Apocalypto |
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Un film di Mel Gibson.
Con Rudy Youngblood, Dalia Hernandez, Jonathan Brewer, Morris Birdyellowhead, Carlos Emilio Baez.
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Azione,
durata 139 min.
- USA 2006.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 5 gennaio 2007.
- VM 14 -
MYMONETRO
Apocalypto
valutazione media:
3,45
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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basito...Mel, lascia stare!di danieleFeedback: 0 |
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giovedì 1 febbraio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La ricerca della violenza perpetua in quest'uomo dallo sguardo spiritato è ancora presente in un film inconcludente come Apocalypto. I bei tempi di Braveheart, dove all'eroismo di un condottiero aggiungeva il fascino dell'uomo, nonchè la passione della lotta per dei valori socialmente accolti, ha prodotto, a distanza di anni un film inconcludente. La sua prerogativa non stà essenzialmente nell'uso della violenza, ma nell'assefuazione che tanto di questo sangue allo spettatore genera, lasciando poco spazio all'immaginazione e tanto alla prevedibilità. Non c'è una vera ricostruzione storica: di storico c'è esclusivamente il ritorno al sacrificio umano, ma in una misura talmente esasperata che nemmeno uno storico del popolo Maya, se mai ne esistessero, potrebbe ipotizzare. Sembra l'unica, ed esclusiva, caratteristica di un popolo del quale si sa pochissimo, e del quale Gibson non ha neppure la gentilezza di sfogliarne le origini linguistiche. Ad ogni scena, senza tregua, succede qualcosa di cruento. Dopo la prima mezzora già te ne sei fatto una ragione, arrivi pure a riderci da quante occasioni egli sfrutta per dimostrartelo (es: non si risparmia neppure la testa sfracellata sott'acqua del maya che insegue Zampa buttandosi giù da una cascata); non ha il buon gusto cinematografico di "far intuire" la violenza, come nella scena finale del mitico Braveheart, in cui lo stesso Gibson subisce tortura, ma della quale si vede solo la sofferenza in volto. E poi l'immancabile contrapposizione, quasi un bipolarismo (per usare un termine politico) del bene e del male: la parte maya buona (villaggio, famiglie, allegria, scherzi, etc) e la parte maya trucida (solo ed esclusivamente giochi e rituali della morte e del sangue). Mi aspettavo da Gibson anche altre cose. prima di tutto una visione diversa della solita "distribuzione gratuita" dei valori della famiglia occidentale moderna, cosa assai incongruente, anzi completamente fuori luogo in un contesto sociale come quello maya, di 700 anni fa! (un azzardato adattamento alle nostre abitudini per spiegare una civiltà scomparsa...ma chi ti dice che i maya parlassero coì, dove sta scritto...come hai saputo che intendevano l'amore in tal modo, il senso della famiglia, dove sta scritto tutto ciò? spero si sia documentato da qualche antropologo, ma ho seri dubbi)...come possono comunicare tribù così diverse (una uccide l'altra ama)... una tutto amore e l'altra tutta guerra? La smettiamo di fare film eroici e, una volta tanto, ci atteniamo alla realtà di quello che si sa? Lo spettatore non è completamente scemo: se il tuo obiettivo è narrare la fine di una civiltà, è rendere giustizia alla stessa raccontarmi adeguatamente "tutta" la civiltà, non solo la sua violenza; modo implicito per giustificarne l'eliminazione da parte degli occidentali. Bisogna stare attenti a fare film così. Non censuro per la violenza, ma censurerei la pellicola perchè tanta violenza non è servita a spiegare un bel niente. Non ne sono uscito arricchito ma afflitto. Strano perchè i film di Mel Gibson, di solito, sottolineano un cinema di qualità. Buona la fotografia, malissimo tutto il resto. E ce ne sarebbe da dire parecchio, anche se le scene bene o male si equivalgono: in ognuna di esse muore qualcuno...è incredibile!
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