gianni lucini
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sabato 10 dicembre 2011
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la guerra è finita ma non per tutti
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La guerra civile è finita da mesi ma in uno sperduto angolo di quelli che erano i territori della Confederazione qualcuno continua la sua personale battaglia più per ebbrezza di potere che per convinzione. È questo il nucleo centrale della narrazione da cui si dipartono una serie di divagazioni seguendo le vicissitudini di un ranger dell’esercito nordista arrivato per annunciare la pace e costretto invece a impugnare la pistola dopo il massacro della sua piccola scorta. La sua azione si interseca con la lotta per la libertà degli abitanti del villaggio schiavizzati da sudisti e predoni messicani uniti nella lotta. C’è un po’ del primo Django di Corbucci nella tensione antirazzista che porta Shango a organizzare la lotta dei peones contro chi li ha ridotti in schiavitù.
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La guerra civile è finita da mesi ma in uno sperduto angolo di quelli che erano i territori della Confederazione qualcuno continua la sua personale battaglia più per ebbrezza di potere che per convinzione. È questo il nucleo centrale della narrazione da cui si dipartono una serie di divagazioni seguendo le vicissitudini di un ranger dell’esercito nordista arrivato per annunciare la pace e costretto invece a impugnare la pistola dopo il massacro della sua piccola scorta. La sua azione si interseca con la lotta per la libertà degli abitanti del villaggio schiavizzati da sudisti e predoni messicani uniti nella lotta. C’è un po’ del primo Django di Corbucci nella tensione antirazzista che porta Shango a organizzare la lotta dei peones contro chi li ha ridotti in schiavitù. Quasi a sottolineare il punto di contatto, anche il “cattivo” maggiore sudista Droster è interpretato dallo stesso Eduardo Fajardo che già si era trovato a fare i conti con la pistola e la voglia di vendetta di Django. Buona come sempre l’interpretazione di Anthony Steffen che ha anche collaborato al soggetto del film. Tra le curiosità spicca la presenza del piccolo Giusva Fioravanti, che da grande fonderà il gruppo neofascista dei NAR, diventerà uno dei protagonisti della stagione del terrorismo nero e verrà condannato per la Strage della Stazione di Bologna. Il regista Edoardo Mulargia sceglie di firmare con lo pseudonimo Edward G. Muller.
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elgatoloco
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venerdì 25 maggio 2018
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spaghetti western routinario
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Tra fine anni Sessanta e i Seventies dello scorso secolo, molti spaghetti-western, un po'sull'onda di Sergio Leone, ma in modo più esplicito-dichiarato rispetto al Maestro(e lo era sul serio e come!)erano metafore politiche, in particolare rispetto alla situazione di oppressione atavica dei poveri del mondo e in specie dell'America Latina, che il presidente USA Monroe negli annni 40 del 1800 definiva il"nostro cortile di casa"...Anni in cui, anche un grande come Carlo Lizzani dirige"Requiescant"con Pier Paolo Pasolini nel ruolo di un"prete della liberazione"ante litteram e l'ottimo Giulio Petroni dirige"Tepepa"con Tomas Miliian e Orson Welles.
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Tra fine anni Sessanta e i Seventies dello scorso secolo, molti spaghetti-western, un po'sull'onda di Sergio Leone, ma in modo più esplicito-dichiarato rispetto al Maestro(e lo era sul serio e come!)erano metafore politiche, in particolare rispetto alla situazione di oppressione atavica dei poveri del mondo e in specie dell'America Latina, che il presidente USA Monroe negli annni 40 del 1800 definiva il"nostro cortile di casa"...Anni in cui, anche un grande come Carlo Lizzani dirige"Requiescant"con Pier Paolo Pasolini nel ruolo di un"prete della liberazione"ante litteram e l'ottimo Giulio Petroni dirige"Tepepa"con Tomas Miliian e Orson Welles... Molto più modesto, questo"Shango, la pistola infallibile"(1970, di Edoardo Mulargia, qui con lo pseudonimo di Edward Muller, dirige Anthony Steffen, in realtà Antonio Luiz de Teffè (romano ma di ascendenze brasiliano.-prussiane)propone un tema simile, quello di un pistolero che prende le parti dei campesinos contro un latifondista-sfruttatore. Solo che gli esiti, purtroppo, sono decisamente più modesti e anche Steffen-De Teffè è inteprete-protagonista decisamente più modesto degli illustri interpreti citati come termini comparationis... Diremmo che"Shango", quasi "sanza infamia e sanza lode"o comunque poco di più è film modesto, che cerca di ricalcare orme decisamente più illustri... tra cui anche quelle dei film citati e di altri. Dire di più sarebbe o perdersi nei dettaglio meglio"per li rami"oppure imbastire argomentazioni capziose per"salvare"qualche interprete rispetto ad altri, il che non sembra particolarmente elegante né produttivo... Senz'altro il regista autore(e alla sceneggiatura ha collaborato l'attore protagonista, che ha co-scritto anche il soggetto)sarebbe, almeno parzialmente, d'accordo, conscio di non ave realizzato un capolavoro... El Gato
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