carlo del monte
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mercoledì 30 aprile 2008
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un film vero sulla sofferenza
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FINALMENTE DOPO MESI SONO RIUSCITO A VEDERLO ! MEMORE DELL`INTERPRETAZIONE DI TONI SERVILLO NELLE CONSEGUENZE DELL`AMORE , VERAMENTE INCREDIBILE , SOFFERENTE MA CONTROLLATO , ABBANDONATO MA NON DISPERATO; ANCHE QUI IN UN FILM CHE PROVOCATORIAMENTE OSEREI DEFINIRE SU CIO CHE I CRISTIANI CHIAMANO LA CROCE , LA SOFFERENZA CHE COLPISCE GLI UOMINI APPARENTEMENTE INSPIEGABILMENTE.
IL BAMBINO MALATO , ANGELO , CHE SOFFRE E FA SOFFIRE I
GENITORI AL PUNTO DI FARGLI PREFERIRE DI FARLO DIVENTARE APPUNTO UN ANGELO VERO. I GENITORI CHE INVECE DI STRINGERSI E ABBRACCIARSI SI DIVIDONO PERCHE TROPPO SCANDALIZZATI DALLA SOFFERENZA DELLA PERDITA .
IL PADRE PARALITICO LASCIATO DALLA MOGLIE A CAUSA DELA NASCITA DI UN FIGLIO MALATO , CHE LO HA ODIATO PERCHE GLI HA FATTO VEDERE TUTTO NERO CIOE UNA VITA SENZA FUTURO, MA CHE ORA GLI FA COMPAGNIA.
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FINALMENTE DOPO MESI SONO RIUSCITO A VEDERLO ! MEMORE DELL`INTERPRETAZIONE DI TONI SERVILLO NELLE CONSEGUENZE DELL`AMORE , VERAMENTE INCREDIBILE , SOFFERENTE MA CONTROLLATO , ABBANDONATO MA NON DISPERATO; ANCHE QUI IN UN FILM CHE PROVOCATORIAMENTE OSEREI DEFINIRE SU CIO CHE I CRISTIANI CHIAMANO LA CROCE , LA SOFFERENZA CHE COLPISCE GLI UOMINI APPARENTEMENTE INSPIEGABILMENTE.
IL BAMBINO MALATO , ANGELO , CHE SOFFRE E FA SOFFIRE I
GENITORI AL PUNTO DI FARGLI PREFERIRE DI FARLO DIVENTARE APPUNTO UN ANGELO VERO. I GENITORI CHE INVECE DI STRINGERSI E ABBRACCIARSI SI DIVIDONO PERCHE TROPPO SCANDALIZZATI DALLA SOFFERENZA DELLA PERDITA .
IL PADRE PARALITICO LASCIATO DALLA MOGLIE A CAUSA DELA NASCITA DI UN FIGLIO MALATO , CHE LO HA ODIATO PERCHE GLI HA FATTO VEDERE TUTTO NERO CIOE UNA VITA SENZA FUTURO, MA CHE ORA GLI FA COMPAGNIA. IL PADRE CHE PERDE ANNA,UNA FIGLIA E INVECE DI INDIRIZZARE DI PIU IL SUO AMORE SU SILVIA , CHE E` VERO NON HA GENERATO MA COME UNA FIGLIA L` HA CRESCIUTA SI RINCHIUDE NEL SUO DOLORE SENZA SPERANZA .ANNA LA SPLENDIDA ANNA CHE NON HA VOLUTO CONDIVIDERE CON ROBERTO , IL SUO RAGAZZO , IL SUO DOLORE LA SUA SOFFERENZA PER LA GRAVE MALATTIA , PREFERISCE FARSI UCCIDERE E NON SOFFRIRE , NON PENSANDO CHE LA VITA E SEMPRE VITA. LA SPERANZA CHE PERVADE IL FILM E PERO` RAPPRESENTATA DAL PROCURATORE IN DOLCE ATTESA CHE STRAPPA UN` ESPRESSIONE DI TENEREZZA RICORDANDO IL PARTO A CUI NON VOLLE ASSISTERE , E DAL COMMISSARIO CHE ALLA FINE CONDIVIDE CON LA FIGLIA LA CROCE , LA GRANDE SOFFERENZA DI VEDERE SUA MOGLIE CHE NON LO RICONOSCE E PASSEGGIA CON UN ALTRO , MA ALLA FINE PUR NON RICONOSCENDO LA FIGLIA LE SORRIDE . QUI ABBIAMO LA DIFFERENZA NEL VIVERE IL DOLORE CHE PERO` NON TI SCHIACCIA MA COL QUALE PUOI CONVIVERE . TUTTO IL PATHOS DI SANZIO OSEREI DIRE SI POTREBBE CONDENSARE IN UNA FRASE QUASI NASCOSTA NEL FILM , NEL BUIO DELLA SERA LA FIGLIA FRANCESCA ESCLAMA " COSA SIAMO VENUTI A FARE QUI , PERCHE NON TI CERCHI UNA ?!" E IL COMMISSARIO NON RISPONDE O MEGLIO RISPONDE CON IL SILENZIO , UN` ASSENZA DI PAROLE CHE VUOL DIRE TANTO :AMORE , TEMPO PASSATO INSIEME . NON SI PARLA DI DIO NEL FILM MA SI INTRAVEDE LA DIFFERENZA TRA LE VITA CONCEPITE SENZA SPERANZA E LA VITA PUR SENZA FUTURO MA PIENA DI SPERANZA E DI UN SORRISO DEL COMMISSARIO.
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olga
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venerdì 28 settembre 2007
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un giallo intelligente
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Di lui si è già vista la mano nella collaborazione con alcuni dei nostri migliori autori: Moretti, Calopresti, Michetti. Altra garanzia di riuscita mi pare la sceneggiatura di Petraglia e la presenza di un cast di tutto rispetto, primo fra tutti Toni Servillo che, come interprete, batte strade non banali e affronta con grande versatilità e una ricca gamma di sfumature ruoli difficili. Accanto a lui, Anna Bonaiuto, Fabrizio Gifuni, Varia Golino, sono tutti impegnati a comporre un piccolo affresco di società che è certo la cosa più riuscita nonché l’obiettivo del film. Guardando alla letteratura e al cinema, Molaioli disegna con delicata passione un microcosmo nel quale importa l’indagine sulla coscienze più che l’identificazione di un colpevole.
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Di lui si è già vista la mano nella collaborazione con alcuni dei nostri migliori autori: Moretti, Calopresti, Michetti. Altra garanzia di riuscita mi pare la sceneggiatura di Petraglia e la presenza di un cast di tutto rispetto, primo fra tutti Toni Servillo che, come interprete, batte strade non banali e affronta con grande versatilità e una ricca gamma di sfumature ruoli difficili. Accanto a lui, Anna Bonaiuto, Fabrizio Gifuni, Varia Golino, sono tutti impegnati a comporre un piccolo affresco di società che è certo la cosa più riuscita nonché l’obiettivo del film. Guardando alla letteratura e al cinema, Molaioli disegna con delicata passione un microcosmo nel quale importa l’indagine sulla coscienze più che l’identificazione di un colpevole. I personaggi infatti nella loro normalità sono percorsi tutti da una vena sottile di follia o di dolore profondo, mentre attorno una natura da cartolina trasmette brividi di cupezza nordica, nonostante il lucido verde, il sole sfavillante e i giardini delle villette ben curate. Ma questo nord del benessere non ha niente della sommarietà della fiction televisiva e non risparmiando nessuno parla più dei problemi della vita che di quelli della morte. A partire dal commissario che indaga sulla morte di una bella ragazza ritrovata sulla riva del lago. Il senso del mistero di casa, che non ha bisogno di sirene, pistole, rocamboleschi inseguimenti ma rimanda ad antiche superstizioni, a indagini sui segreti più profondi di ciascuno, a esistenze percosse da eventi traumatici, sono tutti elementi che il regista sa tessere con mano sicura. Così il risultato per compattezza e verità è tale da far pensare al Dürrenmatt de Il segreto o a tanti personaggi di Simenon. Non a Maigret o a Moltalbano perché Toni Servillo disegna un tipo di commissario che è tutto suo.
Il linguaggio scelto da Andrea Molaioli è classico, ma qualche elemento accenna a un desiderio di sperimentare con misura, che avrà certo uno sviluppo (vedi scena sulla riva del lago al momento del ritrovamento del cadavere o la corrispondenza tra l’immagine della ragazza viva nelle scene iniziali del film e la sua compostezza pittorica da morta). La fotografia, che sfrutta al meglio il primo piano, e la musica non invadente, che insiste su poche note ripetute, sono anch’essi elementi di forza della narrazione.
Se dovessi indicare un limite, lo vedrei nello scioglimento, che non mi è sembrato ben risolto né del tutto convincente. Coerentemente con la impostazione del film, esso non è l’elemento centrale, ma il modo in cui il regista presenta questo snodo non è all’altezza del resto.
Della trama c’è poco da dire. Ispirato al romanzo norvegese di Karin Fossum, Il corpo di uno sconosciuto, è un film di genere noir ma non troppo e dimostra, venendo da una storia di fiordi, che le comunità umane hanno molto in comune a qualsiasi latitudine. Il delitto insolito per il piccolo paese del Friuli dove il regista trasferisce l’azione, svela come dietro l’apparente mediocrità del quotidiano serpeggi l’ambiguità, la paura, la crisi che può scoppiare da un momento all’altro nella famiglia del commissario come in qualsiasi altra del posto. Toccare con sapienza, evitando sensazionalismi ed eccessi di colore certi aspetti di vita del nostro paese, farlo con i mezzi dell’arte, è un’impresa che sembra riuscita al nostro debuttante di lungo corso.
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(di ariel)
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danygor
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giovedì 13 settembre 2012
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malaioli inaugura il giallo italiano al cinema
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"Finalmente anche in Italia un giallo arriva sul grande schermo!Questo verrebbe da dire vedendo 'La ragazza del lago'. Grazie a Molaioli infatti riusciamo a goderci un film di genere che non sia una delle milioni di fiction televisive con protagonisti un delitto e l'indagine poliziesca, girate spesso in digitale, con un cast televisivo ed intrighi che debbono essere per forza sciolti nel giro di un'ora (la durata della puntata!) o, quando si tratta di film tv che durano 2-3 serate, volutamente dilungati con scene superflue. Premesso questo, il film si fa apprezzare anzitutto per scelta delle location e della fotografia, nonché per il fatto che la trama è pienamente coerente con lo storico filone del noir, dove fino alla fine non si capisce chi sia realmente il colpevole.
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"Finalmente anche in Italia un giallo arriva sul grande schermo!Questo verrebbe da dire vedendo 'La ragazza del lago'. Grazie a Molaioli infatti riusciamo a goderci un film di genere che non sia una delle milioni di fiction televisive con protagonisti un delitto e l'indagine poliziesca, girate spesso in digitale, con un cast televisivo ed intrighi che debbono essere per forza sciolti nel giro di un'ora (la durata della puntata!) o, quando si tratta di film tv che durano 2-3 serate, volutamente dilungati con scene superflue. Premesso questo, il film si fa apprezzare anzitutto per scelta delle location e della fotografia, nonché per il fatto che la trama è pienamente coerente con lo storico filone del noir, dove fino alla fine non si capisce chi sia realmente il colpevole. Quando un fatto di cronaca è ambientato in paesello di provincia, è abbastanza normale che tutti sanno tutto di tutti, tutti sono colpevoli di qualcosa, tutti hanno i loro scheletri nell'armadio, tutti potevano avere un movente per uccidere, ma allo stesso tempo tutti hanno un alibi. Perché questa non è finzione, invenzione dello sceneggiatore o dello scrittore autore del romanzo da cui il fim è tratto, pur con le differenze dovute all'ambientazione infatti, la vicenda ed i personaggi de 'La ragazza del lago' sembrano molto somiglianti a quelli riportati dalle cronache recentemente sui fatti di Gravina di Puglia.
Il film, fatto anche di momenti di silenzio, di riflessione e contemplazione del paesaggio alla ricerca della verità, scorre via senza accorgersene, con lo spettatore, totalmente immedesimato nel commissario, il sempre eccelso Tony Servillo, che procede tappa dopo tappa, svelando mistero dopo mistero, personaggio dopo personaggio. Il tutto senza mai turbare la tranquillità di quei paesaggi montani in riva al lago, che potrebbero ricordare la verde Svizzera cara all'Argento di 'Phenomena', un'atmosfera dove, una scena d'azione come l'inseguimento del fidanzato della ragazza e primo indiziato da parte della polizia quasi stona. Un'atmosfera, che si respira per tutto il film, di sospeso mistero ed elegante stile registico mai eccessivo nelle inquadrature, rafforzata soprattutto dalla colonna sonora, funzionalmente efficace.
Infine il film, pur procedendo nella strada scelta e comunque imposta dalla trama della vicenda, riesce a lanciare qua e là qualche spunto di riflessione su quanto possa essere amara la vita. La malattia mentale della moglie del protagonista, costretto suo malgrado a crescere una figlia da solo ed a sua volta il punto di vista della figlia che vive sola con il padre, una ragazza nel fiore degli anni condannata a morte da un tumore, la difficoltà nell'accettare il 'diverso': il 'ritardo' mentale del bambino lasciato morire, come quella di Mario, visto un po' come 'lo scemo del villaggio', ma anche i meccanismi innescati all'interno di una famiglia quando un padre dimostra molto più affetto per una figlia rispetto all'altra.
Da vedere assolutamente.
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lella53
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lunedì 19 luglio 2010
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un bellissimo film....
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Il cinema italiano si avvale di interpreti davvero capaci, nonostante troppo spesso venga snobbato e "sporcato" da dichiarazioni di persone importanti che, secondo il mio parere, non dovrebbero ricoprire determinate cariche (non entro in particolari, perchè sono già abbastanza disgustata!); bene, uno di questi è Toni Servillo, attore, uomo, persona, dal talento e dall'umanità straordinari. Non mi sono persa praticamente mai un film interpretato da lui, seguo costantemente i suoi lavori, leggo gli articoli che lo riguardano da sempre (d'altronde basta vedere pure il talento di Peppe!, grandi fratelli, davvero. La ragazza del lago è un film delicato nei modi di avvicinarsi alle vicende, bravi tutti gli interpreti, molto particolari i luoghi scelti per la lavorazione e molto bravo Andrea Molaioli, questo regista non molto conosciuto che ora sta terminando la regia de Il gioiellino, sul crac Parmalat, guarda caso con nuovamente Servillo nel cast, con Remo Girone e tanti altri.
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Il cinema italiano si avvale di interpreti davvero capaci, nonostante troppo spesso venga snobbato e "sporcato" da dichiarazioni di persone importanti che, secondo il mio parere, non dovrebbero ricoprire determinate cariche (non entro in particolari, perchè sono già abbastanza disgustata!); bene, uno di questi è Toni Servillo, attore, uomo, persona, dal talento e dall'umanità straordinari. Non mi sono persa praticamente mai un film interpretato da lui, seguo costantemente i suoi lavori, leggo gli articoli che lo riguardano da sempre (d'altronde basta vedere pure il talento di Peppe!, grandi fratelli, davvero. La ragazza del lago è un film delicato nei modi di avvicinarsi alle vicende, bravi tutti gli interpreti, molto particolari i luoghi scelti per la lavorazione e molto bravo Andrea Molaioli, questo regista non molto conosciuto che ora sta terminando la regia de Il gioiellino, sul crac Parmalat, guarda caso con nuovamente Servillo nel cast, con Remo Girone e tanti altri.
Non perdetevi la visione del film di questa sera, se volete, io lo rivedrò molto volentieri, cercando di catturarne nuove sfumature che non ho colto nella visione al cinema anche se dovrò sorbirmi tutta la pubblicità del caso e anche se, per me che sono una fanatica di cinema, vedere un film in una sala è tutt'altra cosa da vederlo in televisione. Buona visione a tutti.
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gianluca stanzani
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venerdì 19 dicembre 2008
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le vite degli altri
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“La ragazza del lago”, opera d'esordio del regista Andrea Molaioli (scuola Sacher) ripropone attraverso il romanzo della scrittrice norvegese Karin Fossum “Lo sguardo di uno sconosciuto”, le dinamiche più classiche del genere giallo. Giallo da non confondersi con il fin troppo sdoganato e commercializzato noir. Il commissario di Polizia Giovanni Sanzio (Toni Servillo) napoletano atipico (serio e istituzionale tanto per intenderci), trapiantato per esigenze di servizio nel nord-est friulano (Udine) viene chiamato ad indagare in un piccolo paesino montano, a seguito dell'allontanamento di una bambina da casa. Al suo ritorno la piccola racconterà di aver trascorso quel breve lasso di tempo in compagnia di un adulto del luogo (l'ormai tipico matto di paese) e di aver visto il corpo di una ragazza addormentata sulla riva del lago.
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“La ragazza del lago”, opera d'esordio del regista Andrea Molaioli (scuola Sacher) ripropone attraverso il romanzo della scrittrice norvegese Karin Fossum “Lo sguardo di uno sconosciuto”, le dinamiche più classiche del genere giallo. Giallo da non confondersi con il fin troppo sdoganato e commercializzato noir. Il commissario di Polizia Giovanni Sanzio (Toni Servillo) napoletano atipico (serio e istituzionale tanto per intenderci), trapiantato per esigenze di servizio nel nord-est friulano (Udine) viene chiamato ad indagare in un piccolo paesino montano, a seguito dell'allontanamento di una bambina da casa. Al suo ritorno la piccola racconterà di aver trascorso quel breve lasso di tempo in compagnia di un adulto del luogo (l'ormai tipico matto di paese) e di aver visto il corpo di una ragazza addormentata sulla riva del lago. La ragazza è stata annegata. Cominciano così le indagini in un'atmosfera quasi surreale e ovattata, dove nell'idillio della natura contralta malcelato, quel malessere tipicamente umano scandito da giornate abitudinarie, in cui il massimo degli svaghi risulta essere il morboso interesse per le vite degli altri. Dove la normalità non possiede nulla di consolatorio ma di ossessione imperante. Dove nella muta quotidianità, alberga il seme di un male implacabile e inesorabile ben lontano dalle plateali oscenità di quei killer seriali, tanto in voga oggi alla TV. Per il regista Molaioli una chiara prova d'autore. Saprà mantenersi?
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cenox
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martedì 4 ottobre 2011
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non eccezionale ma finalmente un giallo italiano
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In un piccolo paesino del nord Italia, immerso tra le montagne, viene convocato un commissario di polizia (Servillo) , perchè possa far luce sulla morte di una giovane ragazza, trovata morta sulla sponta di un lago. Il cadavere non presenta ferite, ed è stato trovato completamente nudo, in una posizione simile a quella che si assume quando si dorme. Questo giallo italiano rappresenta, quasi, una novità per il panorama dei film prodotti nello stivale, in quanto la maggior parte degli investimenti vengono spesi interamente per la produzione di semplici e, solo a volte interessanti, commediole. Già questo è sicuramente un fattore positivo, anche se vi sono diverse cose che si potrebbero migliorare nel film stesso, ma ciò non gli ha comunque impedito di accaparrarsi ben 10 David di Donatello.
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In un piccolo paesino del nord Italia, immerso tra le montagne, viene convocato un commissario di polizia (Servillo) , perchè possa far luce sulla morte di una giovane ragazza, trovata morta sulla sponta di un lago. Il cadavere non presenta ferite, ed è stato trovato completamente nudo, in una posizione simile a quella che si assume quando si dorme. Questo giallo italiano rappresenta, quasi, una novità per il panorama dei film prodotti nello stivale, in quanto la maggior parte degli investimenti vengono spesi interamente per la produzione di semplici e, solo a volte interessanti, commediole. Già questo è sicuramente un fattore positivo, anche se vi sono diverse cose che si potrebbero migliorare nel film stesso, ma ciò non gli ha comunque impedito di accaparrarsi ben 10 David di Donatello. Ma veniamo ai fattori migliorabili del film: al primo posto vi è la colonna sonora, che invece di aiutare a decollare il film, lo affossa, rendendo odiose diverse scene ed assordando lo spettatore; al secondo, il finale, che dopo una buona ricerca di prove e colpevoli, tende a rendere tutto un pò troppo semplicistico, lasciando alcuni particolari in sospeso; infine la velocità del film che, invece di rendersi incalzante ed emozionante, viene rallentato da diverse scene inutili o da dialoghi poco interessanti ai fini del caso in questione.
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paolo schipani
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sabato 7 novembre 2009
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sembrano perfetti e invece...
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Il film di Andrea Molaioli è tratto dal romanzo di Karin Fossum, Lo sguardo di uno sconosciuto. L'ambientazione è stata trapiantata in un piccolo paese della provincia friulana. La fotografia di Ramiro Civita rende la bellezza naturale della località tranquilla in cui il commissario Sanzio (Toni Servillo) esegue le sue indagini.
Il cadavere di Anna, una ragazza splendida del posto, è stato rinvenuto sulle rive del lago. A partire da un omicidio vengono raccontate le storie intime del paese. Malgrado il crimine accaduto, la cittadina rimane quieta: durante le indagini non ci sono le tribolazioni che di solito accompagnano la cronaca nera. Sono le musiche di Teho Teardo che generano un clima di mistero e ansia che sconvolgono la tranquillità.
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Il film di Andrea Molaioli è tratto dal romanzo di Karin Fossum, Lo sguardo di uno sconosciuto. L'ambientazione è stata trapiantata in un piccolo paese della provincia friulana. La fotografia di Ramiro Civita rende la bellezza naturale della località tranquilla in cui il commissario Sanzio (Toni Servillo) esegue le sue indagini.
Il cadavere di Anna, una ragazza splendida del posto, è stato rinvenuto sulle rive del lago. A partire da un omicidio vengono raccontate le storie intime del paese. Malgrado il crimine accaduto, la cittadina rimane quieta: durante le indagini non ci sono le tribolazioni che di solito accompagnano la cronaca nera. Sono le musiche di Teho Teardo che generano un clima di mistero e ansia che sconvolgono la tranquillità.
Il commissario Sanzio cerca di sciogliere i nodi dell’enigma muovendosi tra i segreti del paese, e la sceneggiatura di Sandro Petraglia conduce lo sviluppo del racconto prossimo al genere drammatico. Emerge l’inquietudine continua del personaggio interpretato da Servillo, che divide le sue passioni tra lavoro e angosce familiari; le bugie di Roberto (Denis Fasolo), fidanzato di Anna, e di Corrado (Fabrizio Gifuni) e Chiara Canali (Valeria Golino), divorziati dopo la morte del loro piccolo Angelo (di cui Anna era babysitter).
«Sembrano perfetti e invece in ognuno c’è un piccolo difetto», dice Chiara al commissario parlando di tappeti; ma è il difetto insito in ogni persona che, se diventa insopportabile, può portare alla disperazione.
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reservoir dogs
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mercoledì 23 marzo 2011
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il giallo subordinato allo psicologico
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L'ispettore Sanzio (Servillo) viene inviato in un paesino tra le montagne nei pressi di Udine per indagare sulla morte di una ragazza trovata morta sulla riva di un piccolo laghetto completamente nuda.
Indagine che l'ispettore si appresta ad iniziare lo porterà a scoprire che gli abitanti del posto indirettamente sono tutti colpevoli e innocenti allo stesso tempo.
Andrea Molaioli, collaboratore di Nanni Moretti, al suo primo film decide di porre un problema, l'assassinio della ragazza e di risolverlo ma anche di decentrare il fatto "principale" attraverso l'analisi dei personaggi e quindi della provincia, elemento che invade efficacemente ed impercettibilmente la pellicola; il Giallo subordinato allo Psicologico.
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L'ispettore Sanzio (Servillo) viene inviato in un paesino tra le montagne nei pressi di Udine per indagare sulla morte di una ragazza trovata morta sulla riva di un piccolo laghetto completamente nuda.
Indagine che l'ispettore si appresta ad iniziare lo porterà a scoprire che gli abitanti del posto indirettamente sono tutti colpevoli e innocenti allo stesso tempo.
Andrea Molaioli, collaboratore di Nanni Moretti, al suo primo film decide di porre un problema, l'assassinio della ragazza e di risolverlo ma anche di decentrare il fatto "principale" attraverso l'analisi dei personaggi e quindi della provincia, elemento che invade efficacemente ed impercettibilmente la pellicola; il Giallo subordinato allo Psicologico.
Toni Servillo conferma le sue capacità d'attore di teatro nelle vesti di un ispettore burbero e all'apparenza imperturbato, padre e marito in cerca di risposte.
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rob8
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lunedì 23 luglio 2018
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tensione estetica e scavo psicologico
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Un fatto di cronaca trattato con l’apparenza di un giallo dà spunto all’autore, qui alla sua prima opera, di esercitarsi con il genere con originalità e perizia, sia nel trattamento registico sia nella direzione degli attori. Tra i quali si distingue naturalmente Toni Servillo, che dà misura e credibilità al suo commissario (che omaggia l’Ingravallo di Germi); ma vanno anche ricordati Fabrizio Gifuni in un ruolo tutt’altro che secondario e tutto il coro dei comprimari, dove ritroviamo Valeria Golino, Anna Bonaiuto ed un intenso Omero Antonutti.
Non ci sono in questo film arditezze stilistiche, né sperimentazioni narrative: eppure, non si ha mai la sensazione di un prodotto già visto, di una routine espressiva.
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Un fatto di cronaca trattato con l’apparenza di un giallo dà spunto all’autore, qui alla sua prima opera, di esercitarsi con il genere con originalità e perizia, sia nel trattamento registico sia nella direzione degli attori. Tra i quali si distingue naturalmente Toni Servillo, che dà misura e credibilità al suo commissario (che omaggia l’Ingravallo di Germi); ma vanno anche ricordati Fabrizio Gifuni in un ruolo tutt’altro che secondario e tutto il coro dei comprimari, dove ritroviamo Valeria Golino, Anna Bonaiuto ed un intenso Omero Antonutti.
Non ci sono in questo film arditezze stilistiche, né sperimentazioni narrative: eppure, non si ha mai la sensazione di un prodotto già visto, di una routine espressiva. Al contrario, tutti gli elementi, di forma e di contenuto, si giustappongono e si integrano in una trama coerente, al pari della trama dei tappeti persiani collezionati da uno dei protagonisti.
L’ambientazione lacustre e montana del Friuli, nonché la teoria geometrica delle villette del paese, spesso inquadrate dall’esterno delle finestre, come metaforiche gabbie, conferiscono all’insieme una tensione estetica che è la vera e propria cifra dell’opera: in un voluto raffreddamento dei toni cronachistici in favore dello scavo psicologico dei personaggi.
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stefanocapasso
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venerdì 14 dicembre 2018
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il rapporto con la malattia e la sofferenza
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In un piccolo paese della montagna friulana viene ritrovata morta una giovane donna in riva al lago. Il commissario Sanzio comincia ad indagare sulla morte di Anna e poco a poco entrerà in contatto con le parti intime del tessuto sociale che si riveleranno nelle loro fragilità e gli daranno modo di ricostruire la vicenda.
Si muove al confine tra la fiction televisiva e il noir la regia di Molaioli che riesce a sviluppare un discorso credibile sul lavoro di ricerca nel dolore. Tutti i soggetti del film sono coinvolti in storie di malattie che procurano sofferenze incredibili alle persone in causa e all’ambiente che li circonda. Il lavoro sulla reazione di fronte a questo tipo di dolore porta a sondare le diverse fragilità umane e i diversi modi di rapportarsi a alla malattia, attraversando un arco che va dalla negazione al totale annichilimento.
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In un piccolo paese della montagna friulana viene ritrovata morta una giovane donna in riva al lago. Il commissario Sanzio comincia ad indagare sulla morte di Anna e poco a poco entrerà in contatto con le parti intime del tessuto sociale che si riveleranno nelle loro fragilità e gli daranno modo di ricostruire la vicenda.
Si muove al confine tra la fiction televisiva e il noir la regia di Molaioli che riesce a sviluppare un discorso credibile sul lavoro di ricerca nel dolore. Tutti i soggetti del film sono coinvolti in storie di malattie che procurano sofferenze incredibili alle persone in causa e all’ambiente che li circonda. Il lavoro sulla reazione di fronte a questo tipo di dolore porta a sondare le diverse fragilità umane e i diversi modi di rapportarsi a alla malattia, attraversando un arco che va dalla negazione al totale annichilimento. Solo riuscendo a guardare in faccia la malattia e il dolore che questo comporta è possibile trarre qualcosa di utile per se e in fin dei conti per la comunità intorno.
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