simone magli
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lunedì 21 aprile 2014
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la sufficienza se la merita
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Una commedia carina e originale con una regia attenta ai particolari (specie la preparazione delle composizioni floreali). Woody Allen spiana bene la strada a John Turturro, che resta forse troppo in silenzio.
Comicità un po' grottesca, la comunità ebraica che fa da cornice, lascia un po' a desiderare.
L'entrata in scena della vedova non risulta efficace: anzi fa perdere punti al film.
Sharon Stone si dimostra ancora supersexy, nonstante l'età.
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gibru37
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lunedì 21 aprile 2014
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colossale delusione - statene alla larga!!!
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Film terribilmente lento e noioso, quanto di più lontano da una commedia brillante. Personaggi tristi e sempore seri, dialoghi insignificanti, nemmeno una scena che strappi un minimo sorriso, meno che meno una vera risata. Trama sconclusionata e finale insulso. Uno dei peggiori film che ho visto in tutta la mia vita. Eravamo in sei persone a vederlo, e tre se ne sono andate dopo neanche mezz'ora. Veramente soldi buttati. Non capisco come attori di livello si siano prestati ad un copione così banale e scadente, e ancora meno capisco l'entusiasmo dei critici.
Se un film è brutto è brutto, anche se ci recitano Woody Allen, John Turturro e Sharon Stone.
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vanessa zarastro
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domenica 20 aprile 2014
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una commedia alleniana
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Il film è un tentativo di John Turturro di fare un film alla Woody Allen. Di origini siciliane Turturro nasce a Brooklyn, da un immigrato siciliano carpentiere e una cantante di jazz, da cui eredita la passione per la musica; cresce in quell'ambiente dove si mischiano insiemetradizioni italiane, ebraiche e africane.Sperimentatore dei generi Turturro si è cimentato nell’ambiente più consono: New York descritta in vari e diversi quartieri e l’ebraitudine sono materiali tipici della comicità alleniana. L’assurdo e il grottesco sono le categorie da lui seguite. Ma mentre Woody Allen presenta tipologie esistenti e situazioni realistiche, anche se esasperate – basti pensare alle figure nel recente Blu Jasmine – Turturro gioca tutto sull’inverosimile; l’improbabile dermatologa Sharon Stone e la sua amica Sofia Vergara ne sono esempi.
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Il film è un tentativo di John Turturro di fare un film alla Woody Allen. Di origini siciliane Turturro nasce a Brooklyn, da un immigrato siciliano carpentiere e una cantante di jazz, da cui eredita la passione per la musica; cresce in quell'ambiente dove si mischiano insiemetradizioni italiane, ebraiche e africane.Sperimentatore dei generi Turturro si è cimentato nell’ambiente più consono: New York descritta in vari e diversi quartieri e l’ebraitudine sono materiali tipici della comicità alleniana. L’assurdo e il grottesco sono le categorie da lui seguite. Ma mentre Woody Allen presenta tipologie esistenti e situazioni realistiche, anche se esasperate – basti pensare alle figure nel recente Blu Jasmine – Turturro gioca tutto sull’inverosimile; l’improbabile dermatologa Sharon Stone e la sua amica Sofia Vergara ne sono esempi. Così pure tutta la parodia del clan di ortodossi mi è sembrata banale e senza particolari caratterizzazioni. Il risultato è di comicità modesta ma riesce a strappare qualche sorriso.
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[+] tre stelle
(di francesco2)
[ - ] tre stelle
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alex2044
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domenica 20 aprile 2014
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poco brio e un po' di noia
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Un'occasione persa . Purtroppo il film mi ha deluso . Gli attori sono bravi , l'idea è ottima ma il film non decolla . Manca il brio per essere brillante ma manca la profondità per far pensare .
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cavinafulvio
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domenica 20 aprile 2014
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una commedia piacevole e classica
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E' una commedia piacevole con una trama coinvolgente e divertente fino alla fine.
La fotografia è veramente curata (colori autunnali bellissimi!)
Gli attori sono naturalmente il punto azzeccato e vincente del film.
Lo consiglio per passare due ore in pieno relax e divertimento
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carro
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domenica 20 aprile 2014
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siamo alla frutta.
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Attori tutti "fuori" posto. Storia incomprensibile, film lento, battute rare, emozioni nessuna, spunti di riflessione assenti. Da vedere NO. E giusto per la cronaca adoro Allen e Turturro, ma questo non è sufficiente per vedere questo film.
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samuelemei
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venerdì 18 aprile 2014
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la coppia allen-turturro infiamma new york
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Prendete l’apparentemente improbabile coppia John Turturro e Woody Allen. Immaginate che un fiorista di mezza età (Turturro) e un anziano libraio (Allen), entrambi sul lastrico, diventino all’improvviso rispettivamente un gigolò richiestissimo e un “pappa” dal forte senso degli affari. Collocateli nel quartiere ebraico di una Brooklyn scintillante, chiamateli “Virgilio e Bongo” e avrete, in estrema sintesi, l’asse portante di “Gigolò per caso”, la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da John Turturro.
Gli affari andrebbero a gonfie vele (grazie alle sensuali quanto danarose clienti Sharon Stone e Sofia Vergara) se non fosse per il “grande amore”, tenero e sincero che nasce tra Virgilio e Avigal (Vanessa Paradis), una fragile vedova in cerca disperata di affetto e compagnia.
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Prendete l’apparentemente improbabile coppia John Turturro e Woody Allen. Immaginate che un fiorista di mezza età (Turturro) e un anziano libraio (Allen), entrambi sul lastrico, diventino all’improvviso rispettivamente un gigolò richiestissimo e un “pappa” dal forte senso degli affari. Collocateli nel quartiere ebraico di una Brooklyn scintillante, chiamateli “Virgilio e Bongo” e avrete, in estrema sintesi, l’asse portante di “Gigolò per caso”, la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da John Turturro.
Gli affari andrebbero a gonfie vele (grazie alle sensuali quanto danarose clienti Sharon Stone e Sofia Vergara) se non fosse per il “grande amore”, tenero e sincero che nasce tra Virgilio e Avigal (Vanessa Paradis), una fragile vedova in cerca disperata di affetto e compagnia. Il sentimentale “gentiluomo” Turturro si lascia coinvolgere in una relazione platonica e romantica con la timida Avigal ma i problemi non tardano ad arrivare. Infatti la donna appartiene ad una rigida famiglia di rabbini. L’intera comunità ebraica del quartiere, indignata, reagirà allo scandalo, provocando una marea di guai alla premiata ditta “Virgilio e Bongo”.
In “Gigolò per caso” il versatile John Turturro ha saputo seguire brillantemente le orme del maestro, ricalcando in larga parte gli ambienti e il mood di molte pellicole di Woody Allen. Nel complesso ha saputo ricreare una classica commedia agrodolce, quasi un incrocio perfetto tra la melanconia di “Manatthan” e l’esplosività satirica di “Basta che funzioni”, per citare due titoli di Allen. L’operazione di Turturro, non senza rischi, è nel complesso riuscita. Tre sono i pilastri su cui si erge l’edificio di “Gigolò per caso”: in primo luogo la comicità debordante del vivacissimo Woody (con indimenticabili stoccate alla cultura ebraica); in secondo luogo la malinconia stralunata e quasi attonita di John Turturro, che fornisce un naturale controcanto alla vis comica di Allen; in terzo luogo i bellissimi scenari di una Brooklyn autunnale quanto mai romantica. Come spesso accade nei film di Woody Allen, la città palpitante è forse la vera protagonista “umorale” del film. Il grande pregio di “Gigolò per caso” sta nella raffinatezza e nella leggerezza che pervade la pellicola. Contribuiscono in questo senso l’impeccabile fotografia patinata (dal gusto vintage) giocata tutta sui colori pastello, sul rosso e sul giallo delle foglie e sulla luce soffusa (quasi crepuscolare) che filtra dalle ampie vetrate di New York. Contribuisce inoltre la sofisticata colonna sonora, punteggiata di musica jazz, brani francesi e persino un classico della canzone napoletana (Tu sì na cosa grande). E per finire contribuisce quel magnetico gioco di sguardi finale tra due grandi come Woody Allen e John Turturro, capaci di confezionare un film brillante e nostalgico al contempo, in una New York ammaliante fatta di lunghi viali alberati e di scarpe che calpestano le foglie cadute prematuramente.
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[+] appassionato e aggraziato film turturro non delude
(di antonio montefalcone)
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