Ai Caraibi la comicità è farzesca e di grana grossa
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Christian De Sica è Mario Grossi Tubi (il che gli sconsiglierebbe di consentire al matrimonio della figlia con un pretendente che di cognome fa Vianale. Battuta delicatissima - direbbe Christian - pensateci) ed è un finto ricco che non vede l'ora di attaccare il cappello quando apprende che sua figlia è corteggiata da un attempato Massimo Ghini ossigenato che fa la bella vita ai Caraibi. Solo che costui, credendo la famiglia della ragazza ricca sfondata, sta facendo il medesimo gioco. Equivoci a non finire, ma non propriamente della stoffa di un film di Lubitsch. Intorno alla storia centrale ne ruotano altre due. Sulla breccia da oltre tre decenni e mezzo, fitti di quaranta e passa titoli da regista, Neri Parenti resta fedele alla formula di un divertimento farsesco e di grana grossa, non immemore del modello antico delle torte in faccia. Dunque, malgrado la sua personale devozione ai maestri come Monicelli, distante dallo zoccolo duro della vera e propria commedia italiana.
Da La Repubblica, 17 dicembre 2015
di Paolo D'Agostini, 17 dicembre 2015