mauser
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mercoledì 14 novembre 2012
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semplice, ma toccante
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Goro Miyazaki non è Hayao, anche se lo zampino del genitore in questa pellicola si vede.
E La collina dei papaveri non è Laputa e non è Nausicaa, anche se i temi di sfondo sono gli stessi, soltanto più discreti e mascherati.
Questo lungometraggio di animazione è un curioso, delicato mix tra cultura, storia e buoni sentimenti, ideali, rapporti umani. C'è un po' di tutto nel calderone, amore e amicizia a volte confusi, storie a tratti malinconiche, ricordo, memoria... e nonostante questa grande mole di cose rimane un buon prodotto perchè è delicato e non invadente, perchè riesce a trasmettere i suoi messaggi senza trafare, perchè è sorretto da un disegno e un'animazione estremamente descrittiva e bellissima come in tutti i film dello Studio Ghibli, curata nei particolari, con un marchio di fabbrica inconfondibile.
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Goro Miyazaki non è Hayao, anche se lo zampino del genitore in questa pellicola si vede.
E La collina dei papaveri non è Laputa e non è Nausicaa, anche se i temi di sfondo sono gli stessi, soltanto più discreti e mascherati.
Questo lungometraggio di animazione è un curioso, delicato mix tra cultura, storia e buoni sentimenti, ideali, rapporti umani. C'è un po' di tutto nel calderone, amore e amicizia a volte confusi, storie a tratti malinconiche, ricordo, memoria... e nonostante questa grande mole di cose rimane un buon prodotto perchè è delicato e non invadente, perchè riesce a trasmettere i suoi messaggi senza trafare, perchè è sorretto da un disegno e un'animazione estremamente descrittiva e bellissima come in tutti i film dello Studio Ghibli, curata nei particolari, con un marchio di fabbrica inconfondibile.
Purtroppo i difetti più fastidiosi che ho riscontrato sono quelli aggiunti a posteriori e legati alla pubblicazione italiana.
Innanzi tutto la scelta di proiettare il film solo per un giorno, il 6 novembre, e poi mai più. Una scelta quantomeno stupida e che, purtroppo, denota ancora chiaramente come l'animazione giapponese sia considerata un prodotto di serie B, da bambini, senza morale o contenuti. Sono andata a vedere al cinema Brave-Ribelle, qualche mese fa, e sono stata a vedere La collina dei papaveri e nonostante il primo fosse un film Disney in animazione 3D credo che il secondo non avesse nulla di nulla da invidiargli, a parte forse una campagna pubblicitaria fin troppo aggressiva rispetto al prodotto che poi si è rivelato. La collina dei papaveri non è un film da bambini più di quanto lo possa essere Brave, perchè dunque continua a sussistere questa discriminazione? Piuttosto che cambiare lentamente il modo di pensare dello spettatore, insegnandogli che ci sono prodotti come Mononoke Hime, Nausicaa e La città incantata che non hanno niente di infantile, le case italiane preferiscono attenersi al solito ritornello. Se un film non è proprio un campione d'incassi, come successo con Howl o con La città incantata, allora la sua proiezione è fatta solo per periodi brevissimi e la realizzazione tecnica tanto tecnica non è. Vogliamo parlare di "tecnico" riferito al doppiaggio da mani nei capelli che è stato dato a questo lungometraggio? Dialoghi ingessati, fraseggio a volte scorretto, traduzione letterale non esattamente consona al messaggio che voleva essere trasmesso... si poteva fare di molto meglio. Purtroppo, come già accaduto nel recente ri-doppiaggio di Laputa - Il castello nel cielo (il cui doppiaggio italiano originale era superlativo), viene tollerato anche un lavoro un po' alla carlona perchè tanto "il pubblico a cui è indirizzato è già troppo felice di avere questo prodotto realizzato nella sua lingua per lamentarsi anche del modus". Solita mentalità italiana.
Insomma, il film, che come detto non è un capolavoro ma ha una sua dignità, soffre più per il trattamento che gli è stato riservato. Si tratta comunque di un prodotto godevolissimo adatto a tutte le fasce d'età, dai bambini che possono essere catapultati nel colorato e ormai sorpassato mondo del Quartiere Latin, del porto di Yokohama e di un Giappone anni '60 diverso da quello a cui ci hanno abituati i cartoni più moderni. Anche gli adulti potranno trovare gradevole il film, ricordi del passato, abitudini semplici e domestiche da riscoprire, sentimenti forti e ideali veri compongono la trama di questo lungometraggio permettendo anche a loro di sognare.
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paolo bisi
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venerdì 9 novembre 2012
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non dimenticare il passato per costruire il futuro
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Giappone, 1964. Umi è una ragazzina che dedica interamente il suo tempo alla famiglia, trascurando tutto il resto, tranne il ricordo del padre scomparso, in onore del quale ogni mattina issa le bandiere nel giardino di casa. Un giorno viene coinvolta in una disperata battaglia della protesta studentesca per salvare il Quartier Latin, e qui conosce Shun, del quale subito si innamora. Ma tra di loro vi è segreto troppo forte e importante che cambierà per sempre la loro esistenza. Al suo secondo lungometraggio da regista, Goro Miyazaki, figlio del maestro Hayao, che firma la sceneggiatura, raggiunge un livello artistico altissimo, condensando in un solo film tante fasi del cinema giapponese e più in generale del cinema d'animazione.
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Giappone, 1964. Umi è una ragazzina che dedica interamente il suo tempo alla famiglia, trascurando tutto il resto, tranne il ricordo del padre scomparso, in onore del quale ogni mattina issa le bandiere nel giardino di casa. Un giorno viene coinvolta in una disperata battaglia della protesta studentesca per salvare il Quartier Latin, e qui conosce Shun, del quale subito si innamora. Ma tra di loro vi è segreto troppo forte e importante che cambierà per sempre la loro esistenza. Al suo secondo lungometraggio da regista, Goro Miyazaki, figlio del maestro Hayao, che firma la sceneggiatura, raggiunge un livello artistico altissimo, condensando in un solo film tante fasi del cinema giapponese e più in generale del cinema d'animazione. A differenza del padre, ha bisogno di una preparazione più lunga e non concede niente alla fantasia, puntando su un realismo addirittura estremo in certe parti. In un'opera comunque tutta straordinaria, due sono le sequenze da rimarcare: il momento in cui Umi con la sorellina entra nel Quartier Latin e quello in cui i tre ragazzi si recano in una Tokyo in subbuglio per le imminenti Olimpiadi del 1964. Strepitosa, come in tutti i film del periodo maturo del padre Hayao, la cura dei disegni e soprattutto dei dettagli, i quali evidenziano che ci troviamo di fronte probabilmente al più complesso film d'animazione mai realizzato. Fantastico, inoltre, l'uso dei flashback nei momenti importanti. Goro Miyazaki sembra quindi in grado di diventare un punto di riferimento per il futuro, speriamo il più a lungo possibile.
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g_andrini
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giovedì 8 novembre 2012
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qualità in profusione.
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E' una animazione sui "soliti" livelli giapponesi, cioè alti. Poetico, pieno di colori, rallegra l'anima, e, per gli animi più sensibili, regala anche qualche lacrima. Un'ora e mezza magnifica, veramente tempo speso bene.
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psymon77
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mercoledì 7 novembre 2012
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miyazaki: un cognome, un programma.
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La tradizione cinematografica di animazione emerge nel suo splendore in questo film, che a me è piaciuto molto. I colori, le ambientazioni, la storia (delicata e appassionante), sono un vero spettacolo per gli occhi e il cuore.
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donni romani
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mercoledì 3 ottobre 2012
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il valore della memoria
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Seconda regia del figlio del grande Hayao Miyazaki - che ci mette lo zampino nella sceneggiatura - "Dalla collina dei papaveri" è un delicato e poetico affresco sul valore della memoria, dei ricordi e del passato, permeato di sentimenti sinceri e profondi, malinconico e solare ad un tempo, capace di trasportarci come sempre nel mondo magico della Ghibli dove la poesia si fa arte e il sogno realtà.
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Seconda regia del figlio del grande Hayao Miyazaki - che ci mette lo zampino nella sceneggiatura - "Dalla collina dei papaveri" è un delicato e poetico affresco sul valore della memoria, dei ricordi e del passato, permeato di sentimenti sinceri e profondi, malinconico e solare ad un tempo, capace di trasportarci come sempre nel mondo magico della Ghibli dove la poesia si fa arte e il sogno realtà. Ambientato in Giappone nel 1963, alla vigilia delle Olimpiadi ma con ancora negli occhi e nel cuore gli orrori e le ferite della guerra, si concentra sulle vicende di un gruppo di liceali che hanno a cuore la ristrutturazione del "Quartier latin" la casa degli studenti sede delle varie associazioni studentesche, e che si scontrano con chi vorrebbe invece demolirla e ricostruirla nuova, mandando perduto il patrimonio di documenti, ricordi e affetti di chi li ha preceduti negli anni. All'interno della comunità studentesca si incrociano le strade e i sentimenti di Umi Matsuzaki e Shun Kazama che scopriranno di avere un legame profondo alle loro spalle, un legame che li porta a conoscere verità lontane sui loro genitori, ormai morti in guerra e a comprendere a fondo il valore di ciò che ci si lascia alle spalle. La lievità con cui i Miyazaki affrontano tematiche dolorose e spinose è pari solo alla loro capacità di veicolare messaggi eterni ed inviolabili con "educazione" orientale, pacata ed ossequiosa ma profondamente ferma nel condannare l'involgarimento della cultura, dell'onore, del rispetto. I ragazzi che credono fermamente nel loro progetto, che combattono per esso e che nonostante il loro essere proiettati nel futuro non dimenticano il passato - Umi che ogni mattina innalza le bandiere nautiche in onore del padre morto durante la guerra di Korea ne è la testimonianza più toccante - sono la speranza di allora come di oggi per andare verso un futuro che abbia memoria di sè, della propria famiglia, del proprio paese, degli errori e delle vittorie, dei sacrifici e delle conquiste. Grafica nello stile Ghibli, morbida, pastellata ed estremamente avvolgente al pari di un calda coperta, come quella che avvolge le lacrime di Umi, ragazza coraggiosa e fiera, che va verso il domani con il cuore colmo di ricordi, bagaglio indispensabile per non disperdere il patrimonio di chi ci ha preceduto. Come dimostra di voler fare Miyazaki junior restando nel solco familiare con discrezione ed eleganza.
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(di sick_hero)
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renato volpone
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mercoledì 2 novembre 2011
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colori e poesia
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Colori e poesia in questo bellissimo cartone animato. Un gruppo di ragazzi tentano di salvare un palazzo dove ha sede il loro centro studentesco. Su questo sfondo nasce l'amore tra Umi e Shunya, ma credono di essere fratello e sorella. Tutto finirà bene con qualche lacrimuccia. Bellissimi i colori e le musiche
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