Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Belgio |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Gust Van den Berghe |
Attori | Bafiokadié Potey, Nanty Libéria Bani, Téné Potey, Dodji N'Dah, N’Tcha Emmanuel Sansamou . |
MYmonetro | 2,83 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 settembre 2011
Il viaggio di formazione di due fratellini alla ricerca del loro uccello azzurro.
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CONSIGLIATO SÌ
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Un mattino due bambini del Togo, Bafiokadié e sua sorella Tené, lasciano il loro villaggio. Il loro obiettivo è quello di ritrovare il loro uccello blu prima che si faccia notte. Nel loro viaggio incontrano i nonni morti, combattono con lo Spirito della foresta e apprendono lezioni dal Capo del Piacere. Arriveranno al Regno del Futuro dove incontreranno dei bambini che devono ancora nascere prima di fare ritorno a casa.
L'opera seconda di Gust Van Den Berghe lascia molti più dubbi che non certezze rispetto al suo film d'esordio anche se si propone in continuità con lo sguardo 'ingenuo' che nella precedente occasione veniva dedicato al Natale all'interno di un progetto di trilogia dedicato all'essere umano messo in relazione con il divenire del tempo. Qui il riferimento è al teatro belga e, nello specifico, a "L'uccellino azzurro" di Maurice Materlinck. L'idea di trasferire la messa in scena di questo viaggio iniziatico in un'area del Togo nota per le abitazioni costruite nel passato con la finalità di difendere la popolazione dai cacciatori di schiavi sulla carta poteva risultare interessante. Sono le scelte estetiche a raggelarne la presa. Girare un film totalmente virato in blu solo perché di un volatile di quel colore metaforicamente si tratta avrebbe potuto configurarsi come una scelta significativa mentre si rivela solo come un puro e semplice appiattimento cromatico. Così come la ripetitiva alternanza di campi lunghissimi a marcare i trasferimenti dei due piccoli si presenta in alternanza prevedibile con i piani ravvicinati dei dialoghi. Ci si trova così dinanzi a un'occasione perduta perché i piccoli non attori sono bravi e il testo ha un suo valore. Che finisce con il perdersi nella prevedibilità.