lu pichi
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mercoledì 11 gennaio 2023
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film interessante perfetto per i riosi. guardabile
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E un film che ho visto la prima volta nel 1993 in seconda serata su Rete 4 e mi piacque, tra l'altro lo vidi prima di JFK- un caso ancora aperto e perciò l'ho apprezzato ancora di più perche il film racconta l'omicidio Kennedy dal punto di vista complottista però è incentrato sulla figura di Jack Ruby che è l'uomo che ha ucciso Lee Harvey Oswald assassino di Kennedy. Nel film si parla di comunismo, di Fidel Castro, si racconta la vita di Jack Ruby un gestore di un night club, immischiato con la mafia, informatore della polizia innamorato platonicamente della bella Candy. Danny Aiello e straordinario e da solo mantiene il film purtroppo è una pellicola che è stata sottovalutata, il film di Oliver Stone è uscito prima e racconta l'assassinio di Kennedy dal punto di vista delle indagini, se vedi il film ti racconta tutto per filo e per segno mentre questo lo racconta dal punto di vista di Jack Ruby che è anche il più veritiero: "Kennedy e morto perché non piaceva alla mafia".
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E un film che ho visto la prima volta nel 1993 in seconda serata su Rete 4 e mi piacque, tra l'altro lo vidi prima di JFK- un caso ancora aperto e perciò l'ho apprezzato ancora di più perche il film racconta l'omicidio Kennedy dal punto di vista complottista però è incentrato sulla figura di Jack Ruby che è l'uomo che ha ucciso Lee Harvey Oswald assassino di Kennedy. Nel film si parla di comunismo, di Fidel Castro, si racconta la vita di Jack Ruby un gestore di un night club, immischiato con la mafia, informatore della polizia innamorato platonicamente della bella Candy. Danny Aiello e straordinario e da solo mantiene il film purtroppo è una pellicola che è stata sottovalutata, il film di Oliver Stone è uscito prima e racconta l'assassinio di Kennedy dal punto di vista delle indagini, se vedi il film ti racconta tutto per filo e per segno mentre questo lo racconta dal punto di vista di Jack Ruby che è anche il più veritiero: "Kennedy e morto perché non piaceva alla mafia". L'ho rivisto in tempi moderni forse se il film avesse avuto più fondi sarebbe potuto venire meglio perché in certi punti si vede la mancanza di fondi però apprezzo il lavoro del regista scozzese, ha avuto una bella idea nel raccontare Jack Ruby che tra l'altro fu condannato all'ergastolo e morì per embolia polmonare 3 anni più tardi a 56 anni. Io credo che con un altro regista e con un budget cospicuo si può raccontare meglio purtroppo nessuno ha il coraggio di farlo e di approfondire questo personaggio, Negli Usa fin da subito fu etichettato come matto e mai ascoltato. Peccato. Film che consiglio ai curiosi.
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lunedì 24 luglio 2017
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“incomprensibilmente guardabile”
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Così ha definito questo film subito dopo la sua uscita uno dei mostri sacri della critica cinematografica americana, Vincent Canby sul New York Times. Ovvero il miglior modo per criticare un altro film, che nella fattispecie è quel “J. F. K.” di Olive Stone, che cerca in ogni modo di accreditare le teorie complottiste intorno alla morte violenta di uno dei più noti presidenti degli Stati Uniti del secondo dopoguerra. In verità questo film inaugura un genere che non avrà molto successo, quello della "speculative fiction" che Canby aspetterà invano attecchisca in qualche modo sino alla sua morte. Eppure si tratta perlappunto di un film guardabile, anche perché viene trasmesso in questi giorni su Rai Storia per la serie “binario cinema”, quindi fortunatamente senza interruzioni pubblicitarie.
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Così ha definito questo film subito dopo la sua uscita uno dei mostri sacri della critica cinematografica americana, Vincent Canby sul New York Times. Ovvero il miglior modo per criticare un altro film, che nella fattispecie è quel “J. F. K.” di Olive Stone, che cerca in ogni modo di accreditare le teorie complottiste intorno alla morte violenta di uno dei più noti presidenti degli Stati Uniti del secondo dopoguerra. In verità questo film inaugura un genere che non avrà molto successo, quello della "speculative fiction" che Canby aspetterà invano attecchisca in qualche modo sino alla sua morte. Eppure si tratta perlappunto di un film guardabile, anche perché viene trasmesso in questi giorni su Rai Storia per la serie “binario cinema”, quindi fortunatamente senza interruzioni pubblicitarie. E l’effetto vagamente stupefacente di chi ha sniffato colla, che ha fatto girare la testa a Canby, questo film lo può fare ottenere solo se guardato dall’inizio alla fine. Ma a ben vedere il regista scozzese appunta la sua attenzione su qualcosa che Stone, buon esempio paradigmatico dell’americano medio, rifiuta di cogliere: il paradosso di una giustizia che non riesce a portare a termine il suo compito, che è anzitutto quello di proteggere tutti i suoi cittadini, non solo quelli importanti, non solo quelli onesti. E qui non si tratta di imperscrutabili complotti ma di un sistema finito in corto circuito fra accuse incrociate di comunismo, servizi segreti che al collaborare fra loro preferiscono interloquire con la mafia, tentativi maldestri di evitare una “morte annunciata” (e quale non lo è se pensiamo agli uomini più in vista della terra?) per scongiurare la quale si preferisce ripiegare verso soluzioni psicologiche di giustizia fai-da-te. E’ questo in fondo il senso del sorrisino di ammiccamento compiaciuto che l’agente della CIA fa a Ruby durante il suo processo per l’omicidio di Lee Harvey Oswald, avvenuto per opera di questo gestore di un Night Club di Dallas, collaboratore dell’FBI e in passato noto come l’aquila di Chicago. Si tratta di un ebreo che del fenomeno mafioso aveva capito poco o nulla, considerandone solo l’aspetto demagogico legato più alla sua specifica impronta geografica che alla sua specificità tutta americana. “Io sono del Bronx” replica il boss mafioso a Ruby, secondo il quale egli si sarebbe in passato vergognato di essere di Napoli anziché siciliano. Ma anche sull’uccisione di J. F. K. Mackenzie non rinuncia a dire la sua, lasciando intendere che, nel clima di caccia alle streghe comuniste di quegli anni, la mafia abbia intravvisto nel neoeletto presidente degli Stati Uniti un possibile alleato, che, anziché elevare al livello di nobiltà il mercante, che la mafia parassitariamente taglieggia, preferiva innalzare in antitesi la figura del condottiero. Un condottiero che ha portato l’uomo sulla luna ma anche i giovani americani a morire combattendo contro i mulini a vento dei Vietcong, assurti a simbolo di un comunismo che si presumeva dilagante a livello mondiale. E non dimentichiamo quello che, sei anni dopo la morte di J. F. K., accadde a piazza Fontana.
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