Turner |
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Un film di Mike Leigh.
Con Timothy Spall, Dorothy Atkinson, Marion Bailey, Paul Jesson, Lesley Manville.
continua»
Titolo originale Mr. Turner.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 149 min.
- Gran Bretagna 2014.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 29 gennaio 2015.
MYMONETRO
Turner
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un quadro audiovisivo di pregevole fattura.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 2 giugno 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TURNER (UK, 2014) diretto da MIKE LEIGH. Interpretato da TIMOTHY SPALL, DOROTHY ATKINSON, MARION BAILEY, PAUL JESSON, LESLEY MANVILLE, MARTIN SAVAGE, RUTH SHEEN, SANDY FOSTER, KARL JOHNSON, AMY DOWSON
Gli ultimi venticinque anni della vita del pittore britannico Joseph Mallord William Turner (1775-1851). Artista largamente incompreso, dal carattere eccentrico, dalla personalità burbera ma generosa, disposto a qualunque sacrificio pur di dipingere capolavori, infelicemente sposato e divorziato con due figlie femmine a carico della moglie, accasato con una governante che lo ama senza esserne ricambiata e che lui sfrutta esclusivamente per sfogare gli appetiti sessuali, figlio di un simpatico barbiere in pensione, amico-nemico di colleghi che in parte lo ammirano e in parte lo contestano aspramente. Fece numerosi viaggi oltreoceano, amò molte donne, utilizzò strumenti bizzarri (fra cui saliva e alimenti) allo scopo di ritrarre soggetti più intensi e realistici, tenne conferenze alle accademie inglesi sull’impiego dei colori, fu creditore nei confronti di altri pittori e morì stroncato da un disturbo cardiaco. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2014, valse a Spall il Prix d’interprétation masculine. Riconoscimento oltremodo meritato: la sua performance è ricca di sfumature, non perde un colpo nella descrizione psicologica di un uomo che, dal punto di vista canonico dell’arte, non tradì nessuno stereotipo, ma fu contemporaneamente anche un sanguigno e sincero amante della vita, dedicandole il suo lavoro, sacrificandovi la salute e vivendola fin nel più profondo dettaglio. Decorato da una meravigliosa fotografia (Dick Pope) e montato (Jon Gregory) con una perizia encomiabile (per usare uno degli aggettivi che nei dialoghi spesso ricorre), è anche un affresco storico-sociale dell’Europa prerisorgimentale che analizza le contraddizioni di un continente attraverso le azioni e i pensieri della gente comune, alla quale tutto sommato lo stesso Turner apparteneva e dalla quale ha ereditato le scontrosità, i grattacapi, le magnificenze e le furberie. Un merito va anche al fatto di aver evitato le letture psicanalitiche nel rapporto complesso ma positivo col padre: William Turner Sr. incoraggiò il figlio ad inseguire il suo sogno artistico, lo comprese fino alla fine e gli insegnò ad apprezzare il libertinaggio, la spudoratezza e l’estroversione. Altri personaggi molto azzeccati sono: la governante Sophia Booth, innamorata del suo padrone, il quale fraintende e trascura i suoi sinceri sentimenti, pronta ad accudirlo, a procurargli calore e a non fargli mancare quantomeno il necessario per vivere; la portinaia dell’albergo nella città del versante occidentale britannico, con cui Turner allaccia una fugace relazione amorosa; lo sventurato e indebitato Benjamin Robert Haydon, artista talentuoso da tutti ritenuto un pittore della domenica, tormentato quanto dalle ristrettezze economiche quanto da dubbi esistenziali angosciosi; John Ruskin, il giovanotto pretenzioso e arrogante che si vanta d’essere un insuperabile esperto d’arte; Mary Somerville, la petulante e indisponente moglie di Turner, che lo rimprovera per la sua indifferenza alla notizia della morte della figlia; e tutto il gruppo dei pittori della Royal Academy, il quale rivela la bravura degli attori nella scena magistrale delle stanze superbamente decorate coi loro quadri appesi alle pareti. Numerosi momenti di poesia, nessuna significativa caduta di ritmo, qualche pesantezza nel linguaggio troppo forbito e ricercato della sceneggiatura, contributi tecnici di primissima qualità, messaggio anti-moralistico che fin dal principio si mostra a favore dell’arte, intesa non come fine a sé stessa ma nel suo scopo di allevare uomini genuini ed elevarli a saggi osservatori di tutti gli ambienti rappresentabili del mondo. L’ultima (ma solo in ordine di elenco) felicitazione va alla regia: Leigh ha fra le mani una materia narrativa consistente, ma non ne perde mai la direzione e l’indirizzo, rivelandosi un autore maturo che, quando si tratta di dirigere biografie cinematografiche, schiva abilmente l’agiografia e tira invece fuori ritratti meravigliosi di individui indimenticabili proprio perché umani, e dunque assolutamente capaci di sbagliare, sognare, creare, amare, faticare e soffrire. Un bio-pic tecnicamente lodevole che non si fa comprimere dai limiti del genere e che riscontra alcune imperfezioni probabilmente nelle frequenti scivolate in un becero comportamentale fastidioso e nella piattezza parziale delle emozioni dei personaggi. Ma è comunque un film da non perdere, o perlomeno da gustare nella sala di un buon cinema d’essai. Costato 8,4 milioni di sterline e distribuito in patria a partire da fine ottobre 2014, ne ha incassate più di 9 al botteghino. Distribuisce BiM.
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