Titolo originale | Sin Yan |
Anno | 2010 |
Genere | Thriller |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Dante Lam |
Attori | Nick Cheung, Nicholas Tse, Lun-Mei Gwei, Kai Chi Liu, Pu Miao Yi Lu. |
MYmonetro | 2,62 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 aprile 2011
Don Lee è un bravo detective alla ricerca dell'occasione di espiare i sensi di colpa che lo tormentano da mesi. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Hong Kong Awards,
CONSIGLIATO NÌ
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L'ispettore Don Lee recluta piccoli banditi dalla fedina penale sporca per incastrare i grandi delinquenti della criminalità organizzata. Lo fa da sempre e continua a farlo, anche dopo aver rovinato l'esistenza a un infiltrato finito senza senno a vivere da barbone. Per cercare di risarcirlo del danno, gli porta spesso da mangiare, lo conforta assicurandogli che i ladri di gioielli Tai Ping e Barbarian, i capi della banda che lo hanno picchiato a sangue rendendolo menomato, saranno un giorno incarcerati. Quando i boss tornano in città, l'ispettore Lee recluta un nuovo informatore, Ghost Jr., sperando di riuscire finalmente a incastrarli.
Dante Lam è maestro negli inseguimenti a Hong Kong. E anche questa volta costruisce un film ritmato da sequenze violentissime che hanno la cifra stilistica delle opere precedenti (The Beast Stalker e Fire of Conscience) ma con l'aggiunta di un'accuratezza che deriva dal suo autentico amore per il cinema. Il pregio del regista è quello di trasmettere la sua personale passione per gli action movie, dalla scelta delle musiche alle posizione delle inquadrature, sempre di grande effetto visivo: notevole la scena dello scontro finale ambientata all'interno di una vecchia scuola abbandonata, tra banchi dimessi e pile di sedie accatastate. La diligente attenzione prestata all'aspetto estetico della storia non trova però corrispondenza in quello narrativo. I personaggi di The Stool Pigeon sono dotati di bella presenza ma di scarsa efficienza, si muovono nel mondo aderendo ai dettami di caratteri psicologici di cartapesta. La donna del boss è bellissima e inarrivabile ma ovviamente nasconde una sensibilità nascosta che solo con Ghost riuscirà a esprimere; l'infiltrato è un romantico travestito da duro, i boss sono spietatissimi balordi senza pietà e il detective dal passato di rimpianti ne ha talmente tanti che ad un certo punto smette di attirare la compassione dello spettatore. Fatti con uno stampino ben definito, i personaggi hanno poche grigie sfumature e si avviano, di scena in scena, verso una risoluzione tragicamente cruenta, anch'essa abbastanza prevedibile. Resta il merito di una sapiente costruzione fotografica che dona piacere agli occhi ma un po' meno al cuore.