Super mago Zack
di Silvia Bizio La Repubblica
Eroi. Giustizieri. Creature blu. Grandi effetti speciali. Nell'atteso "Watchmen" del regista più visionario di Hollywood.
Prima il remake di "Zombi" in omaggio al maestro dell'horror George Romero. Poi gli spartani palestrati di "300”. Adesso i super eroi senza super poteri di "Watchmen", il fumetto cult dei britannici Alan Moore e Dave Gíbbons (in uscita in questi giorni). Il regista americano Zack Snyder sembra nutrirsi solo di comic book. E non si può dire che non gli porti bene. "Watchmen", costato cento milioni di dollari, è il film più atteso dagli amanti del cinema di effetti speciali: una categoria che in questa stagione vede in gara nelle sale italiane "X Men. Wolverine" (fine aprile) e il pregaci di “Star Trek" (maggio), "Terminator Salvation" e "Transformers. La vendetta del caduto" (entrambi a giugno). Va detto che "Watchmen" è ritenuto un capolavoro del suo genere non solo per la complessità della storia in sé (c'è di mezzo il Vietnam, la Guerra Fredda, la paranoia dei comunismo e della Bomba), ma anche per via dei fatto che i suoi protagonisti ricordano più il Robert De Niro di "Taxi Driver" che Batman o i mutanti X-Men: sembrano i "Goodfellas" di Scorsese, i Corleone del "Padrino" di Coppola. Una comunità di individui più umani che "super", determinati a svolgere il mestiere di "giustizieri mascherati" contro il crimine. Tra i protagonisti, interpretati da Patrick Wilson, Jackie Earle Haley, Carla Gugino, spicca il Dr. Manhattan, l'unico ad avere super poteri: questa "creatura quantica" dalla pelle blu è interpretata da un Billy Cudrup sempre nudo, con le parti intime spesso esaltate dalle magie degli effetti speciali. Siamo a New York nel 1985, ma nel mondo di "Watchmen" i super eroi possono alterare il corso della storia. grazie a loro gli Usa vincono la guerra in Vietnam. Il film è in sostanza un giallo: chi ha ucciso l'eroe teppista conosciuto come il Comico"? Rorschach (Haley), eroe dal volto coperto di stracci considerato un pazzo perfino dai, suoi amici, decide di risolvere l'enigma. E finisce per scoprire un complotto genocida. Ne abbiamo parlato con Zack Snyder, a Los Angeles.
Ha mai pensato di ambientare il film nel 2000?
«Io no, ma quelli della Warner mi avevano proposto di trasportare gli avvenimenti al qui e ora e mettere in gioco situazioni come la guerra al terrorismo islamico, col Dr. Manhattan che va in Iraq invece che in Vietnam. Ma per me la Guerra Fredda rimane tuttora una metafora forte dei rischio di annientamento della società moderna. Evoca qualsiasi minaccia distruttiva di tutto ciò in cui crediamo».
Cosa trova di particolarmente affascinante in questo comic book?
«II fitto che non esita a trattare i suoi eroi con severità e addirittura cattiveria, svelandone senza alcuna inibizione agiografica i lati peggiori. Il sottotesto psicologico rende "Watchmen" un'opera unica tra le graphic novels di super eroi. Sono eroi molto ambigui, pieni di nevrosi e paranoie, in cui tutti ci possiamo riconoscere. Persone vere, a parte l'aberrazione del Dr. Manhattan, che affrontano problemi di ordine etico e personale come chiunque noi».
Quale personaggio di "Watchmen" predilige?
«Senza dubbio Rorschach. È uno dei più andi personaggi del mondo del fumetto. imperscrutabile dietro la sua maschera pezzata, e vede il mondo in bianco e nero, un dualismo che gli consente di portare avanti una missione senza mai vacillare, come fa testardamente per risolvere il mistero dell'assassinio dei Comico».
Perché ha scelto attori non famosi?
«Perché un divo distrae lo spettatore dal mondo diverso che rappresentiamo, e noi invece vogliamo tenerlo li dentro per tutte le due ore e mezza del film ».
Ci parla delle tecniche visive da lei usate perla realizzazione dei film?
«Ho girato su pellicola, come faccio sempre. Ho filmaio molte sequenze ricorrendo all'alta o super velocità, ma sempre con cineprese tradizionali. Non mi sono ancora convertito al digitale, anche se uso molto la computer grafica per la post-produzione».
Dunque non ha usato gli sfondi "green screen"?
«Pochissimo. Abbiamo costruito oltre 200 set, riproducendo angoli di New York negli enormi teatri di posa a Vancouver, in i
Canada. Ho usato i green screen solo per le scene ambientate in Antartide e Marte. Mi sono formato cori gli spot pubblicitari, e quindi ho una buona esperienza di effetti visivi. So quando girare una scena in modo convenzionale e quando utilizzare i trucchi della computer grafica».
In "Watchmen" il sangue scorre a fiumi...
«Be', sempre meno che in "300". Tutti ora dicono che "Watchmen" è un film violentissimo, ma secondo me "300" lo era molto di più. II look era più stilizzato, certo, ma c'erano pur sempre tre decapitazioni!
Credo che “Watchmen” metta in scena un livello medio di violenza. Pensi a "Total Recall", lì sì che c'era molto sangue. Confesso di essere un grande ammiratore di Paul Verhoeven, tendo a riguardarmi tutti i suoi film e cercare di imparare da lui. "Robocop" è un capolavoro».
A quali altri film si è ispirato per “Watchmen”?
«A "Brazil" di Terry Gilliam: pensi alla sequenza iniziale, col tizio che getta una molotov nei negozio di televisori. Ma è stato il materiale originale di Moore e Gibbons a fornire ogni modello di riferimento e l'ispirazione».
Da L’Espresso, 6 marzo 2009
di Silvia Bizio, 6 marzo 2009