marcocremona
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lunedì 21 gennaio 2013
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il solito burton
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Se questo fosse il primo film di Tim Burton che vedo al cinema gli avrei dato 4 stelle. Ma purtroppo è il solito film di Tim Burton; fotocopia di un'altra diecina di suoi film. Lo consiglio a chi non conosce il regista o a chi ha una passione, quasi feticista nei suoi confronti. Solita favola gotica lugubre piena di personaggi schizzati e di cimiteri. La difficoltà della comunità di accettare il diverso (il mostro). Continui rimandi, celebrazioni e omaggi alla storia del cinema (qui davvero si sprecano). Il film è esteticamente bello in un bianco e nero suggestivo anche se nelle animazioni preferisco i precedenti. Il 3D inutile. Alcuni personaggi sono davvero inquietanti (la bambina con il suo Sig.
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Se questo fosse il primo film di Tim Burton che vedo al cinema gli avrei dato 4 stelle. Ma purtroppo è il solito film di Tim Burton; fotocopia di un'altra diecina di suoi film. Lo consiglio a chi non conosce il regista o a chi ha una passione, quasi feticista nei suoi confronti. Solita favola gotica lugubre piena di personaggi schizzati e di cimiteri. La difficoltà della comunità di accettare il diverso (il mostro). Continui rimandi, celebrazioni e omaggi alla storia del cinema (qui davvero si sprecano). Il film è esteticamente bello in un bianco e nero suggestivo anche se nelle animazioni preferisco i precedenti. Il 3D inutile. Alcuni personaggi sono davvero inquietanti (la bambina con il suo Sig.Baffino sono da manicomio come il bimbo freak), altri non mi hanno emozionato (o intenerito) come dovrebbero. Sig. Burton, esca da questo loop e provi a stupirci; magari provi ad omaggiare qualche altro film ... del futuro.
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[+] perchè è andato a vederlo?
(di johnny1988)
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[+] il solito burton???? stai scherzando, vero????
(di mickey97)
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[+] il solito burton...e meno male...
(di xforest)
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[+] il solito burton magari perché...
(di maxytv)
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(di lorbrush)
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vera94
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martedì 19 febbraio 2013
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e cosa ci potevamo aspettare da tim burton
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I personaggi dei suoi film si assomigliano tutti e si nota benissimo la somiglianza con "la sposa cadavere" e "Nightmare before Christmas"; l'originalità dei nomi non è però il suo forte direi. Film molto commuovente, con una trama classica che poi si rigira con il suo tocco di fantasia. Lo consiglio vivamente a tutti.
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marco bellani
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mercoledì 31 luglio 2013
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frankenweenie:un bambino adulto tra adulti bambini
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Negli altri film d’animazione, un bambino capriccioso nasconde un bellissimo cagnolino perché i genitori gli vietano quel giocattolo ingombrante. Nel cinema di Burton un bambino nasconde il proprio cucciolo perché questo era morto e lui l’ha riportato in vita. E nessuno deve saperlo.
Il primo è Victor, appassionato di cinema e scienze, il secondo è Sparky, e della classica bellezza da modello a quattro zampe non ha proprio nulla. Eppure tutta la scena è sua, tutto il pubblico se ne innamora fin quando da solo colma nel suo padroncino il vuoto delle amicizie coi compagni. Tutto il pubblico lo piange quando una macchina, schiacciandolo, lo strappa all’amore di quel rapporto.
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Negli altri film d’animazione, un bambino capriccioso nasconde un bellissimo cagnolino perché i genitori gli vietano quel giocattolo ingombrante. Nel cinema di Burton un bambino nasconde il proprio cucciolo perché questo era morto e lui l’ha riportato in vita. E nessuno deve saperlo.
Il primo è Victor, appassionato di cinema e scienze, il secondo è Sparky, e della classica bellezza da modello a quattro zampe non ha proprio nulla. Eppure tutta la scena è sua, tutto il pubblico se ne innamora fin quando da solo colma nel suo padroncino il vuoto delle amicizie coi compagni. Tutto il pubblico lo piange quando una macchina, schiacciandolo, lo strappa all’amore di quel rapporto. Ma l’amicizia assoluta che ha in mente Tim Burton è anche lucidità in mezzo ai sentimenti: la stessa che serve a Victor Frankestein per indossare il camice del più celebre omonimo dottore e in una notte di fulmini cambiare l’irreversibile.
L’oscurità di quelle ambientazioni gotiche in cui i ragazzini sembrano zombie non spaventa il giovane pubblico Disney, perchè il colore in quegli scenari tetri c’è e arriva con la luce della verità: Victor può non preoccuparsi dell’etica della scienza, può non chiedersi se sia morale o meno disseppellire un cadavere, cucirlo, sfruttare il cablaggio dei suoi muscoli, e facendo tutto ciò può non apparire mostro perché il suo scopo è innocente come la pretesa di giocare con un amico.
Così Frankenweenie insegna ai bambini l’importanza della purezza d’animo, della conoscenza che rende liberi, affrontando tematiche eterne che un altro regista affiderebbe a film drammatici e attori esperti. E guardando il ragazzino di quella favola anche gli adulti imparano che la morte arriva solo quando finisce la lotta per la vita.
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mt - il cinemaniaco
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martedì 13 agosto 2013
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frankenweenie, burton colpisce ancora!
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Molti hanno criticato questo film perché hanno detto che è il solito Tim Burton, ovvero che negli ultimi suoi film si è fissato con lo stile gotico e nei suoi personaggi mette sempre l'elemento del diverso. be io penso che non si possa criticare il film per questo perché come molti grandi attori hanno il loro stile o le loro espressioni in ogni film molti registi hanno il loro modo di raccontare una storia e Tim Burton è uno di questi. Poi Tim Burton in tutti i suoi film ha inserito lo stile gotico e l'elemento del diverso ed alcune delle sue opere sono passate alla storia del cinema. A mio parere Frankenweenie è un capolavoro e penso anche che sia uno dei film più importanti della carriera di Burton perché questo é il remake del suo primo film che però era un cortometraggio ed aveva attori in carne ed ossa.
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Molti hanno criticato questo film perché hanno detto che è il solito Tim Burton, ovvero che negli ultimi suoi film si è fissato con lo stile gotico e nei suoi personaggi mette sempre l'elemento del diverso. be io penso che non si possa criticare il film per questo perché come molti grandi attori hanno il loro stile o le loro espressioni in ogni film molti registi hanno il loro modo di raccontare una storia e Tim Burton è uno di questi. Poi Tim Burton in tutti i suoi film ha inserito lo stile gotico e l'elemento del diverso ed alcune delle sue opere sono passate alla storia del cinema. A mio parere Frankenweenie è un capolavoro e penso anche che sia uno dei film più importanti della carriera di Burton perché questo é il remake del suo primo film che però era un cortometraggio ed aveva attori in carne ed ossa. Mantenendo sempre il bianco e nero ha realizzato una nuova visione in stop-motion che oltre ad essere più sviluppata della prima porta dentro di sè un omaggio a quattro cose. Uno al cinema horror di quegli anni, quando ancora il genere era agli inizi, infatti non a caso il doppio senso di questa cosa è il fatto che la sceneggiatura è appunto Frankenstein, ovvero uno dei primi horror della storia del cinema. Poi si possono notare molti altri omaggi a vari film horror come l'ingresso del cimitero che porta la scritta di "Pet Cemetery", oppure molti dei mostri come la tartaruga dinosauro o il gatto pipistrello.Il secondo omaggio è allo stesso cinema di Burton visto che alcuni dei personaggi ricordano quelli di alcuni suoi film, ad esempio Victor ricorda molto Victor de "La Sposa Cadavere". Il terzo è un altro bellissimo omaggio che Burton ha voluto inserire nella sua opera: un omaggio alla scienza; una scienza che bisogna studiare con il cuore altrimenti può essere incomprensibile o diventare malefica come succede ad alcuni personaggi. Il quarto omaggio riguarda il cinema stesso, si può notare sulla collina di New Holland la scritta con questo nome che ricorda quella della vecchia Hollywood. Per il resto c'è un'animazione molto curata e dei personaggi divertenti ed inquietanti come Stranella. Anche molti dei personaggi omaggiano Frankenstein come Edgar che ricorda Igor o Nassor che mi ha ricordato Boris Karloff. Tim Burton per me ha centrato il colpo ancora una volta e rimane uno dei più grandi artisti di sempre della settima arte.
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ilaria pasqua
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domenica 17 novembre 2013
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un ritorno
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Questo è forse il film più personale di Tim Burton e, forse, piacerà difficilmente a tutti quelli che hanno amato l’ultima parte della sua carriera. A me, personalmente, è piaciuto.
Il piccolo Victor Frankenstein ha due sole passioni: la scienza e il suo cane Sparky, suo unico amico nella piccola provincia in cui vive.
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Questo è forse il film più personale di Tim Burton e, forse, piacerà difficilmente a tutti quelli che hanno amato l’ultima parte della sua carriera. A me, personalmente, è piaciuto.
Il piccolo Victor Frankenstein ha due sole passioni: la scienza e il suo cane Sparky, suo unico amico nella piccola provincia in cui vive. Un giorno il povero animale viene investito da un'auto e il ragazzino cade nella disperazione. Il dolore è così forte che un giorno, dopo aver seguito una lezione di scienze un po’ particolare, gli viene la folle idea di provare a riportarlo in vita. L’operazione riesce, ma ora Sparky va tenuto nascosto, e l’impresa non è facile perché il cane è sempre la solita furia, e in più un suo compagno di classe impiccione, quanto inquietante, non gli vuole dare pace. Di lì a pochi giorni, infatti, si terrà il grande concorso di scienze, e tutti i ragazzini della sua stramba classe stanno cercando un’idea, o un partner, per riuscire a vincere. Quale idea migliore che riportare in vita i morti? Spinti anche dalla novità rappresentata dal nuovo professore, Rzykruski, che viene osteggiato dalla comunità bigotta di New Holland come fosse il peggior eretico vivente, i ragazzini si daranno da fare in questa direzione. L’esperimento di Vincent avrà… un eco inaspettato, gettando la piccola e stupida cittadina nel caos.
"Quando perdi qualcuno che ami, non ti lascia mai veramente. Sarà sempre nel tuo cuore. - Non lo voglio nel mio cuore. Lo voglio qui con me."
Frankenweenie era già nato nel 1984 sotto forma di cortometraggio, la storia era identica a quella di questo film in cui chiaramente è stata ampliata.
Questo piccolo capolavoro d'animazione è una rivisitazione nostalgica dei primi passi di Tim Burton nel mondo del cinema. Ma non solo. C’è anche una dimostrazione di bravura di un regista che ritorna all’animazione utilizzando il banco e nero e la tecnica dello stop motion, sempre a lui molto cara, in un'epoca in cui il 3D è sempre la prima scelta di qualsiasi produzione.
È un film godibilissimo come se ne sono visti pochi, ultimamente. Un lavoro consapevole, carico di citazioni strappate al cinema, all’horror, ma rivisitate e trasformate in qualcosa di completamente diverso. La differenza più evidente è nelle intezioni che muovono i fili della trama. Victor agisce per riportare indietro il suo cane, non crea un mostro senza nome spinto e vinto dall’idea di diventare uno scienziato immortale. Lo fa solo per amore.
Trama semplice? Forse, ma è un continuo sfilare di situazioni grottesche, con quel bianco e nero che fa risaltare gli ambienti e dona alla cittadina quel tocco retrò e un po’ horror. In più è impregnato anche di una forte riflessione sulla diversità, sulla morte, come ogni suo lavoro. Curato ed elegante, maniacale nei dettagli, visionario, agrodolce, inquietante quanto emozionante, con una varietà di personaggi surreali, a partire dalla ragazzina (s)morta con quel gattaccio bianco in braccio, fino ad arrivare al compagno di classe inquietante e sbilenco.
Il suo sguardo sfocia in una caricatura del mondo dell’infanzia, caratterizzato spesso da rapporti difficili e da un passaggio alla maturità che lo è altrettanto.
Tim Burton sembra renderci partecipi delle sue ansie infantili, nascoste dietro al personaggio di Victor, del suo senso di inadeguatezza, della sua difficoltà di essere un diverso in un mondo dallo sguardo ottuso e spento. È un cinema che sfrutta l'horror per analizzare le dinamiche sociali, un cinema che ritorna a scavare nelle sue paure, nelle radici della nostra personalità, in quel mondo dell’infanzia che darà l'imprinting a ciò che saremo, concentrandosi su quel passaggio fondamentale che trascina il ragazzo in un'inaspettata, quanto temuta, età adulta. È un Tim Burton che è tornato proprio lì dove tutto è iniziato.
E ancora, un Tim Burton come non lo vedevo da un po’, da un bel po’. Fosse per me dovrebbe dedicarsi a tempo pieno allo stop motion. E non aggiungo altro.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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dandy
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lunedì 17 novembre 2014
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burton ripropone il suo film d'esordio
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A quasi trent'anni di distanza,Burton(spalleggiato dalla Disney) gira una nuova versione del suo omonimo corto in stop motion.La trama viene ampliata e sono aggiunti nuovi personaggi.Se il tema della bontà d'animo di chi è diverso a confronto con la mostruosità di chi è normale tanto caro al regista resta attuale,il tutto sembra meno sincero e sentito di quanto appaia.E non tutti i personaggi sono memorabili(Elsa Van Helsing è abbozzata,mentre Stranella e il suo gatto Baffino sono i migliori).Il divertimento fatto di citazioni è garantito:si va dagli horror classici("Frankenstein","Dracula","La Mummia")ai loro interpreti più famosi(Boris Karloff,Vincent Price)alle autocitazioni("Batman","Nightmare Before Christmas","Pee-Wee's Big Adventures").
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A quasi trent'anni di distanza,Burton(spalleggiato dalla Disney) gira una nuova versione del suo omonimo corto in stop motion.La trama viene ampliata e sono aggiunti nuovi personaggi.Se il tema della bontà d'animo di chi è diverso a confronto con la mostruosità di chi è normale tanto caro al regista resta attuale,il tutto sembra meno sincero e sentito di quanto appaia.E non tutti i personaggi sono memorabili(Elsa Van Helsing è abbozzata,mentre Stranella e il suo gatto Baffino sono i migliori).Il divertimento fatto di citazioni è garantito:si va dagli horror classici("Frankenstein","Dracula","La Mummia")ai loro interpreti più famosi(Boris Karloff,Vincent Price)alle autocitazioni("Batman","Nightmare Before Christmas","Pee-Wee's Big Adventures").E quelle più inconsuete(le scimmiette acquatiche ricordano i gremlins;la tartaruga gigante fa il verso a Gamera)e non solo horror("Gli Uccelli").E Sparky s'innamora nuovamente di una cagnolina con le meches alla Elsa Lanchester de "La moglie di Frankenstein".Nell'originale le voci sono di Catherine O'Hara(Mrs.Frankenstein),Martin Short(Mr.Frankenstein),Winona Ryder(Elsa Van Helsing),Martin Laundau(Prof.Rzykruski,in italiano Omero Antonutti).Piacevole,pur essendo senza pretese.
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luca scialo
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domenica 15 novembre 2020
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un remake senza morale
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Tim Burton rifà se stesso, proponendo il remake del suo secondo cortometraggio del 1984. Sebbene in versione animata. Rispetto al primo, Burton cerca di conservarne lo spirito, ma una delle poche similitudini è il bianco e nero. Per il resto, la pellicola finisce per esagerare. Proponendo altri personaggi che a loro volta pure rievocano un classico dell'Horror, Frankestein. Oltre a proporre mutazioni esasperate di altri animali, a parte quella più romantica dell'inseparabile cane Sparky. Che il protagonista Victor, adolescente solitario, ha riportato in vita sfruttando un concorso di scienze indetto dal suo pittoresco insegnante. Inoltre, a mancare è una morale. Sarebbe stato bello se Victor avesse finito per accettare la fine del suo cagnolino, quando è dipartito la seconda volta, come naturale decorso della vita.
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Tim Burton rifà se stesso, proponendo il remake del suo secondo cortometraggio del 1984. Sebbene in versione animata. Rispetto al primo, Burton cerca di conservarne lo spirito, ma una delle poche similitudini è il bianco e nero. Per il resto, la pellicola finisce per esagerare. Proponendo altri personaggi che a loro volta pure rievocano un classico dell'Horror, Frankestein. Oltre a proporre mutazioni esasperate di altri animali, a parte quella più romantica dell'inseparabile cane Sparky. Che il protagonista Victor, adolescente solitario, ha riportato in vita sfruttando un concorso di scienze indetto dal suo pittoresco insegnante. Inoltre, a mancare è una morale. Sarebbe stato bello se Victor avesse finito per accettare la fine del suo cagnolino, quando è dipartito la seconda volta, come naturale decorso della vita. Un po' come il finale visto ne La sposa cadavere. Una lezione sulla morte per i più piccoli. Insomma, un remake con diverse pecche. E l'aggravante è che a riproporlo sia stato proprio il regista della prima versione originaria.
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donni romani
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sabato 29 dicembre 2012
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distillato puro dell'arte di tim burton
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Distillato puro dell'arte filmica di Tim Burton questo lungometraggio incentrato sulla storia di Victor e del suo cane Sparky cui lo stesso regista aveva già dedicato un corto con attori in carne ed ossa quasi trent'anni fa. Liberissimamente ispirandosi alla storia di Frankenstein e molto più alla sua visione eccentrica della vita Burton realizza uno stop motion emozionante e visionario, ricco di personaggi surreali e poetici, facendoci scivolare dolcemente in un lieto fine di grande tenerezza. Victor Frankenstein è un ragazzino solitario, appassionato di scienza e affezionatissimo al proprio cane Sparky. A scuola è circondato da compagni che formano la compagnia di freaks più eterogenea e simpatica del già vasto campionario bartoniano e adora il suo insegnante di scienze, il professor Rzykruski, fattezze alla Vincent Price e voce di Martin Landau in originale, che viene osteggiato dalla reazionaria comunità di New Holland neanche fosse il peggior eretico del medioevo.
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Distillato puro dell'arte filmica di Tim Burton questo lungometraggio incentrato sulla storia di Victor e del suo cane Sparky cui lo stesso regista aveva già dedicato un corto con attori in carne ed ossa quasi trent'anni fa. Liberissimamente ispirandosi alla storia di Frankenstein e molto più alla sua visione eccentrica della vita Burton realizza uno stop motion emozionante e visionario, ricco di personaggi surreali e poetici, facendoci scivolare dolcemente in un lieto fine di grande tenerezza. Victor Frankenstein è un ragazzino solitario, appassionato di scienza e affezionatissimo al proprio cane Sparky. A scuola è circondato da compagni che formano la compagnia di freaks più eterogenea e simpatica del già vasto campionario bartoniano e adora il suo insegnante di scienze, il professor Rzykruski, fattezze alla Vincent Price e voce di Martin Landau in originale, che viene osteggiato dalla reazionaria comunità di New Holland neanche fosse il peggior eretico del medioevo. Dopo che Sparky è stato investito ed ucciso da una macchina Victor, memore delle lezioni del professor Rzykruski, tenta di riportare in vita l'amato cagnolino con l'elettricità dei fulmini. L'esperimento riesce, ma i compagni invidiosi tentato di resuscitare altri animali dando vita a mostruose creature che semineranno il panico durante l'annuale festa del paese, voluta da un sindaco tanto gretto quanto fisicamente somigliante ad uno Shrek accigliato. Divertente, commovente, ricco di spunti e di trovate registiche , forte di una sceneggiatura puntale quanto originale pur nella rilettura di un classico, Frankenweenie ha il suo punto di forza nella caratterizzazione dei personaggi, dal bambino con pochi amici Victor all'amichetta dark Elsa, nipote del sindaco e padroncina di una barboncina acconciata come la moglie di Frankenstein nell'omonimo film. I comprimari sono tutti perfettamente congeniali a ricreare quell'atmosfera un po' incantata un po' funesta che accompagna da sempre le migliori opere di Burton e il bianco e nero conferisce al tutto un sapore retrò - l'ambientazione è come sempre atemporale ma vagamente Anni Cinquanta - con il risultato di regalarci un ennesimo piccolo grande capolavoro di tecnica ed emozione fuse dal cuore folle di Burton che fa enunciare al professor Rzykruski quella che probabilmente è la sua stessa fede e cioè che la scienza - e forse per Burton anche il cinema, e la vita - si realizza con la mente ma anche con il cuore, perchè solo con la mente si dà vita unicamente a dei mostri. E a Burton, come anche a noi, piacciono solo i mostri umani e dolcissimi che animano le sue pellicole.
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johnny1988
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sabato 26 gennaio 2013
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burton torna alll'animazione, finalmente!
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Precauzione: si consiglia di vedere questo film prima del cortometraggio originale omonimo, o almeno, sotto tutto un altro punto di vista.
Questa pellicola non è che lo sviluppo animato di un soggetto già prodotto ai tempi in cui Tim Burton disegnava per la Disney. A quei tempi, era il 1984, l'idea si rivelò così fuori dalla portata del pubblico giovane che il regista lasciò la compagnia per fare fortuna a modo suo. Ma a quasi trent'anni di distanza non solo torna a lavorare per la Walt Disney Pictures con un bagaglio di successi uno più fortunato dell'altro, ma gli viene offerta l'occasione di sviluppare quell'antico cortometraggio rimasto a lungo isolato nella nicchia dei soli cinefili. L'ocassione di una rivincita che sicuramente il regista non poteva e non voleva lasciarsi scappare.
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Precauzione: si consiglia di vedere questo film prima del cortometraggio originale omonimo, o almeno, sotto tutto un altro punto di vista.
Questa pellicola non è che lo sviluppo animato di un soggetto già prodotto ai tempi in cui Tim Burton disegnava per la Disney. A quei tempi, era il 1984, l'idea si rivelò così fuori dalla portata del pubblico giovane che il regista lasciò la compagnia per fare fortuna a modo suo. Ma a quasi trent'anni di distanza non solo torna a lavorare per la Walt Disney Pictures con un bagaglio di successi uno più fortunato dell'altro, ma gli viene offerta l'occasione di sviluppare quell'antico cortometraggio rimasto a lungo isolato nella nicchia dei soli cinefili. L'ocassione di una rivincita che sicuramente il regista non poteva e non voleva lasciarsi scappare. Malgrado si chiacchieri da anni (da The Corpse Bride, 2005) di un autore sul viale del tramonto, la visionarietà di Tim Burton torna a esprimersi al meglio nell'animazione. E la poesia sfocia in un nuovo fantasico prodotto, in surreale equilibrio fra la parodia dei classici horror, i miti dell'infanzia e i temi cari al regista. Burton non spreca un'inquadratura (così come faceva Charles Laughton) e sceglie una fotografia che certo non poteva essere migliore a colori, gioca col cinema degli autori e col proprio (da Frankenstein al Mostro della Laguna nera, da Edward Mani di forbice a Mars Attacks); sgorbia i bimbi, prendendo spunto dall'iconografia dei romanzi gotici, fino a deformarli in ritratti grotteschi e mostruosi degli adulti, egoisti e senza cuore; rianima Vincent Price nel corpo di plastilina di un professore e lo guarda con rapimento dietro la miniatura di Victor. L'operazione di Frankenweenie sembra molto un rientro nell'infanzia, in quella fase di solitudine dell'artista che, se da una parte lo aveva portato a imbruttire il mondo di fuori, dall'altra è stata motivo di ispirazione. E a giocare la carta vincente sono ancora i sentimenti, l'amore per il “diverso”, il disprezzo per l'ottusità umana. Sembra il ritratto di un uomo che desidera ritrarsi grande rispetto agli altri, o per lo meno di sentirsi “compreso”, ma il candore tutt'altro che retorico di opere come questa, così come de La sposa cadavere, di Vincent, di Nightmare before Christmas, fa pensare che la verità è che dietro vi sia sempre il desiderio di una risoluzione consolatoria, fiabesca e catartica per tutti. Il cuore di Sparky pulsa attraverso degli elettrodi grazie a un amore incondizionato e con lo stesso principio il cinema prende vita.
Chissà che anche Vincent non diventi un giorno un nuovo lungometraggio.
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killbillvol2
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domenica 27 gennaio 2013
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frankenweenie voto reale: 2 e mezzo.
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Tim Burton ritorna alle origini, nel vero senso della parola. Infatti questo ultimo suo film in stop motion è tratto da uno dei suoi primi cortometraggi per la Disney, datato 1984, e durava sì e no mezz'ora. È per questo che il suo eccessivo allungamento per trasformarlo in un film di almeno un' ora risulta inutile e scritto tanto per scrivere qualcosa, allungare per allungare. Nonostante la sceneggiatura sia stata affidata al veterano John August già sceneggiatore di Big Fish, appena raggiunta la metà, il film precipita in omaggi a film horror anni cinquanta/sessanta, infischiandosene della continuità narrativa e del divertimento sia dei più piccoli che degli adulti.
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Tim Burton ritorna alle origini, nel vero senso della parola. Infatti questo ultimo suo film in stop motion è tratto da uno dei suoi primi cortometraggi per la Disney, datato 1984, e durava sì e no mezz'ora. È per questo che il suo eccessivo allungamento per trasformarlo in un film di almeno un' ora risulta inutile e scritto tanto per scrivere qualcosa, allungare per allungare. Nonostante la sceneggiatura sia stata affidata al veterano John August già sceneggiatore di Big Fish, appena raggiunta la metà, il film precipita in omaggi a film horror anni cinquanta/sessanta, infischiandosene della continuità narrativa e del divertimento sia dei più piccoli che degli adulti. Il piccolo Sparky viene investito da una macchina e il suo padroncino decide di riportarlo in vita. L' esperimento va a buon fine ma i suoi compagni di classe mettono le mani sulla macchina e la usano solamento per opportunismo, senza amore. La riflessione sul diverso che era un tema centrale nel cortometraggio del 1984, qua è lasciato solo in secondo piano, con il personaggio del professore di scienze di Victor, che ha lineamenti ed espressioni di Vincent Price, tema invece affrontato nel recente e ben riuscito ParaNorman. Questo Frankenweenie non è un brutto cartone animato, ma lascia più che perplessi non poche volte, ed è anche privo di un qualche insegnamento o di una qualche cosa che lo possa anche solo confrontare con i più grandi capolavori del regista come Big Fish o il più recente La Sposa Cadavere. Infatti è dal 2008 con Sweeney Todd che Burton non dà alla luce un bel film... Speriamo che si rimetta in sesto...
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(di killbillvol2)
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