elgatoloco
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martedì 30 luglio 2019
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rimane un mélo non a livello di sirk, ma...
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"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)tratto da un romanzo d'anteguerra di Daniel O'Hara del 1935, nulla a che vedere, pur se il visone è tratto in comune, con la novella"Venus im Pelz"di Leopold von Sahcer Masoch(1870), la cui trasposizione filmica non sarebbe stata autorizzata dalla censura USA dell'epoca, è un mélo di discreta fattura, lontanissimo però dalle vette(e vette lo sono veramente, in senso proprio)di un Douglas Sirk. Tuttavia, a parte certo moralismo aleggiante e percorrente tutto il fi,lm(la figura dell'amica della madre della ragazza), che però esplode nel finale, "barbosamente moralistico"e certamente imposto dai produttori, bisogna dire che nel film aleggia anche un po'lo spirito esistenzialistico e libero che pervadeva già i romanzi USA del tempo e di alcuni decenni prima, da Hemingway a Scotte Fitzgerald, da Dos Passos a Steinbeck, per cui l'esistenza è"essere gettati"e anche il ruolo della donna si pone diversamente da come "doveva essere"un temmpo; qualità notevole, poi, indubbialmente, il fatto che , per es,, nelle lunghe sequenze del prefinale(corsa in automobile della ragazza, inseguimento da parte dell'uomo che sembra ormai deciso a sposarla), si riveli una capacità tecnica di notevole qualità.
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"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)tratto da un romanzo d'anteguerra di Daniel O'Hara del 1935, nulla a che vedere, pur se il visone è tratto in comune, con la novella"Venus im Pelz"di Leopold von Sahcer Masoch(1870), la cui trasposizione filmica non sarebbe stata autorizzata dalla censura USA dell'epoca, è un mélo di discreta fattura, lontanissimo però dalle vette(e vette lo sono veramente, in senso proprio)di un Douglas Sirk. Tuttavia, a parte certo moralismo aleggiante e percorrente tutto il fi,lm(la figura dell'amica della madre della ragazza), che però esplode nel finale, "barbosamente moralistico"e certamente imposto dai produttori, bisogna dire che nel film aleggia anche un po'lo spirito esistenzialistico e libero che pervadeva già i romanzi USA del tempo e di alcuni decenni prima, da Hemingway a Scotte Fitzgerald, da Dos Passos a Steinbeck, per cui l'esistenza è"essere gettati"e anche il ruolo della donna si pone diversamente da come "doveva essere"un temmpo; qualità notevole, poi, indubbialmente, il fatto che , per es,, nelle lunghe sequenze del prefinale(corsa in automobile della ragazza, inseguimento da parte dell'uomo che sembra ormai deciso a sposarla), si riveli una capacità tecnica di notevole qualità. Eccelsi, po, gli interpreti, da Elizabeth Taylor, che pure affermava di essere rimasta delusa dal film a Laurence Harwey, interprete che non ha mai avuto(ritengo)i riconoscimenti che gli sarebbero dovuti toccare. El Gato
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elgatoloco
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venerdì 19 gennaio 2018
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butterfield 8-un melodrammone
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Questo"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)è da prendere così com' è, ossia film di un certo rilievo, ma solo nell'ambito del "melo"filmico di serie B(altra cosa è Douglas Sirk, a suo modo grande), mentre è ingannevole il titolo italiano"Venere in visione", che sembra richiamare Leopold von Sacher-.Masoch, che invece non c'entra proprio per nullla... Qui l'"indossatrice"iinterpretata da Liz Taylor, che in realtà vive a spese dei suoi amanti e amici(in realtà, però, non si può dire che"faccia la vita"....)viene colta nel suo amoreggiare con un ricco avvocato, che in realtà lavora nell'azienda della moglie, un'ereditiera.
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Questo"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)è da prendere così com' è, ossia film di un certo rilievo, ma solo nell'ambito del "melo"filmico di serie B(altra cosa è Douglas Sirk, a suo modo grande), mentre è ingannevole il titolo italiano"Venere in visione", che sembra richiamare Leopold von Sacher-.Masoch, che invece non c'entra proprio per nullla... Qui l'"indossatrice"iinterpretata da Liz Taylor, che in realtà vive a spese dei suoi amanti e amici(in realtà, però, non si può dire che"faccia la vita"....)viene colta nel suo amoreggiare con un ricco avvocato, che in realtà lavora nell'azienda della moglie, un'ereditiera. Finale tragico, come a dire che la redenzione tramite l'espiazione, in casi estremi, si realizza solo con il sacrificio estremo-concezione certo molto estrema e di per sé espressione di un moralismo tetragono quanto oscurantista-non è un film che induca certamente a"peccare"quanto eventualmente a redimersi, anche in modo estremo, appunto o comunque a incitare le giovani a vivere castamente, pena la...morte o comunque qualcosa di molto simile alla astessa-pochi anni dopo(1967, Berkeley ma non solo, quella era solo la"punta dell'iceberg")tutto sarebbe radicalmente cambiato... La Taylor, che notoriamente non amava questo film, considerandolo quasi"pornografico"(con la censura dell'epoca vigente negli USA come altrovequalcosa di simile sarebbe stata assolutamente impossibile, in realtà), è comunque abbastanza a suo agio, meglio forse Laurence Harvey, l'amante"ricco"anche se non di tasca propria.Si pjuò vedere, riflettendo soprattutto sulla morale vigente all'epoca, in Nordamerica come anche(con poche differenze)anche altrove. El Gato
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paride86
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giovedì 26 gennaio 2012
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moralismo hollywoodiano
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Una bellissima Liz Taylor in un melodramma finto e sostanzialmente bigotto.
Si distingue per la bella fotografia e per le doti della protagonista, per il resto è da dimenticare.
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paolo ciarpaglini
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giovedì 10 luglio 2008
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elizabeth taylor, un mito intramontabile.
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Stupendo melodramma. Interpretazione magistrale per Elizabeth Taylor (valsagli l'oscar nel '60) nel pieno del suo splendore e fascino. Intelligente e sopraffino copione adatto a palati che amano il cinema, quello vero. Ottima prova corale di tutti gli attori, Laurence Harvey in grande spolvero. Contrariamente a quanto afferma 'Il Morandini', trattasi di una storia profonda, che vede Gloria vittima fin da adolescente di molestie e violenze sessuali. Queste, segneranno profondamente ed in modo drammatico il proseguo della sua vita. Marchiato a fuoco dentro, dal passato, conduce una vita da squillo di alto borgo. Ma appare più 'pulita' della media che gira per strada. Quando crederà di aver ricominciato ad amare, abbandona la 'terapia', ma in un convulso quanto drammatico finale, il Destino non le concede scampo.
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Stupendo melodramma. Interpretazione magistrale per Elizabeth Taylor (valsagli l'oscar nel '60) nel pieno del suo splendore e fascino. Intelligente e sopraffino copione adatto a palati che amano il cinema, quello vero. Ottima prova corale di tutti gli attori, Laurence Harvey in grande spolvero. Contrariamente a quanto afferma 'Il Morandini', trattasi di una storia profonda, che vede Gloria vittima fin da adolescente di molestie e violenze sessuali. Queste, segneranno profondamente ed in modo drammatico il proseguo della sua vita. Marchiato a fuoco dentro, dal passato, conduce una vita da squillo di alto borgo. Ma appare più 'pulita' della media che gira per strada. Quando crederà di aver ricominciato ad amare, abbandona la 'terapia', ma in un convulso quanto drammatico finale, il Destino non le concede scampo. Una denuncia unica per l'epoca. La Taylor del resto non manca di coraggio, lo ha dimostrato per l'intera vita. Stupendo.
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arabia
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domenica 17 febbraio 2008
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stupendo
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Elizabeth Taylor è un icona del cinema americano dovrebbe ritornare a fare film stupendi come in passato tipo Cleopatra o Chi ha paura di Virginia Woolf?Questo film è appassionante con la sua bravura e il suo carisma è riuscita a farlo diventare un film strepitoso.Candidata al premio Oscar che poi ha vinto rimane questo insieme agli altri uno dei film più intensi e magnifici della dea del cinema Elizabeth Taylor.
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