dandy
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martedì 4 novembre 2014
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scontato
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Al suo terzo film Korine(che sceneggia assieme al fratello Avi)mette da parte gli eccessi sgradevoli degli esordi e tratteggia una parabola stralunata sull'ossessione per la fama e l'incapacità di trovare un'identità nella società odierna.Un'idea originale sulla carta che però non funziona sullo schermo.Freddo e autocompiaciuto,con personaggi che non suscitano alcun interesse,siparietti grotteschi(l'esibizione di "Michael" circondato dai vecchietti) e metafore stratrite(le pecore sterminate,le suore che volano).Ridicola la scena in cui il protagonista vede animarsi le facce dipinte nelle uova e parla persino con "Merilyn" a proposito del proprio futuro,come quella della preghiera in caduta libera.
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Al suo terzo film Korine(che sceneggia assieme al fratello Avi)mette da parte gli eccessi sgradevoli degli esordi e tratteggia una parabola stralunata sull'ossessione per la fama e l'incapacità di trovare un'identità nella società odierna.Un'idea originale sulla carta che però non funziona sullo schermo.Freddo e autocompiaciuto,con personaggi che non suscitano alcun interesse,siparietti grotteschi(l'esibizione di "Michael" circondato dai vecchietti) e metafore stratrite(le pecore sterminate,le suore che volano).Ridicola la scena in cui il protagonista vede animarsi le facce dipinte nelle uova e parla persino con "Merilyn" a proposito del proprio futuro,come quella della preghiera in caduta libera.E la sottotrama che vede protagonista lo sprecato Werner Herzog sembra un lavoro a parte appiccicato solo per allungare il brodo.Cosa dovrebbe rappresentare comunque?Una satira dell'eccessivo bigottismo?O sulla fede vera che può salvare una suora ma non tutto il gruppo sull'aeroplano?Di certo con la trama vera e propria non ha niente a che fare.Anita Pallemberg(la regina d'Inghilterra)è poco più che una comparsa(meglio per lei).Rachel Korine,moglie del regista,è "Cappuccetto Rosso".In Italia è inedito ma non è questa gran perdita.
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fabrizio dividi
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domenica 28 aprile 2013
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solitudini allo specchio
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Un film doppio che parla di doppi, ecco come appare il Mr Lonely di Harmony Korine con le sue due storie apparentemente distinte ma cosi sottilmente unite dal tema della speranza e della fede miseramente sconfitte. In un caso l'allegoria riguarda temi terreni, come può essere il tentativo di creare una compagnia teatrale improvvisata composta da sosia di personaggi famosi. In un altro spirituali, con il miracolo della suora che sopravvive ad un volo senza paracadute.
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Un film doppio che parla di doppi, ecco come appare il Mr Lonely di Harmony Korine con le sue due storie apparentemente distinte ma cosi sottilmente unite dal tema della speranza e della fede miseramente sconfitte. In un caso l'allegoria riguarda temi terreni, come può essere il tentativo di creare una compagnia teatrale improvvisata composta da sosia di personaggi famosi. In un altro spirituali, con il miracolo della suora che sopravvive ad un volo senza paracadute. E in entrambi i casi l'incontro con la realtà è cinicamente fallimentare, senza seconde possibilità; dove tutti coloro che coltivano un sogno si ritrovano sconfitti attraverso un percorso allo stesso tempo formativo e spietato.
E fin dalla scelta dei personaggi da interpretare da parte della bislacca compagnia di pseudo-sosia si intravede la sconfitta immanente: Marilyn Monroe, segnata da un destino autodistruttivo che si ri-compie in assoluta coerenza è, paradossalmente, l'unica che porta a buon fine la missione di 'essere' qualcun altro. Al contrario, Chaplin si confonde con Adolf Hitler più che con lo Charlot che tutti conosciamo, quasi in ossequio alla doppia interpretazione con cui ne "Il grande dittatore" l'attore e regista inglese volle raccontare le tragiche vicende del nazismo. Pure la personificazione di Lincoln (morto per un tragico attentato) e James Dean (in un incidente d'auto) non fanno presagire niente di buono. Le stesse figure di Shirley Temple e dei tre Stooges sono ormai "morte" nella memoria più nella loro forma iconica che in quella corporea. E i doppi di papa e regina sono di per sé simulacri extra corporei, metafisiche figure eteree ed eterne, impersonali ed immortali personificazioni di un ruolo che ne sovrasta la fisicità e la vita stessa. E per ultimo, il protagonista Michael Jackson che è interpretato poco dopo il processo per pedofilia che in qualche modo aveva ucciso l'uomo Michael lasciando viva solo la sua leggenda iconica, peraltro immortale anche dopo il suo decesso.
La grottesca rivisitazione di personaggi dello star system comporta una forte lettura metafilmica potenziata da interpreti-registi di prim'ordine (Werner Herzog e Leos Carax su tutti) in un gioco di specchi che accentua il senso della duplicazione ma è soprattutto il senso del tempo che strugge nella sua dissoluzione. Mr. Lonely è un gioco nostalgico che rimanda agli Anni '60, al fallimento dell'utopia psichedelica e gioiosa del decennio di Magical Mystery Tour e del free cinema ma con il senso del tempo perduto, della mortifera consapevolezza che il sogno è svanito per sempre, con le sue tragedie, le sue sconfitte e le sue prese di coscienza. Mr. Lonely racconta solitudini che non si completano a vicenda, maschere tristi di vite mai nate dove anche Dio si prende gioco della speranza. Fabrizio Dividi
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gionata
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martedì 23 agosto 2011
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il sosia di un buon film
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Il sosia di Michael Jackson incontra la sosia di Marilyn Monroe sposata con il sosia di Charlie Chaplin, dal quale ha avuto una filgia, sosia di Shirley Temple (che ha un cagnolino sosia di Lassie che mangia croccantini a loro volta sosia dei sassi di Matera....ovviamente no, ma non sarebbe stato poi così eterogeneo dalla stupidità della trama).
Marilyn lo invita a trasferirsi in una comune, abitata da soli sosia, il cui unico scopo nella vita è organizzare uno spettacolo teatrale tutto loro, che si rivelerà un flop e condurrà Marylin al suicidio.
questa trama di 3 righe viene splamata su 112 minuti di aberrante noiosità.
la fortuna di questo lungometraggio (che esula dallo stile di Korine) è quella di contenere al suo interno una breve narrazione parallela e del tutto slegata dalla trama principale, che interviene (per fortuna) a spezzare la monotonia del film catturando ,meritatamente, l'attenzione dello spettatore a discapito della narrazione principale.
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Il sosia di Michael Jackson incontra la sosia di Marilyn Monroe sposata con il sosia di Charlie Chaplin, dal quale ha avuto una filgia, sosia di Shirley Temple (che ha un cagnolino sosia di Lassie che mangia croccantini a loro volta sosia dei sassi di Matera....ovviamente no, ma non sarebbe stato poi così eterogeneo dalla stupidità della trama).
Marilyn lo invita a trasferirsi in una comune, abitata da soli sosia, il cui unico scopo nella vita è organizzare uno spettacolo teatrale tutto loro, che si rivelerà un flop e condurrà Marylin al suicidio.
questa trama di 3 righe viene splamata su 112 minuti di aberrante noiosità.
la fortuna di questo lungometraggio (che esula dallo stile di Korine) è quella di contenere al suo interno una breve narrazione parallela e del tutto slegata dalla trama principale, che interviene (per fortuna) a spezzare la monotonia del film catturando ,meritatamente, l'attenzione dello spettatore a discapito della narrazione principale.
In questo "film nel film", girato con uno stile documentaristico, appare, come attore protagonista, niente meno che Werner Herzog nel ruolo di un prete, a capo di un gruppo di suore missionarie in sud-america.
alle suddette suore, durante un volo a bordo di un piccolo bimotore, nel tentativo di gettare casse di aiuti umanitari su un villaggio, accade un evento straordinario e miracoloso.
una di loro, infatti, scivola e precipita nel vuoto.
durante la caduta prega il Signore di salvarla e così avviene poichè, contro ogni legge fisica, l'impatto col suolo non la uccide.
tornata alla missione, racconta l'accaduto alle altre suore esterefatte, interpretandolo come un miracolo, come una prova al quale il Signore ha voluto sottoporla ed invita le altre a testare la purezza della loro fede replicando il gesto.
anche le altre suore dopo essersi buttate dall'aereo, senza paracadute, si salvano miracolosamente.
poco dopo, essendo giunta voce in vaticano dell'accaduto ed essendo esso stato ufficializzato come miracolo, vengono invitate ad un incontro con il Papa in persona
(dando modo a Herzog di commentare "è bavarese come me, non vedo l'ora di farmi una bella bevuta di birra con lui").
le suore miracolate salgono sull'aero per andare in Vaticano ed è qui che viene fuori la genialità del racconto,
poichè nella scena finale si deduce che le suore potevano sì volare e atterrare indenni ma, essendo stato l'intero aereo a precipitare, sono tutte morte e i loro cadaveri galleggiano in mare.
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