robroma66
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lunedì 1 febbraio 2016
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la vena esaurita
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Una commedia degli equivoci elegiaca e scontata, anche se ben interpretata. Testimonia la difficoltà di Verdone di esprimere in modo significativo la sua maturità anagrafica -dal punto di vista artistico o filmico, s'intende-, come se, dopo gli anni di gloria dei suoi trucidi personaggi di Un sacco bello, Bianco rosso e verdone ecc., avesse infilato le pantofole e assunto un profilo basso.
Verdone è un investigatore privato di piccolo calibro, Albanese un attore teatrale che ha perso la memoria da quando la moglie lo ha lasciato.
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Una commedia degli equivoci elegiaca e scontata, anche se ben interpretata. Testimonia la difficoltà di Verdone di esprimere in modo significativo la sua maturità anagrafica -dal punto di vista artistico o filmico, s'intende-, come se, dopo gli anni di gloria dei suoi trucidi personaggi di Un sacco bello, Bianco rosso e verdone ecc., avesse infilato le pantofole e assunto un profilo basso.
Verdone è un investigatore privato di piccolo calibro, Albanese un attore teatrale che ha perso la memoria da quando la moglie lo ha lasciato. Albanese (Yuri) chiede a Verdone (Arturo) di aiutarlo a recuperare delle foto "compromettenti" nelle mani della ex moglie. Per un equivoco si appropriano, invece, di una valigetta piena di soldi di origine illegale. La restituiranno in modo rocambolesco e finiranno pure in carcere, e lì il cerchio si chiude perchè il delinquente proprietario dei soldi è un onorevole che terrà una cerimonia di premiazione di alcuni detenuti.
Non è nemmeno un film comico, a parte alcune gag: si ride a denti stretti e con una vena malinconica.
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antonello chichiricco
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lunedì 8 febbraio 2016
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delusione
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Classica commediola all’italiana degli equivoci. Un patetico investigatore privato mitomane e un attore di teatro mezzo psicotico lasciato dalla moglie, in fuga dalla propria mediocrità s’industriano affannati a nascondere una valigetta con dentro un milione di euro in contanti. Ma quel denaro in tagli da 500 – di cui sono entrati inopinatamente in possesso causa rocambolesco scambio di persona - scotta parecchio.
Si vuol far ridere con gag scontate e poco riuscite dove la forzatura è troppo evidente, il finto andamento trafelato da vaudeville non ‘buca’ e non trascina mai, anzi, risulta piuttosto costruito e non regge alla distanza. Verdone sta ormai riciclando se stesso, ma anche Albanese non sta messo meglio, anche lui dà la sensazione di aver esaurito la sua carica nevropatica di comicità surreale.
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Classica commediola all’italiana degli equivoci. Un patetico investigatore privato mitomane e un attore di teatro mezzo psicotico lasciato dalla moglie, in fuga dalla propria mediocrità s’industriano affannati a nascondere una valigetta con dentro un milione di euro in contanti. Ma quel denaro in tagli da 500 – di cui sono entrati inopinatamente in possesso causa rocambolesco scambio di persona - scotta parecchio.
Si vuol far ridere con gag scontate e poco riuscite dove la forzatura è troppo evidente, il finto andamento trafelato da vaudeville non ‘buca’ e non trascina mai, anzi, risulta piuttosto costruito e non regge alla distanza. Verdone sta ormai riciclando se stesso, ma anche Albanese non sta messo meglio, anche lui dà la sensazione di aver esaurito la sua carica nevropatica di comicità surreale. Una sceneggiatura e una regia tutto sommato discrete non bastano a coprire le lacune e la scarsa naturalezza di una miscela comica ben poco riuscita. Malgrado la massiccia pubblicità con cui si è presentato, il film è un mezzo fiasco.
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folignoli
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venerdì 12 febbraio 2016
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sciapo come la pasta della zia, ma cucinato bene
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Sono anni che Verdone confeziona lo stesso film, cambiando solo un po’ la storia. E’ come se fossero tante puntate dello stesso protagonista. Verdone interpreta se stesso, personaggio ansioso e salutista alle prese con situazioni più o meno sentimentali. Lo si capisce fin dall’ avvio in una battuta interessante di Albanese, giudicando la pasta della zia di Verdone, troppo sciapa. Va bene mettere poco sale, fa bene alla salute, ma quella pasta è realmente troppo sciapa.
Il regista romano, questa volta lascia quasi completamente da parte i sentimenti e si proietta su un intrigo politico, con la morale finale che i politici, in fin dei conti sono dei ladri.
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Sono anni che Verdone confeziona lo stesso film, cambiando solo un po’ la storia. E’ come se fossero tante puntate dello stesso protagonista. Verdone interpreta se stesso, personaggio ansioso e salutista alle prese con situazioni più o meno sentimentali. Lo si capisce fin dall’ avvio in una battuta interessante di Albanese, giudicando la pasta della zia di Verdone, troppo sciapa. Va bene mettere poco sale, fa bene alla salute, ma quella pasta è realmente troppo sciapa.
Il regista romano, questa volta lascia quasi completamente da parte i sentimenti e si proietta su un intrigo politico, con la morale finale che i politici, in fin dei conti sono dei ladri. Un disguido fa “sottrarre” la valigetta sbagliata e questo porterà grossi problemi a lui (detective privato) e al suo cliente (Albanese).
Il film benchè sciapo (come la pasta) in fin dei conti è stato “cucinato” con ingredienti buoni (attori bravi) e quindi procede simpaticamente, regalando anche qualche sonora risata a spettatori (meno di dieci a dire il vero) assiepati alle ultime file. Risate fantozziane, risate in momenti di zuffe, come quando cade in testa la statua dell’arma dei carabinieri ad un malvivente. Risate puerili, risate fanciullesche simbolo di un pubblico pop-corn, incapace poi di ridere in momenti psicologici ben più sottili e ben congeniati.
Da un grosso attore e regista come Verdone, in questi anni ci si saremmo aspettati un cambio di passo, dei film più d’autore, più studiati, non le solite storielle che nulla lasciano e che presto si dimenticano, adatti (come accennato sopra) ad un pubblico sciapo, un pubblico da prima serata televisiva, che stanco da molte ore di lavoro, allungato sul divano, tra una chiacchiera della moglie, un rimprovero al figlio e una chattata sullo smartphone osserva soddisfatto film di poco impegno intellettivo. Continuare a mettere al mondo film fotocopia uno dell’altro non ci farà ricordare ed annoverare Verdone tra i grandi del nostro tempo, ce lo farà ricordare solo perché autore di genuini capolavori come Bianco Rosso e Verdone.
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fabal
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lunedì 1 agosto 2016
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che fine ha fatto il sofisticato verdone?
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Yuri è un attore di teatro in grave crisi d'ispirazione da quando è stato lasciato dalla moglie. Si rivolge allora ad Arturo, investigatore privato caduto molto in basso e che sbarca il lunario recuperando i gatti scappati. Arturo dovrà pedinare l'ex moglie del suo cliente per scoprire se ha una relazione. A causa di un fortuito scambio di persona i due si trovano a scappare con una valigetta piena di soldi e inseguiti da criminali che la rivogliono.
Un grande estimatore di Verdone non può restare indifferente a questa clamorosa caduta di stile dell'attore e regista e qui (ahimè) anche sceneggiatore di L'abbiamo fatta grossa.
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Yuri è un attore di teatro in grave crisi d'ispirazione da quando è stato lasciato dalla moglie. Si rivolge allora ad Arturo, investigatore privato caduto molto in basso e che sbarca il lunario recuperando i gatti scappati. Arturo dovrà pedinare l'ex moglie del suo cliente per scoprire se ha una relazione. A causa di un fortuito scambio di persona i due si trovano a scappare con una valigetta piena di soldi e inseguiti da criminali che la rivogliono.
Un grande estimatore di Verdone non può restare indifferente a questa clamorosa caduta di stile dell'attore e regista e qui (ahimè) anche sceneggiatore di L'abbiamo fatta grossa. I personaggi di Verdone, spesso nevrotici, ottimamente caratterizzati, hanno prodotto commedie sofisticate e amare, in cui spiccava anche una comicità sottile, sempre entro le righe, e mai alla ricerca di se stessa. L'abbiamo fatta grossa, invece, parte con l'affanno di voler far ridere a tutti i costi, prediligendo la gag singola, lo sketch a mo' di cabaret molto più sulla scia cinepattoniana che nel solco della tradizione cinematografica (ben più raffinata) dell'attore romano. Non occorre scomodare la sofisticazione psicologica di Sono pazzo di Iris Blond o la ricerca esistenziale di Al lupo al lupo. Partiamo da qualcosa di molto più terra terra come Gallo Cedrone, per rendere plausibile il raffronto.
Risultato? Se quando Verdone parte dal personaggio la comicità è quasi un parto spontaneo e pertinente, qui le gag sono invece banali, telefonate, se non addirittura squallide. Scivolare su un tappeto per cadere su una torta, strabuzzare gli occhi quando Albanese esibisce il suo membro, travestirsi goffamente da venditore di rose indiano - e fermiamoci qui - sono trovate che gettano nello sconforto non tanto perché siano pacchiane o infantili, ma perché vorrebbero costituire il vero mordente del film, che non ha alcuna ironia esistenziale di fondo, nessuna amara profondità in cui scavare o, più semplicemente, proprio niente da dire. E non basta la pernacchia finale per farne una satira politica.
Albanese, più avvezzo all'ottica dello sketch frontale di Cetto Laqualunque, è assolutamente spaesato in un film che vorrebbe essere organico (ma ci riesce ben poco), e nei suoi discorsi notiamo sempre delle esitazioni, come chi non è abituato a recitare senza esasperazione. Quella che la caricatura ti consente di fare ma l'uomo normale no. La figura di Verdone, invece, è troppo poco colta per essere uno dei suoi personaggi, e troppo anonima per essere davvero incisivo come una delle sue tante rappresentazioni dell'uomo comune. Non è nemmeno lo sfigato che desta simpatia come il Lillo che viaggiava in auto con la sora Lella.
Ne risultano gag infantili, sceneggiate in cui l'incontro dialettale tra il romanesco di Arturo e il napoletano di Lena generano soltanto chiasso e non fanno ridere, con una trama piuttosto scontata e i "cattivi" molto stereotipati.
Un tonfo pazzesco, inspiegabile. Sperando che sia solo un incidente di percorso e che L'abbiamo fatta grossa non voglia essere la sterzata di un Verdone "terza maniera", dimentichiamo lo sconforto e rifugiamoci nel passato.
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shingo tamai
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lunedì 27 marzo 2017
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l'abbiamo fatta piccola
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Pur amando Albanese e Verdone non si può dire che quanto visto sia apprezzabile.
A parte che non se può più di sviluppare una sceneggiatura basata sull'equivoco di turno (in questo casa una intercettazione),ma è tutta la storia che fa acqua da tutte le parti.
Molto sembra lasciato al caso ed alle capacità artistiche dei due protagonisti che purtroppo non ci regalano il meglio del loro vasto repertorio.
AlcunE scene come quella nel centro di bellezza ,diciamolo tutta, provocano quasi imbarazzo,proprio per il livello di chi le recita.
Non so perché ma ho avuto la costante impressione che sia stato girato tutto molto in fretta,senza un copione,eppure ricordavo nel VerDone regista molta attenzione ai dettagli a partire dai costumi.
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Pur amando Albanese e Verdone non si può dire che quanto visto sia apprezzabile.
A parte che non se può più di sviluppare una sceneggiatura basata sull'equivoco di turno (in questo casa una intercettazione),ma è tutta la storia che fa acqua da tutte le parti.
Molto sembra lasciato al caso ed alle capacità artistiche dei due protagonisti che purtroppo non ci regalano il meglio del loro vasto repertorio.
AlcunE scene come quella nel centro di bellezza ,diciamolo tutta, provocano quasi imbarazzo,proprio per il livello di chi le recita.
Non so perché ma ho avuto la costante impressione che sia stato girato tutto molto in fretta,senza un copione,eppure ricordavo nel VerDone regista molta attenzione ai dettagli a partire dai costumi.
Nella scheda della recensione si accenna ad una indovinata satira sulla politica e i suoi militanti.
Non l'ho vista,piuttosto mi sono dovuto sorbire un criminale,neanche poco credibile, che misteriosamente non viene neanche incarcerato o indagato perché la sceneggiatura, molto semplicemente, è indegna.
Se a qualcuno è piaciuto mi fa piacere ma in questo caso si è accontentato davvero di poco.
Comunque al Carlo "nazionale " una battuta a vuoto si può perdonare,ci mancherebbe altro.
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toty bottalla
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venerdì 1 luglio 2016
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satira moderna e risate al rallentatore!
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Un mediocre investigatore privato accetta di occuparsi di una vicenda matrimoniale ma un equivoco nell'indagine lo fa finire nei guai insieme al suo cliente...C'è grande impegno, è evidente, rispecchiare il mondo in cui siamo finiti sembra riuscire bene alla coppia di grandi come Verdone e Albanese, il loro racconto scorre tra amara ironia e comicità un pò troppo ingenua e forse un pò banale, l'equivoco che scatena la trama con le sue conseguenze non convincono e la commedia risulta sterile, nei vecchi film del grande Carlo ci sono sempre dei momenti cult o scene diventate tormentoni, forse la fisicità diversa del regista romano potrebbe indurlo a cambiare genere, Albanese per esempio l'ho trovato straordinario in film drammatici, ci provi maestro! Saluti.
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Un mediocre investigatore privato accetta di occuparsi di una vicenda matrimoniale ma un equivoco nell'indagine lo fa finire nei guai insieme al suo cliente...C'è grande impegno, è evidente, rispecchiare il mondo in cui siamo finiti sembra riuscire bene alla coppia di grandi come Verdone e Albanese, il loro racconto scorre tra amara ironia e comicità un pò troppo ingenua e forse un pò banale, l'equivoco che scatena la trama con le sue conseguenze non convincono e la commedia risulta sterile, nei vecchi film del grande Carlo ci sono sempre dei momenti cult o scene diventate tormentoni, forse la fisicità diversa del regista romano potrebbe indurlo a cambiare genere, Albanese per esempio l'ho trovato straordinario in film drammatici, ci provi maestro! Saluti.
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dandy
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mercoledì 4 ottobre 2017
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non tanto grossa in effetti...
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Verdone tenta una strada diversa rispetto ai film precedenti,dividendo la scena con Albanese.E cerca di aggiornare il suo personaggio di perdente usando un intreggio giallo-comico,con annesse riflessioni serie sul malessere odierno(in qesto caso la politica corrotta).Se il duo di interpreti funziona perchè nessuno dei due cerca di rubare la scena all'altro(e solo in un paio di occasioni Albanese sfodera i suoi personaggi-macchietta)l'occasione si rivela più mancata che riuscita.Perchè il divertimento è prevalentemente fine a se stesso,farsesco,più in voga con la piatta comicità televisiva che col cinema del regista,che avrebbe potuto tirare fuori una satira ben più incisiva.
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Verdone tenta una strada diversa rispetto ai film precedenti,dividendo la scena con Albanese.E cerca di aggiornare il suo personaggio di perdente usando un intreggio giallo-comico,con annesse riflessioni serie sul malessere odierno(in qesto caso la politica corrotta).Se il duo di interpreti funziona perchè nessuno dei due cerca di rubare la scena all'altro(e solo in un paio di occasioni Albanese sfodera i suoi personaggi-macchietta)l'occasione si rivela più mancata che riuscita.Perchè il divertimento è prevalentemente fine a se stesso,farsesco,più in voga con la piatta comicità televisiva che col cinema del regista,che avrebbe potuto tirare fuori una satira ben più incisiva.E certe risoluzioni della trama sono troppo forzate(il trucco in cui alla fine Yuri e Arturo cascano come niente,la riappacificazione inspiegata tra Yuri e la moglie),malgrado un piacevole finale"pessimista".Ben scelto il cast di contorno,a cominciare da Anna Kasyan,autentico soprano lirico.Giuliano Montaldo e Vera Pescarolo sono i proprietari del gatto.L'ultima scena rende omaggio all'Eduardo di Marotta e De Sica.
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lucascialo
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mercoledì 5 dicembre 2018
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verdone e albanese detective improbabili
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Arturo è un ex carabiniere dimessosi dal suo lavoro e divorziato da una donna scappata con un greco. E' un investigatore privato che si arrangia come può e scrive libri gialli. Un giorno alla sua porta bussa l'invadente Yuri, che gli chiede di investigare sulla moglie con cui sta divorziando e sul suo nuovo compagno. Un avvocato. Dopo l'iniziale ritrosia, Arturo decide di prendere l'incarico ma ben presto si troveranno in una situazione molto più grande di loro: gestire una valigetta piena di banconote da 500 euro. Di lì partiranno una serie di equivoci e gag esilaranti. Quando leggi che in un film ci sono insieme Carlo Verdone e Antonio Albanese, ti dici certo che il divertimento è assicurato.
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Arturo è un ex carabiniere dimessosi dal suo lavoro e divorziato da una donna scappata con un greco. E' un investigatore privato che si arrangia come può e scrive libri gialli. Un giorno alla sua porta bussa l'invadente Yuri, che gli chiede di investigare sulla moglie con cui sta divorziando e sul suo nuovo compagno. Un avvocato. Dopo l'iniziale ritrosia, Arturo decide di prendere l'incarico ma ben presto si troveranno in una situazione molto più grande di loro: gestire una valigetta piena di banconote da 500 euro. Di lì partiranno una serie di equivoci e gag esilaranti. Quando leggi che in un film ci sono insieme Carlo Verdone e Antonio Albanese, ti dici certo che il divertimento è assicurato. Invece il risultato finale è una trama non sempre credibile ed una pellicola che ad un certo punto non sembra sapere dove vada a parare. Arricchita comunque da qualche gang esilarante. Inevitabile, tutto sommato, considerando gli attori in causa. Su tutte, quella nel centro abbronzante dove Arturo e Yuri cercano di far asciugare le banconote. E così si conferma ancora una volta il fatto che Verdone non riesca ad inanellare una serie di film riusciti appieno. Quando gli riesce, il successivo o i successivi in genere sono più scadenti. E così, dopo Posti in piedi in paradiso, ha proposto due film meno riusciti. Sebbene questo deluda di più del precedente per la presenza di Antonio Albanese, attore in piena ascesa.
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onufrio
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mercoledì 14 settembre 2016
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la forza del duo verdone-albanese
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Mi aspettavo di vedere la classica commedia che accompagna Verdone da un buon decennio a questa parte, ovvero l'uomo di mezza età in crisi, una storia d'amore che non funziona e classici stereotipi verdoniani e invece rimango positivamente sorpreso da questa commedia simpatica che ha come protagonisti un attore teatrale in crisi artistica ed un detective privato non proprio all'altezza; i due si ritroveranno alle prese con un caso davvero complicato per via di un fatale errore di spionaggio del detective che porterà a seguire la coppia sbagliata, dando il via ad una serie di avvenimenti drammaticalmente divertenti. Il finale poi è una critica severa ma fatta con ironia agli alti poteri.
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Mi aspettavo di vedere la classica commedia che accompagna Verdone da un buon decennio a questa parte, ovvero l'uomo di mezza età in crisi, una storia d'amore che non funziona e classici stereotipi verdoniani e invece rimango positivamente sorpreso da questa commedia simpatica che ha come protagonisti un attore teatrale in crisi artistica ed un detective privato non proprio all'altezza; i due si ritroveranno alle prese con un caso davvero complicato per via di un fatale errore di spionaggio del detective che porterà a seguire la coppia sbagliata, dando il via ad una serie di avvenimenti drammaticalmente divertenti. Il finale poi è una critica severa ma fatta con ironia agli alti poteri.
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filippo catani
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mercoledì 14 settembre 2016
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commedia che si regge sui suoi due protagonisti
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Un improbabile attore di teatro si rivolge ad un altrettanto improbabile investigatore privato affinchè raccolga prove sul nuovo compagno della ex moglie. Le cose però prenderanno una piega tragicomica.
La trama se vogliamo è molto semplice e piuttosto lineare seppur con un apprezzabile finale. Il tutto si regge sulla gradevole ed ironica caratterizzazione dei due protagonisti. Verdone che è un investigatore privato che si diletta a scrivere improbabili racconti di spionaggio o thriller. Albanese è un aspirante attore in crisi per l'abbandono della moglie e che praticamente recita costantemente in tutti i momenti della vita con una impostazione comica.
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Un improbabile attore di teatro si rivolge ad un altrettanto improbabile investigatore privato affinchè raccolga prove sul nuovo compagno della ex moglie. Le cose però prenderanno una piega tragicomica.
La trama se vogliamo è molto semplice e piuttosto lineare seppur con un apprezzabile finale. Il tutto si regge sulla gradevole ed ironica caratterizzazione dei due protagonisti. Verdone che è un investigatore privato che si diletta a scrivere improbabili racconti di spionaggio o thriller. Albanese è un aspirante attore in crisi per l'abbandono della moglie e che praticamente recita costantemente in tutti i momenti della vita con una impostazione comica. Ecco diciamo che il gusto del film sta tutto nel vedere all'opera questa coppia che si rivela affiatata e ci permette di staccare (ma non troppo) la spina dai nostri impegni quotidiani per poco meno di un paio d'ore e già non è poco.
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