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Mazzucco è un regista che sa raccontare con leggerezza di tocco i rapporti e i sentimenti umani. La storia di questo incontro, di grande verità, tra un padre che ha vissuto in maniera irrequieta e errabonda (uno straordinario, intenso, autobiografico Walter Chiari, che fu candidato come miglior attore al Festival di Venezia) e un figlio conformista e moralista ipocrita, che in un reciproco esame di coscienza si comprendono e comprendono i veri valori della vita, è la sua opera migliore. Come lo stesso protagonista ha sottolineato, è un film sull'importanza e sull'urgenza della verità. L'abbraccio finale fra i due attori apparve allora anche come un affettuoso passaggio di consegne tra l'antico e il moderno, rappresentati da un vecchio leone -la cui vittoria al Festival sarebbe stata un meritato tributo ad un attore sottovalutato la cui breve illusione di avercela fatta è stata raccontata da Pupi Avati in "Festival"- e quella che sembrava una delle migliori giovani promesse del cinema italiano. Film segnalato dal Sindacato nazionale critici cinematografici italiani. Premio "Vittorio De Sica" a Massimo Mazzucco e a Luca Barbareschi, "Ciak d'oro" e "Premio Pasinetti" a Walter Chiari.
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