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venerdì 9 ottobre 2020
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cinquant''anni di ossigeno per la mente
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Il film documentario di Mellara&Rossi è un'opera affascinante e complessa che mette in fila la vita del festival delle arti della scena più importante d'Italia: Santarcangelo Festival.
50 anni di emozioni, desideri, coinvolgimento, partecipazione, cultura e politica. Perché il festival è stato anche questo: un rapporto strettissimo tra politica, cultura e pubblico. Attraverso le voci dei direttori artistici e una vastissiama raccolta di magnifici materilai d'archivio il film ci fa capire come sia cambiata, dagli anni '70 ad oggi, l'idea di rappresentazione teatrale, il rapporto con il pubblico, il modo di percepire la realtà e di raccontarla.
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Il film documentario di Mellara&Rossi è un'opera affascinante e complessa che mette in fila la vita del festival delle arti della scena più importante d'Italia: Santarcangelo Festival.
50 anni di emozioni, desideri, coinvolgimento, partecipazione, cultura e politica. Perché il festival è stato anche questo: un rapporto strettissimo tra politica, cultura e pubblico. Attraverso le voci dei direttori artistici e una vastissiama raccolta di magnifici materilai d'archivio il film ci fa capire come sia cambiata, dagli anni '70 ad oggi, l'idea di rappresentazione teatrale, il rapporto con il pubblico, il modo di percepire la realtà e di raccontarla. Un film sicuramente da vedere. La ricchezza visiva ci appaga l'occhio, e il racconto estetico-filosofico ci tieni desti.
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giuseppe gandini
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sabato 10 ottobre 2020
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un documentario che documenta
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Seguo da anni , diciamo da 20 anni 'o giù di lì', il lavoro documentristico di Mellara e Rossi. Intravvedo nella loro poetica/politica un filo rosso che rimpiange ma anche ripropone una attitudine virtuosa al 'governo' che c'è stata 'dalle nostre parti' (io sono di Ferrara) dal dopoguerra ad oggi.
'50 Santarcangelo' si ricollega secondo me chiaramente a 'La Febbre del Fare' , il bellissimo doc. sulla Bologna di Dozza di Mellara e Rossi.
'50 Santarcangelo' racconta la vita ormai cinqunatenaria del festival di Santarcangelo, con una maestria rara nella gestione del 'repertorio' e una mirabile ,attuale e attenta, analisi nella gestione del girato 'inedito', realizzato nel 2020.
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Seguo da anni , diciamo da 20 anni 'o giù di lì', il lavoro documentristico di Mellara e Rossi. Intravvedo nella loro poetica/politica un filo rosso che rimpiange ma anche ripropone una attitudine virtuosa al 'governo' che c'è stata 'dalle nostre parti' (io sono di Ferrara) dal dopoguerra ad oggi.
'50 Santarcangelo' si ricollega secondo me chiaramente a 'La Febbre del Fare' , il bellissimo doc. sulla Bologna di Dozza di Mellara e Rossi.
'50 Santarcangelo' racconta la vita ormai cinqunatenaria del festival di Santarcangelo, con una maestria rara nella gestione del 'repertorio' e una mirabile ,attuale e attenta, analisi nella gestione del girato 'inedito', realizzato nel 2020.
Prima di questi ultimi documentari molti erano girati spazialmente molto lontano da Bologna e raccontavano l'Universale che diventava Pariculare; un universale nel quale ti potevi facilmente riconoscere. Penso ad esempio al doc bellissimo sull'accesso ai farmaci nel mondo. Ultimamente i nostri due 'registini' in senso superlativo, così come li chiamiamo noi che abbiamo fatto 'Fortezza bastiani' nel 2001 (per ora unico film di finzione) dicevo i nostri 'registini' hanno 'ristretto ' il campo d'azione procedendo dal Particulare che sempre diventa 'Universale'. E' un movimento contrario e affine/simile. Che funziona assai bene. Dozza e Santarcangelo passano dal Particulare all'Universale e questo attira lo spettatore e lo intrattiene.
Se devo trovare un difetto - essendo questa una critica - semmai posso dire che il doc non innova, ma soprattutto racconta, Il che non è poco intendiamoci! Però tu esci dalla visione dei loro precedenti lavori, penso a quello sugli intellettuali a San pietroburgo, o a quello sull'accesso ai farmaci (già citato), ma anche da quello sui pescatori nel polesine che sei arricchito da una realtà 'nuova', non riconoscibile. Invece 50 Santarcangelo è un'avvincente narrazione assai ben fatta di quello che o sai o puoi immaginare. Ma forse questo è un difetto rilevato da uno spettatore 'teatrante' che sa che certe cose accadono o sono accadute e non ne rimane spiazzato, cosa che forse a uno spettatore più 'vergine' di Teatro può invece non accadere.
Insomma 50 Santarcangelo è un bellissimo documentario, soprattutto assai prezioso, perché ci racconta soprattutto che un 'altro mondo' non 'è possibile', ma 'un altro mondo è stato'. Il racconto di un regista che porta per ragioni anche commerciali uno spettacolo vicino Rimini nel 1969 e da allora diventa il fondatore - grazie a un sindaco comunista - di un festival che arriva fino ad oggi, sembra una favola, ma è la realtà, magistralmente raccontata dal documetario. Una realtà talmente lontana dalla realtà di oggi che sembra in realtà raccontare un mondo quasi felliniano, intriso di 'realismo magico'.
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francesca cesari
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martedì 27 ottobre 2020
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un gran bel lavoro
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Che piacere sempre entrare in una sala buia e farsi accompagnare dalla narrazione di Michele Mellara e Alessandro Rossi!
50 Sant’Arcangelo racconta il Festival attraverso le testimonianze dei suoi protagonisti, delle immagini d’archivio e da un delizioso consesso di amici riuniti attorno alla tavola imbandita - una piacevolissima messa in scena di persone che hanno vissuto da vicino l’evoluzione del Festival ma che si distanziano dall’intervista-documento, diventando a loro volta attori e narratori delle vicende del festival.
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Che piacere sempre entrare in una sala buia e farsi accompagnare dalla narrazione di Michele Mellara e Alessandro Rossi!
50 Sant’Arcangelo racconta il Festival attraverso le testimonianze dei suoi protagonisti, delle immagini d’archivio e da un delizioso consesso di amici riuniti attorno alla tavola imbandita - una piacevolissima messa in scena di persone che hanno vissuto da vicino l’evoluzione del Festival ma che si distanziano dall’intervista-documento, diventando a loro volta attori e narratori delle vicende del festival.
Fortissimi i filmati d’archivio, che sono intersecati egregiamente con i racconti in prima persona dei tanti direttori artistici che si sono succeduti alla guida del festival e che hanno contribuito a proporre sempre scelte diverse e variegate, a volte cambiando drasticamente il messaggio che si era dato nelle edizioni precedenti.
Nel film si percepisce forte e chiaro il carattere sperimentale e in divenire del teatro che si è sempre respirato a Sant’Arcangelo. Magnifiche le “visioni” che il film sa evocare tramite le immagini e le parole, interferenze visuali e di suono che catapultano in mezzo a quelle strade, tra saltimbanchi e narratori, performance e video-arte, pubblico interdetto, fuochi e teatranti estremi. Una potente commistione di generi e livelli, l’unicità pulsante del Festival. Da non perdere.
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