La vita di Adele

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Un film di Abdellatif Kechiche. Con Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Mona Walravens, Jérémie Laheurte.
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Titolo originale La Vie d'Adèle. Drammatico, durata 179 min. - Francia 2013. - Lucky Red uscita giovedì 24 ottobre 2013. - VM 14 - MYMONETRO La vita di Adele * * * * - valutazione media: 4,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

un rito di iniziazione Valutazione 4 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
mercoledì 30 ottobre 2013


La vita di Adele” può anche essere definito come un romanzo di iniziazione: la storia di una ragazza che passa dall’adolescenza all’età adulta e che, quindi, prende in mano il proprio destino, malgrado le prove, gli ostacoli e i dolori che si troverà di fronte. Per cui possiamo definire il film come il ritratto di una giovane donna, forse anche un’eroina, un personaggio quasi da romanzo, una donna ideale che dimostra una grande forza di volontà, coraggio, abnegazione e un grande senso di libertà: e proprio la libertà è forse l’aspetto di Adele che mi premeva maggiormente mettere in mostra”. A. Kechiche dixit.
Questo è sinteticamente il senso dell’opera così come concepita, svolta e realizzata dal suo autore-regista (una volta avremmo parlato di interpretazione autentica, ma nell’arte il concetto è superato). Quindi, tanto per fugare un diffuso pregiudizio, non siamo davanti ad un film sull’omosessualità femminile –anche se questa è utilizzata come modalità situazionale per descrivere il cammino della protagonista- ma ad un “rito di iniziazione” cui Adele, affamata di vita quanto di spaghetti al sugo (il rosso è il colore della vitalità) si sottopone per passare dalla fase adolescenziale alla maturità consapevole. Quindi un percorso on the road, sulla via-vita, su quel ponte dell’esistenza umana che da un’identità confusa e indefinita porta alla chiarificazione progressiva di ciò che si è ed all’autodeterminazione ponderata. Generalmente ogni iniziazione segue riti che rimarcano la portata del passaggio. Spesso sono dolorosi, perché il cammino è impervio, incontra resistenze, indietreggiamenti e recuperi, avvicinamenti e scontri, ma alla fine le cicatrici contano più dei momentanei successi.
Un’iniziazione è comunque una separazione da un prima a un dopo, da un ruolo ad un altro, da non identità (o identità più debole) a consapevolezza di se stessi e nelle relazioni con gli altri. Un’iniziazione ha senso se è libera, e nella libertà di scelta sta la forza propulsiva per affrontare disagi e dolori per giungere convinti al traguardo. I riti si traducono in un’”esperienza” fatta di contatti, comportamenti più o meno codificabili e schematicamente ripetitivi, opzioni da risolvere, con un carico di piacere e più spesso di sofferenza che comunque è destinato ad approdare a risultati evolutivi.
Ma l’esperienza non è frutto solo di volontà; il caso (come un incrocio di sguardi sotto un semaforo) può essere determinante nello sviare il percorso verso altre direzioni e quindi altri risultati finali. Il che significa che l’”esperienza” dell’iniziazione è imprevedibile, non lineare, può subire influenze esterne, non ha durata precostituita, ma è destinata ad una fine, cui segue un’altra fase e quindi altra iniziazione rituale (come per esempio il matrimonio), con relativa separazione ed inizio di altra esperienza.
Adele è una piccolo-borghese libera (da coercizioni familiari e, a quanto sembra, sociali), legge molto ma è radicata in un ambiente che non pretende l’eccellenza; i suoi atteggiamenti quotidiani non travalicano l’ordinaria quotidianità; manipola continuamente i capelli, “cazzeggia” con le amiche, subisce i primi ammiccamenti dei maschi. Adele è curiosa e spinta dalla sua fame di vita e di sperimentazione sessuale ad un rapporto con un ragazzo (quindi un altro da sé), che tuttavia non le dà la desiderata ebbrezza. Il caso la spinge verso Emma, quindi un’altra sè, intraprendente, aspirante artista, già iniziata sulla via della maturità, ed Adele si abbandona totalmente alla relazione carnale che non conosce differenze, non passa per i distinguo della razionalità o delle individualità caratteriali, non ammette interferenze. Inizia il percorso di svezzamento, tutto corpo, emozioni e deliquio, ma il risveglio oltre i sensi crea barriere, ostacoli e nel contempo svela debolezze; il divario tra gli stadi esistenziali delle due amanti emerge ed allontana, Adele accusa il colpo e piange, le tessere del mosaico si diradano, lei barcolla, mente, cerca compensazioni momentanee, fino alla ineluttabile separazione. Il tempo le dà una nuova identità professionale, lievita in sicurezza e in percezione di sé, gestisce il dolore cercandone le potenzialità formative: nuovi incontri con la ex compagna aggiornano e definiscono le rispettive posizioni, nell’ultimo di questi, nella collettiva confusione dell’apoteosi dell’artista finalmente trionfante, Adele avverte il distacco, completa il passaggio e quindi s’incammina per la città, oltre il ponte, con il suo bagaglio di esperienza e di vissuto ferito ma non piagato.
Emma è alle spalle ma non è stata solo una storia; è stata “uno strumento in quello che è il destino di Adele, con il fine di rivelare a quest’ultima delle cose che lei già aveva dentro se stessa” (A.K.).
Le lunghe scene di sesso lesbico hanno  il pregio di focalizzare (con insistente sovrabbondanza di dettaglio, va detto) il momento topico dell’iniziazione di Adele, quello in cui esplode la comunicazione dei corpi, immediata e incontrollata, in cui il suono del respiro ansimante sostituisce in toto l’espressione verbale e tutto diventa magico incastro) ma rischiano di sviare l’attenzione dal “tutto”; i turbamenti (presumibilmente diversi negli spettatori uomini e donne) erano prevedibili, ma poco c’entrano con la connotazione omosessuale del rapporto. Kechiche ha voluto essere coraggiosamente provocatorio, ma il filo tematico non sarebbe variato granchè se il primo fatale incontro fosse stato tra eterosessuali.
Kechiche si dimostra maestro delle immagini. Macchina da presa in frequente movimento, primi e primissimi piani delle protagoniste, campi e controcampi senza stacco e riprese angolari anziché frontali accompagnano bene le dinamiche emotive in corso. Il bacio in primo piano controsole è indimenticabile. I primi piani senza fronte (sede del pensiero razionale) di Adele isolano ed esaltano i movimenti interiori tanto quanto l’espressione del viso della protagonista. Insomma un saggio di cinema “difficile” per chi lo fa e chi lo vede, e di grande intensità e presa emotiva; quantomeno per i fruitori che non si assoggettano passivamente a chiusure pregiudiziali e parziali.

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lorenzopud mercoledì 30 ottobre 2013
una piccolo borghese un po' banalotta
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Adele legge molto? E'una piccola borghese? Ed allora come fa a non sapere altri nomi di pittori che non quello di Picasso (manco un Van Gogh buttato lì per caso)! Mai una citazione, mai una frase intelligente, un po' profonda. Ci sa fare con i bambini. Ed a letto, come provato più volte durante il film. Is that all?

[+] precisazione (di pepito1948)
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