Si sarà divertito il direttore del doppiaggio in italiano dell’epoca che ha inserito nella prima sequenza due battute non presenti nella sceneggiatura originale scritta da Milton Subotsky, tra l’altro fondatore della casa di produzione del film stesso, l’Amicus Productions, ossia “E’ arrivato Dracula” a cui un’altra voce risponde “Speriamo bene”, nel dialogo fuoricampo di due dei cinque protagonisti del film quando nella carrozza del treno entra Christopher Lee. Per il resto questo film del 1965 di Freddie Francis, senz’altro migliore come direttore della fotografia che come regista, è di una noia mortale, un mediocre B-movie dalla narrazione spasmodicamente lenta e inutilmente prolissa divisa in cinque episodi che non hanno nulla di terrificante.
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Si sarà divertito il direttore del doppiaggio in italiano dell’epoca che ha inserito nella prima sequenza due battute non presenti nella sceneggiatura originale scritta da Milton Subotsky, tra l’altro fondatore della casa di produzione del film stesso, l’Amicus Productions, ossia “E’ arrivato Dracula” a cui un’altra voce risponde “Speriamo bene”, nel dialogo fuoricampo di due dei cinque protagonisti del film quando nella carrozza del treno entra Christopher Lee. Per il resto questo film del 1965 di Freddie Francis, senz’altro migliore come direttore della fotografia che come regista, è di una noia mortale, un mediocre B-movie dalla narrazione spasmodicamente lenta e inutilmente prolissa divisa in cinque episodi che non hanno nulla di terrificante. Molto meglio aveva fatto il nostro Mario Bava con I tre volti della paura del 1963 un film dello stesso genere horror comedy similmente articolato in diversi episodi. L’unica cosa positiva è la partecipazione al film di due icone del cinema horror del tempo, per l’appunto Christopher Lee e Peter Cushing, e la curiosità di vedere il grande Donald Sutherland in una delle sue prime apparizioni sul grande schermo.
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