poupaud
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giovedì 22 marzo 2007
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cosa pensa una del '72 di uno dell'88?
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Un bel ritorno per la Archibugi al cinema. Lei, da sempre interessata ai problemi degli adolescenti e ai confronti generazionali stavolta inserisce anche molti momenti ironici e leggeri, compensati da altri più densi e drammatici. Con sensibilità e senza mai dare giudizi sui personaggi la regista contrappone le coppie dei genitori ai figli, la generazione del '72 a quella dell'88 (chissà cosa pensa una del '72 di uno dell'88?) facendoci capire che tuti avremmo bisogno di 'lezioni di volo', perchè anche da grandi nella vita 'gli esami non finiscono mai' (per dirla alla De Filippo). Uno troverà le sue radici, l'altro l'amore che attraverso il dolore lo farà maturare e quindi trovare un senso e qualche interesse nella vita.
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Un bel ritorno per la Archibugi al cinema. Lei, da sempre interessata ai problemi degli adolescenti e ai confronti generazionali stavolta inserisce anche molti momenti ironici e leggeri, compensati da altri più densi e drammatici. Con sensibilità e senza mai dare giudizi sui personaggi la regista contrappone le coppie dei genitori ai figli, la generazione del '72 a quella dell'88 (chissà cosa pensa una del '72 di uno dell'88?) facendoci capire che tuti avremmo bisogno di 'lezioni di volo', perchè anche da grandi nella vita 'gli esami non finiscono mai' (per dirla alla De Filippo). Uno troverà le sue radici, l'altro l'amore che attraverso il dolore lo farà maturare e quindi trovare un senso e qualche interesse nella vita. Un bel racconto di formazione con adolescenti di oggi non fighissimi e intelligentissimi, ma credibili e comunque ancora puri nei loro sentimenti (sicuramente molto più dei rispettivi genitori). Gli attori, tutti molto azzeccati, dalla Galiena che fa la bambolona, alla psicologa interpretata dalla Finocchiaro. Infine la Mezzogiorno che oltre a essere bravissima riesce a essere bellissima anche vestita con 2 stracci, e lo sguardo del bellissimo Andrea Miglio Risi che la guarda possiede tutto il magnetismo, la malinconia e il dolore di un vero innamorato ('nessuno mi guarda come mi guardi tu' dice a un certo punto Chiara a Pollo). Bravi!!
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chiara
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sabato 17 marzo 2007
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genitori, figli e non solo!
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Vari i temi trattati e gli spunti critici suggeriti con una narrazione lieve, a volte quasi accennata, ma sempre compiuta. Notevoli quindi sia la sceneggiatura che la prova di regia. Ad esempio i ritratti delle famiglie dei ragazzi possono essere letti a più livelli, come una critica pacata ma ferma ai vezzi della Romabene ma anche come una descrizione dei problemi e delle aspettative connessi ai rapporti genitori-figli nella società italiana contemporanea. Ma non finisce qui: senza diffioltà ci si sposta in India dove con belle riprese e scene efficaci si mostrano i problemi ben diversi dei mondi emergenti, dei nuclei familiari indiani con la problematica dell'aorto selettivo. Riuscitissima la descrizione dell'impegno sociale del personaggio di Chiara anche nel confronto quasi generazionale con Pollo con cui ha ben poco in comune, ma che in qualche modo riesce a sentire vicino.
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rosy60
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martedì 20 marzo 2007
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non solo india
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Film molto bello e coinvolgente; la Archibugi fa centro anche questa volta descrivendo efficacemente le contraddizioni dell'India, da un parte, dolente, affamata, sporca, caotica, dall'altra pronta a tendere una mano e ad offrire un sorriso agli altri (bellissima la scena delle scolarette che aiutano il giovane straniero).L'India diventa però anche l'occasione per descrivere un percoso di crescita di due giovani ragazzi italiani ricchi e forse viziati, ma assolutamente rappresentativi della loro generazione: certamente confusa, indecisa, superficiale, ma anche disposta a capire e, forse,a crescere. Bravissima la Mezzogiorno che riesce a trasmettere tutta la fatica e l'entusiasmo nell'attività umanitaria che svolge e che, infine, molto umanamente, crolla di fronte a tenerezze e coccole che inaspettatamente le vengono rivolte.
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Film molto bello e coinvolgente; la Archibugi fa centro anche questa volta descrivendo efficacemente le contraddizioni dell'India, da un parte, dolente, affamata, sporca, caotica, dall'altra pronta a tendere una mano e ad offrire un sorriso agli altri (bellissima la scena delle scolarette che aiutano il giovane straniero).L'India diventa però anche l'occasione per descrivere un percoso di crescita di due giovani ragazzi italiani ricchi e forse viziati, ma assolutamente rappresentativi della loro generazione: certamente confusa, indecisa, superficiale, ma anche disposta a capire e, forse,a crescere. Bravissima la Mezzogiorno che riesce a trasmettere tutta la fatica e l'entusiasmo nell'attività umanitaria che svolge e che, infine, molto umanamente, crolla di fronte a tenerezze e coccole che inaspettatamente le vengono rivolte. Gli altri personaggi sono ben delineati, sia pure con tratti brevi ed essenziali, lasciando allo spettatore la sensazione di essere entrato nella loro vita.Da vedere.
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atok
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lunedì 2 aprile 2007
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un volo non superficiale che va dritto al cuore!
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Ottimo film questo "Lezioni di volo" che riporta Francesca Archibugi nelle sale dopo ben sei anni dal delicato e sfortunato "Domani". Pollo e Curry sono due ragazzi di oggi un pò diversi da quelli che popolano altri film nazionali, e forse per questo non sono riusciti a sbancare i botteghini, ma sono sinceri,autentici e credibilissimi.
Giovanna Mezzogiorno aggiunge alla sua già luminosissima carriera l'interpretazione, non facile, di Chiara, una ginecologa italiana che lavora in India, precisa e con la testa sulle spalle, ma basterà l'incontro con un 18enne stralunato per mandare un pò al diavolo la sua perfezione, la sua stabilità.
Di contorno i personaggi dei genitori, tra i quattro Flavio Bucci e Angela Finocchiaro meritano la menzione.
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Ottimo film questo "Lezioni di volo" che riporta Francesca Archibugi nelle sale dopo ben sei anni dal delicato e sfortunato "Domani". Pollo e Curry sono due ragazzi di oggi un pò diversi da quelli che popolano altri film nazionali, e forse per questo non sono riusciti a sbancare i botteghini, ma sono sinceri,autentici e credibilissimi.
Giovanna Mezzogiorno aggiunge alla sua già luminosissima carriera l'interpretazione, non facile, di Chiara, una ginecologa italiana che lavora in India, precisa e con la testa sulle spalle, ma basterà l'incontro con un 18enne stralunato per mandare un pò al diavolo la sua perfezione, la sua stabilità.
Di contorno i personaggi dei genitori, tra i quattro Flavio Bucci e Angela Finocchiaro meritano la menzione.
L'Archibugi, come suo solito, non giudica, ma racconta partecipe la crescita di due adolescenti nel delicato passaggio verso l'età adulta, i due attori sono credibilissimi e sinceri, speriamo non facciano la fine di Alessia Fugardi e Niccolò Senni (altre due belle scoperte della Archibugi). La regista affronta argomenti molto delicati senza appensatire la storia, ma non pecca di superficialità, ma di giustificata leggerezza, un film non deve giudicare o mettere alla gogna qualcuno, deve raccontare una storia e farla vivere agli spettatori e questo film ci riesce benissimo!
Mi auguro di cuore che una prossima selezione a Cannes possa rilanciare questo piccolo gioiello.
Mi chiedo come abbiano fatto i festival di Venezia e Roma a non volerlo, quando hanno invece accettato il film di Amelio (molto meno potente) e l'ultima pellicola discutibilissima di Andò...l'Archibugi meritava il concorso!
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(di lorenzo)
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(di atok)
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giovanna
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domenica 18 marzo 2007
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con la archibugi si vola
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Un film delicato,tenero,sensibile....Racconta la storia di due adolescenti ingenui,pigri,quasi inutili...Te li fa conoscere con la loro inettitudine e svogliatezza e te li fa amare....Un film sull'Amicizia,sul rapporto padri-figli,sull'amore.....Sulla crescita....Anche se poi "quando si crede di essere diventati adulti,poi si ricomincia di nuovo"....Un film ben diretto,bella la fotografia e bella anche l'India nei posti che ci vengono mostrati ma anche nelle persone costrette ogni giorno a confrontarsi con fame e miseria e nonostante ciò sempre pronte a dare ospitalità e aiuto a persone in difficoltà(le bambine che si fermano ad aiutare Pollo prima incoraggiandolo e poi portandolo dal medico).
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Un film delicato,tenero,sensibile....Racconta la storia di due adolescenti ingenui,pigri,quasi inutili...Te li fa conoscere con la loro inettitudine e svogliatezza e te li fa amare....Un film sull'Amicizia,sul rapporto padri-figli,sull'amore.....Sulla crescita....Anche se poi "quando si crede di essere diventati adulti,poi si ricomincia di nuovo"....Un film ben diretto,bella la fotografia e bella anche l'India nei posti che ci vengono mostrati ma anche nelle persone costrette ogni giorno a confrontarsi con fame e miseria e nonostante ciò sempre pronte a dare ospitalità e aiuto a persone in difficoltà(le bambine che si fermano ad aiutare Pollo prima incoraggiandolo e poi portandolo dal medico)...Bravi i due protagonisti,Bravissima la Mezzogiorno(da segnalare la scena del litigio con Curry dopo il difficile parto di una ragazzina e la scena d'amore e di confidenza con Pollo di notte sotto l'albero)...Bravi anche i comprimari,soprattutto la Finocchiaro e Bucci....Insomma una storia raccontata con amore che consiglio a tutti di vedere
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ali
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lunedì 26 marzo 2007
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scontro tra generazioni
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Non ci sono grandi lotte o rivoluzioni in famiglia. Non ci sono contrasti dialettici tra genitori e figli. Non ci sono porte in faccia o urla nei corridoi domestici. Oggi è proprio così: semplicemente non ci si considera, non si parla, non ci si riconosce. Si è muti e lontani. I giovani sono disorientati, viziati è vero ma così poco ricchi d'emozioni. Paura e assenza. Questo è quello che ho visto nel film. Una generazione che attribuisce al caso (uno sputo centrato) la possibilità di farsi un viaggio. Ho pena e tenerezza. Penso ai miei nipoti e ai miei figli, così tutelati, protetti e tristi. L'india è uno sfondo e lì non è il paesaggio che mi conquista, ma la vita, la vita vera che pulsa, bambini vecchi giovani nella lotta vera dell'esistenza.
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Non ci sono grandi lotte o rivoluzioni in famiglia. Non ci sono contrasti dialettici tra genitori e figli. Non ci sono porte in faccia o urla nei corridoi domestici. Oggi è proprio così: semplicemente non ci si considera, non si parla, non ci si riconosce. Si è muti e lontani. I giovani sono disorientati, viziati è vero ma così poco ricchi d'emozioni. Paura e assenza. Questo è quello che ho visto nel film. Una generazione che attribuisce al caso (uno sputo centrato) la possibilità di farsi un viaggio. Ho pena e tenerezza. Penso ai miei nipoti e ai miei figli, così tutelati, protetti e tristi. L'india è uno sfondo e lì non è il paesaggio che mi conquista, ma la vita, la vita vera che pulsa, bambini vecchi giovani nella lotta vera dell'esistenza. Credo che davvero solo lontano si possa spiccare il volo, lontano dai legacci del conformismo. I genitori...turbati e finti, annegati nel loro dolore non possono insegnare più niente, forse solo i figli li possono aiutare. Il film è bello perchè è lieve e senza supponenza. Descrive ciò che veramente c'è in Italia nichilismo, conformismo. Brava la Archibugi. Bravissima la Mezzogiorno così naturale. Meno convincenti i giovani attori. E la Galiena? perchè si è ridotta così, piena di botulino e ritocchini.Era una delle più belle e sensuali attrici italiane ora fa un po' pena. ciao a tutti
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ldf85
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giovedì 10 aprile 2014
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la ricerca di se stessi
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Film ben fatto che porta ad analizzare come due giovani, della Roma bene, possano cambiare grazie a un viaggio che, a causa di una disavventua, si trasforma in avventuroso e di crescita.
Il film parla di questi 2 ragazzi ( Curry e Pollo) che, dopo la bocciatura alla maturità, riescono a convincere i genitori a fargli fare una vacanza in India (paese natale di Curry).
I 2 ragazzi, ognuno a suo modo, scoprono qualcosa di nuovo di loro stessi. Il giovane Pollo (Andrea Miglio Risi) scopre l'amore per Chiara (Giovanna Mezzogiorno) e Curry (Angel Tom Karumathy) trova la voglia di conoscere le sue origini ed imparare le tradizioni della sua terra natia
Molto interessanti le tematiche sull'India prese dalla regista (Francesca Archibugi).
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Film ben fatto che porta ad analizzare come due giovani, della Roma bene, possano cambiare grazie a un viaggio che, a causa di una disavventua, si trasforma in avventuroso e di crescita.
Il film parla di questi 2 ragazzi ( Curry e Pollo) che, dopo la bocciatura alla maturità, riescono a convincere i genitori a fargli fare una vacanza in India (paese natale di Curry).
I 2 ragazzi, ognuno a suo modo, scoprono qualcosa di nuovo di loro stessi. Il giovane Pollo (Andrea Miglio Risi) scopre l'amore per Chiara (Giovanna Mezzogiorno) e Curry (Angel Tom Karumathy) trova la voglia di conoscere le sue origini ed imparare le tradizioni della sua terra natia
Molto interessanti le tematiche sull'India prese dalla regista (Francesca Archibugi). Le più importanti, a mio parere, sono 2. la 1°, e più importante, é quella che riguarda le difficoltà nell'accettare la nascita di una bambina nei vecchi villaggi dello sconfinato stato indiano.
La 2° é quella dello stato di abbandono di tanti bambini.
Per quanto concerne il cast. Sono sempre compiaciuto nel vedere Giovanna Mezzogiorno (quando gli viene assegnata una parte a lei congeniale). Al contrario, sono formalmente deluso per la scelta Andrea Miglio Risi e Angel Tom Karumathy che, a parer mio, sono ancora un po' troppo acerbi per poter fare la differenza come protagonisti in un film.
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adri
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venerdì 23 marzo 2007
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in volo verso un posto nel mondo
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Il film inizia mettendo in scena un intreccio di destini in cui è fin troppo facile districarsi. Storie di patetica società contemporanea in cui i personaggi appaiono noiosamente appagati dalla mancanza di ideali, di passioni, di sentimenti.
Tutto già ampiamente mostrato dal cinema, ma succede qualcosa. Inaspettatamente, sullo sfondo di un’India polverosa, con l’incontrarsi di Apollonio e Chiara, la vicenda si anima di grandi sentimenti. La loro relazione è un passionale gioco di rimandi interiori che sfocerà in un innocente sfiorarsi nella notte, apice di un climax destinato a consumarsi nello stesso momento in cui si realizza.
Quello che colpisce è che c'è nessuna illusione tra i due.
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Il film inizia mettendo in scena un intreccio di destini in cui è fin troppo facile districarsi. Storie di patetica società contemporanea in cui i personaggi appaiono noiosamente appagati dalla mancanza di ideali, di passioni, di sentimenti.
Tutto già ampiamente mostrato dal cinema, ma succede qualcosa. Inaspettatamente, sullo sfondo di un’India polverosa, con l’incontrarsi di Apollonio e Chiara, la vicenda si anima di grandi sentimenti. La loro relazione è un passionale gioco di rimandi interiori che sfocerà in un innocente sfiorarsi nella notte, apice di un climax destinato a consumarsi nello stesso momento in cui si realizza.
Quello che colpisce è che c'è nessuna illusione tra i due. C'è franchezza. C'è consapevolezza.
Nel probabile intento di riprendere un’India anche spirituale e non solo paesaggistica, il film diventa onirico e crudo nello stesso tempo. La trama non interessa più, importante è solo l'affannosa e accellerata ricerca di quel posto nel mondo che occupiamo talvolta senza averne percezione. E il parto in presa diretta sembra proprio scuoterci verso il pensiero che se esistiamo un posto nel mondo dobbiamo averlo per forza.
Le lezioni di volo acquistano quindi due significati contrastanti: quello orientale che conduce all’accettazione del destino; quello occidentale che spinge invece verso la sua costruzione. Il messaggio che ne deriva è forse un po' confuso, ma ricco. In una parola: multiculturale.
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dj.sergio
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mercoledì 24 ottobre 2007
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cara francesca...
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Cara Francesca,
sabato scorso sono stato in una multisala a vedere il tuo film.
Ogni volta che mi siedo nella poltroncina di un cinema ricomincio da
capo; cancello i lavori precedenti del regista, gli amici che ci hanno
lavorato, i pareri della gente; allontano TV e giornali, perfino la
locandina con la faccia degli attori, e comincio la visione ripulito
da tutto.
Inutile parlare di Lezioni di Volo, troppo difficile, provo invece a
raccontare il seguito, cercando di arrivare al presente, e al bisogno
di scriverti un messaggio. Perché ancora oggi il film non riesce a
"uscire": lo sento in un punto tra sterno e stomaco. Un certo cinema
crea malessere, come nella malinconia, come quando da piccolo ho visto
The Elephant Man o la Storia Infinita e tuonavano con le loro immagini
per giorni e giorni.
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Cara Francesca,
sabato scorso sono stato in una multisala a vedere il tuo film.
Ogni volta che mi siedo nella poltroncina di un cinema ricomincio da
capo; cancello i lavori precedenti del regista, gli amici che ci hanno
lavorato, i pareri della gente; allontano TV e giornali, perfino la
locandina con la faccia degli attori, e comincio la visione ripulito
da tutto.
Inutile parlare di Lezioni di Volo, troppo difficile, provo invece a
raccontare il seguito, cercando di arrivare al presente, e al bisogno
di scriverti un messaggio. Perché ancora oggi il film non riesce a
"uscire": lo sento in un punto tra sterno e stomaco. Un certo cinema
crea malessere, come nella malinconia, come quando da piccolo ho visto
The Elephant Man o la Storia Infinita e tuonavano con le loro immagini
per giorni e giorni.
Lo stesso accade ora con Lezioni di Volo, perché è un film che ha
riflesso un mucchio di cose, vive, forti; al cinema mangiamo immagini
in movimento, e quando meno te lo aspetti, ti entrano legate a una
frase, a uno sguardo e ti impressionano come a una seconda pellicola.
Questa volta mi ha stangato la bellezza, quella potente. Siamo piccoli
e giganteschi nelle nostre stupide storie e, nonostante ci si finga
adulti, siamo ancora avvinghiati alla nostra adolescenza, incastrati
dalla rabbia che ci rende sterili, ma costantemente alla ricerca
dell'amore che cambia, che "serve" e che nutre come cibo. Esiste già
nei fiori, nelle rondini, nelle conchiglie, nelle carezze, nei
sorrisi, e tu l'hai messo in una storia, distillato, rappresentato,
ritagliato, calibrato, donato. Caspita, come è difficile dire cose
enormi senza essere retorici, ti giuro, vorrei che tutto diventasse
fisico per mimarti quello che ho provato, vorrei scriverti delle frasi
capaci di sostituire un abbraccio. Lo so che è solo un film e chissà
se mi capisci.
Quanto bisogno abbiamo di questo cinema.
Grazie perché so quanto è difficile il tuo lavoro, e quanto sia
difficile farlo bene.
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olga di comite
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giovedì 22 marzo 2007
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però sempre sta borghesia romana!!!
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Autrice di film come Mignon è partita, Verso sera, Il grande cocomero, l’Archibugi torna dopo cinque anni a raccontare una storia di formazione che in qualche modo tocca i tre personaggi principali. Lo strano triangolo è costituito da due diciottenni, amici per la pelle, e da una ginecologa di medici senza frontiere, più grande d’età rispetto ai ragazzi, ma giunta anche lei a uno snodo della propria vita. Pollo e Curry, così sono soprannominati gli amici, sono entrambi romani.
L’uno è ebreo figlio di un ricco antiquario che lo vorrebbe attivo e maturo, proprio come lui non è; l’altro è stato adottato da genitori italiani ma è indiano. I due si sono fatti bocciare alla maturità per leggerezza, apatia, mancanza di obiettivi, ma riescono comunque a convincere i rispettivi padri e madri che un viaggio in India sarà il toccasana per la loro maturazione.
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Autrice di film come Mignon è partita, Verso sera, Il grande cocomero, l’Archibugi torna dopo cinque anni a raccontare una storia di formazione che in qualche modo tocca i tre personaggi principali. Lo strano triangolo è costituito da due diciottenni, amici per la pelle, e da una ginecologa di medici senza frontiere, più grande d’età rispetto ai ragazzi, ma giunta anche lei a uno snodo della propria vita. Pollo e Curry, così sono soprannominati gli amici, sono entrambi romani.
L’uno è ebreo figlio di un ricco antiquario che lo vorrebbe attivo e maturo, proprio come lui non è; l’altro è stato adottato da genitori italiani ma è indiano. I due si sono fatti bocciare alla maturità per leggerezza, apatia, mancanza di obiettivi, ma riescono comunque a convincere i rispettivi padri e madri che un viaggio in India sarà il toccasana per la loro maturazione. Curry inoltre è mosso dal desiderio più o meno inconscio di riscoprire le sue origini. Sarà durante il viaggio attraverso luoghi che non si possono ignorare come sfondo, ma non invasivi e scontati, che i giovani incontreranno Chiara, la dottoressa impegnata a curare con tenacia e fatica la popolazione di un villaggio, Rajastan, al confine col Pakistan, zona arretrata e povera del grande paese. Dopo essersi fatti derubare, spersi e poi ritrovatisi, tra errori ed avventure varie i ragazzi finiranno col fermarsi nel villaggio dove opera Chiara e la sua organizzazione. Qui Pollo, fino ad allora sordo ad attrazioni di qualsiasi tipo, nonostante la differenza di età, per la prima volta in vita sua si innamora della giovane donna. Anche la dottoressa, che vive un momento di crisi col marito lontano, è in qualche modo presa. Alla fine la svolta nella ricerca di se stessi ci sarà per tutti.
Parallelamente alla vicenda dei tre, l’Archibugi tratteggia con incisive pennellate i caratteri, il tipo di vita, le insoddisfazioni dei genitori rimasti a Roma. Poiché ancora una volta siamo di fronte alla borghesia medio-alta, già vista in tanti film italiani, diciamo che questa è la parte più scontata del film, nonostante l’innegabile bravura di attori consumati come Flavio Bucci e Angela Finocchiaro. Molto più fresca ed efficace la parentesi indiana, location voluta fortemente dalla regista, che ha portato anche a scegliere l’India per la prima volta come partner dell’Italia per la realizzazione dell’opera. In quanto al fascino e alla magia dei luoghi, tutti ormai sappiamo come bellezza, densità di colori, alta spiritualità, abbiano lì come risvolto paritario miseria, polvere, arretratezze culturali. Su quello sfondo così variegato, i tentativi di “imparare a volare” dei nostri protagonisti assumono una dimensione molto più vera. In conclusione Polo maturerà nei sentimenti e nei comportamenti; Curry, riconciliato con le sue origini, non ritrova la madre ma una sorellina; Chiara lascerà la sua vita randagia e di impegno per fermarsi con il marito e metter su famiglia. I giovani attori esordienti (uno figlio d’arte) sono belli e credibili nel ruolo; la Mezzogiorno conserva la sua dolente e fiera espressività che ne fa uno dei volti più intensi del nostro cinema.
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