Quinta trasposizione filmica della saga più longeva della storia del cinema pop. Anche questa volta la Warner non spara a salve , ma riesce a creare quella strana alchimia che permette al non più giovanissimo e imberbe maghetto di farci sentire quel brivido strano in fondo alla nostra anima. Si, perchè al fianco degli ormai noti, e ogni volta migliorati, effetti speciali che ci trasportano come "metropolvere" nel tangibile mondo magico, si sta affacciando, con un gusto ormai comune a pochi, quella sottile vena gotica che appartiene a quel lato nascosto dei nostri cuori. Si scorgono rabbia, sentimenti di vendetta, rancore, una palpabile sensazione di inadeguatezza nel protagonista, che nei primi capitoli di ribelle aveva solo la chioma. Sensazioni strane da captare solitamente in un ormai annunciato blockbuster. Sarà forse merito di un'intelligente Rowling, riuscita a far gustare nuovamente la sensazione della carta sulla punta delle dita, oppure di un cast che, partito forse un po' in sordina nei primi episodi, è riuscito a migliorarsi e arricchirsi di attori che possono vantarsi di portare addosso questo mestiere ormai incollato alle scarpe di chi non sa neanche da dove si entri su di un palcoscenico. Artisti come Michael Gambon (Albus Silente), il meravigliosamente indigesto Alan Rickman (Severus Piton) , l'eccezionale Ralph Fiennes (Lord Voldemort), senza parlare dell'ultimo dolce e mesto sorriso rivolto a Harry da Gary Holdman (Sirius Black) o della terrificante e conturbante interpretazione di Helena Bonham Carter (Bellatrix Lestrange). Da non dimenticare poi l'estrema difficoltà di fare proprio l'intreccio narrativo, molto denso in questo capitolo della saga, da parte del regista David Yates, che purtroppo ha dovuto abbandonare, a ragione di una scorrevolezza drammaturgica molto fluida, piccole perle che nel libro fanno presagire a risvolti psicologici di molti dei personaggi. Tutte pedine di una scacchiera che hanno la capacità di trasportare la mente dello spettatore in un mondo e in un tempo dove la nobiltà d'animo e il sacrificio possono essere ancora le armi per combattere contro l'oscurità che si annida dentro di noi. Si, perchè è proprio di oscurità che è impregnato "Harry Potter e l'ordine della fenice", a partire dalle atmosfere cupe alla "Dottor Caligaris", fino a sfiorare il lieve significato che ha, per ognuno di noi, il pensiero e l'incontro con la morte.
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caio18
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lunedì 16 luglio 2007
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no
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"scorrevolezza drammaturgica" troppo fluida, direi, dal momento che manca ogni tipo di spiegazione o indizio per capire da sè le ragioni di ciò che accade!
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andreapulp
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martedì 17 luglio 2007
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non sn x niente d'accordo..
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insomma del film nn si capisce granchè e alla fine silente nn spiega un bel niente a harry della profezia e del legame con neville!!!secondo me è colpa della scenografia e ank del regista
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mauri80
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martedì 17 luglio 2007
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per andreapulp
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vorrai dire sceneggiatura, non scenografia...
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mauri80
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martedì 17 luglio 2007
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per caio18
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Capisco che molti passaggi possano risultare un po' oscuri ai più, ma è un'esigenza cinematografica e la Warner impone purtroppo delle tempistitiche e dei target di "commerciabilità del prodotto". E' una trasposizione, un giocattolo, non il libro.
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