anti-politica di bush
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sabato 11 agosto 2007
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a iwo jima gli americani ne hanno prese di batoste
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.io non ho visto il film ma ho sentito dire che gli americani hanno perso e io sono felice perchè io odio gli americani :popolo di gassati che si credono i piu forti del mondo e si intromettono negli affari degli altri paesi e poi dicono perchè ne avevano bisogno passando dalla parte di chi è misericordioso e clemente ,mentre invece lo fanno per business e nient'altro.ma stavolta a iwojima ne hanno prese quei presuntuosi
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fabio
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domenica 5 agosto 2007
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guerra e pubblicità
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Splendida idea del soggetto , forte e di impatto emotivo ,grande taglio cinematografico e fotografia , buona a tratti ottima recitazione ,cattiva scelta nei tempi e frammentaria proposta del montaggio , tipico di chi vuole continuamente arricchire con tagli e montaggi maniacali una storia che , spesso ci si dimentica, i tempi per la digestione per chi la vede per la prima volta non sono immediati.
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cineofilo92
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sabato 28 luglio 2007
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la verità
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Il caro Clint firma un film di guerra/drammatico che sicuramente sa essere all'altezza dei suoi precedenti film. é un lavoro senza sbavature e con la dose giusta di artifici bellici. Certo, ricorda "Salvate il soldato Ryan", ma la presenza di Spielberg come produttore viene tenuta a bada dal Biondo. Non è giusto considerare questo film un americanata. Clint sa essere incredibilmente profondo e crudo, e se a qualcuno viene giù qualche lacrima, perchè non è andato a vedere "3 metri sopra al cielo"?.
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flavio 86
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giovedì 26 luglio 2007
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capolavoro..se durava un pò di meno
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ammiro clint eastwood per i suoi temi che in ogni film affronta,questo film mi è piaciuto anche se si dilunga un pò troppo in alcune scene,diciamo a volte anche inutili e superficiali.Ma comunque narra un periodo di storia molto importante ed il film è stato fatto bene
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alberto
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giovedì 28 giugno 2007
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retorico
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Niente da dire sulle scene di battaglia, con la fotografia che riprende due soli colori: verde e giallo. Ma tutti il (lunghissimo) resto è ridicolo per forza retorica e noia. Una noia condita di lacrime ridicole, di sciocchezze mal recitate.
Montaggio che passa dal ritmo di guerra alla stasi di scene inutili.
Agghiacciante il carillon che ogni troppo compare alle orecchie dello spettatore.
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gilmour
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giovedì 10 maggio 2007
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ma è veramente di clint eastwood..?
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Sono rimasto impietrito da questo film. Interessante il tema, mai trattato ma comunque volendo accostabile ai soliti film dei reduci di guerra. Il film è freddo, impossibile affezionarsi a qualche personaggio, interpretazioni gelide, flashback continui scontati e quasi da horror, con voci che arrivano dall'aldilà. Vengono smontati gli eroi, da apprezzare la visione indipendente di Clint sulla guerra ma per il resto un film che non lascia assolutamente niente allo spettatore. Si racconta dei personaggi cm se c'importasse qualcosa ma dato che non sono ne eroi ne anti eroi ne persone comuni li reputiamo quasi inesistente e quindi prive di attributi interessanti. Al termine del film la scena peggio in assoluto, una conversazione padre figlio in punto di morte, perfettamente trascurabile per il nullo attaccamento verso i personaggi.
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Sono rimasto impietrito da questo film. Interessante il tema, mai trattato ma comunque volendo accostabile ai soliti film dei reduci di guerra. Il film è freddo, impossibile affezionarsi a qualche personaggio, interpretazioni gelide, flashback continui scontati e quasi da horror, con voci che arrivano dall'aldilà. Vengono smontati gli eroi, da apprezzare la visione indipendente di Clint sulla guerra ma per il resto un film che non lascia assolutamente niente allo spettatore. Si racconta dei personaggi cm se c'importasse qualcosa ma dato che non sono ne eroi ne anti eroi ne persone comuni li reputiamo quasi inesistente e quindi prive di attributi interessanti. Al termine del film la scena peggio in assoluto, una conversazione padre figlio in punto di morte, perfettamente trascurabile per il nullo attaccamento verso i personaggi. Freddo. Troppo. Clint mi ha fatto esaltare e piangere. Non puà essere lui.
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[+] iwo jima deserto di fuoco.
(di logan)
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vittorio
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venerdì 4 maggio 2007
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d'accordo con la critica
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Mi trovo d'accordo con la critica....Flags of our fathers è indubbiamente un bel film, con una bella fotografia, una bella storia e delle buone interpretazioni. Peccato per alcune scene un pò troppo lunghe e noiose. Certo che la guerra fa schifo...ma ancora più schifo fanno i politici che ci speculano sopra!!
Complessivamente un film da vedere.....
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tritacarne automatico
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martedì 10 aprile 2007
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pace, fratello.
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Di pari passi con il vino e Sean Connery, Eastwood invecchia bene e si gode la cresta dell'onda su cui è stato catapultato. Una crescita artistica miracolosa, se pensiamo che 20 anni fa diresse "Firefox-Volpe di fuoco" e due mesi fa era nelle sale "Lettere da Iwo Jima", lo stacco è bello tosto.
In "Flags of Our Fathers" Clint convince e la sua visione antieroica della guerra è un messaggio forte e duro, a cui, checché se ne dica, non abbiamo ancora prestato ascolto (inutile ricordare il massacro dell'Iraq); grazie anche alla sceneggiatura ridotta magistralmente all'essenziale e alla regia secca, nitida e pulita, il messaggio non viene adombrato e rimane lì, scalfito nel granito: "Ascoltatemi!".
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Di pari passi con il vino e Sean Connery, Eastwood invecchia bene e si gode la cresta dell'onda su cui è stato catapultato. Una crescita artistica miracolosa, se pensiamo che 20 anni fa diresse "Firefox-Volpe di fuoco" e due mesi fa era nelle sale "Lettere da Iwo Jima", lo stacco è bello tosto.
In "Flags of Our Fathers" Clint convince e la sua visione antieroica della guerra è un messaggio forte e duro, a cui, checché se ne dica, non abbiamo ancora prestato ascolto (inutile ricordare il massacro dell'Iraq); grazie anche alla sceneggiatura ridotta magistralmente all'essenziale e alla regia secca, nitida e pulita, il messaggio non viene adombrato e rimane lì, scalfito nel granito: "Ascoltatemi!". E' questo l'urlo lanciato dal film, più e più volte, fino allo sfinimento. La guerra è un male. Ed ecco allora che il realismo cinematografico e storico non è più solo un pretesto per una full immersion spettacolare nella guerra (vedi Salvate il soldato Ryan) bensì per un'analisi dettagliata e distaccata, lucida. Un grande Eastwood!
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percioromanista
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venerdì 30 marzo 2007
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come sempre un eastwood cinico, ma poetico
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FLAGS OF OUR FATHERS
***1/2 2006
Flags of our fathers, Islanda/USA
Regia Clint Eastwood
Cast Ryan Philippe, Jesse Bradford, Adam Beach, Jamie Bell
Sceneggiatura William Broyles, Paul Haggis
Fotografia Tom Stern
Musica Clint Eatswood
Produzione Steven Spielberg, CLint Eastwood
Verso la fine della 2° guerra mondiale ad Iwo Jima ci fu la più sanguinosa battaglia degli americani: ben ventiseimila morti, su un totale di centomila marines che combattevano contro ventimila giapponesi (di essi se ne salvarono solo mille).
La storia presentata da Clint Eastwood verte su un fatto molto importante.
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FLAGS OF OUR FATHERS
***1/2 2006
Flags of our fathers, Islanda/USA
Regia Clint Eastwood
Cast Ryan Philippe, Jesse Bradford, Adam Beach, Jamie Bell
Sceneggiatura William Broyles, Paul Haggis
Fotografia Tom Stern
Musica Clint Eatswood
Produzione Steven Spielberg, CLint Eastwood
Verso la fine della 2° guerra mondiale ad Iwo Jima ci fu la più sanguinosa battaglia degli americani: ben ventiseimila morti, su un totale di centomila marines che combattevano contro ventimila giapponesi (di essi se ne salvarono solo mille).
La storia presentata da Clint Eastwood verte su un fatto molto importante.
Quella foto-simbolo della bandiera innalzata dagli americani nel 23 Febbraio del 1945, ovviamente su Iwo Jima.
Quella foto scattata da Joe Rosenthal(1912-2006) è rimasta si un ricordo indelebile delle storia degli americani ma il regista americano si pone una domanda: essa può diventare in qualche modo la rovina dei soldati che hanno piantato quella bandiera?
Ebbene si.
Il film presenta tre spazi temporali: la guerra, il dopo-guerra dei marines che nel frattempo sono diventati delle specie di vip, e il ricordo.
La parte in cui Clint si sofferma di più è la seconda.
Vuole farci capire che quella foto ha in qualche modo distrutto la vita di quei tre marines
Così i“maiores” americani usano quei soldati come burattini per guadagnarci dei soldi.
Li fanno girare tutta l’America, e tutta l’America li paga per vederli.
Solo l’indiano Ira Hayes(l’ottimo Adam Beach) capisce che vanno incontro alla rovina continuando così.
Ma gli altri no, non lo comprendono.
E così, finita la “tournè” per l’America, i tre marines son costretti alla fame, disoccupati e senza un soldo.
La terza parte, il ricordo, è la più noiosa, troppo documentaristica (ma, d’altra parte, non si poteva fare altrimenti).
Regia superba e, nel complesso, un film tecnicamente impeccabile.
La sceneggiatura del premio oscar Haggis è molto semplice, così come lo era stato in
“Million dollar baby”
E questo è un altro punto di forza del film, perchè è inutile insistere troppo sulla fraseologia dei soldati, se no si rischia di finire troppo sul patetco (vedi “Salvate il soldato Ryan”).
Eatwood non cade nella spettacolarizzazione offertagli su un piatto da argento dal digitale (tranne nelle scene in cui la flotta sbarca su Iwo Jima), come invece aveva fatto Spielberg in Ryan.
Flaschback essenziali
La pellicola ha scatenato le reazioni dei puristi americani, come era gia successo con “Million Dollar Baby”.
E allora un consiglio per Clint: vieni a fare film in Europa(peraltro anche Allen ha detto di trovarsi meglio in Inghilterra che a Hollywood)!
Il finale è di una poeticità che solo Kusturica in “Underground” e Welles in “Citizen Kane” son riusciti a fare.
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piernelweb
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giovedì 29 marzo 2007
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le bandiere della coscienza
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"Qualsiasi somaro crede di sapere cos'è la guerra, specie quelli che non l'hanno mai fatta. Le cose ci piacciono semplici e lineari: buoni e cattivi, eroi e canaglie... ma gli eroi non esistono, sono una cosa che creiamo noi, di cui abbiamo bisogno." Queste parole sono l'essenza di Flags of our fathers, il primo dei due film di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima, fondamentale passaggio della seconda guerra mondiale. Eastwood in questo lavoro guarda gli avvenimenti con occhi americani sottolineando l'estrema importanza politica di un fatto marginale alla tragedia stessa: la foto di un gruppo di marines che issa la bandiera americana su di una vetta dell'isola giapponese. Il valore simbolico di questo gesto, grazie ad una accurata e capillare propaganda militare, è in grado di ridestare una nazione profondamente provata dalla guerra, economicamente e moralmente in ginocchio.
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"Qualsiasi somaro crede di sapere cos'è la guerra, specie quelli che non l'hanno mai fatta. Le cose ci piacciono semplici e lineari: buoni e cattivi, eroi e canaglie... ma gli eroi non esistono, sono una cosa che creiamo noi, di cui abbiamo bisogno." Queste parole sono l'essenza di Flags of our fathers, il primo dei due film di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima, fondamentale passaggio della seconda guerra mondiale. Eastwood in questo lavoro guarda gli avvenimenti con occhi americani sottolineando l'estrema importanza politica di un fatto marginale alla tragedia stessa: la foto di un gruppo di marines che issa la bandiera americana su di una vetta dell'isola giapponese. Il valore simbolico di questo gesto, grazie ad una accurata e capillare propaganda militare, è in grado di ridestare una nazione profondamente provata dalla guerra, economicamente e moralmente in ginocchio. Servono dei volti, delle facce per dare vita a quella foto, poca importanza ha che siano realmente i protagonisti di quello scatto, c'è bisogno di eroi a cui applaudire e in cui avere fiducia . Flags of our fathers è un film antimilitarista nel quale i ricordi della sanguinosa battaglia sono richiamati attraverso gli ossessivi ricordi dei protagonisti, con continui tragici flashback. L'inizio ricorda molto lo sbarco in Normandia di "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg (qui in veste di produttore ed evidentemente di "consigliere"), i colori sono spenti, di un grigio cenere in tono con i cromatismi della roccia lavica dello scoglio di Iwo Jima. Il film è integro ma soffre di una certa ripetitività nella narrazione degli accadimenti propagandistici, e di un finale troppo apertamente dottrinale. Spielberg sarebbe stato messo in croce per molto meno. Voto: 7+
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