Anno | 1990 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Antonietta De Lillo, Giorgio Magliulo |
Attori | Milena Vukotic, Gianni Agus, Silvio Orlando, Carla Benedetti, Luigi Petrucci, Tino Schirinzi Wanna Polverosi, Mario Santella. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 11 marzo 2014
Chi tocca Matilda muore? Dopo la misteriosa morte di tre fidanzati, Matilda pubblica un annuncio matrimoniale. Si presenta Torquato.
CONSIGLIATO NÌ
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Matilda non porta molta fortuna ai suoi spasimanti. Tutte le persone con le quali si fidanza, presto o tardi prima di giungere all'altare (o addirittura proprio giungendovi) muoiono in incidenti grotteschi. Un annuncio per cuori solitari la mette in contatto con Torquato, bibliotecario solitario in cerca di un cambiamento e, nonostante tra i due sembri esserci un'ottima intesa, non tardano ad arrivare anche per lui gli incidenti d'avvertimento. Messo in guardia da alcuni conoscenti e poi ragguagliato dal fratello di Matilda, Torquato sembra pronto a fuggire lontano da quella donna ma non ha considerato che Matilda questa volta non intende cedere facilmente.
Parte commedia nera, parte commedia romantica e nel finale quasi cinema di genere, grazie a qualche lievissimo accenno giallo, Matilda è un'operetta nella forma del cinema di Truffaut ultima maniera, con fotografia naturalista e personaggi che indugiano a giocare con i sentimenti, compiaciuti, tanto quanto il regista, del meccanismo stesso della dinamica sentimentale. All'insegna del disimpegno esibito e dell'esigenza di leggerezza Antonietta De Lillo e Giorgio Magliulo raccontano una forma particolare di incontro di classe tra una ricca annoiata e insposabile trentenne e un disperato bibliotecario dalla paga precaria e l'hobby della pittura, ma hanno anche la ferma volontà di astrarre tutto, non far sentire la passione dei sentimenti nè la tragedia del contesto, neppure di far riconoscere Napoli, la città in cui la storia è ambientata.
Narrato per piccoli quadri, con un montaggio che pare fare di tutto per separare le diverse sequenze invece che unirle, Matilda riesce ad astrarre anche il tempo raccontato, privando lo spettatore di qualsiasi punto di riferimento e immergendolo in un racconto che procede caoticamente anche quando i fatti sono esposti linearmente.
Il cinema di sottrazione che Matilda persegue però finisce con lo schiacciare il film e condannarlo a quel che desiderava, cioè alla sottrazione di tutte le componenti basilari. Infatti, ben lontani dalla delicatezza truffautiana e per nulla vicini ad una sua declinazione italiana, De Lillo e Magliulo realizzano un film eccessivamente rarefatto a cui sfuggono le corde che si limita a sfiorare e alla fine ha il merito principale nell'aver lanciato Silvio Orlando (qui al primo ruolo da protagonista) e di aver fornito l'ultimo ruolo cinematografico a Gianni Agus, uno dei più grandi caratteristi del cinema e della televisione popolari italiani.