elgatoloco
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venerdì 19 gennaio 2018
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butterfield 8-un melodrammone
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Questo"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)è da prendere così com' è, ossia film di un certo rilievo, ma solo nell'ambito del "melo"filmico di serie B(altra cosa è Douglas Sirk, a suo modo grande), mentre è ingannevole il titolo italiano"Venere in visione", che sembra richiamare Leopold von Sacher-.Masoch, che invece non c'entra proprio per nullla... Qui l'"indossatrice"iinterpretata da Liz Taylor, che in realtà vive a spese dei suoi amanti e amici(in realtà, però, non si può dire che"faccia la vita"....)viene colta nel suo amoreggiare con un ricco avvocato, che in realtà lavora nell'azienda della moglie, un'ereditiera.
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Questo"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)è da prendere così com' è, ossia film di un certo rilievo, ma solo nell'ambito del "melo"filmico di serie B(altra cosa è Douglas Sirk, a suo modo grande), mentre è ingannevole il titolo italiano"Venere in visione", che sembra richiamare Leopold von Sacher-.Masoch, che invece non c'entra proprio per nullla... Qui l'"indossatrice"iinterpretata da Liz Taylor, che in realtà vive a spese dei suoi amanti e amici(in realtà, però, non si può dire che"faccia la vita"....)viene colta nel suo amoreggiare con un ricco avvocato, che in realtà lavora nell'azienda della moglie, un'ereditiera. Finale tragico, come a dire che la redenzione tramite l'espiazione, in casi estremi, si realizza solo con il sacrificio estremo-concezione certo molto estrema e di per sé espressione di un moralismo tetragono quanto oscurantista-non è un film che induca certamente a"peccare"quanto eventualmente a redimersi, anche in modo estremo, appunto o comunque a incitare le giovani a vivere castamente, pena la...morte o comunque qualcosa di molto simile alla astessa-pochi anni dopo(1967, Berkeley ma non solo, quella era solo la"punta dell'iceberg")tutto sarebbe radicalmente cambiato... La Taylor, che notoriamente non amava questo film, considerandolo quasi"pornografico"(con la censura dell'epoca vigente negli USA come altrovequalcosa di simile sarebbe stata assolutamente impossibile, in realtà), è comunque abbastanza a suo agio, meglio forse Laurence Harvey, l'amante"ricco"anche se non di tasca propria.Si pjuò vedere, riflettendo soprattutto sulla morale vigente all'epoca, in Nordamerica come anche(con poche differenze)anche altrove. El Gato
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elgatoloco
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martedì 30 luglio 2019
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rimane un mélo non a livello di sirk, ma...
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"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)tratto da un romanzo d'anteguerra di Daniel O'Hara del 1935, nulla a che vedere, pur se il visone è tratto in comune, con la novella"Venus im Pelz"di Leopold von Sahcer Masoch(1870), la cui trasposizione filmica non sarebbe stata autorizzata dalla censura USA dell'epoca, è un mélo di discreta fattura, lontanissimo però dalle vette(e vette lo sono veramente, in senso proprio)di un Douglas Sirk. Tuttavia, a parte certo moralismo aleggiante e percorrente tutto il fi,lm(la figura dell'amica della madre della ragazza), che però esplode nel finale, "barbosamente moralistico"e certamente imposto dai produttori, bisogna dire che nel film aleggia anche un po'lo spirito esistenzialistico e libero che pervadeva già i romanzi USA del tempo e di alcuni decenni prima, da Hemingway a Scotte Fitzgerald, da Dos Passos a Steinbeck, per cui l'esistenza è"essere gettati"e anche il ruolo della donna si pone diversamente da come "doveva essere"un temmpo; qualità notevole, poi, indubbialmente, il fatto che , per es,, nelle lunghe sequenze del prefinale(corsa in automobile della ragazza, inseguimento da parte dell'uomo che sembra ormai deciso a sposarla), si riveli una capacità tecnica di notevole qualità.
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"Butterfield 8"(Daniel Mann, 1960)tratto da un romanzo d'anteguerra di Daniel O'Hara del 1935, nulla a che vedere, pur se il visone è tratto in comune, con la novella"Venus im Pelz"di Leopold von Sahcer Masoch(1870), la cui trasposizione filmica non sarebbe stata autorizzata dalla censura USA dell'epoca, è un mélo di discreta fattura, lontanissimo però dalle vette(e vette lo sono veramente, in senso proprio)di un Douglas Sirk. Tuttavia, a parte certo moralismo aleggiante e percorrente tutto il fi,lm(la figura dell'amica della madre della ragazza), che però esplode nel finale, "barbosamente moralistico"e certamente imposto dai produttori, bisogna dire che nel film aleggia anche un po'lo spirito esistenzialistico e libero che pervadeva già i romanzi USA del tempo e di alcuni decenni prima, da Hemingway a Scotte Fitzgerald, da Dos Passos a Steinbeck, per cui l'esistenza è"essere gettati"e anche il ruolo della donna si pone diversamente da come "doveva essere"un temmpo; qualità notevole, poi, indubbialmente, il fatto che , per es,, nelle lunghe sequenze del prefinale(corsa in automobile della ragazza, inseguimento da parte dell'uomo che sembra ormai deciso a sposarla), si riveli una capacità tecnica di notevole qualità. Eccelsi, po, gli interpreti, da Elizabeth Taylor, che pure affermava di essere rimasta delusa dal film a Laurence Harwey, interprete che non ha mai avuto(ritengo)i riconoscimenti che gli sarebbero dovuti toccare. El Gato
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