse dovute osare maggior coraggio dal punto di vista della sceneggiatura. Una critica intelligente (e mai volgare) alla politica francese sul tema dell’immigrazione clandestina che avrebbe forse meritato maggior fortuna al botteghino.
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flyanto
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martedì 5 maggio 2015
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quando due opposti si attraggono e si completano a
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Ancora una volta il duo dei registi Eric Toledano ed Olivier Nakache presenta al cinema una storia di grande successo ed incontro come per il suo precedente "Quasi Amici". In "Samba", che è il nome proprio del protagonista principale (interpretato nuovamente dall'attore di colore Omar Sy), la vicenda verte tutta sulle problematiche che affliggono tutti gli individui immigrati dalle loro terre di origine nelle città occidentali, qui precisamente Parigi, privi del regolare permesso di soggiorno ed sul loro darsi da fare per non venire rimpatriati e per trovare nello stesso tempo un lavoro onesto con cui potersi mantenere. In tutto ciò essi sono più o meno aiutati e sostenuti da numerosi centri sociali e si verifica così anche in questo caso per Samba.
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Ancora una volta il duo dei registi Eric Toledano ed Olivier Nakache presenta al cinema una storia di grande successo ed incontro come per il suo precedente "Quasi Amici". In "Samba", che è il nome proprio del protagonista principale (interpretato nuovamente dall'attore di colore Omar Sy), la vicenda verte tutta sulle problematiche che affliggono tutti gli individui immigrati dalle loro terre di origine nelle città occidentali, qui precisamente Parigi, privi del regolare permesso di soggiorno ed sul loro darsi da fare per non venire rimpatriati e per trovare nello stesso tempo un lavoro onesto con cui potersi mantenere. In tutto ciò essi sono più o meno aiutati e sostenuti da numerosi centri sociali e si verifica così anche in questo caso per Samba. Nel corso delle varie convocazioni che egli ha con ed in uno di questi centri, il protagonista incontra e prova subito una forte attrazione, nonchè simpatia, peraltro reciproche, per una delle assistenti che vi lavora (interpretata da Charlotte Gainsbourg) e con lei inizierà prima un rapporto amichevole basato sulla fiducia ed il rispetto reciproci e poi sulla relazione sentimentale vera e propria. Dal loro incontro scaturiranno numerose vicissitudini più o meno superabili o poi, in ogni caso, superate, con uno sguardo di speranza e di ottimismo verso il proprio futuro.
Quello che decreta il successo di questa pellicola di Toledano e Nakache in realtà è costituito da numerosi elementi che, combinati insieme, funzionano alla perfezione. Come nel già sopra citato e precedente "Quasi Amici" anche in "Samba" la regia si contraddistingue per fluidità, rigore e padronanza, nonchè per una comicità ben dosata ed assai accurata che rende l'intera vicenda aerea e divertente senza però tralasciare mai le problematiche serie che vengono di volta in volta affrontate: qui le difficoltà di essere immigrati come nel precedente film quella invece di essere fortemente ostacolati da un grosso handicap fisico. Pertanto, con l' ironia che scaturisce in maniera manifesta dai dialoghi brillanti costruiti intelligentemente, l'atmosfera un poco "greve" viene fortemente stemperata e superata, sebbene non, appunto, tralasciata, ed inoltre, la scelta accurata di numerosi e bravi attori (dai già menzionati sopra Omar Sy e Charlotte Gainsbourg a Tahar Rahim e Izia Higelin poi, e molti altri...) contribuisce ulteriormente a decretare la riuscita ed il conseguente successo del film.
Altamente consigliabile.
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eugenio
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martedì 5 maggio 2015
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io... clandestino
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Si apre con un piano sequenza che dalle eleganti sale di un locale, dove si festeggia un matrimonio, conduce nelle cucine in cui lavorano alacremente cuochi, lavapiatti e camerieri. Poi il primo piano, l’inquadratura di un giovane uomo di colore, tra i tanti, stona, è quasi sintomatico, efficace per far capire che nel nuovo film di Olivier Nakache ed Eric Toledano, si inserisce il sistema sociale basato sulla classica dicotomia sociale e razziale che prevale in ogni ambiente borghese e non.
I due registi, resi famosi dal grande successo di Quasi amici cercano il bis prendendo spunto dal romanzo di Delphine Coulin, Samba pour la France imperniato sulla vicende di un giovane senegalese, Samba Cissé (interpretato dallo stesso protagonista della precedente commedia drammatica Omar Sy) e sulla sua complicata sopravvivenza di lavori precari in una Parigi, fortunatamente più accogliente di Welcome grazie alla presenza di una fitta comunità di associazioni che aiutano coloro che hanno difficoltà con il permesso di soggiorno.
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Si apre con un piano sequenza che dalle eleganti sale di un locale, dove si festeggia un matrimonio, conduce nelle cucine in cui lavorano alacremente cuochi, lavapiatti e camerieri. Poi il primo piano, l’inquadratura di un giovane uomo di colore, tra i tanti, stona, è quasi sintomatico, efficace per far capire che nel nuovo film di Olivier Nakache ed Eric Toledano, si inserisce il sistema sociale basato sulla classica dicotomia sociale e razziale che prevale in ogni ambiente borghese e non.
I due registi, resi famosi dal grande successo di Quasi amici cercano il bis prendendo spunto dal romanzo di Delphine Coulin, Samba pour la France imperniato sulla vicende di un giovane senegalese, Samba Cissé (interpretato dallo stesso protagonista della precedente commedia drammatica Omar Sy) e sulla sua complicata sopravvivenza di lavori precari in una Parigi, fortunatamente più accogliente di Welcome grazie alla presenza di una fitta comunità di associazioni che aiutano coloro che hanno difficoltà con il permesso di soggiorno.
Purtroppo incappato in un controllo di polizia, Samba riceve un foglio di via; rassegnato cerca appoggio dal neghittoso zio (con permesso di soggiorno regolare e casa in affitto ove ospita parzialmente controvoglia il nipote) e successivamente, per risolvere l’imcombenza legale, si affida a un’associazione ove collabora in congedo per malattia una parigina di estrazione borghese, Alice (Charlotte Gainsboug), dirigente d’azienda vittima di un esaurimento nervoso (dodici ore come responsabile risorse umane con call e riunioni odierne con personaggi di dubbio gusto aggiunte a straordinario non retribuito a casa mettono a dura prova chiunque) e temporaneamente impegnata come volontaria. Inevitabile l’incontro/scontro tra le due personalità e la conseguente riconcializione.
La scintilla e l’improbabile sodalizio tra borghesia e infimo rango nella scala sociale (pure clandestino) è cosa comune nella filmografia dei due cineasti: il loro ultimo lavoro era proprio basato sull’ossimoro, sull’amicizia tra un miliardario parigino tetraplegico e un giovane fuori-casta nero. Non c’e’ da stupirsi se i due ritentano la fortuna sfruttando un simile leit-motiv dell’ex campione di box-office; considerando poi l’istrionismo del medesimo attore era facile andare incontro a una vittoria.
Eppure, ci sono parecchi ripensamenti,parecchi intoppi sulla via della scioltezza che rendono Samba un prodotto assai distante da Quasi amici a cominciare dai due protagonisti assoluti, varianti speculari della precedente commedia. Come Biss era un miliardario tetraplegico emarginato e sofferente di affetti, così Alice, impacciata e segaligna appare completamente svuotata del suo essere, pure dalle pulsioni istintuali che la inibiscono.
Dall’altro lato dell’anello Samba appare qui “l’immigrato per bene” che cerca di adattarsi a tutte le circostanze, dai lavori irregolari come guardiano di un centro commerciale di notte (al posto di altri italiani che si nascondono per non farli) a lavavetri con permessi regolarmente falsi “recuperati” grazie al Deus-ex machina Wilson. Samba alterna quindi il gigionesmo di una relazione sentimentale stonata, al crudo realismo del lavoro precario sommerso, fatto dalla gente irregolare che sembra muovere il pianeta più dei “colletti bianchi” . Tuttavia se al populismo demagogico delle scene sullo sfruttamento degli immigrati privi di permesso di soggiorno, sui lavori umilianti e le prepotenze della polizia, vi è un intento documentaristico, l’intento di Nakache e Toledano è quello comunque di creare una commedia frizzante (anche se non senza pretese) avvalendosi della figura cialtrona di Wilson, un finto brasiliano-arabo che fa uso del sex-appeal latino-americano per sedurre e basicamente rimorchiare giovani parigine (tra cui l’amica/collega di lavoro di Alice).
Insomma, Samba ingolfa in alcune scene, si mostra sagace nel voler mostrare il suo lato leggero-drammatico e malgrado il finale troppo strabordante alla ricerca del dramma a tutti i costi, lascia intendere il dolce pensiero che le barriere sociali e le costrizioni economiche siano facilmente sconfitte dalla forza dell’amore. Quello vero.
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