| Titolo originale | Tardes de soledad |
| Titolo internazionale | Afternoons of Solitude |
| Anno | 2024 |
| Genere | Documentario, |
| Produzione | Francia, Portogallo, Spagna |
| Durata | 125 minuti |
| Regia di | Albert Serra |
| Uscita | lunedì 8 settembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2024 |
| Distribuzione | Movies Inspired |
| MYmonetro | 4,20 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 settembre 2025
Un documentario che segue il giovane e carismatico torero di origine peruviana Andrés Roca Rey. Il film ha ottenuto 2 candidature agli European Film Awards, In Italia al Box Office Pomeriggi di solitudine ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 10,6 mila euro e 7,2 mila euro nel primo weekend.
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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Il matador più famoso al mondo, l'ispano-peruviano Andrés Roca Rey, è immortalato durante alcune corride e nei momenti di pausa tra una e l'altra. Lo vediamo sfidare la morte e uscirne vincitore, mentre dai dialoghi del suo staff si percepisce l'aura che circonda ancor oggi la figura del torero.
Regista geniale e intransigente, forte di una filmografia complessa e variegata, il catalano Albert Serra gira il suo primo documentario e sceglie nuovamente un soggetto controverso.
Dopo il libertinaggio ritratto in Liberté e il dolente noir post-colonialista di Pacifiction - Un mondo sommerso, Serra si immerge nel lavoro sulla star della corrida Roca Rey: un carneade per il mondo che non parla spagnolo, l'equivalente di Cristiano Ronaldo per chi condivide con Ernest Hemingway una delle sue principali passioni. Al solito il punto di vista adottato da Serra sfugge a ogni catalogazione o prevedibile approdo: Pomeriggi di solitudine non è una celebrazione della corrida né un atto di denuncia verso la sua anacronistica violenza ai danni di esseri viventi. Al regista di Birdsong interessano il rito, la celebrazione di un corpo eroico e sacrificale, e il flusso di pensieri di Roca Rey, scandagliato in ogni suo gesto, per poi sottoporre il tutto - 600 ore di girato - a un massacrante lavoro di montaggio.
Il rituale si svolge in base a una iterazione continua, che ottunde e rende assuefatti alla brutalità della messa in scena. Dopo aver assistito a due o tre corride, la successione inesorabile di torture inflitte al toro da banderillos, picador e infine matador è stata ormai assimilata nella nostra abitudine di spettatori. Possiamo così avvicinarci allo stato d'animo di Andrés, prigioniero della sua gabbia dorata. Che la solitudine, invocata nel titolo, sia un sentimento comune tanto al torero che alla creatura che lo sfida è quasi superfluo evidenziarlo. Ma Serra non sceglie mai il più ovvio degli approcci, non insegue il gesto spettacolare né tantomeno lo provoca. I momenti in cui l'intervento dell'autore è tangibile sono rari ma determinanti: la sequenza della vestizione di Andrés, in cui fieri eterosessuali - torero e assistente - sembrano trasformarsi in amanti, mentre l'uno si prende cura del corpo dell'altro, come in un poema omerico farebbe Patroclo con Achille; o l'accompagnamento musicale, palesemente extradiegetico, di questi momenti privati strappati alla natura pubblica del rito, in cui Serra posiziona un corpo apparentemente estraneo come Embryonic Journey dei Jefferson Airplane.
Serra applica la ricerca del vero a un tema che di vero non ha nulla: la corrida non è mai stata una sfida leale, ma uno spettacolo con un copione ben definito e con un finale certo, in cui l'enfasi è più sulla performance che sull'atto di violenza, sull'eleganza con cui il matador si muove o infilza il toro. Una questione di tempi e di ritmo, un atto recitativo che ha più a che spartire con il teatro: Pomeriggi di solitudine vive di questo magnifico contrasto, provando a restituire un elemento di realtà su uno spettacolo che trasfigura il reale. Non ci sono interviste a Andrés Roca Rey, né dialoghi tra lui e altri esseri umani che vadano al di là delle frasi posticce e celebrative del suo entourage idolatra, un repertorio formulaico e volgare di incitamenti all'enormità dei suoi testicoli e di insulti agli invidiosi e ai critici.
La macchina da presa inquadra Andrés essenzialmente in tre luoghi: l'arena, l'hotel e il furgone - ripreso con camera fissa dall'interno - che lo veicola tra l'una e l'altro. In nessuna di queste situazioni Andrés ha un rapporto equilibrato con la società: nell'arena è l'eroe concentrato sulla performance; nel furgone una sorta di idol degno di un fanatismo da K-pop; nell'hotel un feticcio a riposo, vestito e ripulito come un principe. Ci resta solo lo sguardo di Andrés per provare a interpretare il suo stato d'animo da prigioniero volontario, la sua tensione e la sua reazione di fronte ai momenti di pericolo. Lì si annida il vero, negli anfratti del documentario di Serra, esigendo attenzione e spirito di osservazione che consentano di penetrare il muro di falsità del sistema-corrida.
Credo che né tu né Emanuele Sacchi abbiate mai partecipato ad una corrida. Credo non conosciate nulla riguardo alla storia della corrida enemmeno vi interessi. Credo non conosciate nulla della tauromachia. Che non vi sia mai interessato conoscerla. Nulla degli allevamenti, della figura del torero e del toro nella corrida. Non distinguete un capote da una muleta.
Penso che il problema sia il political correct, per cui non si può dimostrare un dissenso, un forte disenso, un fortissimo dissenso, per Albert Serra, che va anzi osannato per il coraggio di aver mirabilmente documentato un argomento così controverso ma così affascinante, la lotta fra il minuscolo uomo e il potentissimo toro (ma la lotta è gravemente impari, a favore dell'uom [...] Vai alla recensione »
Danzare con la morte, respirare polvere, masticare sangue, chiudere. Un ritratto anomalo e sfuggente che mostra il carisma di un giovane torero rispettato, atteso, guardato e osannato al pari di una divinità. Lame e lacrime, oro e silenzio, applausi e terrore. Un'arena, un'automobile, una stanza d'albergo e il sottile file dell'esistenza. A ben guardare Pomeriggi di solitudine (Tardes de soledad), [...] Vai alla recensione »
Il pesante respiro del toro riecheggia nell'arena, gli zoccoli affondati nella sabbia; lacrime di sudore solcano il volto del torero, il suo sguardo teso completamente assorbito nei propri gesti e in quelli dell'avversario. Albert Serra stringe sugli occhi dei due duellanti, rivelando una lotta comune per la sopravvivenza. Siamo in una corrida, e questo significa solo una cosa: del sangue verrà versato. Il [...] Vai alla recensione »
La tauromachia fa parte della storia della civiltà umana da parecchi millenni. Come evento sacrale, sociale e spettacolare, ne abbiamo solide tracce già nella civiltà Minoica, trasmesse poi a quella Greca e infine alla millenaria civiltà dell'antica Roma. Ma è nella Spagna del XVIII secolo che la tauromachia rinasce come la vediamo oggi, nei suoi set (le Plaza de toros) e nelle sue regole.
"Io non conosco affatto il mio protagonista, il torero Andrés Roca Rey", aveva detto Albert Serra al termine della proiezione di Pomeriggi di solitudine, il suo nuovo film presentato in anteprima italiana al Festival dei Popoli di Firenze, dopo la vittoria della Concha de Oro a San Sebastián. Ed è un'affermazione che suona paradossale, come d'abitudine.
Chi sullo schermo preferisce ancora la brutalità del mistero alle certezze della sceneggiatura, non perda questo primo film "dal vero" del catalano Albert Serra, uno dei grandi del cinema d'oggi anche se da noi di suo si è visto solo il labirintico "Pacifiction". È una spedizione nel mondo infero delle corride condotta seguendo per due anni Andrés Roca Rey, peruviano, 28 anni, divo della tauromachia [...] Vai alla recensione »
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Andrés Roca Rey, peruviano, classe 1996, è considerato il miglior torero contemporaneo. Ed è alla sua figura che Albert Serra, uno tra i massimi autori cinematografici di oggi, decide di dedicare un film. Il suo primo (e - dice - ultimo) documentario. Sì, perché, semplicemente, Roca Rey esiste, qui, ora, nonostante sia completamente assorbito in uno script, in una messa in scena, nell'ebbro, febbrile, [...] Vai alla recensione »
Che cos'è un pomeriggio di solitudine? È un sole che tramonta inondando l'arena, un uomo che entra in scena per sfidare la morte, un toro immolato alla liturgia dello spettacolo. Alla corrida, Hemingway dedicò un libro che è un saggio poetico, una guida turistica, un romanzo per immagini. Il titolo è significativo, Morte nel pomeriggio, e non è escluso sia una suggestione all'origine del film: "la [...] Vai alla recensione »
A 94 anni Clint Eastwood torna sullo schermo con un lavoro di nitore specchiato che porta con sé molti rilevanti motivi del suo cinema: come nel recente Richard Jewell, anche in Giurato Numero 2 ci troviamo di fronte a un abbaglio della giustizia, solo che l'innocente imputato non è il nostro punto di vista. Hitchockianamente, Eastwood chiarisce in fretta chi sia l'involontario colpevole dell'omicidio [...] Vai alla recensione »
La prossima volta faremo meglio, dicono i medici al capezzale del Re Sole in chiusura del film di Albert Serra La mort de Louis XIV, una frase memorabile. Ora la stessa frase viene detta nel nuovo film del regista catalano Tardes de soledad (Afternoons of Solitude il titolo internazionale), presentato al Festival dei Popoli nell'ambito di un omaggio al cineasta dopo la vittoria a San Sebastián.