rongiu
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sabato 4 settembre 2010
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un geniale affabulatore.
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Correva l’anno 1992 - Nel panorama cinematografico appare un nuovo regista ed un nuovo film.
Il regista si chiama Quentin Tarantino, il film è - Le iene - Cani da rapina "Reservoir Dogs."
Trama: Rapina, fuga in un deposito, dibattiti, litigi, conseguenze emotive, morte protagonisti. (tranne uno, forse).
Chi è Quentin Tarantino: Un geniale affabulatore. (s.m. abile narratore)
Cos’è Reservoir Dogs: Un film contro ogni arroganza intellettuale. Quando sei incazzato sul serio utilizzi gli strumenti che meglio conosci per farti sentire.
Quali sono i sintomi (dell’incazzatura): Un geniale affabulatore ti sorprende quando parla e manipola argomenti quali, razza, musica, religione, violenza.
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Correva l’anno 1992 - Nel panorama cinematografico appare un nuovo regista ed un nuovo film.
Il regista si chiama Quentin Tarantino, il film è - Le iene - Cani da rapina "Reservoir Dogs."
Trama: Rapina, fuga in un deposito, dibattiti, litigi, conseguenze emotive, morte protagonisti. (tranne uno, forse).
Chi è Quentin Tarantino: Un geniale affabulatore. (s.m. abile narratore)
Cos’è Reservoir Dogs: Un film contro ogni arroganza intellettuale. Quando sei incazzato sul serio utilizzi gli strumenti che meglio conosci per farti sentire.
Quali sono i sintomi (dell’incazzatura): Un geniale affabulatore ti sorprende quando parla e manipola argomenti quali, razza, musica, religione, violenza. Insomma i suoi personaggi davanti alle telecamere non perdono mai vivacità anche in situazioni estreme. Tutto è strutturato intorno ai dialoghi che sono sempre stimolanti. Tarantino ti scuote dal torpore.
Come ci riesce: Attraverso la macchina da presa, non lasciandoti via di scampo. Sei lì sotto tiro, sempre è comunque.
A cosa è paragonabile l’opera di Tarantino: Al giocattolo più famoso dell’artista Mamontow. La Matrioska.
In che senso: La Matrioska è un insieme di bambole, russe, in legno, di dimensioni diverse, piacevolmente colorate. Ogni pezzo può essere inserito in un altro e si divide in due parti. I pezzi al loro interno non sono pieni, ma vuoti. Solo l’ultimo, il più piccolo, che prende il nome di “seme” è pieno. Il pezzo più grande si chiama “madre”. La matrioska, rappresenta una figura contadina, materna e generosa come lo può essere la terra. La mente creativa di Tarantino è generosa come lo è una matrioska.
Hai un messaggio per Mr. Tarantino? Si, benvenuto in Italia. Venezia è bella. Un sodalizio con Carlo Verdone porterebbe un Oscar in Italia.
Un esempio di narrazione fantasiosa (affabulazione)
Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: «Sono cieco, aiutatemi per favore!»
One day a blind man was sitting on the slope of a sidewalk with a cap at his feet and a piece of cardboard with this written on it: “I am blind. Help me please.”
Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello.
An advertising professional who was passing by stopped and noted that there were only a few cents in the hat.
Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase.
He bent and put in some money, then without asking the blind man’s permission took the cardboard, turned it, and wrote another phrase.
Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote.
In the afternoon, the ad man passed by the blind man again and noted that his cap was full of coins and paper money.
Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato.
The blind man recognized the step of the man and asked him if he was the one who had written on the piece of cardboard and, above all, what he had written.
Il pubblicitario rispose: Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo.
The ad man replied: Nothing that isn’t true. I simply rewrote your phrase in another way.
Sorrise e se ne andò. Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: «Oggi è primavera e io non posso vederla».
He smiled and left. The blind man never knew that on the piece of cardboard was written: “Today is spring, and I can not see it.”
Morale: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.
Moral: Change your strategy when things aren’t going very well, and you will see that they then will go better.
Good Ciak!
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pier lorenzo pisano
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venerdì 1 aprile 2011
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una grande prima prova, cinica e violenta
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Il primo lungometraggio di Tarantino presenta molte tematiche che ritorneranno sempre: la violenza (qui ancora realistica e non ridicola, la formidabile sceneggiatura dai dialoghi ironici e sferzanti, un’esasperato citazionismo e in particolare un grosso debito col cinema orientale(al quale attinge pesantemente, basti pensare a “City on Fire”).
La vicenda tratta essenzialmente di una rapina andata male, per colpa di un infiltrato: ma l’attenzione è posta sui dialoghi e le differenti psicologie dei personaggi; la scena della rapina non verrà mai rappresentata sullo schermo, mentre attraverso vari flashback conosceremo gradualmente i retroscena e dettagli sui rapinatori.
La sequenza iniziale sintetizza l’essenza stessa del film: un gruppo di persone in un caffè, discutono di musica e di altri argomenti generici.
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Il primo lungometraggio di Tarantino presenta molte tematiche che ritorneranno sempre: la violenza (qui ancora realistica e non ridicola, la formidabile sceneggiatura dai dialoghi ironici e sferzanti, un’esasperato citazionismo e in particolare un grosso debito col cinema orientale(al quale attinge pesantemente, basti pensare a “City on Fire”).
La vicenda tratta essenzialmente di una rapina andata male, per colpa di un infiltrato: ma l’attenzione è posta sui dialoghi e le differenti psicologie dei personaggi; la scena della rapina non verrà mai rappresentata sullo schermo, mentre attraverso vari flashback conosceremo gradualmente i retroscena e dettagli sui rapinatori.
La sequenza iniziale sintetizza l’essenza stessa del film: un gruppo di persone in un caffè, discutono di musica e di altri argomenti generici. Questa scena è completamente slegata dal resto del film ed ha due funzioni: ci mostra i personaggi rilassati, a loro agio, scherzosi e crea nello spettatore empatia per loro (che sarebbe stato difficile creare mostrandoli come assassini spietati); in secondo luogo lancia alcuni indizi su ognuno attraverso i loro discorsi: i personaggi sono i loro dialoghi.
Mr. White(Harvey Keitel) è “anziano” rispetto agli altri e accomodante, ma sa farsi rispettare; Mr. Pink(Steve Buscemi) col suo discorso sulle mance appare anticonformista, cinico, materialista e calcolatore; Mr. Blonde(Michael Madsen) è taciturno, e l’unica battuta che dice è:“vuoi che spari a questo stronzo?”, che pur se detta in un contesto scherzoso esprime la sua violenza; Eddie "il bello" Cabot(Chris Penn) sembra amichevole, ma si distingue dagli altri: è lui che raccoglie le mance, si trova evidentemente in una situazione di superiorità, ed infatti è il figlio del boss; Joe Cabot(Lawrence Tierney) è il capo indiscusso, piu anziano di Mr. White, paga per gli altri e ignora le resistenze di Mr. Pink nel lasciare una mancia; Mr. Orange(Tim Roth) parla solo quando Joe chiederà chi non ha messo la mancia: fa la spia, ed infatti sarà lui a tradire.
È importante sottolineare come nulla faccia presagire che questi uomini siano dei criminali. Assistiamo solo ad una scena tranquilla in un bar.
Subito dopo questa lunga sequenza, il ritmo del film cambia drasticamente e davanti a noi c’è un uomo urlante in un lago di sangue, un irriconoscibile Mr. Orange(se confrontato alla persona vista nel bar) con Mr. White alla guida. Lo spettatore è catapultato nell’azione, senza nessuna idea su cosa stia succedendo, (sebbene inizialmente la sceneggiatura di Tarantino dopo la scena del bar prevedesse una didascalia “uno di questi uomini è un poliziotto. E prima della fine, saranno tutti morti tranne uno”).
A parte alcuni interni e pochissimi esterni, tutto il film si svolge nell’hangar, punto di ritrovo a rapina ultimata; come in un dramma teatrale tutta l’azione e la tensione passa attraverso il parlato, mentre la violenza oltre che verbale è anche fisica: celebre la scena della tortura del poliziotto da parte di Mr. Blonde a ritmo di "Stuck in the Middle With You".
Una grande prima prova, cinica e violenta; il piccolo hangar che ospita i rapinatori è una metafora del mondo fuori controllo in cui viviamo, dove la follia può presentarsi in ogni momento, nessuno è davvero in grado di conoscere gli altri, non ci si può fidare di nessuno ed anzi la fiducia paga pegno, non c’è nulla di pianificabile e l’imprevisto è all’ordine del giorno e tutti attendono impotenti il proprio destino.
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francesco manca
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domenica 10 febbraio 2008
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"la rivoluzione tarantiniana"
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Esattamente sedici anni fa, nel 1992, un nuovo talento visionario, ribelle e mai visto prima, sfornò uno dei film più controversi e criticati della storia del cinema. Il suo nome era Quentin Tarantino, divenuto oggi uno dei più importanti filmaker della New Hollywood.
Il suo primo lavoro dietro la macchina da presa, s’intitola appunto “Reservoir Dogs”, il cui titolo deriva da un miscuglio fra una termine francese (recevoir) e il titolo di un film di Sam Peckimpah (“Cane di paglia”), e cosa poteva venirne fuori da questa magica fusione di pura cinematografia e arte se non un Capolavoro ?
“Reservoir Dogs”, è un film volutamente “disordinato”, nel senso che la sceneggiatura, scritta dallo stesso Tarantino, raggruppa le scene secondo un ordine sparso, e quindi non cronologico, ed è forse questa la più significativa innovazione che ha rivoluzionato per sempre modo di fare cinema negli anni ’90, periodo in cui, se non ci fosse stato il mentore Tarantino, sarebbero stati ancora più grigi, bui e opachi di quanto non lo sono già stati.
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Esattamente sedici anni fa, nel 1992, un nuovo talento visionario, ribelle e mai visto prima, sfornò uno dei film più controversi e criticati della storia del cinema. Il suo nome era Quentin Tarantino, divenuto oggi uno dei più importanti filmaker della New Hollywood.
Il suo primo lavoro dietro la macchina da presa, s’intitola appunto “Reservoir Dogs”, il cui titolo deriva da un miscuglio fra una termine francese (recevoir) e il titolo di un film di Sam Peckimpah (“Cane di paglia”), e cosa poteva venirne fuori da questa magica fusione di pura cinematografia e arte se non un Capolavoro ?
“Reservoir Dogs”, è un film volutamente “disordinato”, nel senso che la sceneggiatura, scritta dallo stesso Tarantino, raggruppa le scene secondo un ordine sparso, e quindi non cronologico, ed è forse questa la più significativa innovazione che ha rivoluzionato per sempre modo di fare cinema negli anni ’90, periodo in cui, se non ci fosse stato il mentore Tarantino, sarebbero stati ancora più grigi, bui e opachi di quanto non lo sono già stati.
Un’altra interessante trovata di “Reservoir Dogs”, è quella di non voler far conoscere allo spettatore i veri nomi dei protagonisti della storia, che, essendo all’oscuro dell’identità di ognuno di loro, si chiamano usando nomi di colori: Harvey Keitel è “Mr. White, Tim Roth è “Mr. Orange”, Michael Madsen è “Mr. Blonde”, Steve Buscemi è “Mr. Pink”, Eddie Bunker è “Mr. Blue”, e lo stesso Quentin Tarantino, anche attore, è “Mr. Brown”. Ogni interprete di “Reservoir Dogs”, è divenuto immediatamente un mito, un cult, ognuno per un motivo diverso: Keitel, per la sua attitudine al comando e per la sua straordinaria capacità di saper prendere decisioni compromettenti, Roth, per la sua tenacia, per la sua forza, per la sua bravura che ha dimostrato interpretando un ruolo difficile, che gli frutterà negli anni a seguire, diverse collaborazione con Tarantino, Madsen per la sua sadicità e per il suo modo di fare molto calmo e accurato, e lo dimostra la famosa scena del taglio dell’orecchio ai danni del poliziotto preso in ostaggio, e così via per tutti gli altri…
A gran parte della critica, americana e non, “Reservoir Dogs” non è proprio andato giù, perché, come ben sappiamo, la pellicola è considerata tutt’oggi, una delle più violente di forte impatto psicologico della storia, e questo “estenuante” uso di violenza, fece scalpore al Sundance Film Festival del ’92, e ciò ricevette sì diverse critiche assai negative, ma diede a maggior ragione una bella scossa all’industria cinematografica di quel periodo, che cominciava già a cimentarsi nella produzione di “Teen/Blockbuster Movie” scadenti, che, ahimè, oggi giorno, hanno letteralmente invaso le sale di tutto il mondo.
“Reservoir Dogs” ha quindi risvegliato tutte quelle bellezze da tempo lasciate in ombra, adottando per l’occasione una magnifica colonna sonora in perfetto stile anni ’70, e dando alla luce una nuova forma di dialoghi (i dialoghi non-sense), che sono divenuti in seguito una caratteristica di distinzione tra le opere di Tarantino e gli altri “popcorn-movie” made in Usa.
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kronos
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venerdì 13 agosto 2010
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ad oggi il miglior tarantino
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La fama è arrivata con 'Pulp Fiction', ma il vero capolavoro tarantiniano rimane l'esordio low budget. 'Le iene' è il miglior concentrato filmico della Quentin filosofia: denso, imprevedibile, feroce, grottesco, autoriale e citazionista pur mantenendo una personalità propria.
Gli stessi ingredienti verranno felicemente riproposti in (alcuni) film successivi, 'Inglorious Basterds' compreso, ma non con la stessa tensione e compattezza narrativa del primo film.
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weach
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giovedì 14 ottobre 2010
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cinema surreale e fenomeno di trasfigurazione
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Quando il sangue potrebbe divenire amore in virtù di una rappresentazione surreale .
Tesi diffusamente accettata dalla critica e dallo stesso autore; l'eccesso produce rigetto e trasformazione.
Lessi di Gian Luigi Rondi un termine che a me piacque subito che ho ttrovato subito appropriato per questo film: qui si attua "un fenomeno di trasfigurazione " .
Premetto di non essere grande estimatore del genere
“sanguinario violento oltre i limiti dell’ immaginabile” ma qui c'è dell'altro , molto di più.
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Quando il sangue potrebbe divenire amore in virtù di una rappresentazione surreale .
Tesi diffusamente accettata dalla critica e dallo stesso autore; l'eccesso produce rigetto e trasformazione.
Lessi di Gian Luigi Rondi un termine che a me piacque subito che ho ttrovato subito appropriato per questo film: qui si attua "un fenomeno di trasfigurazione " .
Premetto di non essere grande estimatore del genere
“sanguinario violento oltre i limiti dell’ immaginabile” ma qui c'è dell'altro , molto di più.
Sicuramente questo film è cult del genere citato insieme anche a “Pulp Fiction” ed a molti altri.
QuentinTarantino , regista italo americano, con questo film realizza il suo esordio cinematografico di successo traendo ispirazione dal film di 1958 di Stanley Kubrick.
Tarantino è autodidatta , intelligente , molto personale , grottesco nel descrivere la violenza ;negli eccessi dipinge un mondo reale , affatto fantasioso perché è colpito dal cinismo del mondo , dalla violenza e sente il dovere e la capacità di rappresentarli, con una “lente macroscopica”; quasi volesse con tali esagerazioni sollecitare attenzione e favorire l’espiazione di un umanità insensibile ,dispersa , avulsa dall’armonia.
Il nostro personale convincimento ci porta a stigmatizzare la duttilità della regia nel costruisce brillantemente una sceneggiatura libera da schemi rigidi, fluida, profondamente istintiva ed intuitiva, con spirito creativo senza mai negarsi tocchi di ironia e di humor macabro, nero.
Tarantino è spesso “osservatore distaccato “; altre volte invece fortemente partecipativo;
del resto la vita non è univoca e la mutevolezza è il "leit motiv" del tutto .
Tarantino dice di se poco ; ama rappresentare e tutti lo ascoltano perché il tema del sangue e della violenza è vincente e lui sostiene comunque che mettendo al “ centro la violenza” questa un giorno poterebbe non essere più nostra.
weach illuminati
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shiningeyes
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mercoledì 27 febbraio 2013
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esordio fulminante
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L'esordio al cinema di Tarantino è un fulmine a ciel sereno nel mondo cinematografico.
Nessun altro prima di lui aveva osato immettere scene così violente in un film, o perlomeno, farle entrare nella storia del cinema, e non facendolo rimanere nella stregua di un b-movie splatter, facendo diventare “Le Iene” un film di culto.
Accusato di plagio dalla critica (trama simile alla pellicola cinese “City On Fire”), Tarantino si difese con un :“I veri artisti non copiano, rubano!”; quindi, Tarantino, a neanche trent'anni, aveva già in chiaro cosa voleva fare e cosa voleva diventare; e “Le Iene” rappresenta l'assaggio e la totalità della sua poetica allo stesso tempo, non ultimata per i pochi mezzi a sua disposizione.
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L'esordio al cinema di Tarantino è un fulmine a ciel sereno nel mondo cinematografico.
Nessun altro prima di lui aveva osato immettere scene così violente in un film, o perlomeno, farle entrare nella storia del cinema, e non facendolo rimanere nella stregua di un b-movie splatter, facendo diventare “Le Iene” un film di culto.
Accusato di plagio dalla critica (trama simile alla pellicola cinese “City On Fire”), Tarantino si difese con un :“I veri artisti non copiano, rubano!”; quindi, Tarantino, a neanche trent'anni, aveva già in chiaro cosa voleva fare e cosa voleva diventare; e “Le Iene” rappresenta l'assaggio e la totalità della sua poetica allo stesso tempo, non ultimata per i pochi mezzi a sua disposizione.
Cosa alquanto insolita quanto eccezionale il ritagliare e mettere in mostra i propri film preferiti con elementi pulp , ma impresa ancor più ardua è farli piacere al pubblico; mi sembra evidente che, inconsapevolmente, Tarantino, sapeva cosa smuove e fa godere nell'intimo più recondito lo spettatore di cinema: la violenza. Ma attenti. Non si parla di una violenza gratuita, senza senso, ma di una violenza che è mezzo di studio e dinamiche degli uomini che la esercitano; e ciò, sarà la componente onnipresente nei film di Tarantino.
Molto più crudo e serio del successivo “Pulp Fiction”, “Le Iene” è un viaggio sulla mente criminale, di come agisce e pensa un criminale, di come uno giusto (Mr.Orange) lo diventi e di come a volte, esso provi sentimenti umani (Mr.Withe) o inumani (Mr.Blonde).
Il tutto è portato a compimento di uno schema narrativo inusuale, nella quale l'inizio del film è l'epilogo che deve essere spiegato, che attira appieno l'interesse dello spettatore, che lo incuriosisce e sconvolge: Cosa è andato storto nella rapina? Chi è l'infiltrato? Sono le domande che si pongono per quasi tutta la durata del film.
E poi, non è possibile non rimanere sconcertati in un finale così inaspettato quanto sanguinoso, dove la violenza tramite una sola e perfetta inquadratura, la fa da padrona.
Nonostante sia stato girato con un ridotto budget e che gli accessori di scena erano quasi tutti proprietà del cast, “Le Iene” è un film ottimo,di puro cinema, e che ci regala la prima espressione Tarantiniana, e serve a dimostrare che con poco si può entrare nella storia; poco, economicamente parlando.
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lukebiba94
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venerdì 11 marzo 2016
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l'esordio di tarantino
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Il primo film di Quentin Tarantino è un grande esordio per uno dei maggiori cineasti del cinema americano contemporaneo. Questo film dal ristretto budget (appena 1.2 milioni di dollari), ricevette un’accoglienza contrastante da parte della critica, infatti da una parte di essa fu elogiato, mentre dalla parte restante fu criticato per l’eccessiva violenza. Per quanto riguarda il pubblico nonostante un magro risultato al botteghino è diventato con il passare degli anni un cult-movie. Questo esordio di Tarantino mette in luce una caratteristica tipica dei suoi film, che è la narrazione non cronologica degli avvenimenti. Un’altra peculiarità che vedremo in questo film ed anche nei successivi lavori del regista è la presenza di dialoghi frizzanti e velati da una sottile ironia.
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Il primo film di Quentin Tarantino è un grande esordio per uno dei maggiori cineasti del cinema americano contemporaneo. Questo film dal ristretto budget (appena 1.2 milioni di dollari), ricevette un’accoglienza contrastante da parte della critica, infatti da una parte di essa fu elogiato, mentre dalla parte restante fu criticato per l’eccessiva violenza. Per quanto riguarda il pubblico nonostante un magro risultato al botteghino è diventato con il passare degli anni un cult-movie. Questo esordio di Tarantino mette in luce una caratteristica tipica dei suoi film, che è la narrazione non cronologica degli avvenimenti. Un’altra peculiarità che vedremo in questo film ed anche nei successivi lavori del regista è la presenza di dialoghi frizzanti e velati da una sottile ironia. Quest’ultima caratteristica delle sceneggiature tarantiniane è eseguita al meglio da alcuni attori rispetto ad altri e questi attori ritorneranno anche nelle opere successive di Tarantino (Harvey Keitel e Tim Roth). Sono presenti molti rimandi grandi film del passato, un esempio su tutti è lo stallo alla messicana tratto dai western di Sergio Leone. La violenza del film è molto esplicita in certi punti, ma Tarantino non pare condannarla esplicitamente, limitandosi invece a mostrarla sotto forma di black-comedy. Il cast è molto azzeccato, ma su tutti spicca la performance di Steve Buscemi che recita alla perfezione la parte del criminale cinico e ansiogeno.
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tony montana
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domenica 17 ottobre 2010
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fulminante esordio
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L’esordio registico dell’ex videotecaro Quentin Tarantino è un film costruito benissimo nonostante le numerose fonti di ispirazione, un film che fa dell’eccesso (di violenza, di ironia, di parole…) il suo cavallo vincente. Ha invece nella credibilità dell’intreccio il suo punto debole, ma la forza della narrazione convince comunque a stare al gioco. Raccontato attraverso continui flashback, giustificati dalla necessità di non svelare chi sia il traditore, il film appassiona e diverte per tutta la sua durata. Sembra spesso un semplice esercizio di stile, ma non si può non notare la capacità del regista di muovere la macchina da presa e di giocare con la linea temporale della storia secondo le necessità, riuscendo a sfiorare il capolavoro.
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L’esordio registico dell’ex videotecaro Quentin Tarantino è un film costruito benissimo nonostante le numerose fonti di ispirazione, un film che fa dell’eccesso (di violenza, di ironia, di parole…) il suo cavallo vincente. Ha invece nella credibilità dell’intreccio il suo punto debole, ma la forza della narrazione convince comunque a stare al gioco. Raccontato attraverso continui flashback, giustificati dalla necessità di non svelare chi sia il traditore, il film appassiona e diverte per tutta la sua durata. Sembra spesso un semplice esercizio di stile, ma non si può non notare la capacità del regista di muovere la macchina da presa e di giocare con la linea temporale della storia secondo le necessità, riuscendo a sfiorare il capolavoro. Per non parlare di scelta e utilizzo delle musiche di repertorio. L’ensemble d’attori offre una prova memorabile, ma se ce lo si poteva aspettare dall’anziano Lawrence Tierney e dai sempre bravi Harvey Keitel, Steve Buscemi e Tim Roth, è una sorpresa veder recitare (una tantum) Michael Madsen e Chris Penn. Fondendo l’hard boiled con il genere gangster, questo è tutt’oggi, uno dei migliori film di Tarantino regista ipertrofico che con sua somma gioia è stato capace di influenzare il cinema dei successivi dieci anni.
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ivanvalle90
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giovedì 28 ottobre 2010
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"le iene: animali da palcoscenico"
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Per chi ama il cinema, per chi guarda, respira, vive le emozioni che questa passione può trasmettere, per chi si sforza di osservare, con spirito critico, tutto ciò che gli viene offerto dai maestri della “settima arte”, è difficile trovare un film in cui i difetti siano praticamente nulli. Ebbene “Le Iene” è uno di questi film e Quentin Tarantino, con questa sua prima opera, è entrato di diritto tra i “Best-directors” della storia, capace di proporre un cinema nuovo, di nicchia se vogliamo. Certo le sue opere non sono gradite a tutti, ma rivelano uno stile che è propriamente suo, tant’è che capita spesso di sentire il neologismo “tarantiniano” come paradigma di un certo genere di film.
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Per chi ama il cinema, per chi guarda, respira, vive le emozioni che questa passione può trasmettere, per chi si sforza di osservare, con spirito critico, tutto ciò che gli viene offerto dai maestri della “settima arte”, è difficile trovare un film in cui i difetti siano praticamente nulli. Ebbene “Le Iene” è uno di questi film e Quentin Tarantino, con questa sua prima opera, è entrato di diritto tra i “Best-directors” della storia, capace di proporre un cinema nuovo, di nicchia se vogliamo. Certo le sue opere non sono gradite a tutti, ma rivelano uno stile che è propriamente suo, tant’è che capita spesso di sentire il neologismo “tarantiniano” come paradigma di un certo genere di film. Perché in effetti cos’è Tarantino? Riesce ad essere teatrale, riesce a lasciare che i suoi personaggi parlino per minuti e minuti di argomenti completamente fuori contesto, riesce a far impazzire con la sua cinefilia insita in ogni scena e a stupire con la scelta di straordinarie musiche di contorno. Ovviamente, anche Tarantino, ha i suoi alti e bassi. Non tutte le sue opere sono da considerare capolavori. Sicuramente “Reservoir Dogs” può considerarsi una delle sue opere migliori, un ottimo esordio. Pochi difetti e in gran parte riconducibili alla natura stessa del film e a ciò che l’autore si propone di scatenare nello spettatore. Ad esempio il turpiloquio che continua dall’inizio alla fine del film, ma del resto trattandosi di dialoghi tra gangster suonerebbe poco credibile un linguaggio da accademici di Oxford! Le ambientazioni claustrofobiche, rese ancora più opprimenti dallo stile delle riprese, che risultano “invischianti” come può esserlo il mondo del crimine. Per il resto, possiamo dire che Tarantino riesce a dare il meglio di sé in questa che è una chiara anticipazione di “Pulp Fiction”, capolavoro registico dell’era moderna, di pregiata fattura e girato con una perfezione quasi maniacale. Tornando a Reservoir Dogs, la storia ha inizio in un bar dove ad un tavolo sono seduti otto uomini, che intavolano una discussione alquanto singolare sulla canzone “Like a virgin” di Madonna. Una ripresa circolare presenta i personaggi che verranno ben “inquadrati” più avanti. Il regista propone un montaggio non lineare, in cui le storie dei personaggi e quella del “colpo” si intersecano continuamente. I vari protagonisti, per non rivelare la propria identità, hanno i nomi dei colori (Mr. Brown, Mr. Blue, Mr. Pink, Mr. White, Mr. Orange, Mr. Blonde) e nelle relazioni “anonime” che i personaggi imbastiscono tra loro, mentre preparano il “colpo” ad un grossista di diamanti, e mentre discutono sul colpo che non è andato come sarebbe dovuto, si fronteggiano le deliranti azioni di uno psicopatico e un affiatamento inspiegabile tra due di loro. Una fiducia cieca che non si piega nemmeno all’evidenza, ma solo alla confessione finale, che nella sua inutilità risulta essere un’estrema testimonianza di gratitudine. Sono forse solo dettagli che però rendono grande un film. A supportare Tarantino c’è un cast di tutto rispetto da Harvey Keitel a Steve Buscemi, Tim Roth, Michael Madsen e lo scrittore Eddie Bunker. Più che un film, sembrerebbe una pièce teatrale, dato che la maggior parte delle riprese sono state girate in un'unica location, un garage, ritrovo dei rapinatori dopo il colpo. In questo garage Tarantino monterà fiumi e fiumi di parole, battute, colpi di scena, rendendo la tensione così potente da trascinare lo spettatore. Assolutamente da vedere.
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franknfurter
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domenica 23 gennaio 2011
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il primo figlio del genio
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Cosa dire di questo film? Le Iene è apparentemente un film con una storia molto semplice ma con un colpo di scena alla fine: uno dei criminali è un poliziotto infiltrato. tarantino è riuscito a girare il film che stravolse il cinema negli anni '90 piazzando semplicemente sei perfetti sconosciuti in un deposito. Ciò significa e ci insegna che per fare un film di un certo spessore, non bisogna munirsi di chissà quali effetti speciali o costumi o trucco. tarantino esordisce come regista con un hard boiled, genere che verrà migliorato con Pulp Fiction. Nonostante le scene esplicite di violenza è un film da vedere assolutamente almeno una volta nella vita.
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Cosa dire di questo film? Le Iene è apparentemente un film con una storia molto semplice ma con un colpo di scena alla fine: uno dei criminali è un poliziotto infiltrato. tarantino è riuscito a girare il film che stravolse il cinema negli anni '90 piazzando semplicemente sei perfetti sconosciuti in un deposito. Ciò significa e ci insegna che per fare un film di un certo spessore, non bisogna munirsi di chissà quali effetti speciali o costumi o trucco. tarantino esordisce come regista con un hard boiled, genere che verrà migliorato con Pulp Fiction. Nonostante le scene esplicite di violenza è un film da vedere assolutamente almeno una volta nella vita.
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