L'amant d'un jour

Film 2017 | Drammatico +13 76 min.

Regia di Philippe Garrel. Un film Da vedere 2017 con Éric Caravaca, Esther Garrel, Louise Chevillotte, Paul Toucang, Félix Kysyl. Cast completo Titolo internazionale: Lover for a Day. Genere Drammatico - Francia, 2017, durata 76 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,59 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 11 luglio 2017

Philippe Garrel racconta una nuova storia d'amore nel suo ventiseiesimo film.

Consigliato sì!
3,59/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,17
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
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Cinema
Trailer
Fedele alla sua maniera impressionista e a un bianco e nero sontuoso, Philippe Garrel registra le intermittenze del cuore attraverso frammenti di vita.
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 21 maggio 2017
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 21 maggio 2017

Gilles professore di filosofia ama Ariane, la sua giovane allieva. Ariane ha l’età di sua figlia Jeanne, che fuori da un portone piange tutte le lacrime del mondo. Lasciata bruscamente dal fidanzato, ripara nella casa di suo padre e si lega ad Ariane che ne custodisce i segreti e la salva da un tentativo di suicidio. Jeanne ricambia l’affetto dissimulando le infedeltà di Ariane. Tra promenade notturne e l’amore nelle toilette, Gilles, Ariane e Jeanne amano, tradiscono, feriscono e sono feriti. Poi col tempo il dolore passa e si ricomincia.

Prima che un invito al viaggio, il titolo di un film è una direzione di sguardo. L’amant d’un jour promette storie di amori passeggeri, di sentimenti labili, di amplessi effimeri. Fedele alla sua maniera impressionista e a un bianco e nero sontuoso, che dispiega le nuance più sottili del sentimento amoroso, Philippe Garrel registra le intermittenze del cuore attraverso frammenti di vita e brani di conversazioni.

Autore delle relazioni triangolari, dietro a una coppia (Ariane e Gilles) accomoda un altro (Jeanne), terzo tradito e testimone di una passione declinante. Garrel impiega daccapo questa formula senza mai esaurirla, apparecchiando un singolare ménage intorno al complesso di Elettra. Due ragazze della stessa età simpatizzano ma finiscono per disputarsi i favori dello stesso uomo. Nel triangolo ciascuno sviluppa una relazione particolare: filiale, sentimentale, amicale. L’amante è solare, ama la vita, il sesso e gli uomini, la figlia è splenica, volge al nero e la tentazione del suicidio non è lontana. L’uomo della loro vita non dice e non fa niente che potrebbe impegnarlo troppo con l’una come con l’altra. I personaggi possono provocarsi delle sofferenze ma mai intenzionalmente, per vendetta o meschineria. Ciascuno ha diritto alla sua linea di difesa e nei loro tradimenti c’è ugualmente tanto amore. Nel film l’infedeltà non è mai condannata. Quello che conta, teorizzano i protagonisti, è la distinzione che facciamo tra fedeltà fisica e spirituale. A quale delle due addossare una relazione amorosa? L’amant d’un jour è al principio un film di rottura, poi di una seconda. E la seconda non può che arrivare quando la prima, quella di Jeanne, è stata superata e guarita. È una legge universale, così gira il mondo. Non solo l’amore può ricominciare ma l’amore ricomincia sempre. Il dolore, la gioia di amare, l’infedeltà, l’armonia e la rottura, già frequentati dall’autore, non smettono di rigenerarsi sotto il suo sguardo fremente. Ogni volta con l’unica e amara certezza che il peggio è la sola condizione da cui possiamo rinascere. Lo splendore dell’immagine in Cinemascope e la precarietà affettiva del bianco e nero, firmato da Renato Berta, concorrono a ‘ingrandire’ questo teatro dell’intimo, atemporale ma perfettamente inscritto nel mondo contemporaneo.
L’amant d’un jour è un passo ulteriore nell’evoluzione dell’autore verso il punto di vista femminile e a discapito di quello maschile, suo alter ego. Ma è vero solo in parte, perché l’autoritratto di Garrel non è mai dove lo attendiamo. In La Gelosia, la proiezione dell’autore era la bambina e non suo padre. La bambina è cresciuta e adesso soffre come un cane, aggiungendosi alla lunga galleria garreliana di suicidi che non si suicidano. C’è qualcosa di conturbante nel vedere la dinastia Garrel prolungarsi. Dopo il padre (Maurice) e il figlio (Louis), è la figlia (Esther) a infilare quel mondo finzionale a forte tenuta autobiografica, debordante di echi e rime, giochi di specchio e antifascismo sentimentale. Negli anni, l’autore ha guadagnato in concisione e forza espressiva nel ritratto dei sentimenti e dei volti, alterati dal pianto, aperti al piacere, illuminati da un sentimento. Negli anni, ancora, si è fatto più indulgente, sebbene Garrel non scherzi mai col dolore fisico e psicologico che può fare l’amore, specialmente di notte quando ci risvegliamo all’improvviso e ci rammentiamo della realtà: l’essere amato non ci ama più e vivere è semplicemente impossibile. Nondimeno L’amant d’un jour si chiude con una fanciulla innamorata che bacia un ragazzo romantico sulla strada di una Parigi deserta. Lui la solleva e lei si stacca dal suolo. Chi ha detto che il cinema di Philippe Garrel non è leggero?

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