Il discorso del re |
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Un film di Tom Hooper.
Con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Jennifer Ehle.
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Titolo originale The King's Speech.
Storico,
durata 111 min.
- Gran Bretagna, Australia 2010.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 28 gennaio 2011.
MYMONETRO
Il discorso del re ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Emozionante storia di un uomo e della sua voce
di Nick SimonFeedback: 2969 | altri commenti e recensioni di Nick Simon |
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venerdì 2 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Il discorso del re” è l’appassionante racconto di un uomo che “scopre” di avere una voce e impara a farsi ascoltare, elevandosi a punto di riferimento per un popolo confuso e impaurito. Il film si mostra classico ed elegante nella forma, diretto da Tom Hooper in maniera essenziale dal punto di vista tecnico ma con cura sotto l’aspetto storico-biografico e meticolosa attenzione ai personaggi. Nel 1936 il re d’Inghilterra Edoardo VIII (Guy Pearce) abdica, nello scalpore generale, a favore del fratello Giorgio VI. Questi, introverso e affetto da balbuzie, dovrà conquistare la fiducia e l’ammirazione della sua gente, mentre la minaccia del nazismo è alle porte. Colin Firth è perfetto nel trattenere, interiorizzare, quasi soffocare le emozioni mostrando le insicurezze di un uomo, Giorgio VI, che è nato per essere re ma ancora non lo sa. Una performance composta e solenne, ma dolorosa ed estremamente intensa, caratterizzata da un aplomb tipicamente inglese. Suo mentore nell’arduo percorso sarà l’eccentrico logopedista Lionel Logue: Geoffrey Rush, interprete di classe indiscussa, riesce a dare i giusti tocchi di esuberanza e vivacità a questo singolare personaggio. La fermezza dei suoi consigli e il suo umorismo insolente saranno fondamentali nell’instaurazione di un rapporto di profonda amicizia con il futuro re. Basilare sarà per quest’ultimo anche l’affettuoso sostegno della moglie Elizabeth Bowes-Lyon, l’ottima Helena Bonham Carter. Nel cast anche Jennifer Ehle e Derek Jacobi. Sceneggiatura brillante, equilibrata, sapientemente ironica e irriverente. Notevoli le scenografie e i costumi dell’epoca. Comicità e leggerezza alternate con giudizio a sequenze drammatiche struggenti. Squisiti momenti di complicità tra Logue e Giorgio VI. È bellissimo seguire l’evoluzione di quest’uomo, che con crescente consapevolezza si fa guida per un’intera nazione, regalando un finale vibrante e imperioso.
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