jayan walter
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giovedì 22 gennaio 2009
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grandioso, spettacolare, romantico
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Un altro capolavoro di Baz Luhrmann, dopo il bellissimo Moulin Rouge, anche se questo è un film un po' diverso. Il regista vuole rappresentare la sua terra, l'Australia dell'interno, dell'outbush, con i suoi spazi sconfinati, i soliti buoni contro i cattivi, il grande messaggio dell'alta tradizione degli aborigeni, per troppo tempo trattati come animali, senza alcun diritto a vivere in mezzo ai bianchi se non come loro servi. Per la prima volta ha affrontato il problema dei bambini meticci, che venivano tolti alle loro madri e portati nelle Missioni dei preti bianchi, "per toglier loro quella parte di nero che hanno...". E poi trionfa una grande storia d'amore, ambientata ai tempi della seconda guerra mondiale, fino al bombardamento aereo di Darwin da parte dei giapponesi, non molto dopo Pearl Arbour.
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Un altro capolavoro di Baz Luhrmann, dopo il bellissimo Moulin Rouge, anche se questo è un film un po' diverso. Il regista vuole rappresentare la sua terra, l'Australia dell'interno, dell'outbush, con i suoi spazi sconfinati, i soliti buoni contro i cattivi, il grande messaggio dell'alta tradizione degli aborigeni, per troppo tempo trattati come animali, senza alcun diritto a vivere in mezzo ai bianchi se non come loro servi. Per la prima volta ha affrontato il problema dei bambini meticci, che venivano tolti alle loro madri e portati nelle Missioni dei preti bianchi, "per toglier loro quella parte di nero che hanno...". E poi trionfa una grande storia d'amore, ambientata ai tempi della seconda guerra mondiale, fino al bombardamento aereo di Darwin da parte dei giapponesi, non molto dopo Pearl Arbour. Ottima interpretazione di Nicole Kidman e Hugh Jackman nelle parti di un'aristocratica inglese e di un manfriano rude ma sincero. Straordinario il piccolo Brandon Walters, per la prima volta sullo schermo nella parte di Nullah. Immagini splendide, ritoccate in modo da creare l'atmosfera degli anni della guerra. Come sempre Baz Luhrmann fa ogni cosa in modo esagerato, faraonico, stratosferico, grande come l'Australia. Un film pieno di buona musica anche se non è un musical. Pur essendo composto di tante scene ispirate ad altri vecchi film, come "Via col vento", se ne discosta perché il regista le re-interpreta fornendo una sua visione forte e spettacolare, oltre che altamente romantica. Anche se dura quasi 3 ore non annoia affatto... e fa riflettere molto. Forse gli aborigeni australiani - ma anche tutti gli indigeni - hanno una cultura più profonda e rispettosa della nostra, che siamo considerati appartenenti al mondo "civilizzato"?
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sara cremaschi
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domenica 18 gennaio 2009
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luhrmann torna al classico
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Opportuna premessa: ho sentito definire da più parti Australia un polpettone. Lo è: un polpettone lungo tre ore. Quindi, se pensate che il film classico sia ormai morto e sepolto e sia inutile riesumarlo nel 2009, se non siete disposti a vedere una lunga storia romantica, se non avete almeno un pochino di tenerezza nel cuore, non andate a vederlo.
Se invece siete un pochino meglio disposti e vi sedete al cinema consapevoli che dovrete stare su quella poltroncina parecchio tempo e che potreste aver bisogno di un po' di pazienza, allora benvenuti e buona visione.
Forse però un'altra premessa è dovuta: a voi amanti del Baz Luhrmann di Moulin Rouge!, non aspettatevi altrettanto scoppiettante fantasia.
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Opportuna premessa: ho sentito definire da più parti Australia un polpettone. Lo è: un polpettone lungo tre ore. Quindi, se pensate che il film classico sia ormai morto e sepolto e sia inutile riesumarlo nel 2009, se non siete disposti a vedere una lunga storia romantica, se non avete almeno un pochino di tenerezza nel cuore, non andate a vederlo.
Se invece siete un pochino meglio disposti e vi sedete al cinema consapevoli che dovrete stare su quella poltroncina parecchio tempo e che potreste aver bisogno di un po' di pazienza, allora benvenuti e buona visione.
Forse però un'altra premessa è dovuta: a voi amanti del Baz Luhrmann di Moulin Rouge!, non aspettatevi altrettanto scoppiettante fantasia. Questo è semplicemente un altro film.
Un film imperfetto, che probabilmente ha disatteso almeno in parte le aspettative, soprattutto perché manca di originalità (tanto nella storia quanto nella messa in scena) e presenta personaggi piuttosto schematici, senza guizzi e senza troppa indagine psicologica.
Bene. Appurato questo, io ritengo invece che Luhrmann abbia ottenuto esattamente l'obiettivo che si era prefissato, realizzare il sogno di raccontare non solo una storia d'amore, ma una storia d'amore disegnata sullo sfondo della sua terra: non l'Australia che tutti conosciamo dalle brochures turistiche, ma quella arida, difficile, spettacolarmente bella dell'interno. E rappresentando allo stesso tempo una pagina triste e infamante della storia australiana, quella delle "Generazioni rubate" di giovani aborigeni mezzo sangue che venivano strappati alle famiglie per essere educati da comunità cattoliche.
Per realizzare tutto ciò Luhrmann ha scelto la forma più appropriata al suo progetto, quella del classico film epico hollywoodiano degli anni Quaranta, da Via col vento a Il Mago di Oz (non a caso esplicitamente citato a più riprese). Come Via col vento, Australia parla dei grandi temi dell'amore, della guerra e del razzismo, e mischia la storia fittizia alla storia reale (in questo caso il bombardamento di Darwin durante la Seconda Guerra Mondiale). Come Via col vento vuole essere non solo una storia, ma la storia di un intero territorio.
Ecco il progetto di Luhrmann, ecco Australia, che è insieme western classico, film epico, storia romantica e film di guerra. Non c'è niente da dire, è un film che rispetta i canoni dei film classici, senza sorprese: nonostante le mille peripezie si sa chi morirà e chi vivrà, perché è così che deve essere. Eppure ciò non impedisce alla storia di appassionare, di strappare qualche lacrima qui e là, di dare soddisfazione.
Il che può piacere o non piacere. Si può essere d'accordo o meno con le scelte di Luhrmann, ma non si può dire che non abbia realizzato un film perfettamente aderente al suo intento.
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(di stefania)
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(di francesco2)
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nudles
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martedì 20 gennaio 2009
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baz appena sulla linea di galleggiamento
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Sono passati più di 8 anni da Moulin Rouge, l'attesa era tanta. Ancora una volta, quando ci si aspetta molto, quando si è in trepida attesa per un evento così enfatizzato dai media, si hanno delle delusioni. E una mezza delusione è stata. Il film è tutto sommato godibile, ma scontato, incapace di colpire la ns. sfera emotiva, cose già viste, da Luhrmann ci aspettavamo qualcosa che ci facesse saltare dalle poltroncine, che ci emozionasse e fatto parlare per settimane; ma non è stato così.
Prima di tutto la seconda parte dell'opera è a mio avviso inutile, tutto il periodo bellico della storia è avulsa e disarticolata rispetto al nucleo centrale della vicenda. La sceneggiatura non caratterizza opportunamente i personaggi, qualche attore è fuori posto o la sceneggiatura non gli ha permesso di incidere nella trama.
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Sono passati più di 8 anni da Moulin Rouge, l'attesa era tanta. Ancora una volta, quando ci si aspetta molto, quando si è in trepida attesa per un evento così enfatizzato dai media, si hanno delle delusioni. E una mezza delusione è stata. Il film è tutto sommato godibile, ma scontato, incapace di colpire la ns. sfera emotiva, cose già viste, da Luhrmann ci aspettavamo qualcosa che ci facesse saltare dalle poltroncine, che ci emozionasse e fatto parlare per settimane; ma non è stato così.
Prima di tutto la seconda parte dell'opera è a mio avviso inutile, tutto il periodo bellico della storia è avulsa e disarticolata rispetto al nucleo centrale della vicenda. La sceneggiatura non caratterizza opportunamente i personaggi, qualche attore è fuori posto o la sceneggiatura non gli ha permesso di incidere nella trama. Peccato perchè la storia è buona, la Kidman è sempre splendida forse un pò troppo gigioneggiante nella prima parte, inadeguato è Jackman attore dal fisico scolpito, ma inespressivo, il personaggio di Carney richiedeva ben altra interpretazione. Eppure i presupposti c'erano tutti per fare un ottimo film, il paesaggio australiano, la transumanza dei 1.500 capi di bestiame attraverso il deserto, la tracotanza di Carney con i suoi vili attentati, il perfido Fletcher, la simpatia dell'ubriacone Kipling, la catarsi di lady Sarah, la tenerezza pe il piccolo Nullah, l'esoterismo scatenato da King George, possibile che con tutti questi ingredienti poco o nulla abbia sollecitato le nostre corde emotive? Che non sia rimasto nulla da ricordare con piacere di questo film? Magnifica è la scena della mandria fermata sul ciglio del precipizio dai poteri del piccolo Nullah, ottima l'interpretazione dell'aborigeno David Gulpilil nel ruolo di King George, gustosa la caratterizzazione di Jack Thompson nel ruolo di Kipling Flynn, ma è troppo poco. La verità è che questo film è stato rovinato da una sceneggiatura superficiale, Lhurmann ha poche colpe è e rimane un grande regista, dotato di grande gusto cinematografico ma non è stato asservito adeguatamente dagli elaboratori dello script che non hanno sfruttato a dovere le sue idee. Era difficile ripetere i fasti di Moulin Rouge, ma tutti sono rimasti in parte delusi non tanto dal film in se stesso, ma quanto dall'occasione mancata in quanto le premesse c'erano tutte e la storia potenzialmente poteva generare un film bellissimo.
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arvin
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martedì 24 marzo 2009
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out of australia ???
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Baz Luhrmann torna sette anni il successo di Moulin Rouge, e lo fa con un film che ci racconta la "sua" Australia. Una storia romantica, emozionante, avvincente e avventurosa, che per molti doveva segnare la rinascita dei Kolossal romantici alla via col vento o alla casablanca, ma che in realtà ha avuto uno scarso riscontro al botteghino. Le vicende che vedono protagonisti Lady Sarah Ashley (Nicole Kidman), e Dover (Hugh Jackman) mi ricordano molto quelle di Karen Blixen (Meryl Streep) e Denys Finch Hatton (Robert Redford) in La mia Africa. Ci sono profonde analogie tra i due film a mio modo di vedere. Due storie diverse, ma anche molto simili allo stesso tempo. Due donne che si trovano per varie vicissitudini a cambiare vita e che sono catapultate in un mondo completamente diverso, un mondo che finirà per cambiarle nel profondo e che finiranno per amare.
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Baz Luhrmann torna sette anni il successo di Moulin Rouge, e lo fa con un film che ci racconta la "sua" Australia. Una storia romantica, emozionante, avvincente e avventurosa, che per molti doveva segnare la rinascita dei Kolossal romantici alla via col vento o alla casablanca, ma che in realtà ha avuto uno scarso riscontro al botteghino. Le vicende che vedono protagonisti Lady Sarah Ashley (Nicole Kidman), e Dover (Hugh Jackman) mi ricordano molto quelle di Karen Blixen (Meryl Streep) e Denys Finch Hatton (Robert Redford) in La mia Africa. Ci sono profonde analogie tra i due film a mio modo di vedere. Due storie diverse, ma anche molto simili allo stesso tempo. Due donne che si trovano per varie vicissitudini a cambiare vita e che sono catapultate in un mondo completamente diverso, un mondo che finirà per cambiarle nel profondo e che finiranno per amare. Due uomini solitari che preferiscono la compagnia dei selvaggi a quella dei cosidetti "civilizzati", e amanti della libertà e dell'avventura. Due mondi diametralmente opposti che finiranno per incontrarsi e dal cui incontro nascerà un amore spassionato e strappalacrime. Forse stavolta Baz non brilla per originalità e intraprendenza, ma riesce comunque ad ottenere un ottimo prodotto. Riesce in questo grazie non solo al suo talento registico, ma anche e sopratutto grazie ai due meravigliosi interpreti, alla bellezza sconfinata e meravigliosa dell'Australia e ai 130 milioni di dollari previsti dalla produzione. Un film romantico, emozionante, avventuroso e avvincente, che coinvolge e non annoia nonostante gli oltre 165 minuti. Una storia romantica, che attraverso gli occhi dei suoi protagonisti ci permette di vivere e conoscere una terra meravigliosa come l'Australia. Sicuramente non brillerà per orignalità, ma rimane comunque un ottimo prodotto. Da vedere !
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pietro berti
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domenica 1 febbraio 2009
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dedicato a chi è nostalgico di "via col vento"
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ambientato subito prima dello scoppio della 2^ guerra mondiale in Australia settentrionale. Sarah, inglese di famiglia aristocratica, eredita dal marito morto ammazzato il suo ranch in Australia. Recatasi sul posto, si accorge che i magnati del bestiame inglese tentano di impadronirsi della sua terra e decide insieme a Drover di unire la sue forze a quelle di questo mandriano ed un ristretto gruppo di altri tre aborigeni sangue misto per portare attraverso centinaia di kilometri di terra desolata 1.500 capi di bestiame destinati all’esercito britannico come viveri per combattere una guerra contro la Germania nazista, mentre loro poco dopo avranno a che fare con i bombardamenti degli aerei dell’esercito imperiale del Sol Levante .
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ambientato subito prima dello scoppio della 2^ guerra mondiale in Australia settentrionale. Sarah, inglese di famiglia aristocratica, eredita dal marito morto ammazzato il suo ranch in Australia. Recatasi sul posto, si accorge che i magnati del bestiame inglese tentano di impadronirsi della sua terra e decide insieme a Drover di unire la sue forze a quelle di questo mandriano ed un ristretto gruppo di altri tre aborigeni sangue misto per portare attraverso centinaia di kilometri di terra desolata 1.500 capi di bestiame destinati all’esercito britannico come viveri per combattere una guerra contro la Germania nazista, mentre loro poco dopo avranno a che fare con i bombardamenti degli aerei dell’esercito imperiale del Sol Levante .
Il film nonostante sia una storia d’amore sotto l’inizio degli attacchi giapponesi all’Australia tocca una tematica estremamente importante su una legge degli anni ’30 e che si è protratta sino ai primi anni ’70 nella quale si tratta delle cosiddette “generazioni rubate”. Cioè, quella in cui si prescriveva che bambini nati da relazioni tra persone appartenenti a razze diverse venissero sradicati dalle loro famiglie e affidati a missioni religiose o ad istituzioni statali. Grazie a Dio, questa norma anglosassone, abominevole, è stata eliminata. Il film è vivamente consigliato alle signore di mezza età nostalgiche di Via col vento e a chi vuol conoscere alcuni aspetti peculiari dello sciamanesimo aborigeno; è dedicato, inoltre, a coloro che della guerra combattuta per via aerea dei Giapponesi nei confronti dell’Australia non sanno nulla. Tengo a precisare un lato comico di questo film cioè che all’inizio del film Jackman usa uno spazzolino da denti in plastica degli anni ’90.
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gregory
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giovedì 21 gennaio 2010
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una storia tutta da scoprire !!!!!
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Una regia davvero magistrale, fa da guida a due attori sicuramente molto in sintonia fra loro, (Nicole Kidman-Hugh Jackman) uno dei tanti ingredienti per una buona resa interpretativa. Interpretazione da 8+ sicuramente per la grande Nicole Kidman, che rende il suo ruolo di "lady" di facile lettura, calandosi perfettamente nel personaggio (cioè una nobile inglese). Di contro non si può non giudicare da 7 la splendida interpretazione di Jackman, che si identifica con quella del rude ma giusto mandriano. Insomma il copione sembra, anzi è sicuramente intuitivo; sebbene la storia, o i personaggi non siano del tutto un’innovazione, i veri punti di forza di Australia, sono la struttura e le sfaccettature che fanno da cornice alla storia "primaria".
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Una regia davvero magistrale, fa da guida a due attori sicuramente molto in sintonia fra loro, (Nicole Kidman-Hugh Jackman) uno dei tanti ingredienti per una buona resa interpretativa. Interpretazione da 8+ sicuramente per la grande Nicole Kidman, che rende il suo ruolo di "lady" di facile lettura, calandosi perfettamente nel personaggio (cioè una nobile inglese). Di contro non si può non giudicare da 7 la splendida interpretazione di Jackman, che si identifica con quella del rude ma giusto mandriano. Insomma il copione sembra, anzi è sicuramente intuitivo; sebbene la storia, o i personaggi non siano del tutto un’innovazione, i veri punti di forza di Australia, sono la struttura e le sfaccettature che fanno da cornice alla storia "primaria". Infatti nel kolossal firmato Baz Lhrmann, oltre che la storia d'amore ovvia, ma non per questo banale, ci sono tutto un insieme di cose. Per iniziare il collocamento storico: siamo in piena guerra mondiale(seconda); l'inizio del film oltre a presentarci il contesto e i personaggi, ci introduce nel conflitto. Una delle scene più significative, dove possiamo sicuramente identificare un Climax ascendente che culmina poi con lo Spannung (momento di massima tensione), è quella dell’arrivo dei giapponesi, pronti a bombardare Darwin dopo aver fatto lo stesso con Pearl Harbor. Non è comunque soltanto questa la scena culmine, anzi. Australia è tempestato da una miriade di eventi collocati in diversi contesti, quindi la struttura è un continuo sali e scendi (dal punto di vista emozionale); la tensione e attenzione dello spettatore è catturata a tratti, come se, tra un evento e un altro, il regista voglia darci delle pause di relax, e di calma. Con la parte centrale e la parte finale abbiamo lo sfociare dell’amore tra Nicole e Hugh, che nasce e cresce durante il viaggio dei due, intrapreso con 1500 capi di bestiame che dovevano essere portati in fretta in città. Oltre a questo duro compito, i due dovranno anche combattere contro il barone del bestiame King Carney, che vuole la proprietà di Lady Sarah Ashley (Kidman), e il suo terribile tirapiedi. Ad accompagnare il Rude e la Lady, un magico bambino meticcio, che li accompagnerà lungo le sperdute e immense lande australiane. E se tutto questo non vi basta, potrete trovare anche: magia, splendidi paesaggi, storie fantastiche, azione, fughe e bombardamenti, con un finale decisamente lieto (per il 90%)ma non inaspettato. Insomma Australia è una storia epica, conciliata bene con un profondo significato morale che dovrebbe farci riflettere un po’; infatti al di la dei viaggi, i paesaggi, e l'amore, Australia è una perfetta storia di vita che sicuramente viene resa bene da una straordinaria e bellissima NICOLE KIDMAN, un altrettanto talentuoso, ma tutto ancora da scoprire HUGH JACKMAN, da una potente e solida scenografia, e da un maestro della regia BAZ LUHRMANN.
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divas
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domenica 18 gennaio 2009
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quando l’identità non nasce dall’uguaglianza
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“Australia” è un kolossal. E come tale va giudicato.
E se lo spettatore accetta di andare a vedere un kolossal sa già che come ogni kolossal che si rispetti ci sono dei cliché: c’è la storia d’amore (le cui battute sono ovviamente prevedibili), c’è il contesto storico (bombe ed effetti speciali), ci sono i grandi paesaggi e le grandi ambientazioni.
C’è un melange insomma: amore e avventura, sentimento e suspence moltiplicati per 147 milioni di dollari.
Baz Lurhmann vuole raccontare la “storia d’identità di un continente”. Non è impresa da poco. Ma… c’è riuscito?
Storia – identità – continente.
Se vogliamo dare questo taglio ad “Australia” dobbiamo ricordare velocemente i cliché (Nicole Kidman, perfetta English lady in corsetto e ombrellino, che atterra nella selvaggia Australia popolata da buoni e civili aborigeni e sporchi mandriani bianchi, belli come Hugh Jackman, che ubriachi fanno a cazzotti nell’unica osteria del villaggio – e state pur certi che Hugh Jackman li stenderà a terra tutti!), metterli da parte e accettare che ogni storia di identità è una storia di violenza.
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“Australia” è un kolossal. E come tale va giudicato.
E se lo spettatore accetta di andare a vedere un kolossal sa già che come ogni kolossal che si rispetti ci sono dei cliché: c’è la storia d’amore (le cui battute sono ovviamente prevedibili), c’è il contesto storico (bombe ed effetti speciali), ci sono i grandi paesaggi e le grandi ambientazioni.
C’è un melange insomma: amore e avventura, sentimento e suspence moltiplicati per 147 milioni di dollari.
Baz Lurhmann vuole raccontare la “storia d’identità di un continente”. Non è impresa da poco. Ma… c’è riuscito?
Storia – identità – continente.
Se vogliamo dare questo taglio ad “Australia” dobbiamo ricordare velocemente i cliché (Nicole Kidman, perfetta English lady in corsetto e ombrellino, che atterra nella selvaggia Australia popolata da buoni e civili aborigeni e sporchi mandriani bianchi, belli come Hugh Jackman, che ubriachi fanno a cazzotti nell’unica osteria del villaggio – e state pur certi che Hugh Jackman li stenderà a terra tutti!), metterli da parte e accettare che ogni storia di identità è una storia di violenza. O meglio di abnegazione.
E Australia, essendo una storia di identità, è automaticamente una storia di violenza con particolare riferimento alle “generazioni perdute”: quei bambini nati dallo stupro di una donna nera, rinnegati – ovviamente - dai loro padri, presi e portati in istituti ecclesiastici per “allontanare il nero che c’è dentro” e a cui sono state fatte pubbliche scuse solo nel 2008.
L’identità allora assume varie forme: non è l’identità del continente inteso solo e soltanto come Australia, ma è l’identità di chi vive in questo continente: è l’identità del bambino mulatto (né nero, né bianco), è l’identità intesa come senso di responsabilità verso l’altro, come “nuova vita” lontano dai salotti di Londra o come “nuovo ruolo sociale” all’interno di una famiglia “aggregata” (lei londinese, lui mandriano, il bimbo che non è figlio di nessuno di loro).
Un’identità insomma in cui difficilmente possiamo riconoscere il “popolo australiano” o la “storia” del popolo australiano. Né tantomeno possiamo riconoscere l’identità come uguaglianza. Non almeno in questo caso.
Semmai dobbiamo rovesciare questo concetto e accettare che l’identità è negazione, è violenza, è scelta. E ogni personaggio è negato (non più mandriano, non più lady, non più orfano), ha subito violenza o è emarginato, ha scelto di vivere in Australia o comunque in quella famiglia aggregata pur potendo scegliere altro o rimanere altrove.
L’identità insomma come insieme di provenienze diverse: dall’inglese, all’aborigeno, al mandriano locale.
Quello che ci propone Lurhmann è un ragionamento assai sottile, che rischia di annegare nel marasma del kolossal, ma che è ben visibile nel film specie nella seconda parte, una volta messe da parte le mandrie e le cavalcate ai limiti del precipizio. Quando il film ricomincia e assume un altro volto.
C’è un po’ di tutto in quelle due ore e mezzo: avventura, amore, guerra, vendetta. Tutti gli ingredienti che dovevano esserci.
Ma c’è anche qualcosa in più: l’amore materno e quello paterno. Ed è proprio questa la parte più interessante, quella non prevedibile, non scontata e che riesce a coinvolgere lo spettatore anche se né Nicole Kidman, né Hugh Jackman sono al massimo del loro splendore.
E’ riuscito Baz Lurhmann a raccontare la storia d’identità di un continente? Sì, c’è riuscito con un kolossal che ha tutti i limiti del kolossal.
www.iblalab.it
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blackcoraline
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domenica 18 gennaio 2009
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la dichiarazione d'amore di luhrmann all'australia
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Opportuna premessa: ho sentito definire da più parti Australia un polpettone. Lo è: un polpettone lungo tre ore. Quindi, se pensate che il film classico sia ormai morto e sepolto e sia inutile riesumarlo nel 2009, se non siete disposti a vedere una lunga storia romantica, se non avete almeno un pochino di tenerezza nel cuore, non andate a vederlo.
Se invece siete un po' meglio disposti e vi sedete al cinema consapevoli che dovrete stare su quella poltroncina parecchio tempo e che potreste aver bisogno di un po' di pazienza, allora benvenuti e buona visione.
Forse però un'altra premessa è dovuta: voi amanti del Baz Luhrmann di Moulin Rouge!, non aspettatevi un altrettanto scoppiettante fantasia.
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Opportuna premessa: ho sentito definire da più parti Australia un polpettone. Lo è: un polpettone lungo tre ore. Quindi, se pensate che il film classico sia ormai morto e sepolto e sia inutile riesumarlo nel 2009, se non siete disposti a vedere una lunga storia romantica, se non avete almeno un pochino di tenerezza nel cuore, non andate a vederlo.
Se invece siete un po' meglio disposti e vi sedete al cinema consapevoli che dovrete stare su quella poltroncina parecchio tempo e che potreste aver bisogno di un po' di pazienza, allora benvenuti e buona visione.
Forse però un'altra premessa è dovuta: voi amanti del Baz Luhrmann di Moulin Rouge!, non aspettatevi un altrettanto scoppiettante fantasia. Questo è semplicemente un altro film.
Un film imperfetto, che disattende almeno in parte le aspettative, soprattutto perché manca di originalità (tanto nella storia quanto nella messa in scena) e presenta personaggi piuttosto schematici, senza guizzi e senza troppa indagine psicologica.
Bene. Appurato questo, io ritengo invece che Luhrmann abbia ottenuto esattamente l'obiettivo che si era prefissato, realizzare il sogno di raccontare non solo una storia d'amore, ma una storia d'amore disegnata sullo sfondo della sua terra: non l'Australia che tutti conosciamo dalle brochures turistiche, ma quella arida, difficile, spettacolarmente bella dell'interno. E rappresentando allo stesso tempo una pagina triste e infamante della storia australiana, quella delle "Generazioni rubate" di giovani aborigeni mezzo sangue che venivano strappati alle famiglie per essere educati da comunità cattoliche.
Per realizzare tutto ciò Luhrmann ha scelto la forma più appropriata al suo progetto, quella del classico film epico hollywoodiano degli anni Quaranta, da Via col vento a Il Mago di Oz (non a caso esplicitamente citato a più riprese). Come Via col vento, Australia parla dei grandi temi dell'amore, della guerra e del razzismo, e mischia la storia fittizia alla storia reale (in questo caso il bombardamento di Darwin durante la Seconda Guerra Mondiale). Come Via col vento vuole essere non solo una storia, ma la storia di un intero territorio.
Ecco il progetto di Luhrmann, ecco Australia, che è insieme western classico, film epico, storia romantica e film di guerra. Non c'è niente da dire, è un film che rispetta i canoni dei film classici, senza sorprese: nonostante le mille peripezie si sa chi morirà e chi vivrà, perché è così che deve essere. Eppure ciò non impedisce alla storia di appassionare, di strappare qualche lacrima qui e là, di dare soddisfazione.
Il che può piacere o non piacere. Si può essere d'accordo o meno con le scelte di Luhrmann, ma non si può dire che non abbia realizzato un film perfettamente aderente al suo intento.
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gabry
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martedì 3 marzo 2009
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non è il moulin rouge.... ma
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Luhurman ci aveva abituato a un cinema esagerato, debordante e visionario, per cui sorprende un pò la scelta rigrosamente e stilisticamente dal taglio classico, film generoso si, nelle inquadrature e nella lussurreggiante fotografia, negli spazi immensi e nei paesaggi spettacolari, ma dal contenuto abbastanza prevedibile. Nicole Kidman è convincente nel ruolo dell'ingessata donna inglese che si trasforma in una missis boss e guida una mandria attraverso il deserto, con un bambino , un simpatico ubriacone e un mandriano, fin troppo macho e palestrato per un rude custode di bestiame. Battibechi, malintesi e schermaglie tra i due , preludio a quello che diventerà un grande amore che renderà entrambi più maturi e consapevoli, dove ognuno troverà la salvezza nelle braccia dell'altro.
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Luhurman ci aveva abituato a un cinema esagerato, debordante e visionario, per cui sorprende un pò la scelta rigrosamente e stilisticamente dal taglio classico, film generoso si, nelle inquadrature e nella lussurreggiante fotografia, negli spazi immensi e nei paesaggi spettacolari, ma dal contenuto abbastanza prevedibile. Nicole Kidman è convincente nel ruolo dell'ingessata donna inglese che si trasforma in una missis boss e guida una mandria attraverso il deserto, con un bambino , un simpatico ubriacone e un mandriano, fin troppo macho e palestrato per un rude custode di bestiame. Battibechi, malintesi e schermaglie tra i due , preludio a quello che diventerà un grande amore che renderà entrambi più maturi e consapevoli, dove ognuno troverà la salvezza nelle braccia dell'altro. Tre ore tutto sommato piacevoli, distensive, senza sforzi cerebrali, una serata tranquilla.
Peccato per il pessimno doppiaggio a Hugh Jakman, sembrava un doppiatore da fumetti
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yris2002
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mercoledì 11 marzo 2009
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si salva solo l'australia!
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Quando un film è ambientato in una terra così densa di mistero, fascino, soprattutto per chi vive così lontano da quella stessa terra da sogno, e quando la fotografia riesce a renderla in maniera così viva e affascinante, è difficile bocciarlo in maniera assoluta.
Eppure di questo "Australia" si salva proprio solo la terra d'Australia, perchè tutto il resto delude, e stanca. Se il primo blocco del film sa abbastanza accattivare l'attenzione e la curiosità dello spettatore, soprattutto in virtù di un approccio ironico nei confronti dei personaggi e di certe situazioni, il secondo risulta davvero pesante, prolisso, trascinato a forza verso un happy end, che metta tutti col cuore in pace. La seconda parte sembra quasi diretta da un altro regista, la godibile ironia cede il posto ad un tono tragico, che forzatamente cerca di mettere in luce la profonda drammaticità di ogni situazione.
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Quando un film è ambientato in una terra così densa di mistero, fascino, soprattutto per chi vive così lontano da quella stessa terra da sogno, e quando la fotografia riesce a renderla in maniera così viva e affascinante, è difficile bocciarlo in maniera assoluta.
Eppure di questo "Australia" si salva proprio solo la terra d'Australia, perchè tutto il resto delude, e stanca. Se il primo blocco del film sa abbastanza accattivare l'attenzione e la curiosità dello spettatore, soprattutto in virtù di un approccio ironico nei confronti dei personaggi e di certe situazioni, il secondo risulta davvero pesante, prolisso, trascinato a forza verso un happy end, che metta tutti col cuore in pace. La seconda parte sembra quasi diretta da un altro regista, la godibile ironia cede il posto ad un tono tragico, che forzatamente cerca di mettere in luce la profonda drammaticità di ogni situazione. Dalla guerra all'intollerabile violenza nei confronti degli indigeni, tutto è esplicitato attraverso un'eccessiva dovizia di particolari drammatici, per poi sciogliere ogni tensione finale in modo fin troppo semplicistico.
I protagonisti sono indubbiamente belli, forse troppo, in particolare una Nicole Kidman, a volte vittima della sua stessa eterea bellezza e della sua inespressiva mimica facciale, troppo perfetta, mai un capello fuori posto anche nei contesti più difficoltosi.
Molto tenero il piccolo Nullah, nonostante il pessimo doppiaggio, e, unico fatto toccante, il suo ritorno al mondo dei suoi antenati, alla ricerca delle sue autentiche origini, così barbaramente annullate dalla colonizzazione dei bianchi.
Un film che offre tanti, forse troppi spunti di riflessione, lasciando lo spettatore in uno stato di confusione e di stanchezza per il troppo visto.
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