Giardini in autunno

Un film di Otar Iosseliani. Con Séverin Blanchet, Michel Piccoli, Muriel Motte, Pascal Vincent, Lily Lavina, Denis Lambert, Jacynthe Jacquet, Otar Iosseliani.
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Titolo originale Jardins en automne. Commedia, durata 115 min. - Francia, Italia, Russia 2006. uscita venerdì 27 ottobre 2006. MYMONETRO Giardini in autunno * * * - - valutazione media: 3,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Per Iosseliani il potere non è felicità

di Paolo D'Agostini La Repubblica

Forse il divertissement intelligente non è sempre così divertente e neanche così intelligente. Con tutto il rispetto per il glorioso regista georgiano, ma da tempo francesizzato, Otar Iosseliani. Nel suo Giardini d'autunno c'è un ministro francese, un uomo cui non manca alcuno dei segni distinti del potere: ufficio e residenza sontuosi, limousine chilometrica, salamelecchi servili da parte di chi lo circonda, e una bella amante. Ma quando gli danno il benservito tutti i simboli della potenza si volatilizzano, a partire dalla bella amante che passa armi e bagagli ad altro potente ancora in carica. Guizzo antifemminista che un tempo avrebbe indignato e invece oggi fa simpatia.
Comunque l'ex ministro, invece di scoraggiarsi o disperarsi, comincia pian piano a riprendersi tutti i piaceri della vita, quelli autentici. Gli amici, le bicchierate (molte e abbondanti), le chiacchiere, il perder tempo dolcemente, una precarietà povera ma densa e umana. Fino ad approdare tra i barboni sotto un ponte, sereno senza più pesi, anzi felice. Il messaggio è trasparente e lineare. E Iosseliani lo illustra con piacere, divagando volentieri: «immaginate Berlusconi che diventa un giardiniere» (uno degli amici ritrovati, nel film, ha questa tra le varie sue occupazioni. E a interpretarlo è proprio Iosselliani). Oppure, con piglio un po' più serio: «Siamo circondati da potenti che in realtà sono schiavi. Putin è uno schiavo, lo sono i mafiosi e quelli del servizi segreti. E anche Chirac che ha insignito Putin della Legion d'onore. Quasi tutti lo sono, si salva soltanto un piccolissimo universo di uomini liberi. I pochi che capiscono quanto sia ricca la vita lontano dal potere», tra i quali molto probabilmente annovera se stesso.
La fiaba anarchica tra il chapliniano, lo zavattiniano e il felliniano (ma il regista cita Mark Twain), che nel nostro caso si colora volentieri di un alto tasso alcolico, finisce per assumere un gusto un po' facilone e qualunquista, della serie "è tutto un magna magna". Spicca, anzi giganteggia Michel Piccoli impegnato nei panni femminili della mamma dell'ex ministro, «un travestimento da commedia dell'arte» a detta del regista. Dice Piccoli: «Io, attore superprofessionale (e non è un complimento), mi sono sentito onorato di rimpiazzare per questo ruolo un'attrice dilettante. Sono grato a questo esercizio che mi fa sparire nel personaggio».
Da La Repubblica, 15 ottobre 2006


di Paolo D'Agostini, 15 ottobre 2006

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