marco gugli
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giovedì 8 settembre 2011
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w le teste di..'zocca'!!
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Un docufilm veramente riuscito!!! Bellissimo,emozionante..poetico. Un ritratto inedito incentrato prima di tutto sulla figura del Vasco-uomo,poi artista e grandissima rockstar.Ottima regia e grandissima scelta fotografica.Una vera e propria 'chicca' per i fans(e non)!!!
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renato volpone
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lunedì 12 settembre 2011
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liberi .... liberi
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Un bel documentario che ci ricorda, con un po' di nostalgia, di come eravamo.. degli amici al bar che vogliono cambiare il mondo e che, insieme, costruiscono un futuro. Ci racconta di chi non c'è più, di chi non ce l'ha fatta, ma anche di chi può raccontare a sua volta delle belle esperienze passate. Quanta allegria, quanto entusiasmo, su un fondo di malinconia per la dolcezza di un paese perduto: "quando torna a Zocca non trova più lo stesso paese e capisce che non è il posto che rimane nella memoria, ma la storia vissuta là". Un "non conformista" , un uomo al di sopra delle righe, ma quanta umanità in queste pagine di storia.
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Un bel documentario che ci ricorda, con un po' di nostalgia, di come eravamo.. degli amici al bar che vogliono cambiare il mondo e che, insieme, costruiscono un futuro. Ci racconta di chi non c'è più, di chi non ce l'ha fatta, ma anche di chi può raccontare a sua volta delle belle esperienze passate. Quanta allegria, quanto entusiasmo, su un fondo di malinconia per la dolcezza di un paese perduto: "quando torna a Zocca non trova più lo stesso paese e capisce che non è il posto che rimane nella memoria, ma la storia vissuta là". Un "non conformista" , un uomo al di sopra delle righe, ma quanta umanità in queste pagine di storia.
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bokalov
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giovedì 22 settembre 2011
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questa storia qua: la storia di vasco,oltre vasco.
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Uscito a Venezia 68 nella sezione Fuori Concorso in tempi in cui il Blasco nazionale fa parlare di sé più per le sue polemiche con il rivale Ligabue che per la sua musica il film “Questa storia qua” dei debuttanti registi Alessandro Paris e Sibylle Righetti consegna al grande pubblico un ritratto inconsueto della rockstar di Zocca.
Attraverso filmati inediti dal rinnovato fascino vintage, (gentilmente concessi dagli amici di Vasco) fotografie, spezzoni e ritagli di concerti il film ricostruisce la storia più intima della rockstar emiliana assumendo come punto di vista quello comune e magico del suo gruppo di amici di infanzia.
Quello che ne esce fuori è un ritratto inedito e delicato, raccontato limpidamente senza retorica né voglia di autocelebrazione: è la storia qualunque di un ragazzo di provincia, dei suoi sogni, dei suoi miti, delle sue aspettative; sembra quasi accidentale che si parli di Vasco, il mito la leggenda del rock, “questa storia qua” potrebbe essere la storia di uno qualunque nella sua “combriccola” e i registi, giustamente, lasciano parlare le immagini, di quei ragazzi là.
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Uscito a Venezia 68 nella sezione Fuori Concorso in tempi in cui il Blasco nazionale fa parlare di sé più per le sue polemiche con il rivale Ligabue che per la sua musica il film “Questa storia qua” dei debuttanti registi Alessandro Paris e Sibylle Righetti consegna al grande pubblico un ritratto inconsueto della rockstar di Zocca.
Attraverso filmati inediti dal rinnovato fascino vintage, (gentilmente concessi dagli amici di Vasco) fotografie, spezzoni e ritagli di concerti il film ricostruisce la storia più intima della rockstar emiliana assumendo come punto di vista quello comune e magico del suo gruppo di amici di infanzia.
Quello che ne esce fuori è un ritratto inedito e delicato, raccontato limpidamente senza retorica né voglia di autocelebrazione: è la storia qualunque di un ragazzo di provincia, dei suoi sogni, dei suoi miti, delle sue aspettative; sembra quasi accidentale che si parli di Vasco, il mito la leggenda del rock, “questa storia qua” potrebbe essere la storia di uno qualunque nella sua “combriccola” e i registi, giustamente, lasciano parlare le immagini, di quei ragazzi là.
Nel film non compare mai il Vasco di oggi né tanto meno trova spazio il compiacimento della sua iconografia, la mitizzazione della sua personalità che tanto si è affermata nel Paese e fuori dal paese. Nulla di tutto ciò, solo la sua voce narrante, fuoricampo, che racconta di sé. Solo quando serve.
“Questa storia qua” offre oltre allo spunto personale, privato e intimistico del Vasco uomo anche uno spunto di natura evocativa, quasi poetica: è il ricordo velato ma mai invecchiato o nostalgico della Provincia italiana, della realtà di una paesino come molti altri dove la vita, nonostante tutto, era più facile, dove erano tutti ,nessuno escluso, più umani.
E Vasco è figlio di questo contesto, le sue canzoni lo sono, e lo rivendica quando ai grandi impresari dice di essere di Zocca mica di Bologna.
Questo approccio concettuale prima che registico pervade tutto il film, lo rende gradevole, ben raccontato e pone lo spettatore sotto il punto di vista familiare della provincia modenese, in una sorta di amarcord collettivo e catartico. La sceneggiatura regge senza sbavature grazie a una regia onesta, limpida, che fa collimare i pezzi d’archivio con inserzioni spesso evocative, altre volte poetiche e ad una fotografia molto ricercata.
Il limite più grande però, ed è limite soprattutto per un film biografico, è una certa mancanza di pathos, manca la sferza che scuote il racconto quella che lo fa vibrare, esplodere e ricomporsi seguendo le melodie delle canzoni del Blasco. Il film non picchia quando dovrebbe picchiare come farebbe la chitarra del compianto Massimo Riva né rallenta quando ci sarebbe da suonare un lento, tutta la pellicola segue un impianto narrativo fin troppo piano.
Ma questo non impedisce a “Questa storia qua” di essere un buon film, schietto, senza compiacimenti né commiserazioni, senza enfasi né manie di grandezza; è un film che propone altre angolature rispetto al racconto tradizionale, forse un po’ sfiorito, che si fa oggi della più grande rockstar italiana.
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great steven
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martedì 1 aprile 2014
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un intimo vasco rossi passato al microscopio.
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QUESTA STORIA QUA (IT, 2011) di ALESSANDRO PARIS & SIBYLLE RIGHETTI § I registi di questo interessante documentario su Vasco Rossi, nota rockstar emiliana, sono i ventottenni A. Paris e S. Righetti (figlia di Angelo, vecchio amico del cantautore), i quali partono dalla differenziazione, enunciata dallo stesso Angelo Righetti, fra l’anticonformismo di chi si vuole porre in contrasto con le istituzioni e il non conformismo di chi non prende posizioni per rimanere libero e slegato dalle etichette appunto per evitare definizioni poco gradite da altri. Il materiale di repertorio si snoda fra videofonini e foto di famiglia, interviste e vecchie registrazioni radiofoniche, 8 mm e Super 8, analogico e Alta Definizione; si ha dunque a che fare con una ricchezza cinematografica e documentaristica notevole che porta a scoprire l’emotività interiore e la passione che cova come un fuoco antico nell’animo dell’artista di Zocca, di cui il film mostra il lato più latente e nascosto con una delicatezza che sfiora non l’idolatria (non si tratta di un panegirico celebrativo, per l’appunto), bensì l’opulenza di un carattere che ammette debolezze (l’incarcerazione nel 1984 per possesso di droga) ma che riconosce la propria modesta grandezza (lui stesso, che partecipa al documentario per sua scelta soltanto con la voce, dichiara di non sentirsi particolarmente intelligente e di non sapere talvolta il perché di tanto successo).
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QUESTA STORIA QUA (IT, 2011) di ALESSANDRO PARIS & SIBYLLE RIGHETTI § I registi di questo interessante documentario su Vasco Rossi, nota rockstar emiliana, sono i ventottenni A. Paris e S. Righetti (figlia di Angelo, vecchio amico del cantautore), i quali partono dalla differenziazione, enunciata dallo stesso Angelo Righetti, fra l’anticonformismo di chi si vuole porre in contrasto con le istituzioni e il non conformismo di chi non prende posizioni per rimanere libero e slegato dalle etichette appunto per evitare definizioni poco gradite da altri. Il materiale di repertorio si snoda fra videofonini e foto di famiglia, interviste e vecchie registrazioni radiofoniche, 8 mm e Super 8, analogico e Alta Definizione; si ha dunque a che fare con una ricchezza cinematografica e documentaristica notevole che porta a scoprire l’emotività interiore e la passione che cova come un fuoco antico nell’animo dell’artista di Zocca, di cui il film mostra il lato più latente e nascosto con una delicatezza che sfiora non l’idolatria (non si tratta di un panegirico celebrativo, per l’appunto), bensì l’opulenza di un carattere che ammette debolezze (l’incarcerazione nel 1984 per possesso di droga) ma che riconosce la propria modesta grandezza (lui stesso, che partecipa al documentario per sua scelta soltanto con la voce, dichiara di non sentirsi particolarmente intelligente e di non sapere talvolta il perché di tanto successo). La pellicola non disdegna un carattere intimista, ma al tempo stesso racconta le amicizie e i rapporti di una vita appassionante e degna di essere vissuta di un uomo come tanti altri, che ha costruito la propria notorietà tanto sugli eccessi quanto sulle piccole cose significative di un’esistenza che non è stata solo segnata dal trionfo sul palco e dai dischi venduti, ma che ha anche attraversato le traversie delle dipendenze e le magagne della fama sopraggiunta forse abbastanza inaspettatamente. È logico che le sue canzoni condiscono magnificamente la colonna sonora, sia quando sono riprese negli squarci dei concerti sia quando fanno da sottofondo a brevi sequenze dove c’è la voce di Vasco che parla mentre immagini campestri e urbane scorrono sui fotogrammi. Hanno partecipato, fra gli altri, Gaetano Curreri, Marco Gherardi e Stef Burns. Tra i brani troviamo Un gran bel film, Anima fragile, I soliti, Ed il tempo crea eroi, Sally, Albachiara e altri. Il montaggio tra musica e immagini è stato eseguito da Ilaria Fraioli. Della produzione si sono occupati Nicola Giuliani e Francesco Cima della Indigo. Presentato alla Mostra di Venezia in contemporanea all’uscita in duecento sale in tutta Italia del settembre 2011.
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regola18.blogspot.com
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mercoledì 8 febbraio 2012
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la "vita spericolata" di vasco - questa storia qua
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Questa storia qua è il docufilm che racconta la vita di Vasco Rossi, famoso rocker di Zocca.
La pellicola si apre con le note di "Anima fragile", bellissima canzone del Komandate. Più volte, la voce commossa del Blasco, ricorda la figura del padre prematuramente scomparso. Questo triste avvenimento rappresenta un punto di svolta per il giovane ragazzo modenese.
Il film ti spinge a cantare mentre sali sul palco di uno stadio gremito, dove tante lucciole intonano le sue poesie. La droga, l'alcol ed il carcere fanno parte della storia di Vasco, "giorni lunghi" quelli passati in isolamento, confessa il cantante.
"Vita spericolata" e "Bollicine" sono il coronamento di un sogno. Perchè negli anni '80 "le cose le devi dire in fretta", afferma il Vasco.
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Questa storia qua è il docufilm che racconta la vita di Vasco Rossi, famoso rocker di Zocca.
La pellicola si apre con le note di "Anima fragile", bellissima canzone del Komandate. Più volte, la voce commossa del Blasco, ricorda la figura del padre prematuramente scomparso. Questo triste avvenimento rappresenta un punto di svolta per il giovane ragazzo modenese.
Il film ti spinge a cantare mentre sali sul palco di uno stadio gremito, dove tante lucciole intonano le sue poesie. La droga, l'alcol ed il carcere fanno parte della storia di Vasco, "giorni lunghi" quelli passati in isolamento, confessa il cantante.
"Vita spericolata" e "Bollicine" sono il coronamento di un sogno. Perchè negli anni '80 "le cose le devi dire in fretta", afferma il Vasco. La società sta cambiando e il nostro Komandante sembra essere il portavoce di quella generazione che canta le sue canzoni.
Nella parte centrale del film, la madre, ci fa scoprire un Vasco bambino che vinceva l'Usignolo d'oro dimostrando, da subito, le sue capacità. Toccante il ricordo di Massimo Riva, suo "fratello minore". Tanti le faremo sapere e qualche soddisfazione nella carriera del rocker modenese. Vasco è un testardo, affermano gli amici. Ha avuto il pregio di crederci fino alla fine, c'ha creduto da subito, già dai tempi in cui componeva "Jenny", "Silvia" e "Albachiara" nella radio fondata con i suoi coetanei.
Nel film come nelle sue canzoni racconta storie di gente comune, di amori vissuti, di vite "spericolate". Vasco è orgoglioso della sua terra, delle sue origini. "I soliti" è il sottofondo scelto per i titoli di coda di un docufilm autentico. Oggi è il suo compleanno, 60 anni di Vasco, 60 anni .. senza parole!
Denis
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angelo umana
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lunedì 12 settembre 2011
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nostalgia di zocca è nostalgia d. vita di allora
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Documentario che lascia un po’ di tristezza per le troppe foto di famiglia e perché “la nostalgia che resta dentro per il proprio paese è nostalgia della vita di allora” (parole di Vasco), che non può più tornare.
E' tenue il confine tra una vita anonima ed una di fama e notorietà: Vasco ha seguito il “demone” che lo animava, si è fatto portare dalla corrente interiore ed è diventato l’amico/poeta di tanti innamoramenti o pensieri in libertà. Non tutti ci riescono così matematicamente ma lui ce l’ha fatta. E’ libero nei suoi pensieri o “non conformista”, come lo descrive un amico che lo conosce bene, ha dato voce e parole ai vagheggiamenti di almeno tre generazioni e di qualcun’altra a venire.
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Documentario che lascia un po’ di tristezza per le troppe foto di famiglia e perché “la nostalgia che resta dentro per il proprio paese è nostalgia della vita di allora” (parole di Vasco), che non può più tornare.
E' tenue il confine tra una vita anonima ed una di fama e notorietà: Vasco ha seguito il “demone” che lo animava, si è fatto portare dalla corrente interiore ed è diventato l’amico/poeta di tanti innamoramenti o pensieri in libertà. Non tutti ci riescono così matematicamente ma lui ce l’ha fatta. E’ libero nei suoi pensieri o “non conformista”, come lo descrive un amico che lo conosce bene, ha dato voce e parole ai vagheggiamenti di almeno tre generazioni e di qualcun’altra a venire.
Baarìa non sta a un siciliano come “questa storia qua” sta a un sessantenne: il primo mostrava una sicilianità in carta patinata, artificiale e molto personale di Tornatore, questa storia invece ci mostra tutti noi, coi capelli lunghi, i pantaloni a zampa d’elefante e un modo semplice di stare insieme (almeno quelli che non si diedero a manifestazioni politiche o al terrorismo).
Una domanda gli andrebbe fatta, a lui come a tanti geni della musica, molti spariti prematuramente, Morrison, Hendrix, Marley, Presley ecc. ecc., e Vasco sta benissimo tra questi grandi: ma perché dei ragazzi così ricchi interiormente, così dotati, hanno avuto la debolezza di essere preda della droga? A che gli serviva, in che li migliorava?
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