Enea ha 30 anni, risiede in provincia di Udine, lavora in una fabbrica tessile, ha una madre affettuosa e due amici straordinari(Alex e Carlo).
Enea è autistico, ma, grazie a degli aiuti terapeutici validi ed azzeccati, conduce un'esistenza pressochè normale, incanalata nei soliti usi e costumi della gente comune: lavoro, famiglia, amici, feste, cene, ritrovi,ecc.
Gli manca, però, una donna(the special need).
Enea ha, come tutti, bisogni profondi ed impellenti, ed essendo, oltre che entusiasta, anche particolarmente esigente, cerca la propria ragazza ideale tra quelle di copertina, nelle riviste, nei giornali, nelle foto più eclatanti.
Alex e Carlo decidono di dargli una mano, prima tentando di organizzargli un incontro con delle prostitute - tentativo fallito- poi organizzando per l'amico un viaggio, in pulmino, all'estero, destinazione, prima Austria, dove gli spettacolini sexy scoraggiano il ragazzo, e poi Germania.
E, proprio in terra tedesca, e precisamente a Trebel, il desiderio di Enea pare potersi esaudire, visto che lì esiste un centro specifico dove i disabili possono avvicinarsi al sesso, senza rischiare,come in Italia, condanne per favoreggiamento della prostituzione.
Ma anche qui, pur in un ambiente idoneo ed attrezzato, la 'missione' non si sviluppa in modo facile e scontato.
Perchè Enea, più che un rapporto sessuale, cerca una con cui stare assieme, una ragazza tutta sua, una da baciare, una da tenere per mano, una di cui innamorarsi, una con cui condividere l'esistenza.
'The special need' è un sorprendente ed inusuale documentario, un documentario che ha ricevuto molti premi in giro per il mondo, grazie soprattutto alla sua tematica, alla sua trama, capace di spiazzare e commuovere il pubblico.
Non era facile per il regista - Carlo Zoratti - fare un film del genere, addentrarsi in un ginepraio in cui la componente pietista, lacrimosa, straziante, cinica, goffa, volgare, retorica, sentimentale, banale, persino ridicola, poteva facilmente prendere il sopravvento sui contenuti ed indirizzare l'opera verso risvolti negativi o inopportuni.
E' bravo, invece, Zoratti a rimanere in bilico, in equilibrio, a fare in modo che l'ironia non sfoci nel grottesco, e che l'impegno e la serietà non sfocino nel pianto.
Per gestire queste sabbie mobili, pericolose e delicate, il regista sceglie la tipologia del road-movie, del documentario-verità, ibrido e atipico, imbarcando i tre amici in un pulmino Volkswagen e gestendo dialoghi, pensieri e situazioni in maniera delicata ma efficace, leggera ma coinvolgente.
Il film diventa così un reportage essenziale sulle tematiche della disabilità, della sessualità, dell'amicizia, riuscendo a trattare in modo valido e tenero l'accoppiamento 'normalità-diversità', senza eccessi, senza battutacce rozze e ridicole, senza lacrime strazianti.
E' brava a defilarsi la cinepresa quando la scena si fa troppo audace, preferendo così l'inquadratura asettica di una finestra ad un approccio sessuale sguaiato; ed è provvidenziale quel silenzio che arriva a stemperare e a bloccare dialoghi che possono diventare bruschi o sgarbati.
Tante sono le scene che catturano e commuovono: le carezze e gli abbracci nel centro terapeutico; i tentativi di Enea con le ragazze; il gioco con le pistole ad acqua, ingenuo e naturale, che apre il film; le chiacchiere e le risate tra amici; la rappresentazione teatrale con il protagonista travestito da robot di cartone.
Ma è, indubbiamente, il piano sequenza finale ad essere il più azzeccato e toccante,quello nel quale, sulla via del ritorno, i tre amici non riescono a nascondere i loro stati d'animo per l'esito sfortunato del loro percorso.
E, se non proprio consolatorio, il finale è però ugualmente ottimistico e divertente, grazie alle parole di Enea che, nel pieno dello scoraggiamento generale, dice: "”Questo viaggio è stato bellissimo. Ho imparato un sacco di cose”. "Anche noi" aggiunge Carlo.
Iniziato per gioco e continuato per gioco, il viaggio ha preso,per Carlo ed Alex, una piega ben diversa da quello che pensavano, facendoli sentire spesso inadeguati e insufficienti, e spingendoli verso pensieri e riflessioni che riguardano anche la loro vita personale.
E se, quindi, Enea, pur non risolvendo il problema, ha apprezzato comunque la storia perchè ne ha ricavato esperienze e insegnamenti, altrettanto si può dire dei suoi due amici, ai quali, il viaggio ha spalancato nuove, intense e interessanti emozioni.
L'opera prima di Zoratti fa, quindi, centro,nonostante il montaggio e l'audio non siano perfetti, nonostante qualche situazione sia stata gestita in maniera acerba ed approssimativa, nonostante la pellicola sia stata meno pubblicizzata di altri film (Tir, Sacro GRA), di gran lunga inferiori.
E lo fa, soprattutto, mandando un messaggio, forte e inequivocabile, di amicizia, di poesia, di tenerezza, di verità.
E dispiace , come già accaduto con gioiellini come 'Still life', 'Tutto sua madre' o 'Miss violence', che, a recepire lo splendido messaggio, fossimo solo in otto, nell'unica sala, in tutto il circondario, che si sia 'permessa' di trasmettere la pellicola.
Ma, si sa, la condizione del nostro paese, si intravede pure da queste piccole cose.
Da questi piccoli grandi film.
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