La ragazza del lago

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Un film di Andrea Molaioli. Con Toni Servillo, Nello Mascia, Marco Baliani, Giulia Michelini, Fausto Maria Sciarappa.
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Drammatico, durata 95 min. - Italia 2006. - Medusa uscita venerdì 14 settembre 2007. MYMONETRO La ragazza del lago * * 1/2 - - valutazione media: 2,91 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

un giallo intelligente Valutazione 4 stelle su cinque

di olga


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venerdì 28 settembre 2007

Di lui si è già vista la mano nella collaborazione con alcuni dei nostri migliori autori: Moretti, Calopresti, Michetti. Altra garanzia di riuscita mi pare la sceneggiatura di Petraglia e la presenza di un cast di tutto rispetto, primo fra tutti Toni Servillo che, come interprete, batte strade non banali e affronta con grande versatilità e una ricca gamma di sfumature ruoli difficili. Accanto a lui, Anna Bonaiuto, Fabrizio Gifuni, Varia Golino, sono tutti impegnati a comporre un piccolo affresco di società che è certo la cosa più riuscita nonché l’obiettivo del film. Guardando alla letteratura e al cinema, Molaioli disegna con delicata passione un microcosmo nel quale importa l’indagine sulla coscienze più che l’identificazione di un colpevole. I personaggi infatti nella loro normalità sono percorsi tutti da una vena sottile di follia o di dolore profondo, mentre attorno una natura da cartolina trasmette brividi di cupezza nordica, nonostante il lucido verde, il sole sfavillante e i giardini delle villette ben curate. Ma questo nord del benessere non ha niente della sommarietà della fiction televisiva e non risparmiando nessuno parla più dei problemi della vita che di quelli della morte. A partire dal commissario che indaga sulla morte di una bella ragazza ritrovata sulla riva del lago. Il senso del mistero di casa, che non ha bisogno di sirene, pistole, rocamboleschi inseguimenti ma rimanda ad antiche superstizioni, a indagini sui segreti più profondi di ciascuno, a esistenze percosse da eventi traumatici, sono tutti elementi che il regista sa tessere con mano sicura. Così il risultato per compattezza e verità è tale da far pensare al Dürrenmatt de Il segreto o a tanti personaggi di Simenon. Non a Maigret o a Moltalbano perché Toni Servillo disegna un tipo di commissario che è tutto suo. Il linguaggio scelto da Andrea Molaioli è classico, ma qualche elemento accenna a un desiderio di sperimentare con misura, che avrà certo uno sviluppo (vedi scena sulla riva del lago al momento del ritrovamento del cadavere o la corrispondenza tra l’immagine della ragazza viva nelle scene iniziali del film e la sua compostezza pittorica da morta). La fotografia, che sfrutta al meglio il primo piano, e la musica non invadente, che insiste su poche note ripetute, sono anch’essi elementi di forza della narrazione. Se dovessi indicare un limite, lo vedrei nello scioglimento, che non mi è sembrato ben risolto né del tutto convincente. Coerentemente con la impostazione del film, esso non è l’elemento centrale, ma il modo in cui il regista presenta questo snodo non è all’altezza del resto. Della trama c’è poco da dire. Ispirato al romanzo norvegese di Karin Fossum, Il corpo di uno sconosciuto, è un film di genere noir ma non troppo e dimostra, venendo da una storia di fiordi, che le comunità umane hanno molto in comune a qualsiasi latitudine. Il delitto insolito per il piccolo paese del Friuli dove il regista trasferisce l’azione, svela come dietro l’apparente mediocrità del quotidiano serpeggi l’ambiguità, la paura, la crisi che può scoppiare da un momento all’altro nella famiglia del commissario come in qualsiasi altra del posto. Toccare con sapienza, evitando sensazionalismi ed eccessi di colore certi aspetti di vita del nostro paese, farlo con i mezzi dell’arte, è un’impresa che sembra riuscita al nostro debuttante di lungo corso.

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ariel mercoledì 10 ottobre 2007
il reale non è sociologico
83%
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17%

Condivido pienamente il tuo commento, anche per quanto riguarda il finale del film. Un film che ci costringe (se vogliamo) a toglirci gli occhiali convenzionali con cui siamo abituati a guardare la realtà e a immergerci nell'enigma delle relazioni e delle persone. Un film privo di teoremi consolatori e di scontate convergenze verso la soluzione.

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