gianfranco
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mercoledì 22 novembre 2023
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tenebre argentiane
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Tenebre narra la vicenda del popolare autore di gialli Peter ò Neal,che è in visita a Roma per un tour promozionale per il suo ultimo best seller,il cui titolo è per l'appunto Tenebre.Al suo arrivo,lo scrittore viene da subito informato che qualcuno è stato assassinato e che le pagine del suo romanzo sono state trovate infilate nella gola della vittima.Naturalmente,Neal ha un alibi,in quanto era ancora sul volo diretto per Roma,quando è avvenuto l'omicidio,ma nonostante ciò gli viene detto di rimanere in guardia,dato che il suo romanzo sembra essere stato il catalizzatore del delitto.Peter è accompagnato dalla sua assistente personale,Anne(interpretata dalla sempre bravissima Daria Nicolodi),che lavora al suo servizio da sei anni ed è oramai diventata il suo braccio destro.
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Tenebre narra la vicenda del popolare autore di gialli Peter ò Neal,che è in visita a Roma per un tour promozionale per il suo ultimo best seller,il cui titolo è per l'appunto Tenebre.Al suo arrivo,lo scrittore viene da subito informato che qualcuno è stato assassinato e che le pagine del suo romanzo sono state trovate infilate nella gola della vittima.Naturalmente,Neal ha un alibi,in quanto era ancora sul volo diretto per Roma,quando è avvenuto l'omicidio,ma nonostante ciò gli viene detto di rimanere in guardia,dato che il suo romanzo sembra essere stato il catalizzatore del delitto.Peter è accompagnato dalla sua assistente personale,Anne(interpretata dalla sempre bravissima Daria Nicolodi),che lavora al suo servizio da sei anni ed è oramai diventata il suo braccio destro.Entrambi vengono accolti all'aeroporto dal suo agente,Bullmer,il quale non solo ha organizzato una serie di interviste,ma anche di apparizioni televisive ,per aiutarlo a promuovere il suo libro,che è già un successo.Ad ogni modo,la polizia non ha alcuna idea di chi abbia potuto commettere l'omicidio ed è ancora più confusa,man mano che gli altri omicidi continuano a susseguirsi in maniera incalzante.In primo luogo,và detto che è abbastanza anomalo che Argento abbia deciso di intitolare questo film Tenebre.Il titolo stesso significa Oscurità o Assenza di luce e sono davvero poche nel film le scene che sono girate nell'oscurità.La maggior parte dei delitti,infatti,avviene in stanze ben illuminate,o in pieno giorno o in luoghi estremamente affollati e questo rappresenta un vero e proprio cambiamento,rispetto ai soliti film gialli italiani,usciti negli anni settanta.Durante il film,abbiamo qualche flash back in cui vediamo una giovane donna con dei tacchi rossi attirare a sè alcuni uomini,provocandoli con sguardi ammiccanti.Queste scene dei flash -back sono girate in modo confuso,quasi come se fossero parte di un sogno.Astutamente,Argento inserisce questo elemento,senza rivelare chi sta facendo questi sogni e perchè,per far si che il mistero si infittisca sempre di più,man mano che il film và avanti.Ad un certo punto,Peter è intervistato da un giornalista televisivo,le cui domande sembrano portare all'idea che lo scrittore sia una specie di misogino che odia le donne in generale.In effetti,non è affatto una scelta casuale quella di Argento nel volersi focalizzare per più di una scena sul giornalista,dipingendolo come un personaggio un pò sopra le righe,strambo e ambiguo,quasi irritante nel suo modo di porsi e di rivolgersi allo scrittore ò Neal.Ad ogni modo,chiudendo questa breve parentesi e come si è detto all'inizio,anche se in Tenebre non sono presenti quei colori sgargianti che contraddistinguono il lavoro di Argento,in compenso ci sono delle riprese a dir poco sorprendenti,una su tutte quella realizzata nella casa delle due donne lesbiche,in cui la telecamera striscia lentamente sul muro,sopra il tetto e giù dall'altro lato,in un'unica ripresa fluida.è qualcosa di davvero spettacolare,(anche se un pò inutile),da cui tuttavia si arguisce quanto Argento(così come De Palma e Fulci),sia stato fortemente influenzato dai film del maestro Hitchcock,prima di iniziare a girare i sui film.Altro punto di forza di Tenebre è nella grande musica dei Goblin.Una musica che si imprime nei timpani dello spettatore attraverso il suo suono profondamente disturbante e usata da Argento per anticipare l'orribile modo con cui le sue vittime saranno barbaramente uccise,quasi ad esaltare il sadismo e la follia del suo assassino.Memorabile è la lunghissima sequenza in cui Lara Wendel è dapprima inseguita,poi ferocemente aggredita da un dobermann.Sequenza studiata in ogni minimo particolare e di cui il geniale Argento si avvale,per depistare un pò lo spettatore,il quale non può fare a meno di chiedersi come reagirebbe,se si trovasse nella stessa situazione in cui il personaggio interpretato dalla splendida Wendel è costretto per sua sfortuna a trovarsi.Tra l'altro,Lara Wendel è talmente brava,da riuscire a rendere la scena credibile e coinvolgente all'ennesima potenza,sino ad ammaliarci completamente.In definitiva,possiamo quindi dire cheTenebre sia un ottimo esempio di come dovrebbe essere un buon giallo e sebbene presenti una sceneggiatura non priva di qualche pecca,a tratti incongruente e che avrebbe sicuramente potuto essere meglio sviluppata e in alcuni punti approfondita,rimane comunque un thriller emozionante ,sanguinoso,intrigante e misterioso al tempo stesso,tanto da sembrare persino fantastico,rievocando quelle stesse atmosfere magiche e deliranti che Argento aveva magistralmente saputo creare nel suo horror gotico,(oltre che nel suo capolavoro per antonomasia),Suspiria.
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tom cine
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domenica 25 ottobre 2020
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dal rasoio all''ascia
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Quando, nel 1982, Dario Argento tornò dietro la macchina da presa, dopo le parentesi horror di “Suspiria” e “Inferno”, decise di realizzare un nuovo thriller. Il risultato è uno dei suoi film più belli e particolari, “Tenebre”.
Di cosa parla “Tenebre”? E’ la storia di uno scrittore, Peter Neal, che giunge a Roma per la presentazione dell’edizione italiana del suo ultimo thriller (“Tenebre”, appunto: sulle copertine del volume è scritto in latino).
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Quando, nel 1982, Dario Argento tornò dietro la macchina da presa, dopo le parentesi horror di “Suspiria” e “Inferno”, decise di realizzare un nuovo thriller. Il risultato è uno dei suoi film più belli e particolari, “Tenebre”.
Di cosa parla “Tenebre”? E’ la storia di uno scrittore, Peter Neal, che giunge a Roma per la presentazione dell’edizione italiana del suo ultimo thriller (“Tenebre”, appunto: sulle copertine del volume è scritto in latino). Una volta messo piede nella capitale, fa la conoscenza di un funzionario della polizia, il capitano Germani, che lo informa della presenza, in città, di un serial killer che uccide ispirandosi al suo ultimo libro: l’ultima vittima è una cleptomane che aveva appena rubato il suddetto romanzo. Peter decide di indagare: ovviamente, i sospetti e i delitti si moltiplicano. Le vittime sono donne che il folle giudica perverse, ma ben presto la storia si complica e, dopo il rasoio usato nei primi omicidi, fa la sua comparsa in scena una ugualmente letale ( ma più devastante ) ascia.
“Tenebre” è un film spartiacque: Argento si liberò, proprio con questo film, di tutto il barocchismo e i colori innaturali di quasi tutte le opere precedenti, avvicinandolo maggiormente alle atmosfere più realistiche dei suoi primi lavori ma con un’oncia di violenza in più. Se, da una parte, “Tenebre” è libero da qualsiasi riferimento all’horror e al gotico ( generi che avevano già “contaminato” il film più celebre del regista, “Profondo rosso”, per poi essere apertamente affrontati in “Suspiria” e “Inferno”), dall’altra esaspera, infatti, la violenza grafica di tutte le opere precedenti con un film molto più sanguinario: “Tenebre” presenta una lunga serie di ammazzamenti che si susseguono quasi senza sosta, e che, nel corso della storia, diventano sempre più efferati fino all’apoteosi finale. E’ significativo, in questo senso, anche l’abbandono graduale del rasoio (che avrà, comunque, un ruolo burlesco nella seconda parte), arma onnipresente nei primi film, che viene infine sostituito con un’ascia: è un “segno” dei tempi in cui questo film uscì, dove la rappresentazione sanguinosa di morti e omicidi, nel cinema “di genere” italiano, era diventata assai più cruenta rispetto anche a quanto si era già visto nel decennio precedente. “Tenebre” è, in tutto e per tutto, un film con il quale Argento abbandonò l’estetica gotica di alcuni dei suoi film precedenti (“Profondo rosso”, “Suspiria” e soprattutto “Inferno”) per calarsi negli anni Ottanta, cominciando dalla splendida colonna sonora ( opera di Morante, Pignatelli e Simonetti ), ricca di sonorità elettroniche e pop w includendo, infine personaggi dalla vita sessuale più libera. Particolarmente spiazzante è la superba fotografia di questo film che, in controtendenza con molti dei precedenti film di Argento ( con le eccezioni de “L’uccello dalle piume di cristallo” e “Quattro mosche di velluto grigio” ), fa un largo uso di colori chiari ( e del bianco in particolare ) per esaltare il rosso del sangue e, quindi, i passaggi più violenti. Comunque, a parte la costruzione ineccepibile dei momenti “forti” e della tensione, “Tenebre” è un signor film e non è nemmeno privo di ritmo e di sottile ironia. La sceneggiatura è (una volta tanto) migliore del solito e bisogna rivederlo più volte per comprendere quanto i pezzi del puzzle sono incastrati piuttosto bene fra di loro, con una perfezione che Argento non saprà più replicare in seguito, mentre le scenografie riescono a restituire, allo spettatore, un’inquietante sensazione di malessere strisciante presentando interni troppo grandi, troppo lindi ( e proprio per questo molto predisposti ad essere imbrattati di sangue ) e troppo vuoti. Il cast svolge, nel complesso, bene il suo lavoro (bisogna, comunque, precisare che alcuni interpreti sono doppiati). Infine, la ciliegina sulla torta è il finale: è uno dei più sorprendenti, disturbanti ,catartici, inquietanti e insoliti di tutto il cinema di Dario Argento.
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tom cine
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domenica 25 ottobre 2020
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dal rasoio all''ascia
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Quando, nel 1982, Dario Argento tornò dietro la macchina da presa, dopo le parentesi horror di “Suspiria” e “Inferno”, decise di realizzare un nuovo thriller.
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Quando, nel 1982, Dario Argento tornò dietro la macchina da presa, dopo le parentesi horror di “Suspiria” e “Inferno”, decise di realizzare un nuovo thriller. Il risultato è uno dei suoi film più belli e particolari, “Tenebre”.
Di cosa parla “Tenebre”? E’ la storia di uno scrittore, Peter Neal, che giunge a Roma per la presentazione dell’edizione italiana del suo ultimo thriller (“Tenebre”, appunto: sulle copertine del volume è scritto in latino). Una volta messo piede nella capitale, fa la conoscenza di un funzionario della polizia, il capitano Germani, che lo informa della presenza, in città, di un serial killer che uccide ispirandosi al suo ultimo libro: l’ultima vittima è una cleptomane che aveva appena rubato il suddetto romanzo. Peter decide di indagare: ovviamente, i sospetti e i delitti si moltiplicano. Le vittime sono donne che il folle giudica perverse, ma ben presto la storia si complica e, dopo il rasoio usato nei primi omicidi, fa la sua comparsa in scena una ugualmente letale ( ma più devastante ) ascia.
“Tenebre” è un film spartiacque: Argento si liberò, proprio con questo film, di tutto il barocchismo e i colori innaturali di quasi tutte le opere precedenti, avvicinandolo maggiormente alle atmosfere più realistiche dei suoi primi lavori ma con un’oncia di violenza in più. Se, da una parte, “Tenebre” è libero da qualsiasi riferimento all’horror e al gotico ( generi che avevano già “contaminato” il film più celebre del regista, “Profondo rosso”, per poi essere apertamente affrontati in “Suspiria” e “Inferno”), dall’altra esaspera, infatti, la violenza grafica di tutte le opere precedenti con un film molto più sanguinario: “Tenebre” presenta una lunga serie di ammazzamenti che si susseguono quasi senza sosta, e che, nel corso della storia, diventano sempre più efferati fino all’apoteosi finale. E’ significativo, in questo senso, anche l’abbandono graduale del rasoio, arma onnipresente nei primi film, che viene infine sostituito con un’ascia: è un “segno” dei tempi in cui questo film uscì, dove la rappresentazione sanguinosa di morti e omicidi, nel cinema “di genere” italiano e non solo, era diventata assai più cruenta rispetto anche a quanto si era già visto nel decennio precedente. “Tenebre” è un film con il quale Argento abbandonò l’estetica gotica di alcune delle sue opere precedenti (“Profondo rosso”, “Suspiria” e soprattutto “Inferno”) per calarsi negli anni '80, cominciando dalla splendida colonna sonora ( opera di Morante, Pignatelli e Simonetti ), ricca di sonorità elettroniche e pop e includendo, infine personaggi dalla vita sessuale più libera. Particolarmente spiazzante è la superba fotografia di questo film che, in controtendenza con molti dei precedenti film di Argento ( con le eccezioni de “L’uccello dalle piume di cristallo” e “Quattro mosche di velluto grigio” ), fa un largo uso di colori chiari ( e del bianco in particolare ) per esaltare il rosso del sangue e, quindi, i passaggi più violenti. Comunque, a parte la costruzione ineccepibile dei momenti “forti” e della tensione, “Tenebre” è un signor film e non è nemmeno privo di ritmo e di sottile ironia. La sceneggiatura è (una volta tanto) migliore del solito e bisogna rivederlo più volte per comprendere quanto i pezzi del puzzle sono incastrati piuttosto bene fra di loro, con una perfezione che Argento non saprà più replicare in seguito, mentre le scenografie riescono a restituire, allo spettatore, un’inquietante sensazione di malessere strisciante presentando interni troppo grandi, troppo lindi ( e proprio per questo molto predisposti ad essere imbrattati di sangue ) e troppo vuoti. Il cast svolge, nel complesso, bene il suo lavoro ( bisogna, comunque, precisare che alcuni interpreti sono doppiati ). Infine, la ciliegina sulla torta è il finale: è uno dei più sorprendenti, disturbanti ,catartici, inquietanti e insoliti di tutto il cinema di Dario Argento.
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great steven
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giovedì 8 agosto 2019
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appiattito da efferatezza e sconcerie varie.
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TENEBRE (IT, 1983) diretto da DARIO ARGENTO. Interpretato da ANTHONY FRANCIOSA, JOHN SAXON, GIULIANO GEMMA, DARIA NICOLODI, CHRISTIAN BORROMEO, MIRELLA D'ANGELO, VERONICA LARIO, ANIA PIERONI, CAROLA STAGNARO, JOHN STEINER, LARA WENDEL, ENNIO GIROLAMI
Da New York arriva a Roma Peter Neal, un celebre romanziere a presentare ad una conferenza stampa la sua ultima fatica, Tenebre. Ma fin da subito il suo soggiorno italiano è costellato da omicidi di donne che si susseguono con destabilizzante velocità, e proprio con la medesima modalità di assassinio descritta dallo scrittore nel libro, ossia mediante l’utilizzo di un rasoio. Il capitano di polizia Germani della Questura di Roma coinvolge immediatamente lo scrittore nelle indagini.
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TENEBRE (IT, 1983) diretto da DARIO ARGENTO. Interpretato da ANTHONY FRANCIOSA, JOHN SAXON, GIULIANO GEMMA, DARIA NICOLODI, CHRISTIAN BORROMEO, MIRELLA D'ANGELO, VERONICA LARIO, ANIA PIERONI, CAROLA STAGNARO, JOHN STEINER, LARA WENDEL, ENNIO GIROLAMI
Da New York arriva a Roma Peter Neal, un celebre romanziere a presentare ad una conferenza stampa la sua ultima fatica, Tenebre. Ma fin da subito il suo soggiorno italiano è costellato da omicidi di donne che si susseguono con destabilizzante velocità, e proprio con la medesima modalità di assassinio descritta dallo scrittore nel libro, ossia mediante l’utilizzo di un rasoio. Il capitano di polizia Germani della Questura di Roma coinvolge immediatamente lo scrittore nelle indagini. Nel frattempo muoiono ammazzate anche persone molto vicine per motivi di lavoro o sentimentali all’autore del volume, fra cui, nell’ordine, un critico letterario ossessionato dal discorso che egli fa sulla perversione umana nel giallo, il suo agente e la sua ex moglie, che da alcuni mesi frequentava quest’ultimo. Germani, dal momento in cui è portato dallo sviluppo delle indagini a seguire il processo lavorativo del soggetto minacciato (Neal) in merito alla stesura dei romanzi, arriva a scoprire che, da quando il critico ha imitato i gesti dell’assassino letterario per «eliminare la corruzione dalla società», rivelandosi dunque colpevole, Neal ha preso il suo posto dopo un attento esame dei suoi metodi rendendosi l’autore delle uccisioni successive. La morte finirà per incontrare tutti. Thriller di scarsissima suspense e interesse limitato alla costruzione di una vicenda avvincente che raggiunge il fastidioso record dell’accumulazione per quanto riguarda la macelleria: le vittime si contano almeno ad una dozzina. Intreccio approssimativo, colonna sonora sottotono, personaggi fiacchi, originalità zero, finale ridicolo. Pessimo uso pure della fotografia a colori. Un mare di imbarazzanti banalità è legato a doppio filo ad una violenza efferata fine a sé, deludente e inconcludente. Attori bravi e sprecati. In merito alla possibilità di edificare un dialogo credibile sulle forme concrete di deviazione che alienano la mente degli esseri umani spingendoli a commettere follie di tipo sanguinario, stendo un pietoso velo. Aiuto regista: Lamberto Bava.
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stramonio70
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venerdì 29 settembre 2017
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quando l' argento ancora brillava...
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Fino alla fine degli anni '80 Dario Argento ancora sfornava film di tutto rispetto in grado di competere con le più importanti produzioni americane, "Tenebre" è uno di quelli. Trama avvincente, musiche perfette (dei Goblin), "gore" quanto basta e l'immancabile, shockante finale a sorpresa. I dialoghi forse rivisti oggi risultano un po' banali ma bisogna tener conto che il film è del 1982 (e non del 1983 come riporta il sito!), in compenso però ci pensa l'ottimo cast a compensare (Anthony Franciosa, John Saxon, John Steiner, Giuliano Gemma e Daria Nicolodi). Il bodycount conta ben 12 vittime, uno dei più alti nei film del regista.
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Fino alla fine degli anni '80 Dario Argento ancora sfornava film di tutto rispetto in grado di competere con le più importanti produzioni americane, "Tenebre" è uno di quelli. Trama avvincente, musiche perfette (dei Goblin), "gore" quanto basta e l'immancabile, shockante finale a sorpresa. I dialoghi forse rivisti oggi risultano un po' banali ma bisogna tener conto che il film è del 1982 (e non del 1983 come riporta il sito!), in compenso però ci pensa l'ottimo cast a compensare (Anthony Franciosa, John Saxon, John Steiner, Giuliano Gemma e Daria Nicolodi). Il bodycount conta ben 12 vittime, uno dei più alti nei film del regista. Quando penso a questo film e lo paragono all'ultimo film di Argento che ho visto (quella "puttanata" di Dracula 3D) mi viene quasi da piangere. Com'è possibile che un bravo regista dal passato glorioso si sia ridotto a cadere così in basso? Demenza senile? Colpa del nefasto influsso di sua figlia Asia? Forse entrambe le cose. Tenebre comunque appartiene all'epoca d'oro del regista ed è un titolo da vedere assolutamente...
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contrammiraglio
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domenica 23 ottobre 2016
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ha fatto tutto lui
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Storia con spunti, sceneggiatura imbarazzante come le attrici; un finale così arzigogolato non si è più visto, fortunatamente; a tratti pare una parodia.....
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spartacus1952
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domenica 7 giugno 2015
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trama buona, attori mediocri. peccato.
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Giallo/Thriller splatter con una buona trama. Peccato che alla fine il film sia appena sufficiente: i dialoghi sono di scarsa qualità e non esprimono paura nè tensione (la situazione è orrifica, ma personaggi sembrano quelli di una commedia) gli attori sono veramente mediocri (si salva a fatica Giuliano Gemma), la sceneggiatura non è all'altezza ed alcune scene sono poco credibili o cadono nella banalità (vedi l’ormai logoro temporale finale di notte). Il film si guarda fino alla fine solo per il racconto in sè, per scoprire l'assassino.
Niente a che vedere con "Profondo Rosso" nè con "Non ho sonno", di caratura assai superiore.
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Giallo/Thriller splatter con una buona trama. Peccato che alla fine il film sia appena sufficiente: i dialoghi sono di scarsa qualità e non esprimono paura nè tensione (la situazione è orrifica, ma personaggi sembrano quelli di una commedia) gli attori sono veramente mediocri (si salva a fatica Giuliano Gemma), la sceneggiatura non è all'altezza ed alcune scene sono poco credibili o cadono nella banalità (vedi l’ormai logoro temporale finale di notte). Il film si guarda fino alla fine solo per il racconto in sè, per scoprire l'assassino.
Niente a che vedere con "Profondo Rosso" nè con "Non ho sonno", di caratura assai superiore. Peccato.
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orson welles
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sabato 31 agosto 2013
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che finale!
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Ditemi un altro film con un finale così?No non c'è!Che grande capolavoro,nessuno ha indovinato l'assassino,chi dice di si è un bugiardo,altro che 2001:Odissea nello Spazio!
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(di contrammiraglio)
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raysugark
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mercoledì 13 febbraio 2013
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terzo posto come miglior film di dario argento
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È il thriller più oscuro che Dario Argento abbia mai fatto, persino l'atmosfera è di colore nero visto dal nome del film. Per me è al terzo posto come il miglior film di Dario Argento dopo Profondo Rosso e Suspiria
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nello russo
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venerdì 31 agosto 2012
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dal rasoio da barbiere all'ascia da boscaiolo...
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Un killer schizoide uccide le sue vittime ispirato dalle frasi di un libro di un celebre scrittore di gialli: l'arma del delitto e' sempre un fatale rasoio. Lo stesso scrittore (Anthony Franciosa) e' in pericolo: decide così di indagare personalmente per smascherare l'assassino; quest'ultimo abbandona il rasoio come arma per i suoi delitti ed inizia a ridurre a brandelli le sue vittime usando un'ascia davvero terrificante (ovviamente il sangue che sgorga in abbondanza non puo' mancare in tal caso). La vicenda si snoda in modo rapido e la caccia all'uomo sembra non portare risultati concreti, ma ecco che nel finale accade l'impoderabile (scena finale con Giuliano Gemma e Anthony Franciosa che lascia impietrito lo spettatore).
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Un killer schizoide uccide le sue vittime ispirato dalle frasi di un libro di un celebre scrittore di gialli: l'arma del delitto e' sempre un fatale rasoio. Lo stesso scrittore (Anthony Franciosa) e' in pericolo: decide così di indagare personalmente per smascherare l'assassino; quest'ultimo abbandona il rasoio come arma per i suoi delitti ed inizia a ridurre a brandelli le sue vittime usando un'ascia davvero terrificante (ovviamente il sangue che sgorga in abbondanza non puo' mancare in tal caso). La vicenda si snoda in modo rapido e la caccia all'uomo sembra non portare risultati concreti, ma ecco che nel finale accade l'impoderabile (scena finale con Giuliano Gemma e Anthony Franciosa che lascia impietrito lo spettatore). In questo film ci sono tutti gli elementi di un ottimo thriller: suspence, mistero, inquietudine, efferatezza (eccessiva), ritmo incalzante e colpo di scena finale. Interessante l'idea del sogno ricorrente che tormenta la mente malata dell'assassino. Davvero coinvolgenti le musiche elettroniche che accompagnano il film, valorizzandone le scene piu' crude.
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