Vita di Pi |
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Un film di Ang Lee.
Con Suraj Sharma, Irrfan Khan, Tabu, Rafe Spall, Gérard Depardieu.
continua»
Titolo originale Life of Pi.
Avventura,
Ratings: Kids,
durata 127 min.
- Cina, USA 2012.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 20 dicembre 2012.
MYMONETRO
Vita di Pi
valutazione media:
3,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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una vita fantasticadi ennasFeedback: 3051 | altri commenti e recensioni di ennas |
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domenica 23 dicembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“La vita di Pi” mi è parso anzitutto un omaggio al cinema odierno. Come se il regista dicesse al pubblico: caro spettatore, ora ti mostro cosa è possibile fare oggi, nell’era della tecnologia digitale, con la vecchia invenzione dei fratelli Lumiere, ovvero è possibile allestire un grande, fantastico spettacolo. Dove il trionfo dell’immagine, il linguaggio principe del cinema, è celebrato nella sua magnifica e ultramoderna pervasività. E siamo subito catturati perché l’era della tecnologia è anche il prevalere dell’alfabeto delle immagini rispetto ad altri strumenti. Poi “la vita di Pi” è anche una storia narrata dal protagonista ( il film è tratto da un libro famoso) e si presta a vari livelli di lettura. Pi, acronimo di Piscine Molitor ( un luogo della memoria del padre) è diminutivo scelto dal ragazzo per contrastare sberleffi adolescenti. Il.giovane cresce da una famiglia proprietaria di uno zoo, nell’area indiana allora sotto il dominio francese, cioè nella vecchia magica India “contaminata”dalla cultura occidentale. Il giovane Pi persegue una sua personale ricerca del “sacro” attraverso un sincretismo religioso ricavandone un proprio senso originale da dare alle domande imperscrutabili dell’esistenza. A nulla valgono le sollecitazioni paternalistiche del genitore – che la scienza è in grado di fornire risposte più complete e ragionevoli sull’accadere-. In questo profilo il personaggio Pi, è emblematicamente un simbolo del mondo di oggi, multiculturale e multietnico, mescolanza di saperi d’avanguardia e vecchie credenze. La scelta tecnica del regista di costruire il film per la visione in 3D è coerente con il risultato di rendere il film non più realistico ma più onirico, come si addice ad un’opera metaforica che ci narra una vicenda inverosimile ma affascinante, per la resa dell’aura magica del sogno. La parte centrale del film ci mostra infatti Pi , durante e dopo un naufragio della nave su cui è imbarcato con la famiglia e lo zoo, emigranti in cerca di terre promesse. Pi si ritrova unico superstite umano, su una piccola barca in compagnia di tre animali –zebra, iena, orango- qualche topo, più la presenza incombente di Richard Parker, la maestosa tigre del bengala dal nome umano, con la quale rimarrà solo e dovrà fare i conti fino all’approdo fortuito. Questa parte del film è anche quella che dispiega a piene mani le “mirabilia” degli effetti speciali: balenottere luminescenti, pioggie di pesci ed altre performance senza contare la resa splendida della tigre, con l’abilità dei maestri narratori per immagini. La lotta di Pi per la sopravvivenza, con il suo faccia a faccia continuo e il suo “ammaestramento” della ferocia ferina della tigre – alter- ego e parte di sé – si dispiegano in quest’habitat surreale e tremendo. Le citazioni bibliche e letterarie sono tante ma con bravura il regista e il giovane attore che impersona Pi, riescono a rendere emotivamente efficace, nell’inevitabile inflazione delle immagini, il timore reverenziale che il protagonista esprime, a voce e nei gesti, verso la “natura” schiacciante che lo circonda. In questa lotta deve far tesoro delle ragionevoli “lezioni di sopravvivenza sul mare” del padre quanto del suo senso del” sacro “ per approdare sfinito ma vivo alla spiaggia della vita. Alla fine del film i periti dell’assicurazione della nave naufragata chiedono a Pi di raccontare loro una versione più credibile: il sopravvissuto darà in sintesi e singhiozzando una diversa versione della storia. -Dio preferisce la prima versione- Pi dice allo scrittore che raccoglie il suo racconto ma ritengo scontata questa affermazione: anche il regista ha profuso con maestria la sua arte per raccontarci la prima, non importa se credibile o fantastica, meglio il sogno di un Giobbe che domina con fatica gli elementi malgrado la sua infermità che un storia crudele di cannibalismo più feroce della tigre Richard Parker. E il pubblico lo premierà immergendosi nel sogno di Pi. E’assolutamente un film da vedere.
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