Tenebre

Con Tenebre Dario Argento inaugura la seconda fase della sua carriera, una fase che a parte eccezioni come Phenomena slitterà gradualmente verso una vera e propria tenebra cinematografica. Siamo al principio degli anni '80 e si vede. L'estetica, gli ambienti, le musiche sono lì a sottolinearci l'inizio di una nuova stagione "pop", lontana dai fasti degli anni '70. A minare la credibilità d Tenebre contribuisce l'apporto decisamente mediocre degli attori e un apparato narrativo che, ormai, fa leva esclusivamente sulle sequenze di suspence che, però, non hanno la dilatazione cinematografica ed emozionale dei film del decennio precedente. Se negli anni '70 con Argento avevano lavorato attori come David Hemmings, Enrico Maria Salerno, Tony Musante e Bud Spencer con tenebre assistiamo ad una vetrina attoriale decisamente al di sotto del livello di guardia (le uniche eccezioni possono essere considerate Giuliano Gemma, sebbene relegato in un "ruolo" di commissario decisamente bidimensionale, e Veronica Lario che sebbene priva di talento è, in alcuni passaggi, inquietante e bellissima). Dialoghi, situazioni e personaggi non sono altro che il collante che conduce dall'uno all'altro ammazzamento. Visto al'epoca magari sarebbe potuto passare per un'opera di passaggio; rivisto con il senno di poi non si può che considerarlo l'inizio della fine. Da questo momento in poi l'opera di Argento diventerà una sorta di trottola che cercherà, invano, di girare su sé stessa, non riuscendo però neanche in una tale impresa. Non siamo ai livelli più bassi della sua carriera ma la mediocrità è sempre in agguato, dietro l'angolo, come la minaccia dell'ennesimo assassino.