audreyandgeorge
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domenica 1 aprile 2012
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the lady... from myanmar
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Ho visto Nikita, Leon, Wasabi, Taxxi e altri lavori di Luc Besson: in tutti ho trovato azione, energia, violenza, spericolatezza… insomma, ogni volta direi che ho trovato lo stile Besson ben riconoscibile nella sua originalità. Questa volta invece lui ci regala una storia diversa, nuova, vera, recente, famosa: la storia di Aung San Suu Kyi, l'eroina del Myanmar.
Non so chi conosce questo personaggio. Pur sapendo bene cosa rappresentasse per il suo paese, sinceramente io non avevo conoscenza riguardo al gran numero di dettagli che riguardavano la sua vita. Beh, se sia proprio tutto vero quello che ho visto non saprei dirlo, ma è sicuramente riuscito come un capolavoro tutto l'intreccio tra la dolcezza dei sentimenti, il dolore causato dal crudo e violento regime militare birmano e la fierezza e il coraggio di chi sceglie di rischiare la propria vita in nome di un ideale.
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Ho visto Nikita, Leon, Wasabi, Taxxi e altri lavori di Luc Besson: in tutti ho trovato azione, energia, violenza, spericolatezza… insomma, ogni volta direi che ho trovato lo stile Besson ben riconoscibile nella sua originalità. Questa volta invece lui ci regala una storia diversa, nuova, vera, recente, famosa: la storia di Aung San Suu Kyi, l'eroina del Myanmar.
Non so chi conosce questo personaggio. Pur sapendo bene cosa rappresentasse per il suo paese, sinceramente io non avevo conoscenza riguardo al gran numero di dettagli che riguardavano la sua vita. Beh, se sia proprio tutto vero quello che ho visto non saprei dirlo, ma è sicuramente riuscito come un capolavoro tutto l'intreccio tra la dolcezza dei sentimenti, il dolore causato dal crudo e violento regime militare birmano e la fierezza e il coraggio di chi sceglie di rischiare la propria vita in nome di un ideale. Dopo pochi minuti ero affascinato dalla storia, dalla fotografia e dalle idee, tanto che mi sono calato completamente nel racconto e solo alla fine (e solo leggendo i titoli di coda) ho ricordato che quanto visto era opera di Luc Besson. Irriconoscibile!
In più, c'è l'occasione di godere della bellezza di luoghi che non è molto facile avere l'occasione di visitare (cosa che io amerei fare), mentre offre spunti di riflessione. In particolare, mi ha fatto riflettere su una questione a cui mai avevo pensato: è possibile usare il premio Nobel per tutelare la vita di una persona.
Non ho molto altro da dire (se non che a mio giudizio il film vale il costo del biglietto) per cui passo a condividere l'altra curiosità che mi si è innescata, vale a dire conoscere la cucina Birmana. E allora armiamoci di motori di ricerca e proviamo: io mi sono soffermato sul POLLO SALTATO ALLA BIRMANA, che al più presto proverò perché mi dicono sia notevole!
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folsom
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mercoledì 28 marzo 2012
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una donna,una famiglia,un popolo.
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The lady,film che narra la vera storia di aung san suu kyi,donna birmana premio nobel per la pace nel 1998 e paladina dei diritti umani e della democrazia.
Aung sun suu ky figlia del generale Aung san,è una donna birmana che vive in Inghilterra,felicemente sposata con un professore universatario e madre di due figli,fa ritorno in birmania per assistere la madre gravemente malata.Nello stesso periodo il generale saw maung sta reprimendo in maniera violenta e sanguinosa una rivolta popolare,ad aung sun suu ky viene offerta la possibilità da parte dei leader dell'opposizione di prendere il comando del movimento e continuare la battaglia per la democrazia e la libertà,la donna accetta e da allora inizia per lei un calvario che la vedrà allontanarsi dalla sua famiglia per avvicinarsi al suo popolo ma,anche le continue persecuzioni di un governo autoritario che fa di tutto per piegare o far appassire questa orchidea di ferro.
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The lady,film che narra la vera storia di aung san suu kyi,donna birmana premio nobel per la pace nel 1998 e paladina dei diritti umani e della democrazia.
Aung sun suu ky figlia del generale Aung san,è una donna birmana che vive in Inghilterra,felicemente sposata con un professore universatario e madre di due figli,fa ritorno in birmania per assistere la madre gravemente malata.Nello stesso periodo il generale saw maung sta reprimendo in maniera violenta e sanguinosa una rivolta popolare,ad aung sun suu ky viene offerta la possibilità da parte dei leader dell'opposizione di prendere il comando del movimento e continuare la battaglia per la democrazia e la libertà,la donna accetta e da allora inizia per lei un calvario che la vedrà allontanarsi dalla sua famiglia per avvicinarsi al suo popolo ma,anche le continue persecuzioni di un governo autoritario che fa di tutto per piegare o far appassire questa orchidea di ferro. Luc Besson con questo film affronta un tema delicato e attuale,il dramma birmano,e la lotta quasi solitaria di questa donna,il regista cerca di scuotere le coscenze e di riaccendere i riflettori su una vicenda della quale si sente sempre parlare meno oppure non se ne vuole parlare affatto.Purtroppo nonostante l'idea e la storia siano molto profondi ed emozionanti il regista si sofferma troppo su aspetti che rendono il film lento e privo di vitalità come ad esempio: il dramma del marito affetto da una forma di tumore,trasformando così una storia di coraggio e di lotta in una lenta agonia di alcuni uomini e facendo risultare il film a tratti noioso e angosciante.Due stelle ma forse anche due mezzo per il coraggio, nessuna per come è stata sviluppata l'idea.
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pepito1948
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mercoledì 28 marzo 2012
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suu, il trionfo del coraggio
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Dopo il brutale assassinio del padre, eroe birmano colpevole di essere stato sensibile a temi come democrazia e libertà, ed il trasferimento in Gran Bretagna –dove ha studiato e messo su una famiglia improntata al massimo di amore, sostegno e complicità reciproci- Suu si vede catapultata nel marasma del suo Paese e scelta dal popolo per guidare la lotta contro una giunta militare stolida e violenta. La sua determinazione, il riconoscimento internazionale (Nobel per la pace) ed il pieno appoggio del fedele marito e dei figli sono le uniche ma alla lunga vincenti armi che Suu usa contro i generali, e le sole stampelle per sostenere le terribili privazioni imposte dal Potere, che alla fine è costretto, dopo una lunga detenzione, a liberarla e ridarle i diritti per tanto tempo negati.
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Dopo il brutale assassinio del padre, eroe birmano colpevole di essere stato sensibile a temi come democrazia e libertà, ed il trasferimento in Gran Bretagna –dove ha studiato e messo su una famiglia improntata al massimo di amore, sostegno e complicità reciproci- Suu si vede catapultata nel marasma del suo Paese e scelta dal popolo per guidare la lotta contro una giunta militare stolida e violenta. La sua determinazione, il riconoscimento internazionale (Nobel per la pace) ed il pieno appoggio del fedele marito e dei figli sono le uniche ma alla lunga vincenti armi che Suu usa contro i generali, e le sole stampelle per sostenere le terribili privazioni imposte dal Potere, che alla fine è costretto, dopo una lunga detenzione, a liberarla e ridarle i diritti per tanto tempo negati. Oggi Suu è libera e, grazie alla sua tenace opposizione, la giunta ha allentato le maglie della repressione, ma ancora molta strada è da percorrere per il pieno ripristino dei diritti umani in quel Paese. Per una singolare coincidenza, questo è l’ultimo di una serie di biopic usciti sugli schermi negli ultimi mesi, sulle vicende biografiche di personaggi che, nel bene o nel male, hanno marchiato la recente storia dei Paesi di appartenenza. Ma, a differenza di The Iron Lady e J.Edgar, personaggi defunti su cui si sapeva tutto ed il cui ritratto è stato lasciato al libero giudizio degli spettatori, il film su Aung San Suu Kyi, tuttora viva e da poco in libertà (vigilata), è stato girato con molti non-attori birmani reperiti ai confini del Paese e attingendo a notizie indirette sulla vita della “donna d’acciaio”, che non è stato possibile raggiungere ed incontrare. Luc Besson, che ha dovuto integrare il finale a causa della liberazione della donna intervenuta durante le riprese, ha accettato con entusiasmo l’incarico di dirigere il film, rinunciando al proprio stile personale ed ad alcuni temi a lui congeniali come la violenza ed il sangue (ma proprio le scene dei cruenti scontri tra militari e ribelli sono tra le più incisive ed efficaci), per dare all’operazione –secondo gli intenti degli autori- una connotazione prettamente apologetica e di pubblico sostegno ad una figura tuttora isolata dal mondo, che simboleggia universalmente la lotta per la democrazia contro la brutalità dei tiranni massacratori dei diritti umani ancora oggi sparsi in molte zone del pianeta. Film di parte, dunque, senza se e senza ma, in cui il giudizio è netto ed inequivocabile, tanto da essere patrocinato da Amnesty International proprio per l’alto contributo alla causa della difesa dei diritti fondamentali della persona dovunque essi siano violati. Naturalmente il taglio celebrativo ed apologetico fa sì che il linguaggio sia piano, il racconto proceda in modo lineare alternando gli aspetti pubblici e privati della vita di Suu, in modo che l’opera sia più facilmente fruibile da ogni pubblico e priva di orpelli stilistici che ne complichino la comprensione del messaggio di pace e di lotta. Pertanto è naturale che il film mostri alcuni limiti cinematografici (macchiettismo dei militari, insistenza eccessiva sulla triste vicenda della morte del marito, fotografia bella ma convenzionale, ecc), ma le finalità esaltative e nobilmente “politiche” rendono recessivo ogni appunto strettamente critico ed accettabile un’operazione che tende a mettere nel massimo rilievo l’esempio di coraggio e fermezza dimostrati da questa straordinaria figura, che ha ridato speranza e futuro ad un popolo martoriato dalla brutalità di un potere arroccato su se stesso.
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flyanto
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mercoledì 28 marzo 2012
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un'eroina che lotta per la libertà del suo popolo
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Film narrante la vera storia della leader della Birmania Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, e della sua lotta a favore dei principi di libertà e di uguaglianza del suo popolo. Praticamente un documentario sulla figura storica e politica della protagonista, con pochi accenni alla sua vita privata praticamente però annullata dal suo impegno politico. Sinceramente non è un film molto riuscito questo di Luc Besson dal quale, invece, ci si aspettava qualcosa di assai più originale vista la sua filmografia precedente.
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tequilac
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martedì 27 marzo 2012
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bello, ...ma qualche sottotitolo.
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Bello. Pur conoscendo abbastanza bene la storia, mi ha commosso e indignato perchè ben girato anche se crudo, cosa necessaria per essere efficace. Però! ... mettere dei sottotitoli almeno parziali in tutte le scene in birmano o in che lingua fosse mai, sarebbero stati graditi e molto utili a mio parere.
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melania
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domenica 25 marzo 2012
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molto bello,interessante
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Film davvero molto bello,appassionante,non è mai ceduta la mia attenzione,nonostante la durata di !45 minuti del film.Ricco di nobili sentimenti,presenta un ottimo cast ed è del tutto consiglibile a chi ama i films seri,impegnati,non noiosi.
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il conformista
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martedì 20 marzo 2012
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noioso, didascalico, stucchevole
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Sembrava di spiare attraverso il buco della serratura nella vita intima di questa donna e nei suoi rapporti col marito. Lei ne esce come una bambolina senza alcuna introspezione psicologica, ma siamo inondati di scene in cui lei piange o abbraccia figli e marito che fanno su e giù tra Oxford e la Birmania. Povero circa l'azione politica che indebolisce l'importanza del personaggio definito a un certo punto come "casalinga e madre".
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dicast
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domenica 18 marzo 2012
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un film che scuote, splendido e commovente.
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Applausi e qualche lacrima al termine dell'anteprima di questo bel film di Luc Besson, nelle sale nei prossimi giorni. Una storia vera, conosciuta ma troppo poco ricordata, quella della coraggiosa Aung San Suu Kyu, Nobel per la Pace che ha dedicato e sta dedicando la vita alla sua Birmania, sacrificando ogni altro affetto o interesse personale. Girato da Besson con grandiosità ma anche cura del particolare e attenzione alla riproduzione fedele del dato reale, sfidando il regime birmano che ovviamente non caldeggiava le riprese (il film verrà nfatti proibito in Birmania), il racconto è intenso, mai un momento di noia: lacrime agli occhi accompagnate da un sorriso per l'intera durata del film.
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Applausi e qualche lacrima al termine dell'anteprima di questo bel film di Luc Besson, nelle sale nei prossimi giorni. Una storia vera, conosciuta ma troppo poco ricordata, quella della coraggiosa Aung San Suu Kyu, Nobel per la Pace che ha dedicato e sta dedicando la vita alla sua Birmania, sacrificando ogni altro affetto o interesse personale. Girato da Besson con grandiosità ma anche cura del particolare e attenzione alla riproduzione fedele del dato reale, sfidando il regime birmano che ovviamente non caldeggiava le riprese (il film verrà nfatti proibito in Birmania), il racconto è intenso, mai un momento di noia: lacrime agli occhi accompagnate da un sorriso per l'intera durata del film. Ma è una sensazione strana: non è un film buonista, non c'è retorica. C'è commozione e rabbia ma non angoscia, tiene sveglio e vigile lo spettatore, lo percuote un pó ma senza cattiveria, e solo con uno scopo, appunto: ricordare. Michel Yeoh è una coinvolgente Suu ma son bravi anche gli altri attori, tra cui molti non professionisti: i soldati del film, racconta Besson, sono ragazzi birmani che hanno visto i soldati veri uccidere le loro famiglie. Besson propone il film agli adulti ma lo consiglia soprattutto agli adolescenti, affinchè scoprano che i veri drammi della nostra epoca non sono quelli delle playstation. Sostenuto anche da Amnesty International e da altre organismi internazionali, è un film intenso che parla di amore, di guerra, di sacrifici, di follia, di fedeltà, con tanti altri succosi ingredienti: da vedere e rivedere.
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renato volpone
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sabato 29 ottobre 2011
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cos'è? e' solo musica
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Bellissimo film di apertura al festival di Roma: The Lady di Luc Besson
la storia di questa donna meravigliosa che ha lottato per la libertà del suo paese ed ha vissuto per 15 anni agli arresti ed è ancora viva, nonostante il regime violento che opprime la Birmania. La storia di una donna e di un uomo, il marito inglese che l'ha sostenuta fino alla morte per un tumore annunciato. La storia di un grande amore per il suo uomo, per i suoi figli, ma anche per la sua gente. Qualcuno all'uscita del film ha commentato che lo fa per il suo "smisurato ego", ma forse non ha pensato che qualcuno ha anche a cuore gli altri e non solo il proprio sfrenato individualismo.
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Bellissimo film di apertura al festival di Roma: The Lady di Luc Besson
la storia di questa donna meravigliosa che ha lottato per la libertà del suo paese ed ha vissuto per 15 anni agli arresti ed è ancora viva, nonostante il regime violento che opprime la Birmania. La storia di una donna e di un uomo, il marito inglese che l'ha sostenuta fino alla morte per un tumore annunciato. La storia di un grande amore per il suo uomo, per i suoi figli, ma anche per la sua gente. Qualcuno all'uscita del film ha commentato che lo fa per il suo "smisurato ego", ma forse non ha pensato che qualcuno ha anche a cuore gli altri e non solo il proprio sfrenato individualismo. Come poteva non tener conto dei ragazzi che le sono morti tra le braccia al suo ritornio in Birmania mentre assisteva la madre in ospedale? E come potremo mai dimenticare noi la scena del ragazzo che salta in aria sulla mina e lo sguardo terrorizzato di quello che resta vivo accanto a lui con ancora il braccio nella mano. Un grande film sul dolore, sull'odio, sulla stupidità umana....tutti rappresentati benissimo, ma anche sull'amore che si sviluppa come sinfonia, come "musica". Splendide le interpretazioni. Grande il regista.,
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