nell92
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lunedì 16 novembre 2015
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non sa dove andare a parare
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Un film che varia dal thriller, alla fantascienza al dramma, non c'è molta azione ma non è nemmeno un film cupo. A mio parere si poteva fare molto ma molto meglio..... colin farrell si vede solo nella parte finale del film, con una prestazione buona ma, che poteva farla anche un attore alle prime armi! Per non parlare del finale, nel quale ci si aspettava un colpo di scena per salvare in parte il film, che purtroppo non c'è stato...... Sinceramente non saprei cosa salvare in questo thriller, ed è veramente un peccato sia per il cast a disposizione che per la trama che sembrava avvincente, ma quando si mette troppa carne al fuoco si rischia questo risultato!!!
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ralphscott
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domenica 15 novembre 2015
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hopkins da pannolone,farrell eterno ragazzo.
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Due stelle e 1/2. Superato un inizio irritante per stile registico,con overdose di primi piani grossolani,il film si fa seguire grazie al magnetismo di Hopkins,soprattutto. Il fumo negli occhi non manca:simboli e contrasti cromatici degni di spot pubblicitari. Farrell compare in un secondo tempo,dopo aver seminato indizi che più che premonizioni fanno pensare alla fantascienza pura. Verso la fine troviamo anche,del tutto inutile,una parte drammatica che nulla aggiunge alla vicenda,anzi ne ammorba il ritmo. Materiale narrativo interessante,potenziale da affidare ad altri registi e sceneggiatori.
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ten. aldo raine
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lunedì 14 novembre 2016
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cast ottimo, ma...
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Facciamo una premessa, il film non mi è dispiaciuto, l'ho trovato bellino, però con un cast del genere mi aspettavo certamente di più.
La regia non è il punto forte anzi, e anche gli attori nonostante la loro caratura non sembrano essere in gran forma. Lo stesso Hopkins mi è sembrato un pò rallentato, ma a 78 anni gli è permesso. Le interpretazioni di Jeffrey Dean Morgan nei panni dell'investigatore e della poliziotta sono un po' troppo impostate e ordinate, Colin Farrell invece mi ha fatto una bella impressione, peccato che compaia solo nella parte finale del film.
Il film racconta di un agente dell'FBI, che perplesso di fronte ad una serie di omicidi, decide di chiedere aiuto ad un suo ex collega in pensione, medico psicanalista e sensitivo, il dottor John Clancy.
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Facciamo una premessa, il film non mi è dispiaciuto, l'ho trovato bellino, però con un cast del genere mi aspettavo certamente di più.
La regia non è il punto forte anzi, e anche gli attori nonostante la loro caratura non sembrano essere in gran forma. Lo stesso Hopkins mi è sembrato un pò rallentato, ma a 78 anni gli è permesso. Le interpretazioni di Jeffrey Dean Morgan nei panni dell'investigatore e della poliziotta sono un po' troppo impostate e ordinate, Colin Farrell invece mi ha fatto una bella impressione, peccato che compaia solo nella parte finale del film.
Il film racconta di un agente dell'FBI, che perplesso di fronte ad una serie di omicidi, decide di chiedere aiuto ad un suo ex collega in pensione, medico psicanalista e sensitivo, il dottor John Clancy. Il solitario Clancy, in lutto per la morte della figlia e separato dalla moglie, accetta l'aiuto dell'amico. Il medico è in possesso di enormi poteri sensitivi che lo condurranno sulle tracce di un sospettato, Charles Ambrose, e ben presto, il sensitivo si renderà conto che il suo “dono” è nulla rispetto agli straordinari poteri di questo assassino in "missione".
Un buon thriller/drammatico comunque, che lascia interrogativi allo spettatore.
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flaw54
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venerdì 13 novembre 2015
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un film strano
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Non è certamente un capolavoro questo film, ma porte con sè qualcosa di accattivante. Parte come l'ennesima rindagine sui delitti di un serial killer, ma vira rapidamente verso altre direzioni che spingono lo spettatore verso una certa riflessione. Attori non proprio all'altezza: i due investigatori appaiono piuttosto "imbustati" e poco credibili nel ruolo, mentre Anthony Hopkins con i suoi lenti movimenti, il suo sorriso e la sua voce rimanda sempre la memoria all'indimenticabile Hannibal Lec hter del Silenzio degli innocenti. È proprio vero che è difficile liberarsi di un'eccelsa interpretaziine. Colin Farrel appare di passaggio, quasi una sorta di ex attore.
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Non è certamente un capolavoro questo film, ma porte con sè qualcosa di accattivante. Parte come l'ennesima rindagine sui delitti di un serial killer, ma vira rapidamente verso altre direzioni che spingono lo spettatore verso una certa riflessione. Attori non proprio all'altezza: i due investigatori appaiono piuttosto "imbustati" e poco credibili nel ruolo, mentre Anthony Hopkins con i suoi lenti movimenti, il suo sorriso e la sua voce rimanda sempre la memoria all'indimenticabile Hannibal Lec hter del Silenzio degli innocenti. È proprio vero che è difficile liberarsi di un'eccelsa interpretaziine. Colin Farrel appare di passaggio, quasi una sorta di ex attore. Comunque il film mantiene un suo fascino e si può vedere.
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elgatoloco
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lunedì 14 novembre 2016
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non suspense, ma altro...
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Mi sento un po'imbarazzato, o quasi, a intitolare "non suspense, ma altro"queste brevi note sul film: in complesso credo vada bene così, ma, certo, a livello di"intercettazione del pubblico"si voleva fare altro, intercettare, cioè, chi"vuole la suspense", ma la migliore definizione penso dovrebbe essere quella di"film drammatico", per l'intreccio, quasi il"potlach"("scambio", volendo, anche se traduce solo in parte l'espressione originaria, molto usata in ambienti di quello che un tempo era il"terzo teatro", ossia Grotowsky-Barba etc.)tematico, dove omicidio, eutanasia, HIV, persino bullismo convergono in un intrico di "false"piste, di segnali non ben(pour cause, però, ossia volontariamente) amalgamati per confondere-indirizzare-spiazzare, in un film che in realtà ha una fortissima e forse non subito"coglibile"dimensione etica, che si rivela(o"svela", se si vuole)quasi solo nel finale e nel sottofinale, dove però lo spazio per concentrarsi sul personaggio-chiave, quello interpretato da Anthony Hopkins, che non definirei tout court"grande attore sul viale del tramonto", ma certo notevolissimo interprete in una fase di"Stand-by"propulsivo a nuove interpretazioni, quasi nel senso di un"riposizionamento", di nuove sfide da affrontare(quali non sappiamo e forse lo stesso grande attore tuttora non sa quali siano), di interessanti novità(Hopkins, notevolissimo regista teatrale, non mi risulta aver finora diretto un film o se l'ha fatto ha fatto nascostamente, quasi"in sordina"; ma forse non è questa la volontà del"Tony"made in Wales, orogogliosamente.
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Mi sento un po'imbarazzato, o quasi, a intitolare "non suspense, ma altro"queste brevi note sul film: in complesso credo vada bene così, ma, certo, a livello di"intercettazione del pubblico"si voleva fare altro, intercettare, cioè, chi"vuole la suspense", ma la migliore definizione penso dovrebbe essere quella di"film drammatico", per l'intreccio, quasi il"potlach"("scambio", volendo, anche se traduce solo in parte l'espressione originaria, molto usata in ambienti di quello che un tempo era il"terzo teatro", ossia Grotowsky-Barba etc.)tematico, dove omicidio, eutanasia, HIV, persino bullismo convergono in un intrico di "false"piste, di segnali non ben(pour cause, però, ossia volontariamente) amalgamati per confondere-indirizzare-spiazzare, in un film che in realtà ha una fortissima e forse non subito"coglibile"dimensione etica, che si rivela(o"svela", se si vuole)quasi solo nel finale e nel sottofinale, dove però lo spazio per concentrarsi sul personaggio-chiave, quello interpretato da Anthony Hopkins, che non definirei tout court"grande attore sul viale del tramonto", ma certo notevolissimo interprete in una fase di"Stand-by"propulsivo a nuove interpretazioni, quasi nel senso di un"riposizionamento", di nuove sfide da affrontare(quali non sappiamo e forse lo stesso grande attore tuttora non sa quali siano), di interessanti novità(Hopkins, notevolissimo regista teatrale, non mi risulta aver finora diretto un film o se l'ha fatto ha fatto nascostamente, quasi"in sordina"; ma forse non è questa la volontà del"Tony"made in Wales, orogogliosamente...)che comunque lo riproporranno in modo molto diverso da ora; certo qui il suo"magnetismo"è ben diverso dalla serie su"Hannibal the Cannibal"..., ma non sappiamo ancora verso dove si muova...Certo questo"essay"in direzione buon "pregnosta"o"paragnosta", ossia anticipatore del futuro non dovrà avere un seguito, un"Number Two", in quanto questo sarebbe o ripetitivo-continuativo o comunque aria fritta, rifrittura...Vedremo, ma intanto conviene comunque avvinciarsi a questo curioso quanto interessante film, in fase di trasformazione o meglio segnalatore di trasfomazione, per il regista come per Hopkins e Farrell. El Gato.
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eleonora panzeri
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domenica 20 novembre 2016
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dalla parte del killer
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Sviluppato al limite tra l’incubo e la realtà, il film scorre tra momenti apparentemente ordinari e fotogrammi distorti. Un thriller che gioca con il paranormale ed ha il merito di riportare sul grande schermo un ormai attempato Anthony Hopkins. I protagonisti, i detective Joe Merriwether e Katherine Cowless, durante le indagini su una serie di omicidi molto insoliti, decidono di chiedere l’aiuto di John Clancy, un medico/veggente amico ed ex collega di Joe, ritiratosi a vita privata dopo la prematura perdita della figlia.
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Sviluppato al limite tra l’incubo e la realtà, il film scorre tra momenti apparentemente ordinari e fotogrammi distorti. Un thriller che gioca con il paranormale ed ha il merito di riportare sul grande schermo un ormai attempato Anthony Hopkins. I protagonisti, i detective Joe Merriwether e Katherine Cowless, durante le indagini su una serie di omicidi molto insoliti, decidono di chiedere l’aiuto di John Clancy, un medico/veggente amico ed ex collega di Joe, ritiratosi a vita privata dopo la prematura perdita della figlia. L’uomo, in principio reticente, decide tuttavia di accettare la collaborazione. Inizia così la ricerca del killer, tra indizi e rivelazioni al di là della normale percezione. Dove la scienza e la psicologia falliscono, il dono di Clancy darà risposte che tuttavia non saranno facili da accettare. Nel complesso un bel film anche se a tratti straziante.
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falco
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lunedì 23 novembre 2015
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premonitions, atto d'amore
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Ho letto molte recensioni e critiche rispetto a questo film, visto proprio ieri, e in nessuna ho carpito la vera essenza del lavoro che nulla ha del paranormale come si vorrebbe far intendere. In nessuna di esse ho riscontrato il tema che è stato posto: l'eutanasia. Ci troviamo di fronte ad un uomo alle prese con la propria coscienza dopo un drammatico avvenimento che ha segnato per sempre la propria vita: aver dato la dolce morte alla figlia malata di leucemia.
Tutto il film altro non è che il conflitto che lui ha con se stesso; tutto è immaginativo e predisposto affinché questa conflittualità abbia un suo epilogo.
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Ho letto molte recensioni e critiche rispetto a questo film, visto proprio ieri, e in nessuna ho carpito la vera essenza del lavoro che nulla ha del paranormale come si vorrebbe far intendere. In nessuna di esse ho riscontrato il tema che è stato posto: l'eutanasia. Ci troviamo di fronte ad un uomo alle prese con la propria coscienza dopo un drammatico avvenimento che ha segnato per sempre la propria vita: aver dato la dolce morte alla figlia malata di leucemia.
Tutto il film altro non è che il conflitto che lui ha con se stesso; tutto è immaginativo e predisposto affinché questa conflittualità abbia un suo epilogo. L'assassino (Colin Farrell) è lo stesso Anhony Hopkins, o meglio la parte tormentata del suo io che cerca il giustificativo all'atto estremo perpetrato a suo tempo. I personaggi che ruotano attorno a lui sono parte della sua coscienza che pongono domande e risposte a volte secche e taglienti.
Sublimi e irripetibili i due colloqui tra Hopkins e l'agente FBI interpretato da Jeffrey Dean Morgan in ospedale e quello con Colin Farrell all'interno dell'appartamento in presenza di un professionista che beve dello champagne avvelenato dallo stesso Farrell. In queste due scene si determinano, appunto, la domanda e la risposta, fondamentali, sul senso nella giustizia di praticare l'eutanasia.
Ecco lo specchio del tormento che si pone di fronte al protagonista.
Farrell è Hopkins che trova il coraggio di scrivere una lettera alla moglie per una riconciliazione che avviene in virtù della risposta finalmente trovata nel susseguirsi vorticoso delle vicende del film in nome di un amore, per la propria figlia, mai venuto meno.
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elgatoloco
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giovedì 19 settembre 2019
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al limite tra thriller "parapsicologico"e fantasti
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Partendo da un soggetto di Ted Griffin, "Premonitions"(2015, del regtista Brasiliano Alfonso Poyart, a dimostrazione del fatto che Hollywood non "importa"più solo registi dall'Europa)è veramente al crocicchio tra thriller parapsicologico e film fantastico, per alcuni(e)sarà meglio dire sintesi, ma in realtà i due generi da sempre tendono a fondersi, forse più che a creare una sintesi: pensiamo ai film, comunque notevolissimi, di Mario Bava , per dire dei"made in Italy", ma anche tutti i film germanici dell'espressionisimo, ma anche britannici dagli anni 1940 ad oggi(Clive Barker ma non solo), per non dire di Hitchocock, quasi sempre e di Daio Argento talota.
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Partendo da un soggetto di Ted Griffin, "Premonitions"(2015, del regtista Brasiliano Alfonso Poyart, a dimostrazione del fatto che Hollywood non "importa"più solo registi dall'Europa)è veramente al crocicchio tra thriller parapsicologico e film fantastico, per alcuni(e)sarà meglio dire sintesi, ma in realtà i due generi da sempre tendono a fondersi, forse più che a creare una sintesi: pensiamo ai film, comunque notevolissimi, di Mario Bava , per dire dei"made in Italy", ma anche tutti i film germanici dell'espressionisimo, ma anche britannici dagli anni 1940 ad oggi(Clive Barker ma non solo), per non dire di Hitchocock, quasi sempre e di Daio Argento talota. Qui c'è il motivo del"doppio"in quanto il"buono"(qui incredibialmente Anthony Hopkins, quasi a voler smentire la sua fama da"malo"in "Hannibal the Cannibal")si interfaccia nel finale con il"vilain"-assassino che ha gli stessi suoi poteri di "mentalist"(non quello dei telefilm con il pessimo pseudoattore...), dove Colin Farrell non è assolutamente da meno di lui, anzi. C'è poi il tema dell'eutanasia, che resta uno dei grandi temi della morale, a livello filosofico, teologico, ma poi(anche, a livello decisionale)di legislazione e di prassi politica, rimanendo"vexata quaestio". Bravisismi anche Jeffrey Dean Morgan e Abbie Cornish(nella figura della quale si reduplica il tema del doppio, dato che il ricordo della figlia dello psichiatra-detective-"veggente"impersonato appunto da Hopkins è presentissimo sempre e in particolare nel momento cruciale della vicenda), per completare il cast deicsamente notevole di un film che non sarà a livello dei grandi capolavori, ma un posto nella storia del cinema almeno recente lo merita senz'altro, non fosse che per la capacità di alternare sequenze"realistiche"e oniriche in un modo intelligente, dove l'aggettivo vale nella doppia accezione(quella corrente e quella specificatamentwe rivolta alla comprensione delle possibilità e degli obiettivi da raggiungere). El Gato
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filippo catani
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lunedì 16 novembre 2015
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un minestrone troppo denso
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Un serial killer sta commettendo crimini sempre più efferati. L'agente dell'FBI al comando delle indagini decide allora di coinvolgere un ex psicanalista dotato di poteri particolari per cercare di fare luce sul caso. L'uomo però si è ritirato da due anni a vita privata a causa della morte della figlia.
Il problema principale di questo film è che non prende mai una direzione precisa. Un po' giallo, thriller e fantascienza. Si arriva al giro di boa e praticamente manca già l'ossigeno per arrivare alla fine. Peccato perchè i primi passi sembravano pure interessanti. Alcune scene sono semplicemente ripetitive o già viste.
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Un serial killer sta commettendo crimini sempre più efferati. L'agente dell'FBI al comando delle indagini decide allora di coinvolgere un ex psicanalista dotato di poteri particolari per cercare di fare luce sul caso. L'uomo però si è ritirato da due anni a vita privata a causa della morte della figlia.
Il problema principale di questo film è che non prende mai una direzione precisa. Un po' giallo, thriller e fantascienza. Si arriva al giro di boa e praticamente manca già l'ossigeno per arrivare alla fine. Peccato perchè i primi passi sembravano pure interessanti. Alcune scene sono semplicemente ripetitive o già viste. E se impiegare un attore del calibro di Hopkins per un ruolo del genere il dispiacere maggiore è quello di vedere Farrell apparire per una ventina di minuti in un ruolo decisamente inutile e quasi insulso che avrebbe potuto recitare anche un attore alle prime armi. Ci si alza dalla sala con un gran mal di testa e con l'idea di averci capito davvero poco per non dire niente.
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elpiezo
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venerdì 20 novembre 2015
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un hopkins sensitivo!!!
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Thriller intenso e confuso dove l'FBI si serve di un agente in pensione dotato di capacità sensitive per catturare un assassino munito anch'esso dalle medesime abilità.
Pur risultando un prodotto dalla sceneggiatura talvolta caotica, il film offre mirate dosi di suspense e mantiene alto il livello d'interesse verso l'attonito spettatore nonostante il tanto atteso confronto tra sensitivi avvenga solamente nelle ultime battute del film. Un efferato bombardamento di forvianti e sanguinolenti flash back conducono ad un fragoroso epilogo dove il tutto finisce per combaciare alla perfezione. Un arcano carnet di efferati omicidi meticolosamente riletto dai sapienti occhi di un Hopkins che risulta come sempre tra più enigmatici volti che il grande schermo conosce.
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