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Whiplash, in inglese significa colpo di frusta e sferzata. In entrambi i casi, il termine, titolo del film, è sottilmente usato a indicare il colpo alla batteria, ma anche, con lettura metaforica, i colpi interiori e fisici, inferti da Terence Fletcher, “maniacale” insegnante e direttore d’Orchestra (nel ruolo un perfetto J. K. Simmons), al giovane protagonista Andrew, Miles Miller.
Scritto e diretto da Damien Chazelle, regista e scrittore esordiente di 30 anni, il film si fa amare fin dall’apertura. Andrew, sogna di diventare uno dei migliori batteristi jazz della sua generazione. Ma la concorrenza è feroce al conservatorio Schaeffer di Manhattan, dove si allena duramente sotto la sapiente guida di uno spietato direttore d'orchestra.
Filmato da vicino, come con una scimmia sulla spalla, riprendendo nei minimi dettagli le escoriazioni alle mani, il sangue che fuoriesce dopo gli estenuanti allenamenti e le ripetizioni alla batteria fino alla nausea, munito di una colonna sonora magica e che ti invade reiterandosi quasi ossessivamente, come ossessiva è la modalità di studio inferta ad Andrew, il quadro- film è perfetto. C’è storia, c’è occhio, c’è orecchio.
Da sempre la Schaeffer è il massimo per chi ama la musica. Entrare in quel conservatorio, esservi ammessi, è il sogno di molti che arrivano a New York da tutto il mondo. Il film di Damien Chazelle incarna proprio questo. Ma dietro ad un sogno, spesso un incubo, qui incarnato dalla geniale esecuzione di J.K. Simmons, che non cede di un attimo, nella cattiveria di evitare di partorire frustrati inutili e incapaci.
Eccellente film sul rapporto tra maestro e allievo, qui nella spesso dimenticata Batteria, dove la musica di Justin Hurwitz è fantastica ed è senza dubbio il terzo protagonista del film, per non dire il primo.
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