The Square

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crisalidea mercoledì 29 novembre 2017
di forme e confini. ovvero intorno alla democrazia Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

 Nel 2017 escono nelle sale due film che hanno diverse cose in comune di cui una mi ha colpito particolarmente: il titolo è il nome di una figura geometrica.
Un cerchio e un quadrato.
Anzi il cerchio e il quadrato.
Ed anche la forma assume qui un significato inaspettato: gli avvenimenti non riguardano infatti ciò che accade dentro quel quadrato, come si sarebbe portati a credere, ma quasi esclusivamente ciò che accade fuori.
Quello che interessa non è infatti la regione interna di una figura così regolare ma quello che i suoi confini individuano come spazio esterno. C'è un sovvertimento del classico rapporto figura sfondo. [+]

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nelmatt venerdì 24 agosto 2018
un gran film sacrificato per la satira sociale Valutazione 2 stelle su cinque
67%
No
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La storia parla di tante cose, tutte che ruotano attorno ad un curatore di un museo d'arte, alla sua cerchia sociale e ad una serie di eventi sempre più grotteschi a cui andrà incontro.
Il film per un 1'30h buona (dura due ore e trenta minuti) procede benissimo, ha un atmosfera spettaccolare, una trama intrigante e diverte con situazioni decisamente grottesche e con una satira pungente su una "società modello". Ed è questo il vero fulcro di tutto il film, la satira, e per la maggior parte della visione ne ero entusiasta, però poi ne diventa anche il problema principale. Perché la maggior parte di tutte le situazioni interessanti che si andavano a creare nella prima parte sfociano in una serie di avvenimenti caotici, interi sviluppi della trama che si accumulano e poi si perdono lungo la strada. [+]

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lbavassano domenica 19 novembre 2017
ambizioso, non privo di pecche Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
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Non privo di pecche, nell'esplicita volontà programmatica di spiazzare lo spettatore, ma anche, all'opposto, in certe scivolate sui luoghi comuni più triti riguardo l'arte contemporanea, e ancora nell'uso del punto di vista infantile. Coraggioso però, nell'incrociare, e far confliggere, estetica ed etica, e fatti e misfatti dei social. Efficace comunque, soprattutto, come già l'ottimo "Forza maggiore", nel farci riflettere sui nostri comportamenti, sull'immagine che vogliamo dare di noi stessi, che di noi stessi abbiamo, posta alla prova della complessità del vivere. Narrativamente fin troppo sfuggente, ambizioso nei tempi più che nei modi, indubitabile la capacità di miscelare immagini e suoni nel solco del grande cinema. [+]

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l''inquilinadelterzopiano domenica 26 novembre 2017
un nuovo cinema tra metalinguaggio e arte contemp. Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
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Quello di Ruben Östlund è oggi, come lo era Citizen Kane all'epoca, un vero e proprio nuovo modo di fare cinema, sconvolgente e pervasivo. È il perfetto matrimonio tra sensibilità e sperimentazione autoriali che mi fa accostare il nome di Ruben Östlund a quello di Orson Welles.

The Square è un film che gioca sull'ambiguità delle cose, proprio come la ragion d'essere dell'arte contemporanea con le sue installazioni, performance, opere in generale. [+]

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genziana domenica 26 novembre 2017
da vedere per discutere e litigare con gli amici Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
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Un po' bel film, un po'incubo nordico in quello stile brillante-pubblicitario, tangente- in modo più o meno semplificato- all'arte contemporanea, che sta pervadendo il cinema di questi tempi.
Pieno di cose belle e al contempo vuoto che mi pare proprio essere il paradigma della pubblicità. Quando in questo vuoto "polished" si affaccia
la denuncia (una cosa un po' vaga, tipo diseguaglianze di vario genere) la patina pubblicitaria si fa opaca e si affaccia una sensazione di "sotto il vestito niente".
Tuttavia si trascorrono due ore e venti piacevolmente - questa è la trovata planetaria dello stile pubblicitario che fa un by-pass sulla sgradevolezza o la noia- con un picco veramente notevole nella sequenza del performer-scimpanzé. [+]

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enricodanelli lunedì 27 novembre 2017
che difficile far del bene !!! Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
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Tematica veramente sentita a livello sociale e individuale: bisogna aiutare il prossimo, ma attenzione ad aiutare chi non se lo merita o addirittura morde la mano di chi offre aiuto. Capita di tutto al povero Christian (il nome è indicativo, rappresenta "IL" cristiano moderno che, pur con mille difetti, ha l'ambizione costante non istintiva, ma razionale di amare il prossimo): aiuta gli altri, ma quando nel bisogno cerca una sponda a suo favore quasi sempre viene respinto. Dopo una serie infinita di disavventure sempre causate dal suo altruismo e dal suo spirito di brillante sopportazione (ogni disavventura a sua volta sottende una problematica sociale molto sentita: la violenza sulle donne, il disagio mentale, il disagio economico, gli infidi rapporti fra colleghi, la potenza devastante di internet, etc. [+]

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mauro2067 sabato 12 maggio 2018
profondo ed inquetante Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
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 Il titolo è “Il quadrato”. Un opera d’arte che invita a riflettere, "Il quadrato è un santuario di fiducia e amore al cui interno abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri”.

Solo che per tutto il film nel quadrato non entra nessuno, tranne la bambina per motivi pubblicitari e fa anche una brutta fine. Tutto invece si svolge fuori dove la fiducia e l’amore sono sentimenti inesistenti, e dove viene sottolineato più e più volte la netta distinzione sociale tra poveri e ricchi. Christian approfitta dei suoi dipendenti, diffida delle persone che abitano in quartieri più poveri, approfitta delle donne che provano sentimenti per lui, elargisce facili elemosine come se bastasse per giustificare e approvare il suo essere benestante. [+]

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bergat giovedì 31 maggio 2018
chi è quadrato può divenire tondo?
0%
No
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Non so cosa si sia proposto il regista. Forse credo bonariamente a prendere in giro l'arte moderna contemporanea e non avrebbe certo torto. Dove un Fontana stabilisce con un taglio sulla tela il concetto spaziale, si è andati sempre di più progressivamente a mettere in scena qualsiasi cosa normale, che non ha alcuna valenza per chi l'osserva, o meglio l'unico valore è quello che rappresenta cioè un paio di scarpe usate, dei mucchietti di terra o qualsiasi altra cosa banale come un quadrato dai bordi luminosi. l'artista è tale se con la sua opera trasmette senza aiuti esterni il messaggio che aveva in animo di trasmettere, e non lo sono quindi dei mucchietti di terra o un quadrato, La scelta quindi di Ruben Ostlund è di rappresentare la vacuità, quindi, di una certa arte moderna, e lo fa in maniera sottile facendo assumere al personaggio principale, l'artista del quadrato, rappresentato dall'attore Claes Bang, la parte dello scemo, dello svagato che non si interessa minimamente di un battage pubblicitario per la propria opera, fatto in maniera assurda e disumana da persone fuori di cervello. [+]

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nigel mansell domenica 13 gennaio 2019
the square di ruben ostlund Valutazione 4 stelle su cinque
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No
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 Creare la società perfetta, rispettosa di tutto e tutti, e poi chiudersi e ghettizzarsi per paura degli altri?
Ascoltare tutti e poi emarginarli per preservare la propria superiorità?
Credere nell’altro ma poi temere di essere indifeso rispetto a lui?
Società apparentemente impeccabili come quelle scandinave e per la precisione quella svedese protagonista della pellicola, devono fare i conti con tutto questo, ma le contraddizioni sono molte e non facili da superare.
The Square ci parla di tutto questo, anche se per noi italiani non è facile comprenderlo a pieno, siamo ancora ben lungi da arrivare ai traguardi delle civiltà del nord dell’Europa. [+]

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noia1 domenica 2 agosto 2020
la visione di un cinico regista. Valutazione 3 stelle su cinque
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  Il direttore di un museo è alle prese con l’allestimento di una nuova opera, intanto tra i suoi collaboratori c’è fermento per la nuova pubblicità atta a rilanciare la reputazione del celebre edificio.

  Film svedese fino al midollo dove i tempi rarefatti ne fanno da padrone, qui c’è una società intera alla berlina, una società all’avanguardia fino all’assurdo più puro tipo il dirigente che in riunione si coccola il figlio neonato, quest’ultimo portato al lavoro con culla e tutto il resto perché giustamente anche la moglie lavora e l’amore di entrambi per il piccolo rende impossibile la presa in considerazione dell’assumere una badante; una Svezia pacata e corretta, che non ha la minima idea di come comportarsi davanti all’imprevisto, che teme lo scomporsi della propria immagine più ancora della figuraccia in sé stessa.

  Un film che ragiona di arte, sul fatto che un’opera valga a prescindere dalla sua presenza o meno in un museo, il ragionamento su un’arte sempre più sensazionalistica e nella quale il filo di collegamento al significato di quell’opera è sempre più labile, quasi forzoso; un’arte paradossalmente intrappolata nei canoni d’un perbenismo che fa a botte col bisogno di sangue popolare di persone che, per salvare quel perbenismo, spesso si ritrovano a fare di peggio, si ritrovano inaspettatamente a fare quelle stesse figuracce che temono come la peste.

  Un’ironia assurda che in fondo è pura e semplice messinscena, una pura e semplice costruzione tanto semplice da diventare irresistibile, incredibile come un dettaglio fuori posto possa essere devastante nella programmatissima realtà di oggi; una realtà talmente programmata da diventare insensata, ci si chiede verso dove stia andando lo scrupoloso protagonista, impeccabile fuori di casa ma che alle figlie capita conceda sfuriate insospettate, chi è veramente il signor Christian?

  The square è pieno zeppo di tematiche collassanti tra loro, un tempo prolungato usato per un’ora e tre quarti in modo ironico, che effetto fa se lo uso per una scena drammatica? Diventa brutale, diventa orrore; un artista morto di fame, cosa succede se lo chiudo in una stanza coi suoi stessi mecenati?

  Un film, arte, che ragiona sull’arte attraverso i suoi stessi meccanismi cinematografici; una società all’avanguardia, quella svedese, che con tutte le sue forze cerca di uscire dai suoi stilemi senza però voler sfigurare: poteva essere un capolavoro.

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