The Truman Show

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Un film di Peter Weir. Con Jim Carrey, Laura Linney, Noah Emmerich, Natascha McElhone, Brian Delate.
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Titolo originale The Truman Show. Fantastico, Ratings: Kids+16, durata 103 min. - USA 1998. - UIP - United International Pictures uscita venerdì 25 settembre 1998. MYMONETRO The Truman Show * * * 1/2 - valutazione media: 3,66 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Viva la libertà Valutazione 4 stelle su cinque

di Gabriele


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mercoledì 25 giugno 2014

  È meglio una vita piatta e senza senso, finta e in qualche modo tranquilla come quella di Truman Burbank o è preferibile una vita vera ma incerta e piena di dubbi e ostacoli decisa autonomamente, vita che rincorrono coloro che anelano alla libertà, costi quel che costi? Il senso del film è soprattutto in questo interrogativo. Finora, come dimostra il regista Peter Weir, gran parte dell’umanità ha fatto la prima scelta.

 
Dalle prime immagini del film si ha una sensazione di affettazione, di estraneazione e di angoscia fobica per Truman Burbank e per il mondoapparentemente perfetto e sereno in cui egli vive. Tale mondo (Seahaven e cioèrifugio di mareporto tranquillo) è angosciante perché è sempre simile a se stesso. Persone e cose sembrano imbalsamate e quindi immutabili. Man mano che la trama del film si dispiega, il senso d’irrealtà diventa sempre più concreto per essere infine svelato, con tutte le riflessioni sociologiche e innanzitutto psicologiche ed esistenziali che la visione del film suscita.
 
Truman, a sua insaputa, ha vissuto fin dalla nascita e per trenta lunghi anni della sua vita su un’isola e dentro una cupola (un doppio utero), trasformati in un immenso set, una specie di Disneyland. Ci sono stati diversi registi che, senza saperlo, con il loro intuito di artisti, hanno affrontato il tema della vita prenatale. Alcuni l’hanno proposto in modo drammatico (Tornatore con La leggenda del pianista sull’oceano), altri in modo leggero (S. Spielberg con The Terminal), e altri ancora in modo originale e creativo (Tim Burton con Alice in Wonderland).
Il film The Truman Show si sofferma su tale periodo della vita, così complesso e delicato, inserendolo nel mondo contemporaneo. Ne viene fuori uno straordinario affresco dell’uomo e della società odierna. E sì, perché Truman è ognuno di noi, fintantoché, come lui, non usciamo dall’utero. Truman solo secondariamente è schiavo della televisione e della società, perché all’origine è succube della madre. Siamo Truman e siamo il pubblico che assiste divertito e coinvolto sulle sue vicende. Siamo dentro l’utero (Truman) e fuori dall’utero. Siamo l’osservato e l’osservatore. Così come avviene per Truman, in un primo tempo vissuti del genere risalenti alla vita prenatale sono inconsci e inaccessibili. La madre primordiale che dirige la nostra vita e ci possiede è invisibile, così come Christof è invisibile a Truman fino all’ultimo. Appare solo quando lui ha deciso di stanarla.
 
Questo film è un’acuta e profonda riflessione sul potere, meglio ancora, sullo strapotere che ha la madre fin dalle origini della vita nel suo seno nel manipolare e usare la vita del figlio per i suoi bisogni, tornaconti e progetti. Oggigiorno sono tante le madri che, come Christof, ambiscono a fare dei loro figli delle star, dei campioni e quant’altro, infischiandosene se i loro desideri contrastano con le peculiarità e i progetti dei figli. Ma il film ci mostra anche quanto potere ha il figlio, se lo assume, per affrancarsi dalle manipolazioni e dai condizionamenti della madre stabilitisi già durante la vita prenatale. Se si escludono delle situazioni rare ed estreme, nessuno può essere completamente soggiogato e vittima di nessuno. Pensarlo è un modo per non assumersi la responsabilità della propria vita.
La particolarità di questo film rispetto agli altri che hanno trattato la vita prenatale, è, appunto, osservare lo strapotere che ha la madre nel dirigere e condizionare la vita del figlio fin dall’inizio della vita e dappertutto. Infatti, il rapporto di coppia di Truman è condizionato dal legame in essere con la madre, tanto è vero che Truman è sposato con una donna che non ama e che fa l’infermiera (un surrogato della madre). Il lavoro e il posto di lavoro Truman non li ha scelti lui e quindi non li ama, dal momento che il suo sogno è di andare alle isole Figi con Lauren, la donna che lui ha scelto e che ama.
 
Questo film pone il problema della libertà, del libero arbitrio, cioè della capacità di decisione e di scelta che l’essere umano ha dinanzi agli eventi della vita e cioè subirli o darsi da fare per cambiarli, rischiando, laddove è necessario, anche la vita, così come fa Truman.
Ci sono una infinità di indizi, interni ed esterni, che ci indicano qual è la nostra realtà esistenziale più profonda in ogni momento della nostra vita. Possiamo coglierli, come fa ad un certo punto della sua vita Truman (la caduta del riflettore, l’irruzione di Lauren sul set, le interferenze della radio), e darci da fare per uscire dall’utero ed evolvere, oppure possiamo ignorarli con tutti i rischi che l’estraniazione da noi stessi e la stasi della vita comportano.
La libertà non ha prezzo, è il bene più prezioso. Senza libertà c’è preclusa ogni cosa. Ecco perché bisogna lottare per conquistarla e non arrendersi mai. Non bisogna mai barattare o rinunciare alla nostra libertà neanche per tutte le comodità e per tutto l’oro del mondo.
L’uomo non nasce né libero né tantomeno felice, come ingenuamente abbiamo immaginato per secoli. L’una e l’altra possibilità vanno conquistate giorno per giorno.
 
Christof (la madre) che s’illude di poter soggiogare in eterno la vita del figlio contro la sua volontà, dovrebbe far riflettere, nel senso che nessuno può dominare completamente qualcuno se non ne è complice, tanto è vero che Truman, nonostante tutto quello che ha patito, decide di distaccarsene.
Christof è il dio nascosto (la madre) che non vuole lasciare libero il figlio.
È la madre che rende il figlio pavido e pieno di paure per dominarlo meglio.
È la madre che precocemente inculca nel figlio il timore che il mondo è cattivo e pieno di pericoli per tenerlo legato a sé per sempre.
È la madre che castra il figlio, laddove lui osa contrapporsi al suo potere fallico.
È la madre che addirittura tenta di ucciderlo se lui osa separarsene e lasciarla. 
È la madre che, in un ultimo vano tentativo, per tenerlo legato a sé, gli crea confusione e cerca di convincerlo dicendogli che il suo mondo è migliore di quello che c’è là fuori del suo.
È vero che il mondo ordinario non è perfetto, non lo è mai stato e mai lo sarà, ma è il mondo che è necessario attraversare, il passaggio obbligato per chi decide di nascere ed evolvere per poi proiettarsi al di là dello stesso. Viceversa rimanere nell’utero per sempre significa nascere e morire senza essere mai nati.
  
Per liberarsi della madre primordiale che alberga dentro ognuno di noi, qualunque sia il suo travestimento con la quale ci irretisce e ci attrae a sé (minacce, lusinghe e seduzioni: Christof le prova tutte), è necessario stanarla e rinunciare alla nostra complicità di voler restare attaccati a lei perennemente per le nostre paure, principalmente la paura dell’ignoto e la paura di soffrire ciò che è necessario patire per affrancarsene.
Ogni separazione, qualsiasi separazione, comporta sempre e comunque un dolore da attraversare. Dietro ogni separazione e dolore, quando sono sani, c’è la Vita che si rinnova.
Poi di supporre di non poter vivere senza di lei per una presunta sicurezza che ci può dare. La simbiosi fetale, l’attaccamento a lei in generale, in qualche modo è vero che dà una certa sicurezza, ma il prezzo da pagare è tremendo ed è quello di rinunciare a vivere la nostra vita. Finché stiamo nell’utero, ci illudiamo di essere liberi. Di conseguenza, l’attraversamento della vita prenatale è il passaggio obbligato per diventare persone libere e mature.
 
Truman ha deciso di varcare la porta che gli permette di uscire dall’utero per andare verso l’ignoto (porta che invece non ha varcato Novecento nel film di Tornatore, perché ha deciso di distruggersi (la scena della passerella, quando sta per sbarcare in America e a metà della stessa torna indietro per saltare in aria insieme alla nave). Al di là di essa non c’è più la vita prestabilita dalla madre e quella preconfezionata da chicchessia, ma c’è la Vita vera, quella degna di essere vissuta. Non solo ma il mondo sotterraneo, quello che esplora Alice nel film sopracitato, se, come lei, lo attraversiamo con coraggio e con saggezza, ci può proiettare in spazi infiniti!

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