Il flauto magico [1]

"Il flauto magico" suona per Branagh in un canto gioiosamente didascalico

Mozart, Kubrick, Shakespeare. Cos'hanno in comune? Oltre il genio, Kenneth Branagh. Non disquisendo sul fatto che questo possa essere o meno un privilegio, è un segno dell'ambizione e dell'amore per l'arte del grande attore nordirlandese, perseguito con risultati altalenanti nella fortunata ma non sempre felice carriera di regista.
Ambasciatore del Bardo al cinema, dopo ottimi esordi, Kenneth si era perso in una vacuità barocca e leziosa, ostinata e autoreferenziale. Ne avevano risentito perso l'intuito umile del cineasta e soprattutto le interpretazioni, non più divertite e raffinate, ma nel migliore dei casi accademiche. [...]

di Boris Sollazzo, articolo completo (3276 caratteri spazi inclusi) su Liberazione 6 luglio 2007