lucblaks
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lunedì 24 dicembre 2012
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gioia per gli occhi e per il cuore
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Ammetto che sono sempre stato un grande ammiratore di Ang Lee. Ogni suo film ha lasciato in me qualcosa che gli altri registi non sono capaci di fare. Quindi sarebbe una bugia dire che sono entrato in sala con poche aspettattive riguardo Vita di Pi. All'entrata c'era un gruppetto di persone adulte che rideva e scherzava sul fatto che questo film fosse una stupidagine,insomma un uomo vittima di un naufragio insieme ad una tigre,ma quando mai si è visto? beh sono le stesse persone che alla fine del film sono uscite dalla sala senza parole,e lo credo bene!
Perchè al contrario di quanto possa sembrare Vita di Pi è una vera e prorpia lezione di vita. Il rapporto umano con Dio,l'elemento portante del film,viene messo in risalto da un personaggio fedele a tre religioni diverse e anche quando la morte sembrava giungere da un momento all'altro, Pi continua a confidare in Dio,il suo vero compagno,colui che si manifesta sotto forma di pesce quando il protagonista ha bisogno di cibo,colui che è il sole durante una tempesta,colui che è l'inifinito oceano,colui che è tutto.
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Ammetto che sono sempre stato un grande ammiratore di Ang Lee. Ogni suo film ha lasciato in me qualcosa che gli altri registi non sono capaci di fare. Quindi sarebbe una bugia dire che sono entrato in sala con poche aspettattive riguardo Vita di Pi. All'entrata c'era un gruppetto di persone adulte che rideva e scherzava sul fatto che questo film fosse una stupidagine,insomma un uomo vittima di un naufragio insieme ad una tigre,ma quando mai si è visto? beh sono le stesse persone che alla fine del film sono uscite dalla sala senza parole,e lo credo bene!
Perchè al contrario di quanto possa sembrare Vita di Pi è una vera e prorpia lezione di vita. Il rapporto umano con Dio,l'elemento portante del film,viene messo in risalto da un personaggio fedele a tre religioni diverse e anche quando la morte sembrava giungere da un momento all'altro, Pi continua a confidare in Dio,il suo vero compagno,colui che si manifesta sotto forma di pesce quando il protagonista ha bisogno di cibo,colui che è il sole durante una tempesta,colui che è l'inifinito oceano,colui che è tutto. Ma Pi non ha solo Dio al suo fianco durante questa avventura. Una feroce tigre,pronta a mangiarlo da un momento all'altro, è la ragione che gli regala la vita e la voglia di andare avanti nel suo viaggio,di ritornare al mondo. La fine è straziante, non racconto ne spoilero niente, l'amore di due essere umani,due amici che pur sopravvissuti alla natura,si lasciano proprio per volere di essa, e da una un altro punto di vista la dura verità riguardo a cosa è realmente successo raccontata dal protagonista. Lo spettatore si troverà di fronte a una scelta da fare durante gli ultimi minuti della pellicola, è proprio questo che Lee fa,lascia libera interpretazione a colui che assiste. Ho troppo da dire e troppo poco spazio per poter scrivere,dunque mi concentrerò anche sul lato tecnico.Penso che un grande elogio vada agli effetti speciali che sono stati utilizzati magistralmente( mi sento di consigliare per la prima volta il 3D),le scene della tempesta sono qualcosa di straordinario,pare realmente che ci sia la presenza della mano divina nell'oceano e la memorabile sequenza della balena è una gioia per il cuore di ogni spettatore. Il giovane Suraj Sharma è sensazionale,un astro nascente,forse il miglior esordio di sempre.
C'è poco da fare in realtà,il film è pura poesia,niente di più niente di meno e per quanto mi riguarda abbiamo trovato il prossimo vincitore agli Oscar 2013 (Non mi sono mai permesso di dirlo senza aver visto i film papabili alla statuetta).
Sicuramente il miglior film di quest'anno, e forse il miglior film di Ang Lee.
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[+] bellissima recensione
(di ambra nepi)
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(di no_data)
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(di secretsociety)
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lucky_ara
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venerdì 11 gennaio 2013
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ognuno per il suo motivo
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Ognuno di noi amerà questo film per un motivo diverso. Ang Lee ne ha creato uno per ognuno, offrendo un film parabola ma con due finali, ricco di effetti speciali ma fuori dal tempo, con rimandi alla letteratura occidentale ma con protagonista orientale, con la fede in Dio ma quale?, con una lettura Uomo Natura che nel finale si ribalta.
Chi ama le metafore, chi ama la leggenda, chi ama la fotografia e chi ama la strabiliante forza della Natura racchiusa negli occhi di una tigre o nella potenza di un Oceano, non può non chiudere gli occhi e rivedere alcune scene meravigliose. I Notturni. Sono d'accordo con chi ha detto che la prima volta il 3D merita davvero.
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Ognuno di noi amerà questo film per un motivo diverso. Ang Lee ne ha creato uno per ognuno, offrendo un film parabola ma con due finali, ricco di effetti speciali ma fuori dal tempo, con rimandi alla letteratura occidentale ma con protagonista orientale, con la fede in Dio ma quale?, con una lettura Uomo Natura che nel finale si ribalta.
Chi ama le metafore, chi ama la leggenda, chi ama la fotografia e chi ama la strabiliante forza della Natura racchiusa negli occhi di una tigre o nella potenza di un Oceano, non può non chiudere gli occhi e rivedere alcune scene meravigliose. I Notturni. Sono d'accordo con chi ha detto che la prima volta il 3D merita davvero. Ang Lee ci ha regalato un mondo e con il potere di quegli occhialini, mi è sembrato di poterci volare dentro.
Dal mio piccolo punto di vista, alla fine del film e dopo tanto tempo, mi sono sentita più povera che mai a non avere più Fede. Perchè il respiro te lo leva la tigre e il terrore te lo crea l'Oceano, ma la storia la fa l'Uomo che con un'espugnabile fede in Dio nutre giorno dopo giorno la speranza di sopravvivere. Si ma non sarà solo la fede a salvare Pi, ma i continui guizzi della ragione, la sua intelligenza brillante e il suo saper apprendere dall'esperienza.
Il sincretismo tra fede e ragione è già nel suo nome Pi, come Pi greco, un numero costante matematico ma astratto, a cui tutti crediamo .... per fede.
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beppe baiocchi
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lunedì 29 aprile 2013
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il ragazzo e la tigre
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Ricordo come la prima volta che vidi il trailer de " La Vita di Pi" e vidi il nome Ang Lee, quelle inquadrature di spazi immensamente vasti, la suggestione dell'India , l'uso sapiente della Computer Grafica (non usata per millemila esplosioni) e fui convinto che era un film da vedere. Ne sono rimasto decisamente soddisfatto.
Il film tratta di una storia eccezzionale, un evento incredibile e impensabile, racconta la vita di Pi.
Pi è un ragazzo indiano, la sua famiglia ha uno zoo che decide di trasferirsi in America per cause economiche, purtroppo la nave che li porterà in America a seguito di una tempesta cadrà a picco e l'unico sopravvissuto sarà proprio il protagonista perso nel Pacifico in compagnia solamente di un Tigre del Bengala, feroce e ostile.
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Ricordo come la prima volta che vidi il trailer de " La Vita di Pi" e vidi il nome Ang Lee, quelle inquadrature di spazi immensamente vasti, la suggestione dell'India , l'uso sapiente della Computer Grafica (non usata per millemila esplosioni) e fui convinto che era un film da vedere. Ne sono rimasto decisamente soddisfatto.
Il film tratta di una storia eccezzionale, un evento incredibile e impensabile, racconta la vita di Pi.
Pi è un ragazzo indiano, la sua famiglia ha uno zoo che decide di trasferirsi in America per cause economiche, purtroppo la nave che li porterà in America a seguito di una tempesta cadrà a picco e l'unico sopravvissuto sarà proprio il protagonista perso nel Pacifico in compagnia solamente di un Tigre del Bengala, feroce e ostile. Ma la "Vita di Pi" non è una semplice storia di sopravvivenza ma un cammino di redenzione e purificazione. Il rapporto con la Tigre si può tradurre infatti con il rapporto con il suo lato animalesco, più oscuro, che nella sua disavventura dovrà provare a "domare" per aggrapparsi all'unica speranza di vita che gli rimane. Senza queste motivazioni, questi sentimenti infatti probabilmente Pi si sarebbe lasciato andare alla morte, senza più speranze, senza più un obbiettivo.
Un racconto dai tratti fortemente religiosi, ma immersi in un contesto magnifico come quello del mare aperto, vuoto, senza alcuna interferenza con l'esterno, come aver scavato nella sua interiorità più profonda.
Ang Lee racconta questa magnifica avventura con una maestria incredibile. Le doti del regista di Taiwan sono note a tutti (grazie anche ai numerevoli Oscar guadagnati) e qui non si perde con la pomposità della Computer Grafica (necessaria) che poteva far perdere di realtà al film, riesce ad integrare infatti le ultime tecnologie cinematografiche in una pellicola così intimista (cosa davvero non facile) così peculiare.
Un applauso al attore che fa il protagonista , tale Suraj Sharma, un neofita del cinema, che al suo primo film recita una parte decisamente complicata, poichè nel 90% dei casi recita da solo davanti ad un green screen, e ci riesce benissimo. Eccezzionale la fotografia, eloquente, maestosa, fondamentale per la buona riuscita della pellicola.
La Vita di Pi dunque è un film assolutamente da vedere, non è esente da difetti, ma la maggior parte di essi passano in secondo piano. Può sembrare una semplice favoletta, ma consiglio la sua visione con attenzione perchè è molto di più di una fiaba indiana. Come già detto è in racconto intimo e intimista, la forza di un uomo che combatte con i propri demoni, per dominarli, una speranza di redenzione per arrivare alla salvezza.
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chiara c.
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lunedì 31 dicembre 2012
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un omaggio alla vita
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"Grazie Signore per avermi donato la vita".
La frase del protagonista che, a mio parere, può riassumere l'intenso significato di questo capolavoro che ho appena visto al cinema.
Pi è un ragazzo curioso, attento, senza pregiudizi. Pi affronta la vita con coraggio, con una sana ingenuità che gli fa apprezzare ogni attimo senza perderne il sapore, sia dei momenti tragici che nei momenti felici.
La sua fede è una ricerca che si alimenta nel dubbio (come lui stesso esprime allo scrittore) e nella continua introiezione del monte esteriore nelle sue molteplici sfacettature. Pi crede in Allah, crede in Gesù,ed è anche Induista.
Pi è vegetariano, ma allo stesso tempo comprende come determinate situazioni estreme possano far emergere certi lati di sè stesso che lui non conosceva.
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"Grazie Signore per avermi donato la vita".
La frase del protagonista che, a mio parere, può riassumere l'intenso significato di questo capolavoro che ho appena visto al cinema.
Pi è un ragazzo curioso, attento, senza pregiudizi. Pi affronta la vita con coraggio, con una sana ingenuità che gli fa apprezzare ogni attimo senza perderne il sapore, sia dei momenti tragici che nei momenti felici.
La sua fede è una ricerca che si alimenta nel dubbio (come lui stesso esprime allo scrittore) e nella continua introiezione del monte esteriore nelle sue molteplici sfacettature. Pi crede in Allah, crede in Gesù,ed è anche Induista.
Pi è vegetariano, ma allo stesso tempo comprende come determinate situazioni estreme possano far emergere certi lati di sè stesso che lui non conosceva. Pi vede negli occhi di una feroce tigre la sua anima, e crede fortemente che anch'essa la possegga.
Pi soffre, perde i genitori, la famiglia, tutto in un solo giorno...ma sa che Dio, quel Dio, lo guarda e lo protegge da lassù.
E per questo, anche nella situazione più disperata, non perde la speranza.
E' la vita che va al primo posto. La vita di tutti, uomini, animali, piante...tutti.
E' un film fantastico.
Riflessivo.
Universale.
Al termine del film si fatica a credere in un racconto che parla di un naufragio con una tigre, una zebra, una scimmia e una iena.
Per chi non crede e dà retta solo alla ragione e a ciò che razionalmente è spiegabile, è più facile credere a un naufragio con la madre, un cuoco, un inserviente e un marinaio. Anche se è un racconto atroce, perchè rivela il lato peggiore dell'uomo.
Ma allo scrittore ateo piace di più la prima versione.
E, come dice Pi, anche a Dio.
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massimo49
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giovedì 3 gennaio 2013
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meraviglioso viaggio all'interno del nostro animo
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Meraviglioso viaggio all'interno del nostro animo, tra sogni, speranze ed incubi, con una sapiente tecnica di montaggio e l'uso di effetti spettacolari e coinvolgenti che assorbono completamente lo spettatore. Una grande epopea ed una lezione di vita: dalla tragedia del naufragio, alla condivisione della solitudine con una fiera terrorizzante, la tigre del Bengala, nella sua natura di mangiatrice d'uomini, ma anche "umana" nei suoi occhi che penetrano ogni recondito spazio all'esterno e all'interno del protagonista. Torna il mito dell'animale, creatura divina che segue l'istinto affidatole dalla Creazione e quindi libera dai condizionamenti che l'uomo usa come arma per sottomettere i suoi simili.
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Meraviglioso viaggio all'interno del nostro animo, tra sogni, speranze ed incubi, con una sapiente tecnica di montaggio e l'uso di effetti spettacolari e coinvolgenti che assorbono completamente lo spettatore. Una grande epopea ed una lezione di vita: dalla tragedia del naufragio, alla condivisione della solitudine con una fiera terrorizzante, la tigre del Bengala, nella sua natura di mangiatrice d'uomini, ma anche "umana" nei suoi occhi che penetrano ogni recondito spazio all'esterno e all'interno del protagonista. Torna il mito dell'animale, creatura divina che segue l'istinto affidatole dalla Creazione e quindi libera dai condizionamenti che l'uomo usa come arma per sottomettere i suoi simili. La tigre, come Mobby Dick di Herman Melville, lo squalo e il Tirannosauro nel Jurassic Park di Steven Spielberg, ripropongono con forza il simbolo della Natura libera e terribile che ridimensiona l'uomo. Tra i due finali, Sigmund Freud avrebbe preferito il secondo nella sua terribile semplicità. A me piace il sogno e nel simbolismo che avvolge gran parte del film, voglio credere nella favola bella e pura dell'amicizia tra due esseri che la natura ha contrapposto.
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diomede917
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martedì 1 gennaio 2013
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gli occhi della tigre
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Dopo anni di gestazione le pagine del best seller di Yann Martel sono state trasformate in immagini, la struttura narrativa e l’ambientazione hanno messo su un piatto d’argento l’uso del mio tanto non amato 3D…..sinceramente questo è uno dei pochi casi per cui lo consiglio di vedere con gli occhialini perché Vita di Pi più che un film è un esperienza.
Il film parte con l’incontro tra uno scrittore in crisi creativa e una persona speciale che gli racconterà la sua strabiliante avventura sicuro che alla fine del racconto non solo avrà la storia per il suo libro ma avrà una percezione diversa dell’esistenza di Dio.
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Dopo anni di gestazione le pagine del best seller di Yann Martel sono state trasformate in immagini, la struttura narrativa e l’ambientazione hanno messo su un piatto d’argento l’uso del mio tanto non amato 3D…..sinceramente questo è uno dei pochi casi per cui lo consiglio di vedere con gli occhialini perché Vita di Pi più che un film è un esperienza.
Il film parte con l’incontro tra uno scrittore in crisi creativa e una persona speciale che gli racconterà la sua strabiliante avventura sicuro che alla fine del racconto non solo avrà la storia per il suo libro ma avrà una percezione diversa dell’esistenza di Dio.
L’inizio ricorda per certi versi un Forrest Gump stile Bollywood dove il protagonista ha un nome particolare Piscine Militor Patel (dedicato alla più bella piscina del mondo), si narrerà di come questo nome si trasformerà in Pi (greco) e come il protagonista fin da bambino imparerà a memoria tutti i numeri dopo il 3,14……e fin da piccolo Pi si è sempre posto domande sull’esistenza di Dio praticando tutte le religioni possibili.
Figlio del proprietario dello zoo della sua città, Pi si troverà costretto per eventi politici a trasferirsi nel Canada francese con tutta la famiglia e tutti gli animali a bordo di un battello giapponese……
Un tempesta perfetta farà affondare la nave e il giovane Pi si ritroverà da solo in una scialuppa di salvataggio insieme a una zebra zoppa, un femmina di orango tango, una famigerata iena e soprattutto Richard Parker la tigre del Bengala attrazione dello zoo.
Da questo momento il film prende la piega di una favola di Esopo dove l’interazione tra i protagonisti della vicenda e tutte le prove che la natura presenta sono rappresentati come segnali da interpretare.
Per poter mettere in scena una trama complessa e per certi versi anche sfilacciata è stato scelto il regista più eclettico di questa generazione ossia Ang Lee il quale dopo aver sguazzato dal wuxiapian ai fumetti, da Jane Austen a l’amore gay di Brokeback Mountain adesso si trova a dover affrontare misticismo e 3D.
La dote migliore del regista è quella di essersi messo a disposizione della storia alternando la rigidità che le regole della natura ti impone (da vedere la scena della capretta sacrificata all’istinto della tigre) al tono favolistico e surreale che l’evolversi del racconto impone fermandosi in tempo da un buonismo smielato che la vicenda poteva portare.
Ma a differenza di tutte le favole Vita di Pi non vuole dare una morale ma porre una domanda alla quale ognuno di noi potrà dare la più personale delle riposte……tra credere a una visione più dura e terrena dei casi della vita o interpretare il tutto come i segnali lasciati da un Dio che dall’alto tutto vede e prevede.
Ribadisco che per rappresentare i dubbi che queste due facce della medaglia chiamata vita ci propone è stato scelto un regista che nella sua carriera ha contrapposto Ragione e Sentimento, Tigri e Dragoni, Lussuria e Tradimento, Virilità e Omosessualità……e adesso terreno e ultraterreno……
E personalmente, essendo un ateo convinto dalle prove della vita, ho trovato tutto un emozionante gioia per gli occhi e per l’anima….. e non nego di aver versato una lacrimuccia sul finale…..
Voto 7 PI
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nik deco
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lunedì 16 settembre 2013
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l'eclettismo di lee nell'approccio alla religione
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Il visionario, sognatore ed eclettico regista di tigri, dragoni e amori impossibili ed intrattabili è tornato al cinema.Il regista che ci ha fatto sognare all'ombra della sperduta e selvaggia Brokeback Mountain, che ci ha dilettato con un improbabile banchetto di nozze, sbarca nelle sale con il suo nuovo lavoro, Vita di Pi, tratto dall'omonimo romanzo di Yann Martel.Eppure la nuova opera del regista taiwanese non convince quanto le precedenti La Tigre e il Dragone o I segreti di Brokeback Mountain.Il film, d'impianto inamovibile ma al contempo elastico e duttile, si rivela molto più che una semplice fiaba dai toni melodrammatici: l'approccio alla pellicola che il regista sceglie trasfigura l'approccio a uno dei temi più controversi e dibattuti degli ultimi anni, la religiosità umana.
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Il visionario, sognatore ed eclettico regista di tigri, dragoni e amori impossibili ed intrattabili è tornato al cinema.Il regista che ci ha fatto sognare all'ombra della sperduta e selvaggia Brokeback Mountain, che ci ha dilettato con un improbabile banchetto di nozze, sbarca nelle sale con il suo nuovo lavoro, Vita di Pi, tratto dall'omonimo romanzo di Yann Martel.Eppure la nuova opera del regista taiwanese non convince quanto le precedenti La Tigre e il Dragone o I segreti di Brokeback Mountain.Il film, d'impianto inamovibile ma al contempo elastico e duttile, si rivela molto più che una semplice fiaba dai toni melodrammatici: l'approccio alla pellicola che il regista sceglie trasfigura l'approccio a uno dei temi più controversi e dibattuti degli ultimi anni, la religiosità umana.Il regista, inserendosi in una cornice a stampo mitologico-fiabesco si rivela il protagonista indiscusso dell'opera.Lee si colloca in una posizione di mistica superiorità rispetto agli eventi e ai personaggi, in una posizione di definitiva omniscenza narrativa e morale, quasi a rappresentare il medesimo ambito divino.E se può sembrare che il punto di vista della narrazione sia quello di Pi, questo viene smentito senza indugio all'inizio del film, quando il Pi grande e maturo inizia il racconto della sua complessa ed incerta avventura.Pi non è tanto se stesso quanto figura impersonale del regista, che da una posizione di relativa conoscenza riesce ad analizzare gli eventi capitati al Pi giovane attenendosi a un punto di vista conoscitivo e analitico di bilancio e morigeratezza nell’osservazione.La ricerca psicoanalitica di Lee sui suoi personaggi, a tratti maniacale e per certi versi sdrucciolevole (i caratteri sono fuori dall’ordinario, così come lo è la storia narrata), ha come fine ultimo l’analisi di una incompresa, enigmatica ed arcana struttura religiosa.L’eclettismo religioso di Pi è in realtà dettato da una profonda de-strutturazione del complesso idealistico della natura della o delle divinità, da un profondo disordine interiore che porta il protagonista ad appigliarsi ad ogni possibile convinzione in merito a questioni che neppure il regista, pur dall’alto della sua natura omniscente e complessiva, riesce a cogliere.Pi è la platonica idea di umanità, discernita da un profilo tuttavia strettamente connesso all’ordinario umano: Pi è l’uomo per antonomasia, con tutti i suoi conflitti interiori (ideologici, etici e morali) e dubbi, a partire da quello in merito alla fede.La domanda ultima che il regista pone è non tanto se esista effettivamente un Dio (cosa che peraltro viene ipotizzata nella costante ombra del dubbio da metà film in poi), quanto se per noi uomini è possibile cogliere alcuni caratteri divini per riuscire a padroneggiare una visione più imparziale dei rapporti umani.Ed è forse la stessa tigre emblema dell’abbacinante enigmaticità del divino, una tigre che Pi prova a comprendere senza nondimeno riuscirci.Una pellicola che riesce nell’intento di porre domande senza fortunatamente portare a una conclusione scontata e incanalata sui binari dell’insegnamento puramente teorico dell’ovvietà relativistica.Un film solido, con una magistrale direzione registica sottolineata dall’immensa fotografia di Claudio Miranda e da effetti visivi di fiabesca impostazione. Ma l’opera nel complesso manca di quella magia che ci ha fatto precedentemente sognare con il visionario ed eclettico Lee.
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pepito1948
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martedì 26 febbraio 2013
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un apologo attualissimo
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Il tema dei gemelli come doppio non è nuovo nel cinema come in letteratura o nella mitologia, talora per rappresentare le somiglianze ma più spesso le difformità, le due anime che si confrontano o si combattono, la bifaccialità dell’uomo. Senza arrivare all’estremismo prefreudiano di Stevenson (lotta tra il bene e il male), anche le leggendarie origini di Roma si dipartono dallo scontro primordiale tra razionalità, saggezza, pietas (Romolo) e irrazionalità, irruenza, empietà (Remo), con conseguente vittoria delle prime sulle seconde. Nel cinema dalla gemellarità simbolica dei Duellanti di Scott, che si combattono a lungo senza esclusione di colpi, si arriva agli Inseparabili di Cronenberg, uniti in una perversa alleanza fino alla morte.
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Il tema dei gemelli come doppio non è nuovo nel cinema come in letteratura o nella mitologia, talora per rappresentare le somiglianze ma più spesso le difformità, le due anime che si confrontano o si combattono, la bifaccialità dell’uomo. Senza arrivare all’estremismo prefreudiano di Stevenson (lotta tra il bene e il male), anche le leggendarie origini di Roma si dipartono dallo scontro primordiale tra razionalità, saggezza, pietas (Romolo) e irrazionalità, irruenza, empietà (Remo), con conseguente vittoria delle prime sulle seconde. Nel cinema dalla gemellarità simbolica dei Duellanti di Scott, che si combattono a lungo senza esclusione di colpi, si arriva agli Inseparabili di Cronenberg, uniti in una perversa alleanza fino alla morte. Anche la gemellarità apparente (non biologica) è stata ampiamente sfruttata dal cinema con l’espediente dello scambio dei sosia, soprattutto nel filone della commedia; basti ricordare Il marchese del Grillo o Johnny Stecchino, per rimanere in casa nostra.
Nel film di Andò il tema dei gemelli che si sostituiscono viene calato in una parte del contesto politico attuale, ben individuabile perfino dai colori dei teatri o dei comizi. Il Segretario X , schiavo di schemi mentali precostituiti, rigido nella sua andatura lineare e frettolosa, faccia tesa e stanca, va in crisi e si eclissa, gettando nel panico il partito; non c’è alternativa migliore che sostituirlo con il fratello Y, filosofo matto dall’andatura a zig-zag, fuori dagli schemi convenzionali, linguaggio spontaneo e poetico, faccia sorridente ed ironica; in sostanza un uomo libero. Ed è la sua libertà imprevedibile e multiforme che conquista là dove l’altro stava fallendo, accorcia le distanze dalla gente usando come grimaldelli emotivi haiku e poesia al posto di discorsi triti e stantii. Gli opposti X e Y, separati per anni, fanno percorsi paralleli di trasformazione, agiscono in sintonia aiutandosi a darsi una nuova identità, si riavvicinano fino a ricompattarsi nella totale indistinguibilità: il povero segretario mediatore spierà dubbioso il gemello seduto sulla sedia del potere, per capire da qualche particolare, come le scarpe, chi sarà il “nuovo” segretario del partito.
Andò ci investe in piena campagna elettorale con un’opera in cui innesta sul tema altamente drammatico dello scontro politico in atto, fatto di squallore e volgarità, un apologo al limite della fiaba, in cui delinea il personaggio ideale vagheggiato ed inutilmente atteso dai molti delusi dalla liturgia immobile e pietrificata della nostra politica: creatività colorita contro grigia monotonia, sinuosità contro rettilinearità, fantasia rutilante contro spento piattume. E chi vuole intendere intenda. Tutto questo Andò esprime attraverso l’uso della poesia sia come strumento di comunicazione emozionale sia come elemento diegetico (l’haiku e l’opera di Brecht declamati dal gemello Y come espressione del proprio pensiero) e ciò per dare un senso alato ad un segmento delle relazioni umane –il rapporto tra il cittadino e le istituzioni- forse mai caduto così in basso. Dunque il marchio nobilitante della poesia cui si aggiunge la valenza fortificante di Verdi, simbolo di potenza, intensità, passione, presente sia nella colonna sonora sia simbolicamente nel cognome dei gemelli Ernani: il brigante demagogo ed il brigante ribelle si fondono, come per dire: se cambiamo e ci uniamo forse si può fare. Davvero un film di cui avvertivamo un gran bisogno.
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jacopo b98
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sabato 23 novembre 2013
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bravissimo ang lee!
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Pi (Sharma da ragazzo, Khan da adulto) è un ragazzo indiano normale e felice. Passa l’adolescenza ad essere affascinato dallo zoo gestito dai genitori e anche per lui iniziano i primi amori. Ma quando il padre decide di andare in Canada si imbarca con la famiglia e tutti gli animali dell’ex zoo su una grande nave, che però fa naufragio nella Fossa delle Marianne. Pi è l’unico a sopravvivere, eccetto, insieme a lui, quattro animali: un orangotango, una zebra, una iena e una tigre. I quattro improbabili naufraghi devono convivere su una scialuppa e dopo il massacro iniziale gli unici a sopravvivere sono Pi e la tigre. Inizia perciò una convivenza forzata, che si trasformerà in amicizia (e quasi amore) per il ragazzo, mentre per la tigre rimarrà solo un uomo come tanti altri.
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Pi (Sharma da ragazzo, Khan da adulto) è un ragazzo indiano normale e felice. Passa l’adolescenza ad essere affascinato dallo zoo gestito dai genitori e anche per lui iniziano i primi amori. Ma quando il padre decide di andare in Canada si imbarca con la famiglia e tutti gli animali dell’ex zoo su una grande nave, che però fa naufragio nella Fossa delle Marianne. Pi è l’unico a sopravvivere, eccetto, insieme a lui, quattro animali: un orangotango, una zebra, una iena e una tigre. I quattro improbabili naufraghi devono convivere su una scialuppa e dopo il massacro iniziale gli unici a sopravvivere sono Pi e la tigre. Inizia perciò una convivenza forzata, che si trasformerà in amicizia (e quasi amore) per il ragazzo, mentre per la tigre rimarrà solo un uomo come tanti altri. Scritto da David Magee, tratto dal romanzo infilmabile di Yann Martel, è uno dei migliori film di Ang Lee. Prodotto dalla Fox a un costo di oltre cento milioni di dollari, è un kolossal avventuroso e filosofico, a suo modo simile alla Tigre e il Dragone, eppure totalmente diverso nell’impostazione e nel significato. Innanzitutto è un film su Dio e sul credere in Dio: lo scrittore (Spall) evidentemente ateo intervista Pi, credente convinto e poliedrico, e tra i due c’è uno scontro ideologico intenso ma sempre nel segno del rispetto più assoluto. Pi racconta una storia che farà credere in Dio ma ne esistono due versioni: una tragica e drammatica, l’altra fiabesca e magica, ma in tutte e due Pi ha sofferto e ha conosciuto Dio. Visivamente travolgente e strepitoso, è uno dei film più spettacolari film della Storia, grazie anche all’ottimo 3D. La tigre Richard Parker, come gli altri animali, sono ricostruiti a computer, ma proprio per questo il miracolo effettistico è ancora più strabiliante. E l’Academy ricompensa lo sforzo con quattro Oscar (su undici nomination!): miglior regia, fotografia (Claudio Miranda), colonna sonora (Mychael Danna) e effetti speciali. Anche il pubblico l’ha accolto più che bene: oltre seicento milioni di incasso! Meritati.
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michela papavassiliou
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venerdì 22 marzo 2013
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l'anima animale che c'e' in noi
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Vita di Pi e' una fiaba contemporanea da Mille e Una Notte. La storia e' quella del giovane Piscine Molitor Patel , interpretato da un bravissimo Surai Sharma, nato e cresciuto nel cuore dell'India. Il nome, motivo di giochi canzonatori da parte dei compagni di scuola, che si divertono a storpiarlo in "piscione", viene dalla passione dello zio per il nuoto e dalla sua assidua frequentazione di tutte le piscine del mondo. Prediletta una sola pero' , quella di una Parigi anni '50, che dara' i dati anagrafici al nipotino. Il ragazzo decide di abbreviare il suo imbarazzante nome semplicenente in Pi greco, chiaro rimando alle leggi matematiche, ma anche alle filosofie greche alla ricerca di cio' che non si riesce a comprendere.
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Vita di Pi e' una fiaba contemporanea da Mille e Una Notte. La storia e' quella del giovane Piscine Molitor Patel , interpretato da un bravissimo Surai Sharma, nato e cresciuto nel cuore dell'India. Il nome, motivo di giochi canzonatori da parte dei compagni di scuola, che si divertono a storpiarlo in "piscione", viene dalla passione dello zio per il nuoto e dalla sua assidua frequentazione di tutte le piscine del mondo. Prediletta una sola pero' , quella di una Parigi anni '50, che dara' i dati anagrafici al nipotino. Il ragazzo decide di abbreviare il suo imbarazzante nome semplicenente in Pi greco, chiaro rimando alle leggi matematiche, ma anche alle filosofie greche alla ricerca di cio' che non si riesce a comprendere. La casa del giovane uno zoo incantato e' piu' simile in verita' ad un giardino dell'Eden. Il padre non riesce piu', a causa delle pressioni governative e dei costi di gestione, a mandare avanti l'impresa e propone alla famiglia di vendere gli animali in America e trasferirsi in Canada. Il viaggio viene intrapreso da genitori, figli e bestioline al seguito, compresa una magnifica ed aggressiva tigre del bengala di nome Richard Parker. Una notte, durante la traversata giganti onde si abbattono sull' imbarcazione ed il protagonista si trova su una scialuppa di salvataggio, in compagnia di una zebra, una iena, uno scimpanze', aggiuntosi galleggiando su di un casco di banane e la tigre. A Pi non resta che ingegnarsi sll' inverosimile per sopravvivere, all'oceano, alla ferocita' della natura animale e al dolore per la perdita di tutti i suoi cari. Rimarra' in vita degli strani compagni di ventura, solo il felino e Pi scoprira' se stesso attraverso questo inaspettato itinerario tra uomo e animale, un mondo sconosciuto, spaventoso e sorprendente, come parte di un magico Universo tra mare e cielo. La pellicola e' una produzione Cina Usa 2012, per la regia di Ang Lee. Nel cast anche Gerard Depardieu nei panni di un cattivissimo cuoco. 127 minuti di pura poesia. Da Vedere. MP
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