L'autoanalisi di un marxista
di Roberto Silvestri Il Manifesto
Che le scene di tenerezza e amore, le metafore del sottosviluppo, i dialoghi toccanti, le immagini oniriche che attraversano il visibile per scoprire il visionario, siano la specialità dei filmaker d'Africa, si sa. Ma pochi al mondo sanno competere con John Carpenter anche nel congegnare suspense e violenza. Ecco la differenza. Una scena di violenza del cineasta e produttore etiope Haile Gerima traumatizza, lascia segni irreversibili...
Una sequenza violenta tollerata dal sistema censorio medio euro-hollywoodiano (scazzottata, regolamento di conti armato, strangolamento, decapitazione, smembramento, stupro, sgozzamento, aggressione razzista. [...]
di Roberto Silvestri, articolo completo (6246 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 27 marzo 2009