Vita di Pi |
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Un film di Ang Lee.
Con Suraj Sharma, Irrfan Khan, Tabu, Rafe Spall, Gérard Depardieu.
continua»
Titolo originale Life of Pi.
Avventura,
Ratings: Kids,
durata 127 min.
- Cina, USA 2012.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 20 dicembre 2012.
MYMONETRO
Vita di Pi
valutazione media:
3,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Col ragazzo e la tigre Ang Lee inciampa sull'esistenza di Dio
di Luca Raffaelli La Repubblica
Il protagonista si chiama Pi perché diminutivo di Piscine (va letto alla francese), stravagante nome di battesimo. Pi era un nomignolo necessario, visto che Piscine, storpiato dai compagni di scuola, facilmente diventava un insulto. Come il best-seller da cui è tratto, anche il film Vita di Pi si divide in tre parti. La prima racconta la costruzione dell'identità del giovane protagonista, che vive nel sud-est dell'India. La riviviamo in flash-back seguendo l'intervista che viene fatta al Pi già adulto da parte di uno scrittore. È in cerca di una grande storia che provi l'esistenza di Dio. Dunque, all'inizio si indaga la famiglia di Pi (suo padre è proprietario dello zoo della città) e la sua ricerca religiosa. Pi trova un personale e curioso punto d'incontro tra l'induismo, il cristianesimo e l'Islam (peccato che questo spunto sia poi del tutto tralasciato). Proprio quando Pi trova l'amore la famiglia è costretta a trasferirsi in Canada, dove il padre è riuscito a vendere gli animali dello zoo. La regia fin qui sembra piatta, in attesa dell'evento. E quello arriva improvviso come un pugno allo stomaco. Sulla nave, in una notte di tempesta, mentre Pi grida di gioia bagnato dal mare e dalla pioggia, la nave comincia a imbarcare acqua. Dopo qualche drammatico minuto, mentre la nave affonda, sull'unica scialuppa di salvataggio calata in mare troviamo Pi in una minuscola arca di Noè in compagnia di una iena, una zebra e un orango. La lotta per la sopravvivenza si fa terribile, tra l'impossibilità di condividere uno spazio così angusto e la difficoltà di bere e nutrirsi. Improvvisa poi arriva la tigre (già vista nelle scene allo zoo) chiamata Richard Parker (è lo stesso nome del marinaio che in Gordon Pymdi Edgar Allan Poe viene ucciso dai suoi compagni naufraghi per cibarsi del suo corpo). Siamo fin troppo abituati a un cinema che vuole far agire più i nostri nervi che il nostro pensiero, ma Ang Lee ci riesce in maniera sorprendente. Perché qui non ci sono scene di massa, non ci sono grandi scenografie o strabilianti invenzioni. Qui c'è un ragazzo, una barca su cui il più delle volte lui non può neppure salire (per questo costruisce una piccola zattera) e una tigre. Se il cinema dev'essere anche una fantastica magia spettacolare, gli ottanta minuti circa che raccontano i 227 giorni passati da Pi in mezzo al mare sono strabilianti. La tigre realizzata in digitale è vera, viva, meravigliosa e spaventosa, e anche gli occhiali stereoscopici hanno un senso, perché gli oggetti in scena sono pochi sul mare infinito. Ma su tutto c'è la rappresentazione della forza di un ragazzo nel tenersi in vita, sveglio con la mente, sempre allerta per poter affrontare le continue emergenze alle quali il regista alterna momenti di pausa, di spettacolo (la pioggia di pesci, altre tempeste, le notti di luna) e anche di riflessioni sulla vita. In queste scene l'istinto di sopravvivenza prorompe con una forza disperata. Ci sono poi altre sorprese prima dell'arrivo alla terza parte dove il protagonista mette in dubbio la propria versione dei fatti, come se gli autori si volessero affrancare dal semplice film d'avventura. Ma il film zoppica proprio quando cerca di essere profondo uscendo dall'emozione. Inoltre, durante tutti i 127 minuti, raccontando la propria storia, Pi ci invita a credere fermamente nell'esistenza di Dio solo perché (unico tra tutti i passeggeri della nave) lui è riuscito a salvarsi, in una visione un po'troppo facile ed egocentrica della fede universale.
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