ale.mais
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sabato 10 settembre 2011
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angosciante ma non avvincente
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Lo scorrere (lento) del film, non lascia mai spazio ad episodi avvincenti o a colpi di scena o perlomeno a qualcosa che non sia scontato. Più che ad una sceneggiatura, sembra segure il testo giornalistico di un fatto di cronaca: la scoperta del virus, il diffondersi dello stesso, i tanti morti, la scoperta del vaccino e la distribuzione dello stesso.
Sono uscito dalla sala chiedendomi: e allora? qual'è il messaggio che mi doveva arrivare?
Insignificante
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francescom
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giovedì 15 settembre 2011
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paura? non degli starnuti ma degli sbadigli!
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Facciamo così: dimentichiamoci di questo film! Ricordiamoci del Soderbergh geniale di Traffic, del bravo cineasta dei vari Oceans; pensiamo a lui per il ben fatto Erin Brockovic e, soprattutto, continuiamo a lodarlo per il riuscitissimo Che; attendiamo cosa combinerà nel futuro Haywire, il suo primo approccio con le arti marziali in uscita nel 2012. Fingiamo che tutto questo non sia mai accaduto e che questa tiepida pellicola, che rispolvera il recente panico suscitato dall’aviaria immaginando una malattia che si contagia con incredibile rapidità solo parlando o sfiorando una persona contagiata o qualcosa che essa abbia toccato, sia solo l’incubo stanco nato per commissione e confezionato apposta per il festival, di un bravo cineasta senza una buona idea.
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Facciamo così: dimentichiamoci di questo film! Ricordiamoci del Soderbergh geniale di Traffic, del bravo cineasta dei vari Oceans; pensiamo a lui per il ben fatto Erin Brockovic e, soprattutto, continuiamo a lodarlo per il riuscitissimo Che; attendiamo cosa combinerà nel futuro Haywire, il suo primo approccio con le arti marziali in uscita nel 2012. Fingiamo che tutto questo non sia mai accaduto e che questa tiepida pellicola, che rispolvera il recente panico suscitato dall’aviaria immaginando una malattia che si contagia con incredibile rapidità solo parlando o sfiorando una persona contagiata o qualcosa che essa abbia toccato, sia solo l’incubo stanco nato per commissione e confezionato apposta per il festival, di un bravo cineasta senza una buona idea.
Perché se sul red carpet dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove la pellicola è stata presentata fuori concorso in anteprima mondiale il 3 settembre 2011, il cast stellare composto da Matt Damon, Marion Cotillard, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Jude Law e Laurence Fishburne ha raccolto una pioggia di applausi e flash tra il pubblico patinato della kermesse, sul grande schermo poi non convince. Damon è forse alla sua peggiore interpretazione, ma non è colpa sua: il suo personaggio ha pretese da protagonista ma è talmente vuoto e insulso che non va oltre un urlo e qualche sguardo triste; la Paltrow sparisce dopo un paio di sequenze iniziali, poco dopo se ne va anche la “monoespressiva” Winslet, Law sembra la caricatura di se stesso e Fishburne lo stesso personaggio da lui interpretato decine di volte. La vicenda non decolla mai e si frammenta in mini episodi che scimmiottano Altman e mini personaggi senza spessore e finiscono per riflettere nient’altro che decine e decine di film sulle pandemie già visti negli ultimi anni: c’è il padre di famiglia, immune al virus e disperato, che perde moglie e figlio e si ritrova pure ad affrontare un tradimento postumo; medici e scienziati alla ricerca disperata di un vaccino che alla fine si trova senza colpi di scena; le crisi di coscienza del responsabile del Consiglio Mondiale della Sanità; il sequestro dei terroristi; il blogger-profeta che attacca i politici e predica al mondo di aver trovato la cura; le crisi di panico con conseguente assalto a banche, negozi e farmacie. E così, senza colpi di scena ne intrighi da risolvere, senza nulla che faccia sobbalzare dalla poltrona o metta una reale angoscia nello spettatore il film si spegne in un finale squallido con un flashback al giorno 1, quello in cui tutto è cominciato: dal casuale incrocio tra un maiale e un pipistrello. Troppo banalmente reale per essere un bel finale da film, troppo cinematografico per essere vero.
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alessio c.
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mercoledì 11 aprile 2012
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quando un virus sfila sui red carpet......
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Nonostante il tema appartenga ad un filone più che sfruttato, "Contagion" presenta un qualcosa di nuovo nel panorama delle pandemie mondiali. In un primo momento si potrebbe credere che, unitamente alla tematica trita e ritrita, questa pellicola non sia altro che un'abile mossa volta al protagonismo dei tanti attori di fama presenti che si muovono tra i fili troppo larghi di una trama inesistente. Invece con piacevole stupore, vi scoprirete a vedere un film nel quale il protagonista è sconosciuto e invisibile, non passeggia sui red carpet e non firma autografi. Ecco allora come i tanti nomi di grandi attori non sono altro che comprimari nella scena indiscussamente occupata da un nuovo temibile virus.
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Nonostante il tema appartenga ad un filone più che sfruttato, "Contagion" presenta un qualcosa di nuovo nel panorama delle pandemie mondiali. In un primo momento si potrebbe credere che, unitamente alla tematica trita e ritrita, questa pellicola non sia altro che un'abile mossa volta al protagonismo dei tanti attori di fama presenti che si muovono tra i fili troppo larghi di una trama inesistente. Invece con piacevole stupore, vi scoprirete a vedere un film nel quale il protagonista è sconosciuto e invisibile, non passeggia sui red carpet e non firma autografi. Ecco allora come i tanti nomi di grandi attori non sono altro che comprimari nella scena indiscussamente occupata da un nuovo temibile virus. Per quanto possa risultare lento, credo sia un film estremamente avvincente attraverso il quale si percepisce il lavoro lento e a volte senza soluzione di chi deve affrontare tali problematiche: in tal senso il fattore tempo mi è sembrato ben reso nel suo scorrere fino all'epilogo in cui si risale al paziente zero. Di contro, aspettatevi di subire un paio di deja-vù ("io sono leggenda" e "28 giorni dopo" tanto per citare i primi che saltano agli occhi) qui e là ma vedrete che non vi dispiaceranno. Da vedere.
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martalari
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mercoledì 14 settembre 2011
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deludente
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La cosa che traspare vedendo "Contagion" è che le star hanno accettato sicuramente di recitare nel film perchè dietro l'operazione c'era Steven Soderbergh, un regista bravissimo con la macchina da presa che non sempre riesce a realizzare un buon film, con "Sesso, bugie e videotape" si è fatto conoscere e apprezzare, bellissimo era "Erin Brockovich - Forte come la verità", semplicemente strepitoso "Traffic" poi dal 2000 ha iniziato a sbagliare con l'inutile "Solaris", il noioso "Bubble", il ripetitivo "Ocean's Thirteen" fino ai nostri giorni, un nome non più una garanzia, ma per gli attori sicuramente sì anche se in "Contagion" vengono utilizzati e bruciati senza mai decollare o splendere.
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La cosa che traspare vedendo "Contagion" è che le star hanno accettato sicuramente di recitare nel film perchè dietro l'operazione c'era Steven Soderbergh, un regista bravissimo con la macchina da presa che non sempre riesce a realizzare un buon film, con "Sesso, bugie e videotape" si è fatto conoscere e apprezzare, bellissimo era "Erin Brockovich - Forte come la verità", semplicemente strepitoso "Traffic" poi dal 2000 ha iniziato a sbagliare con l'inutile "Solaris", il noioso "Bubble", il ripetitivo "Ocean's Thirteen" fino ai nostri giorni, un nome non più una garanzia, ma per gli attori sicuramente sì anche se in "Contagion" vengono utilizzati e bruciati senza mai decollare o splendere.
Jude Law che interpreta una delle figure più importanti quelle del giornalista free...free come libero...è un ruolo confuso e mal scritto, la stupefacente Kate Winslet dove il regista azzarda anche qualche sperimentazione tecnica ne esce non del tutto convincente o almeno pare, sembra soffra da grande attrice in un film che sembra sulla carta in blockbuster che vuol fare la morale e non ci riesce.
E che dire di Marion Cotillard con una doppiatrice che sembra uscita dalla pantera rosa, Gwyneth Paltrow esce subito di scena si sa, Laurence Fishburne anche lui non ne esce bene....tutte grandi star che nell'interpretazione sembrano tutti mirare al capolavoro ma poi nessuno riesce a renderlo tale a causa di un montaggio confuso, di una sceneggiatura non chiara, di personaggi che soffrono.
Soderbergh è andato oltre quello che voleva fare, c'è la molteplicità di personaggi e luoghi ma il film non è nè Babel di Inarritu nè una pellicola alla Christopher Nolan, resta un film che racconta della diffusione di un virus dove però la diffusione fa rima con confusione della storia, peccato perchè l'inizio era molto interessante e anche i filmati dove si scopre l'inizio del virus con la Paltrow...
ma niente tutto resta un'occasione persa, un film che come direbbe chi è esperto di frasi fatte che "non è nè carne nè pesce" non è un film d'azione per la mancanza di scene visivamente belle, non è un thriller nè un film di fantascienza, non è un film sociale....è un blockbuster dove le stelle di Hollywood non brillano, soffocate da un montaggio e una sceneggiatura troppo debole.
Voto 5
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laura s
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lunedì 12 settembre 2011
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dove tutto è plausibile
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Cosa accadrebbe veramente se un virus estremamente aggressivo iniziasse il contagio dell'intero pianeta? Soderbergh riesce a rispondere ottimamente, creando una trama credibile, costruita intorno alle storie parallele dei tanti protagonisti di questo film. Nessuno è l'eroe buono che compie azioni mirabolanti, gli spettacolarismi, i colpi di scena sensazionalistici, i buoni sentimenti a tutti i costi fanno spazio a personaggi molto ben definiti nella loro psicologia, che si comportano come qualunque essere umano si comporterebbe al loro posto. Sono credibili in tutto e per tutto. Tante situazioni restano irrisolte, tante domande restano senza un perché, ognuno compie le sue scelte, perfettamente pertinenti con il loro modo di essere.
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Cosa accadrebbe veramente se un virus estremamente aggressivo iniziasse il contagio dell'intero pianeta? Soderbergh riesce a rispondere ottimamente, creando una trama credibile, costruita intorno alle storie parallele dei tanti protagonisti di questo film. Nessuno è l'eroe buono che compie azioni mirabolanti, gli spettacolarismi, i colpi di scena sensazionalistici, i buoni sentimenti a tutti i costi fanno spazio a personaggi molto ben definiti nella loro psicologia, che si comportano come qualunque essere umano si comporterebbe al loro posto. Sono credibili in tutto e per tutto. Tante situazioni restano irrisolte, tante domande restano senza un perché, ognuno compie le sue scelte, perfettamente pertinenti con il loro modo di essere. La morte non risparmia le categorie da sempre "protette", i bambini, le donne incinte, e ci mostra le folle di persone comuni che non esitano a compiere atti di violenza e di prevaricazione per un po' di cibo o qualche possibile rimedio.
Ed è proprio per questo che Contagion è un capolavoro del genere apocalittico, perché ci racconta cosa potrebbe veramente accadere se l'umanità venisse sottoposta ad una simile prova. Anche i buoni soccombono, e lo fanno con discrezione, a metà del film, anche i cattivi la fanno franca nel disordine generalizzato di un'epidemia fuori controllo.
E che ruolo avrebbe internet in tutto questo? "il virus vi può contagiare, la paura lo ha già fatto", una sorta dell'epidemia nell'epidemia, quella delle false notizie e false speranze spacciate per rivelazioni riguardanti possibili complotti, che mette a nudo la potenziale arma a doppio taglio che sono i blog, che è twitter, che è facebook, là dove ognuno può dire tutto, tutto è fuori controllo, là dove ci sembra di aver scoperto la verità si nascondono le vere macchinazioni.
Il film inizia dal giorno due dall'inizio del contagio e continua a raccontare ponendo il numero di giorno corrispondente agli eventi salienti. E alla fine, quando ormai tutto è svelato e tutto è concluso, quando non lo si aspetterebbe più, Soderbergh ci vuole raccontare con molta semplicità il giorno uno, che nel frattempo era stato dimenticato. Complotti? Fatalità? Attentati? Vale senz'altro la pena arrivare fino alla fine per scoprirlo.
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[+] analisi perfetta
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filippo catani
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domenica 11 settembre 2011
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pellicola senza retorica
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Improvvisamente un virus letale e a rapida diffusione comincia a contagiare milioni di persone da Hong Kong fino agli USA. I fari sono puntati su una famiglia dove potrebbe essersi verificato il caso 0, sull'Organizzazione Mondiale della Sanità, su una serie di ricercatori e su uno scatenato blogger freelance.
Va detto subito all'inizio che il pregio fondamentale di questo film è quello di essere senza le solite retoriche spicciole che ci perseguitano in film del genere. C'è chi cerca di dare una mano per risolvere i problemi, chi cerca di fare soldi con il virus, chi decide di avvisare i propri cari prima della popolazione e chi si abbandona al saccheggio dei negozi.
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Improvvisamente un virus letale e a rapida diffusione comincia a contagiare milioni di persone da Hong Kong fino agli USA. I fari sono puntati su una famiglia dove potrebbe essersi verificato il caso 0, sull'Organizzazione Mondiale della Sanità, su una serie di ricercatori e su uno scatenato blogger freelance.
Va detto subito all'inizio che il pregio fondamentale di questo film è quello di essere senza le solite retoriche spicciole che ci perseguitano in film del genere. C'è chi cerca di dare una mano per risolvere i problemi, chi cerca di fare soldi con il virus, chi decide di avvisare i propri cari prima della popolazione e chi si abbandona al saccheggio dei negozi. Insomma un quadro variegato e dettagliato su quello che potrebbe succedere in caso di pandemia e su come ci si debba comportare agli occhi dell'opinione pubblica. Cast sfavillante: bravi Fishbourne, Winslet e Damon, la Paltrow si vede solo per pochi minuti mentre Law non convince fino in fondo.
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giacomogabrielli
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martedì 13 settembre 2011
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raffinato. ****
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Elegante thriller sci-fi a tinte catastrofiche. Il regista di Oceans Eleven torna sul grande schermo dirigendo con maestria un film che avrebbe potuto confondersi con tanti altri, ma che grazie ad una regia molto marcata e a delle intepretazioni magistralI, rimarrà ben distinto dalla massa. Un cast stellare recita in una sceneggiatura non scontata, che punta molto sulle reazioni del personaggio anzichè sul catastrofismo. La storia, con un inizio quasi spiazzante -solo nei primi minuti muoiono svariate persone-, è notevole e dona agli interpreti di fama internazionale una certa autorialià e novità. Girato in parte con la nuova Red Epic. RAFFINATO ****
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osteriacinematografo
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mercoledì 25 gennaio 2012
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cicale a fine agosto
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Steven Soderbergh fornisce un’interpretazione cupa e claustrofobica della eventualità di un virus dilagante a livello planetario.
La parata di attori che sfila fornisce quasi la sensazione che il prodotto sia stato confezionato quale monito generale, che il film sia una sorta di allarme rosso in costante attività e i protagonisti ambasciatori dei pericoli che l’uomo corre (e che l’uomo genera) nell’epoca della globalizzazione del lavoro, dei mercati, dell’informazione e delle malattie.
Persone e merci circolano senza controllo, l’uomo divora ogni cosa, riduce gli spazi, danneggia ogni ambiente; le creature, cacciate dai propri habitat, vivono dove possono, dove non dovrebbero, e nuove forme virali si combinano, rimescolandosi, acquisendo forza, e poi viaggiano e si diffondono a bordo di corrieri umani che poi divengono cavie.
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Steven Soderbergh fornisce un’interpretazione cupa e claustrofobica della eventualità di un virus dilagante a livello planetario.
La parata di attori che sfila fornisce quasi la sensazione che il prodotto sia stato confezionato quale monito generale, che il film sia una sorta di allarme rosso in costante attività e i protagonisti ambasciatori dei pericoli che l’uomo corre (e che l’uomo genera) nell’epoca della globalizzazione del lavoro, dei mercati, dell’informazione e delle malattie.
Persone e merci circolano senza controllo, l’uomo divora ogni cosa, riduce gli spazi, danneggia ogni ambiente; le creature, cacciate dai propri habitat, vivono dove possono, dove non dovrebbero, e nuove forme virali si combinano, rimescolandosi, acquisendo forza, e poi viaggiano e si diffondono a bordo di corrieri umani che poi divengono cavie.
Il panico dilaga e si moltiplica, di pari passo con la malattia, lo sciacallaggio prende forma e coinvolge generi alimentari, farmaci, vaccini, la paura stessa.
La paura gioca un ruolo determinante, e c’è chi la subisce e chi se ne nutre, chi ne viene schiacciato e chi ne sfrutta le potenzialità per arricchirsi, come -nel caso di specie- un blogger senza scrupoli.
E poi s’affaccia al proscenio per un meritato tributo Nostra Signora l’Industria Farmaceutica, autoproclamatasi neo divinità, assurta al ruolo di religione del terzo millennio: tutto regola e tutto controlla, plasma e indirizza la paura, e i suoi fedeli attendono la sua parola e accrescono le dimensioni del mostro, che gioca e specula su una patologia che prospera e straripa.
Il filtro livido, bluastro -in stile Mystic river- regala atmosfere degne di un tale abisso, che è fisico e morale: l’embargo, lo sfacelo, l’interruzione delle attività, il progressivo calo delle scorte alimentari riportano l’uomo allo stato brado senza fasi intermedie, e l’animale esplode e calpesta i propri simili e la violenza diventa l’unico linguaggio possibile.
Soderbergh aggiunge cauti e rarefatti messaggi di speranza a un quadro catastrofico, ma rimane il tarlo della convinzione che la (presunta) civilizzazione umana sia a tal punto labile e traballante da apparire sotto forma di minute stille nella pioggia battente di Blade Runner.
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[+] tanto perfetta e minuziosa analisi....
(di poverociccio)
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stefano pariani
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lunedì 12 settembre 2011
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soderbergh e gli incubi del nuovo millennio
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Nascita, diffusione (rapidissima) e morte di un virus. E' il nuovo film di Steven Soderbergh, un incubo dal sapore paranoico che viene presentato al Festival di Venezia edizione 2011 . La paura di nuovi attentati e di guerre si trasforma dieci anni dopo l'11 settembre in paura di pandemie che colpiscono l'America e il mondo intero e che si diffondono con la stessa rapidità con cui l'uomo si sposta oggi da un punto all'altro del globo. Il mondo è in preda al panico e rischia di diventare un deserto, pochissimi i sopravvissuti. Vietato toccare, anche solo sfiorare, parlare e avere alcun tipo di rapporto con gli altri: il contagio è dietro l'angolo, anzi ancora più vicino.
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Nascita, diffusione (rapidissima) e morte di un virus. E' il nuovo film di Steven Soderbergh, un incubo dal sapore paranoico che viene presentato al Festival di Venezia edizione 2011 . La paura di nuovi attentati e di guerre si trasforma dieci anni dopo l'11 settembre in paura di pandemie che colpiscono l'America e il mondo intero e che si diffondono con la stessa rapidità con cui l'uomo si sposta oggi da un punto all'altro del globo. Il mondo è in preda al panico e rischia di diventare un deserto, pochissimi i sopravvissuti. Vietato toccare, anche solo sfiorare, parlare e avere alcun tipo di rapporto con gli altri: il contagio è dietro l'angolo, anzi ancora più vicino. Come in Traffic, la narrazione è suddivisa in più storie che procedono parallele: un padre di famiglia (Matt Damon) che perde moglie e figlio a causa del virus, medici e scienziati (Kate Winslet, Lawrence Fishburne, Jennifer Ehle) alla disperata ricerca di un vaccino, un blogger (Jude Law) che predica al mondo di aver trovato la cura e inveisce contro gli interessi politici ed una rappresentante del Consiglio Mondiale della Sanità (Marion Cotillard) che rimane coinvolta in Cina in un incidente diplomatico nel tentativo di salvare una piccola comunità locale. Sono tutti parte di una storia più grande di loro, pezzi di un gigantesco puzzle che Soderbergh dirige con mestiere ed equilibrio: nessun attore ha scene madri, non c'è spazio per il divismo, ma tutti sono in qualche modo eroi pronti a sacrificarsi. Alla fine arriverà anche la salvezza di un vaccino e a quel punto, dopo quasi 100 minuti da incubo, non senza ironia Soderbergh mostra il giorno 1, ossia il giorno in cui tutto è iniziato con la prima diffusione del contagio: nient'altro che uno sciocco quanto fatale caso del destino che ha coinvolto un pipistrello e un maiale. Se siamo lontani da un film corale e impegnato come Traffic (ma anche dal più hollywoodiano Erin Brockovich), Soderbergh firma comunque una buona pellicola, che ricorda certi aspetti dei film catastrofici anni '70, ma realizzata con stile moderno e con l'inconfondibile sobrietà narrativa un po' minimal del regista.
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[+] assurdo vero?
(di poverociccio)
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isnow
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martedì 13 settembre 2011
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lavarsi le mani dopo la visione
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Soderbergh ci regala un thriller catastrofico, dove un virus in pochi giorni comincia a fare il giro del mondo e a mietere vittime senza pietà tra la popolazione.
Nelle due ore del film veniamo catapultati da una parte all'altra dell'emisfero e ci troviamo immersi in una corsa contro il virus, dove anche una stretta di mano può divenire letale.
Le sorti del mondo passano così nelle mani di un'equipe di medici, capeggiata da Lawrence Fishburne, Marion Cotillard e Kate Winslet: riusciranno a trovare il vaccino?
Nonostante le bellissime ambientazioni apocalittiche e il grande cast, tra cui anche Matt Damon e Gwyneth Paltrow, il film non decolla e le due ore che ci vedono seduti in poltrona sono davvero eterne e noiose.
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Soderbergh ci regala un thriller catastrofico, dove un virus in pochi giorni comincia a fare il giro del mondo e a mietere vittime senza pietà tra la popolazione.
Nelle due ore del film veniamo catapultati da una parte all'altra dell'emisfero e ci troviamo immersi in una corsa contro il virus, dove anche una stretta di mano può divenire letale.
Le sorti del mondo passano così nelle mani di un'equipe di medici, capeggiata da Lawrence Fishburne, Marion Cotillard e Kate Winslet: riusciranno a trovare il vaccino?
Nonostante le bellissime ambientazioni apocalittiche e il grande cast, tra cui anche Matt Damon e Gwyneth Paltrow, il film non decolla e le due ore che ci vedono seduti in poltrona sono davvero eterne e noiose.
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[+] ti dev essere sfuggito qualcosa :-)
(di poverociccio)
[ - ] ti dev essere sfuggito qualcosa :-)
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