
Anno | 2025 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Eugene Jarecki |
Attori | Pamela Anderson, Julian Assange, Daniel Ellsberg, Chris Hedges, Naomi Klein Jeremy Scahill, Edward Snowden. |
Tag | Da vedere 2025 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 maggio 2025
Un panoramica sul caso di Julian Assange.
CONSIGLIATO SÌ
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A novembre 2010, il giornalista australiano Julian Assange, fondatore dell'organizzazione Wikileaks, diffonde decine di migliaia di documenti coperti dal segreto di Stato statunitense, in particolare relativi alla presenza militare e ai crimini di guerra degli USA in Iraq e in Afghanistan. Assange definisce Wikileaks come un "servizio pubblico internazionale", uno strumento che rende disponibili, via whistlebowers e sostenitori della libera informazione, dati e fatti altrimenti inaccessibili all'opinione pubblica, se non altro quando latitano inchieste giornalistiche libere da pressioni.
È l'inizio, per lui e il suo staff, di quindici anni di iper esposizione mediatica, tra il fanatismo dei sostenitori, l'odio degli oppositori politici e di alcuni esponenti e lobbisti del governo statunitense, il tradimento di un collaboratore, le accuse di violenza sessuale (poi rivelatesi inconsistenti). E di un duro percorso di resistenza civile: accusato di spionaggio dagli Stati Uniti e quindi perseguibile per legge, richiede protezione nella neutra ambasciata ecuadoriana di Londra, dove rimane recluso per cinque anni, mettendo a grave rischio la propria salute, anche mentale.
Il film di Jarecki prende le sue mosse ancora prima: dalla diffusione del famigerato, disturbante video titolato Collateral Murder, prova del massacro di civili iracheni per mano dei Marines. Un percorso che continuerà con molti altri files, al punto da necessitare della collaborazione di colossi delle news, come il The New York Times, The Guardian e Der Spiegel.
In una fuga di notizie che non accadeva in questi termini dai tempi della guerra statunitense in Vietnam. E ponendo il tema della perseguibilità di chi pubblica notizie.
L'uomo da sei miliardi di dollari è ovviamente Julian Assange: il senso del titolo si svela alla fine del film, quando emerge che il Fondo Monetario Internazionale, spinto da Donald Trump, nel suo primo mandato, offrì quella cifra al governo dell'Ecuador, in cambio della revoca dell'asilo politico garantito dalla già citata sede diplomatica londinese. Il documentario di Eugene Jarecki (Why We Fight, The Trials of Henri Kissinger), in Séances Spéciales a Cannes 2025, segue quello del premio Oscar Alex Gibney, nel 2013 autore di We Steal Secrets: The Story of Wikileaks, uno dei tanti titoli dedicati alla difficile sopravvivenza del giornalismo d'inchiesta in epoca di fake news e post verità, che negli ultimi anni hanno trovato spazio nei principali festival.
Un elenco notevole, che va da Citizenfour di Laura Poitras (su Edward Snowden, attualmente esule in Russia, qui interpellato in punti chiave) a 2073 di Asif Kapadia. Fino a un altro titolo di Cannes 2025, Orwell: 2+2 = 5, che, se pur per un'altra strada, tematizza i rischi correnti del far mancare l'appoggio e gli studenti di difesa a chi fa libera informazione. Jarecki ripercorre passo dopo passo le mosse dell'avvocata Jennifer Robinson, a capo dello staff legale di Assange, articolando in quattro capitoli e un epilogo una vicenda che ha attraversato gli ultimi due decenni, in un flusso masticato, digerito e dimenticato dalla macchina continua delle breaking news. Jarecki gestisce bene l'enorme complessità e la quantità di dati relativi al noto caso, riuscendo anche nel piazzare alcuni colpi di scena: come la pubblicazione a sorpresa di David Leigh, giornalista del "The Guardian", della password criptata di accesso ai documenti, nel libro che farà da base per l'instant movie Il quinto potere di Bill Condon.
Colpiscono le immagini - e le loro destinazioni - delle video camere di sicurezza interne all'ambasciata dell'Ecuador, dalle quali si percepisce chiaramente la strategia di sfinimento del "nemico pubblico": kill the messenger, eliminare il messaggero invece di colpire il criminale. Il coro di voci interpellate è competente, il filo degli interventi logico.
Il riferimento a Prometeo, evocato da Varoufakis, è l'apice di un film saggio che incita ad armarsi di competenza per scongiurare il rischio collettivo di totalitarismi. Per farlo, basterebbe informarsi, seguendo il rimando, sui titoli di coda, al 2024 come anno nero per i giornalisti (fonte: Cpt, Committee to Protect Journalists). Se Assange dal 2024 è di nuovo libero, la categoria non sta benissimo.
Non è un documentario, anche se si presenta così. In realtà The Six Billion Dollar Man ha il passo di un concitato thriller spionistico, senza respiro, molto anni '70. Una specie di I tre giorni del Condor dove stavolta al posto di Joseph Turner detto "Condor" c'è Julian Assange, il cofondatore di WikiLeaks. Tra il suo volto e quello di Redford si potrebbe immaginare una dissolvenza.