Sopravvissuti

Fuga e redenzione in cima alla montagna

Oppresso dai sensi di colpa, decide di isolarsi per qualche giorno in uno chalet di montagna, vicino alla frontiera italiana. Qui incontra una donna in pericolo, la profuga afghana Chehreh, che vorrebbe attraversare i monti per raggiungere Briançon. Dapprima riluttante, decide di aiutarla. Malgrado il tema di stretta attualità, il debutto del giovane regista Guillaume Renusson non è un film politico, piuttosto un "survival": non pretende d'impartire lezioni, né di fare didattica, però ti induce a parteggiare per la sorte della donna, minacciata dall'ambiente ostile dell'alta montagna innevata ma anche dalle milizie volontarie a caccia di migranti (qui, tre giovani razzisti franco-italiani). Insiste - troppo - sulla redenzione del protagonista maschile. La prima scena è un impressionante piano sequenza che dà il tono a un film di caccia all'uomo, sapiente nel mescolare tensione e violenza. Visto di recente nell'ottimo As bestas , Denis Ménochet presta la sua fisicità a un personaggio di uomo silenzioso e roccioso all'aspetto, ma sotto le apparenze fragile, sfiorando a tratti il cliché.
Da La Repubblica, 21 marzo 2024


di Roberto Nepoti, 21 marzo 2024