Happy End

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fabio venerdì 31 agosto 2018
si può perdere. Valutazione 2 stelle su cinque
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Il film mi ha deluso. Aldila' delle aspettative, con cui è inevitabile fare i conti se ti chiami Haneke, non ho trovato granchè: manca di originalità.
Al pessimismo di fondo della vita fa da contraltare il virtuale: le frasi più dolci, le emozioni più sincere sono quelle che vengono scambiate attraverso una chat.
Il resto è un fallimento, un lento logorio in solitudine.
I dialoghi sono insignificanti, quasi nulli eccetto quello tra il vecchio capofamiglia e la giovane nipote.
Il sorriso strappato nell'ultima scena non riscatta le quasi due ore di trascinamento senza mai un vero sussulto. Forse il film avrebbe avuto una migliore riuscita se fosse stato condensato in mezz'ora?
Immagino che questo film finirà nel dimenticatoio però lo segnalo a chi cerca una storia che parli della vita: quella che inizia, quella che finisce. [+]

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francesco2 domenica 3 giugno 2018
società al capolinea Valutazione 3 stelle su cinque
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No
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In questo nuovo film, l”End » su cui si ( sof ?) del titolo assume ( troppo?) chiaramente
una doppia valenza, personale ed universale. E ‘sin eccessivamente ovvio e scontato che si tratti di un
titolo ironico, fuorché il finale assuma un significato “liberatorio”, per Haneke quanto per il protagonista:
sarebbe, probabilmente, una forzatura, anche –ma non solo –poiché il succitato finale è QUANTOMAI
aperto.
Dunque, le eventuali perplessità sul film non sono legate ad un ‘assenza di temi, ma
semmai ad un eccesso. Ad esempio, la società occidentale giunta ormai al capolinea, esemplificato nella
scena –non a caso- “muta” degli immigrati giunti a Calais, come anche dagli “sfoghi” del figlio ribelle,
riconducibili ad un’insofferenza per un microcosmo ipocritamente borghese -esplorato con alterni risultati-
ma, al contempo, per una società considerata ostile verso i diversi. [+]

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eugenio lunedì 2 aprile 2018
haneke e il crollo dei valori occidentali Valutazione 3 stelle su cinque
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Ho sempre apprezzato il cinema di Haneke. Asciutto, lucido, intenso, capace di rappresentare con estrema salacità il crollo dei valori moderni, passati e presenti, le crisi che inevitabilmente portano a conseguenze ineluttabili sul destino di fragili vite, talvolta troppe ottuse per rendersi conto della loro precoce fine.
Il Nastro bianco, Niente da nascondere, Amour, questi alcuni recenti e famosi titoli. Temi, interpreti diversi, in comune sempre quella vita quotidiana, quella minaccia che sottende dentro l’essere umano pronta a esplodere e rivelare nefandezze e colpe immutate e immutabili.
Happy end, la recente “fatica” del cineasta austriaco, è forse più vicina a Niente da nascondere. [+]

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michelino mercoledì 17 gennaio 2018
michelino va al cinema Valutazione 5 stelle su cinque
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Spietato
Spietato come una società oltre l'empatia
Lucido
Lucido come un trattato di sociologia
Profondo
Di una profondità che scava alla superficie delle cose
 
Forse il miglior Haneke di sempre
Sicuramente il suo film più esageratamente calibrato
Un film scandaloso che non cerca lo scandalo
Un film bellissimo che non cerca la bellezza
Un film disturbante da vedere e rivedere tante volte
Sono sicuro che ad ogni visione dirà qualcosa di più
 
Michelino è andato al cinema e ne è uscito [+]

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giovanni_b_southern venerdì 22 dicembre 2017
film molto "politico". da vedere Valutazione 4 stelle su cinque
50%
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Un "fascino discreto della borghesia" meno paradossale ma più cinico e pessimista. Un pugno allo stomaco a certi, finti, valori alto-borghesi. Una classe sociale fatta 'moralmente' a pezzi. l tono è severo, quasi a dire 'censorio'. Il vecchio in buona salute, eppure afflitto da assurdi istitinti depressivi che volgono al suicidio. La ragazzina assolutamente priva di una qualche direzione morale, tutta incentrata sulla sua auto-protezione, schermata dal suo cellulare ed in grado di commettere qualsiasi cosa pur di difendere questo suo stato di 'anomia'. Il padre, già divorziato, risposato e di nuovo padre di una bambina appena nata che chatta con una ninfomane di sodomie e altro ancora. [+]

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ralphscott sabato 9 dicembre 2017
il miglior haneke dopo la pianista Valutazione 3 stelle su cinque
33%
No
67%

Nel suo stile antispettacolare,il controverso regista ha fatto un buon lavoro. La crudeltà messa in scena tocca il grottesco ed è incisiva. I personaggi sono tutti colpevoli e vittime,ma sono la bambina e l'anziano George quelli che vengono messi a fuoco,due anime inquiete che convergono ed inteneriscono. La filmografia di Haneke è sempre interessante,anche quando mi annoia (Amour),mi irrita (Il nastro bianco) o si fa proprio detestare (Niente da nascondere). Ai cinefili francofili,e non solo,consiglio l'intervista a J.L.Trintignant (edita da Mondadori) "Alla fine ho deciso di vivere" :un inno alla vita. 

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udiego venerdì 8 dicembre 2017
felice finale Valutazione 4 stelle su cinque
50%
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 Siamo a Calais, nell'estate del 2016. Una famiglia dell'alta borghesia del posto si scontra ogni giorno con gli intrecci e le problematiche che i suoi componenti vivono nel loro essere quotidiano, nella vita di tutti i giorni, sia nella sfera privata che in quella pubblica.

A cinque anni di distanza dall'acclamato "Amour" Michael Haneke torna sul grande schermo con lo spaccato di vita di questa famiglia dell'alta borghesia francese. Lo fa attraversando tutti i suoi componenti, dall'ormai ottantenne capo famiglia, interpretato dal grandissimo Jean-Louis Trintignant, fino alla giovane tredicenne appena entrata nella famiglia dopo essere andata a vivere con il padre ormai risposato per via della prematura scomparsa della madre. [+]

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flyanto giovedì 7 dicembre 2017
la morte come liberazione da ogni sofferenza Valutazione 4 stelle su cinque
50%
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 Torna nelle sale cinematografiche il regista tedesco Michael Haneke con la sua ultima opera "Happy End". A dispetto di quanto enunciato dal titolo, il film, come i precedenti del regista, non è affatto allegro e positivo nel suo contenuto. Haneke ha una visione molto negativa e quanto mai realistica della vita ed ancora una volta, qui, la esprime chiaramente.

La storia ruota tutta intorno ad una facoltosa e potente famiglia di imprenditori di Calais. [+]

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michelecamero giovedì 7 dicembre 2017
haneke pessimista ma in tono minore rispetto ad amour
100%
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Haneke, torna dopo “AMOUR” vincitore dell’Oscar 2013 quale miglior film straniero, e con alcuni attori (Jean Louis Trintignant, Isabelle Huppert) presenti pure nel pluripremiato film del 2012 (vinse anche la Palma d’oro a Cannes) con una pellicola che nel rappresentarci la parabola discendente di una famiglia borghese di Calais, ci racconta con immagini crude, quasi senza commento musicale, la decadenza della ricca borghesia degli affari (qui delle costruzioni) affetta dai mali dell’individualismo, della miopia che non la fa andare alla considerazione di altro se non del proprio interesse e del timore di non riuscire a conservare il tenore e lo stile di vita conquistato. Una borghesia che ha perduto negli anni le capacità imprenditoriali di coloro che l’avevano resa ricca , qui il vecchio patriarca che appare senza eredi considerato che il figlio maschio fa altro (il chirurgo) e la figlia gestisce l’azienda soprattutto per poterla lasciare al proprio figlio che tuttavia si rivelerà completamente inidoneo. [+]

[+] osservazione sarcastica di un vuoto esistenziale (di antoniomontefalcone)
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eccome! giovedì 7 dicembre 2017
famiglia che distrugge e uccide Valutazione 4 stelle su cinque
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La famiglia non funziona, se non in apparenza. Ogni personaggio vive il suo personale, tragico, intensissimo dramma. La sguardo "privilegiato" sembra quello della ragazzina, le cui vicende seguiamo dalla prima, all'ultima scena. Ma il mondo dei grandi, quelli che "sanno", "sanno fare", "sanno vivere", "sanno uccidere", non funziona ai suoi occhi. E riprende col cellulare. Lei sembra riuscire, i grandi no.
Davvero buffa, la scena finale.

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